Terra Santa: i pastori discriminati dagli invasori

Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza

Comunicato n. 156/19 del 22 febbraio 2019, Santa Margherita da Cortona
 
Terra Santa: i pastori discriminati dagli invasori
. L’articolo che segnaliamo, pubblicato sul sito della Custodia di Terra Santa, denuncia le violente discriminazioni che subiscono i pastori palestinesi nella zona di Hebron, da parte del governo israeliano e dei gruppi dei coloni fanatici. Curiosamente coloro che in Italia e in Europa si oppongono, giustamente, all’attuale immigrazione, in Terra Santa sostengono gli invasori e non coloro che hanno subito l’invasione sionista: “prima gli immigrati”? 
 
Il popolo delle grotte di Masafer Yatta
 Nel 2019 in Terra Santa, neanche troppo lontano dalle rotte di turisti e pellegrini, ci sono realtà di miseria profonda, come quella delle colline a sud di Hebron che andiamo a raccontarvi.
Vivono in piccole grotte scavate nella roccia, in stanze di pietra senza mobili, senza bagni e senza acqua corrente. Ogni mattina hanno gli animali a cui badare, il pane da cuocere sotto la cenere bollente, gli ulivi da curare oltre la strada sterrata. Ogni notte tirano giù quei sottili materassi variopinti e li sistemano sul pavimento per dormire. È la vita dei circa 1.400 palestinesi di Masafer Yatta, nelle colline a sud di Hebron nei Territori palestinesi di Cisgiordania. Tra la città di Yatta e la linea verde (tracciata con l’armistizio del 1949 che «separa» Israele dai Territori palestinesi occupati) si trova una delle zone più dimenticate della Terra Santa. At-Tuwani, a-Tuba, Um Fagarah, Maghayir al Abeed, Susiya, Qawawis, Shib al Butum, Isfey Foqa, Isfey Tihta, al-Majaz, at-Tabban, al-Fakheit, Jinba, Mirkez, Halaweh sono i nomi dei quindici piccoli centri in gran parte sconosciuti perfino alla popolazione della regione. In questi villaggi si vive soprattutto di pastorizia, della vendita di prodotti caseari, di ciò che si riesce a coltivare nonostante l’aridità del terreno.

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Saggio sulla Massoneria Americana

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Centro studi Giuseppe Federici – Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 88/18 del 12 novembre 2018, Sant’Alberto Magno
Arthur Preuss, Saggio sulla Massoneria Americana, CLS, Verrua Savoia 2014, pagg. 334, euro 18,00.
Prefazione dell’edizione francese del 1998 
“Une remarquable étude”: è il giudizio di un esperto, Léon de Poncins (in Christianisme et F∴ M∴) sul libro di Arthur Preuss, A Study in American Freemasonry, che viene ora pubblicato dal Centro Librario Sodalitium.
L’autore
Arthur Preuss nacque a Saint Louis (Missouri, Stati Uniti) il 22 marzo 1871 da Edward e Concordia Schuricht, entrambi di origine tedesca. Fu scrittore, giornalista e editore cattolico. Dopo aver studiato nel Canisius College di Buffalo (New York), Preuss iniziò la carriera giornalistica e letteraria collaborando col padre nel Saint Louis Daily America (1890-1892). Nel 1893 fondò la Chicago Review, che diventò The Review (1894) ed infine The Catholic Fortnightly Review (dal 1905). Come editore, Preuss diffuse soprattutto negli Stati Uniti dei testi di teologia dogmatica e morale. Come autore, egli pubblicò The Fundamental Fallacy of Socialism (1907), A Study in American Freemasonry (1908) e Dictionary of Secret and Other Societies (1924).

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Moschea dei pakistani a Cagliari. Cosa pensano di Asia Bibi?

Risultati immagini per Asia BibiSegnalazione del Centro Studi Federici

Cagliari, apre la nuova moschea in via XX Settembre
Il taglio del nastro al civico 41 di via XX Settembre è arrivato poco prima delle 13. 
A Cagliari è stata aperta una nuova moschea grazie all’impegno della comunità musulmana bengalese e pakistana. 
“Si tratta di un luogo di culto e non di una moschea vera e propria”, spiega il coordinatore della comunità musulmana di Cagliari Hassan Laoudini, nato in Marocco e residente nel capoluogo da 25 anni. 
Questo centro sarà aperto a tutti e consentirà di diminuire i disagi nell’altro punto di preghiera in via del Collegio”. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato il console del Bangladesh in Sardegna Salvatore Floris, il direttore della diocesi, don Marco Lai, e i consiglieri comunali Matteo Massa e Alessio Alias.
 
 

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Siria cristiana: la ricostruzione dopo i lutti

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Segnaliamo gli appunti di viaggio in Siria di un collaboratore del blog oraprosiria.
 
Deo gratias, Siria
Nella regione montuosa a nord di Damasco, gli amici ci conducono a visitare luoghi cristiani sereni, lindi, preservati dalla guerra come la deliziosa Maarat; o Deir Mar Elias, con la vertiginosa scalinata che conduce alla antica grotta che ospitava il profeta Elia nel suo ritiro nel deserto, dove è quasi percepibile la sua presenza immersa nel dialogo con il Signore, nell’immenso silenzio dell’infinito che si stende tutto attorno; il monastero della Madonna di Saydnaya, che ha resistito grazie allo strutturarsi di gruppi di autodifesa che più volte hanno respinto l’infiltrarsi nelle milizie islamiste; e la grandiosa statua di Gesù benedicente, donata dai Russi, dall’alto di Deir Cherubim che spazia sull’orizzonte intero, ancora oggi meta di pellegrini a cui ci uniamo con un certo stupore. Le tracce del Cristianesimo in Siria sono tutt’altro che scomparse!

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Le ingiustizie e discriminazioni in Terra Santa

Risultati immagini per È l’unica ong di matrice cattolica che offre tutela legale ai palestinesi in Terra Santa: la Società St. Yves, attiva da 27 anni e con due sedi, a Gerusalemme e Betlemme, è sempre più un riferimento in casi di ingiustizie e discriminazioni.Segnalazione del Centro Studi Federici

Società St. Yves. Dalla giustizia la pace
È l’unica ong di matrice cattolica che offre tutela legale ai palestinesi in Terra Santa: la Società St. Yves, attiva da 27 anni e con due sedi, a Gerusalemme e Betlemme, è sempre più un riferimento in casi di ingiustizie e discriminazioni.
 
Penalizzazioni nell’assistenza sanitaria, mancati permessi per entrare in Israele, demolizioni di case e scuole, confische di terre: sono i problemi di palestinesi e residenti a Gerusalemme con cui ha a che fare ogni giorno la Società St. Yves. Fondata nel 1991, è l’unica organizzazione di matrice cattolica per i diritti umani in Terra Santa. Fu il patriarca latino dell’epoca, mons. Michel Sabbah a volerla, su proposta di colei che ne fu poi la prima direttrice, Lynda Brayer. «Eravamo alla fine della prima intifada e c’era bisogno di organizzazioni per i diritti umani», spiega l’attuale direttore, l’avvocato Raffoul Rofa. 
Il primo caso gestito da St. Yves fu nel 1991 contro il ministero della Difesa israeliano. Si chiedeva che anche ai palestinesi della Cisgiordania fossero distribuite le maschere antigas, visto che si temeva un attacco chimico dall’Iraq. La Corte suprema accolse la petizione e ordinò ai militari di distribuire maschere antigas. Da quel momento è iniziata l’azione dell’organizzazione che ogni anno fornisce assistenza legale a migliaia di persone in diversi ambiti, dalla salute, alla libertà di movimento, alle discriminazioni in materia fiscale. Oggi «St. Yves» conta venticinque impiegati, tra cui dieci avvocati, nei due uffici di Gerusalemme e Betlemme. 
L’organizzazione prende il nome da sant’Ivo di Bretagna, un aristocratico e dottore in Legge del XIII secolo, famoso difensore dei poveri e considerato il patrono degli avvocati. «Operiamo a Gerusalemme Est – continua Rofa – e nell’Area C della Cisgiordania meridionale (sottoposta al pieno controllo dell’amministrazione militare israeliana – ndr). A Gerusalemme Est ci occupiamo delle questioni legali relative alla residenza dei palestinesi e alle riunificazioni familiari». Dopo la Guerra dei sei giorni (1967), Israele ha infatti concesso ai palestinesi di Gerusalemme lo status di «residente permanente», ma una legge emanata successivamente stabilisce che il palestinese che abbia lasciato Gerusalemme per sette anni, non necessariamente continui, o che abbia acquistato un’altra cittadinanza per naturalizzazione, possa vedersi revocato il suo status di residente.

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Crimini impuniti: i bimbi uccisi a Gorla

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PENSIERO UNICO – MORTI DI SERIE A E MORTI DI SERIE B
Segnalazione del Centro Studi Federici

Milano, Gorla e la strage dei 184 innocenti
Il cielo è maledettamente azzurro su Milano, la mattina del 20 ottobre 1944. Così azzurro che la maestra della scuola elementare Francesco Crispi, in zona Gorla, è preoccupata: «È troppo terso, potrebbero bombardare. Noi siamo costretti ad andare a scuola, ma voi che potete…», dice incontrando sul ponticello del naviglio Martesana la piccola Graziella Ghisalberti, 7 anni, per mano con sua mamma e il cuginetto Edoardo di 6. Invece Graziella ed Edoardo, con i loro grembiulini neri, varcano il portone, come tutti i giorni da quando sono rientrati dalla Brianza, dove erano sfollati per paura della guerra: «Tanto ormai la guerra è finita», ripetevano gli adulti. E invece la guerra a Milano doveva dare l’ultimo colpo di coda, il più devastante.
In classe seconda quel giorno si imparano le maiuscole e Graziella ha appena completato una pagina intera di D… Un gesto che ancora oggi che di anni ne ha 77 ripete spesso col dito, tracciando sul tavolo tante immaginarie D maiuscole… «In quel momento, alle 11 e 14 – racconta – suonò il piccolo allarme, stavano arrivando gli aerei americani, dovevamo correre tutti giù nel rifugio sotto la scuola». 

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I.M.B.C.: I video delle conferenze contro il '68 di don Francesco Ricossa

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Segnalazione del Centro Studi Federici

Modena, 20/10/2018, XIII giornata per la regalità sociale di Cristo, seminario di studi: “Non serviam: il ’68 contro il principio dell’autorità”.
 
Le basi del nuovo diritto di famiglia: contro l’autorità del padre
 
Humanae vitae e contraccezione: la desistenza dell’autorità” I parte
 
Humanae vitae e contraccezione: la desistenza dell’autorità” II parte
 

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Terra Santa – Profanazione giudaica di un cimitero salesiano

Segnalazione del Centro Studi Federici

Nell’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale (anche vaticana?) in Terra Santa proseguono gli atti di vandalismo dei Giudei nei confronti degli edifici cattolici: l’odio dei discendenti di Caifa non si ferma neppure davanti ai cimiteri. E le autorità israeliane non intervengono per mettere fine a questa catena di atti sacrileghi. 
 
In Israele ancora vandalismi anticristiani a Beit Gemal
Nuovamente profanato nottetempo il cimitero annesso alla casa religiosa salesiana di Beit Gemal
 
Stele rovesciate e croci rotte, le immagini parlano da sole. Il cimitero del convento salesiano di Beit Gemal, vicino a Beit Shemesh, 30 chilometri a ovest di Gerusalemme, è stato ancora una volta danneggiato nelle ultime ore. Il camposanto si trova a circa 500 metri dalla casa religiosa salesiana. Quest’ultimo misfatto riguarda una trentina di tombe, secondo il quotidiano Haaretz. Apparentemente, i fatti sarebbero avvenuti nella notte tra il 16 e il 17 ottobre, stando a una dichiarazione dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, diffusa all’indomani della scoperta. Sono stati i religiosi responsabili della manutenzione del cimitero, e che vi si recano più volte al mese, i primi a rendersi conto di quanto avvenuto.

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don Ricossa (IMBC): L'invalidità della "canonizzazione" di Paolo VI (Montini)

Risultati immagini per don Francesco RicossaAbbiamo letto il comunicato della Fraternità San Pio X in cui noi poveri mortali non siamo stati in grado di comprendere se la “canonizzazione” di Montini sia valida oppure no. Abbiamo ascoltato questa omelia e l’invalidità appare lapalissiana nella chiara esposizione dell’argomentare cattolico. Restiamo convinti che la soluzione non potrà essere la Tesi di Cassiciacum, ma in questa omelia troviamo l’immutabile Magistero della Chiesa.
Segnalazione del Centro Studi Federici

Segnaliamo l’omelia di don Francesco Ricossa sulla cosiddetta “canonizzazione” di Paolo VI, tenuta nella chiesa di San Luigi Gonzaga ad Albarea (FE) il 14 ottobre 2018:

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“Colombo è uomo nostro”

Risultati immagini per Colombo è uomo nostroSegnalazione del Centro Studi Federici

Enciclica Quarto Abeunte Saeculo di Leone XIII, 16/7/1892
 
Ai Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi di Spagna, d’Italia e delle Americhe.
Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
 
Allo spirare del quarto secolo dal giorno in cui, auspice Iddio, un uomo Ligure approdò, primo fra tutti, di là dell’Oceano Atlantico a lidi sconosciuti, i popoli sono lieti di celebrare con sentimenti di gratitudine la memoria di quel fatto, e di esaltarne l’autore. Certamente non si saprebbe trovare agevolmente un motivo più degno di questo d’infervorare gli animi e destare entusiasmo. Infatti, l’impresa in se stessa è la più grande e meravigliosa di quante mai se ne videro nell’ordine delle cose umane: e colui che la portò a compimento non è paragonabile che a pochi di quanti furono grandi per tempra d’animo e altezza d’ingegno. Un nuovo mondo sorse per merito suo dall’inesplorato grembo dell’Oceano: centinaia di migliaia di creature vennero dall’oblio e dalle tenebre a integrare la famiglia umana; dalla barbarie furono condotte alla mansuetudine ed alla civiltà: e quel che infinitamente più importa, da perdute che erano, furono rigenerate alla vita eterna mercé la partecipazione dei beni che Gesù Cristo procurò.

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