Casa d’intolleranza

QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
La sinistra è oggi la principale casa d’intolleranza funzionante a pieno regime. Benché sconfitta nelle urne e minoritaria nel Paese, esercita la sua intolleranza sui vivi e sui morti, sugli eletti e sui non allineati al politically correct, usa il passato come un’arma per colpire il presente, pone veti e divieti, minaccia chi esprime opinioni difformi presentandole come reati, grazie a leggi ad hoc che risalgono ai suoi governi. Si serve delle truppe d’assalto dei media e delle forze corazzate dei magistrati per mettere sotto scacco e fuori legge i suoi nemici. È una casa d’intolleranza che istiga alla prostituzione ideologica.
La riflessione mi è maturata ieri in seguito a un piccolo ma ennesimo episodio significativo. Mi hanno telefonato dalla Rai per chiedermi di partecipare a un programma sulla destra, l’estremismo e l’intolleranza. Occhio al tema, già dice tutto. Volevano che io facessi il salame di destra in un sandwich di sinistra, avendo un tema che già da sé suggerisce la soluzione. Si parla di destra e l’associazione di idee diventa associazione a delinquere. Eppure la destra è politicamente maggioranza nel paese, la destra è storicamente senso dello Stato e della Nazione, la destra è culturalmente tradizione e civiltà, ordine e sicurezza.
Poi può essere cento altre cose, belle, brutte, accettabili, pessime. Ma per loro invece la destra è quella, estremismo e intolleranza. Punto. A parti rovesciate io non avrei mai pensato di invitare un pensatore di sinistra a un programma dedicato al tema sinistra, estremismo e intolleranza, perché so bene che non si possono ridurre le categorie politiche a stereotipi negativi e assoluti; bisogna distinguere, capire, paragonare. Ma quando ti trovi per una vita invitato a parlare di destra dopo un episodio di violenza, in relazione al razzismo e all’intolleranza, a proposito di estremisti o da stadio, allora anche tu, che ritenevi di essere mite e civile, dialogante e rispettoso, ti togli gli occhiali e cominci a mandarli ferocemente a farsi fottere.
Ma basta con questi processi sommari. Suonatevela e cantatevela tra voi, nella vostra setta. Basta a considerare chi non la pensa come voi come un delinquente. Perché a questo punto delinquenti siete voi che usate la legge e l’illegalità a intermittenza, quando vi serve l’una o vi serve l’altra; che usate la democrazia quando vi fa comodo, salvo negarla quando vi dà torto a suon di voti; che usate la storia per stabilire una linea di demarcazione tra la razza dei giusti (la vostra) e la razza dei criminali (la destra). Voi che riducete i vostri avversari a criminali. Per voi è democratico Macron che ha gli indici di consenso più bassi nella storia della repubblica francese, e non è democratico Orban che ha accresciuto ancora i suoi consensi popolari alle ultime votazioni.
So già l’obiezione: non è vero, noi stimiamo quelli di destra per bene. Quali sono i criteri per definire uno di destra “per bene”? E’ uno che vive con senso di vergogna o di colpa l’essere di destra, lo dice chiedendo indulgenza come se avesse un handicap; uno che è perdente nel confronto con la sinistra o uno di destra che è contro la destra vigente. Allora per voi è uno per bene. Vi faccio un esempio. Da giorni leggo elogi funebri per il conservatore McCain. Era perfetto per loro. Aveva perso contro la sinistra di Obama, era nemico della destra vincente di Trump. Ed è morto. L’uomo di destra ideale per loro.
Basta, non voglio più partecipare ai vostri dibbbattiti, non voglio fare la foglia di fico alle vostre porcate. Da anni fingete che non esistono idee di destre, autori di destra, libri di destra – e uso la parola destra solo per semplificare, so che spesso non è quella giusta – e viceversa vi occupate di destra solo se si parla di leggi razziali, busti del duce, intolleranza, estremismo, via i negri e gli zingari, ecc. E allora io non vengo a farvi da alibi e da conferma che il tema della destra è questo. Quando imparerete a capire che la destra non è solo paura dello straniero e ostilità verso il clandestino ma è amor patrio e rispetto per la civiltà, senso dello Stato e della Nazione, difesa della lingua e dell’educazione, senso del diritto unito a senso del dovere, ordine e libertà, sicurezza e responsabilità; e quando capirete che a destra c’è chi pensa, chi scrive e non mena mazzate alla cieca o fa rutti e scoregge, allora potremo riprendere a parlare. Quando nei festival di filosofia, di pensiero e di politica riterrete utile confrontarvi, allora io verrò. Per i fatti di cronaca nera o giudiziaria chiamate al mio posto il maresciallo o uno spacciatore.
Riprenderemo a parlarci quando chiuderete le vostre case d’intolleranza.
Il Tempo 7 settembre 2018

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