Europee, la Grecia svolta a destra. Tsipras costretto alle dimissioni

I cedimenti di Alexis Tsipras ai diktat dell’Unione europea non hanno pagato. E In Grecia ci saranno elezioni anticipate. Il premier Tsipras ha annunciato che chiederà al presidente Prokopis Pavlopoulos di convocare il voto dopo il secondo round di domenica delle elezioni locali e regionali. Le elezioni avrebbero dovuto tenersi a ottobre. Il partito del premier, Syriza, è arrivato secondo, con un distacco di circa il 9% dai conservatori di Nuova Democrazia. “Il risultato non è in linea con le nostre aspettative e non ignorerei mai un tale risultato”, ha detto Tsipras in una conferenza stampa. La prima data utile per le elezioni anticipate sarebbe il 30 giugno. I conservatori di Nd avrebbero il 33% contro il 24% di Syriza.
Nuova Democrazia, il partito di centrodestra guidato da Kyriakos Mitsotakis, sarebbe arrivato in testa nelle elezioni europee superando il partito del primo ministro Alexis Tsipras, secondo gli exit poll alla chiusura delle urne in Grecia.
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fonte – https://www.secoloditalia.it/2019/05/europee-la-grecia-svolta-a-destra-tsipras-costretto-alle-dimissioni/

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Bergoglio è il più grande sconfitto delle elezioni: i cristiani votano Salvini

E’ un trionfo. Se sommiamo i voti dei partiti sovranisti italiani, a partire dalla Lega, la soglia psicologica del quaranta per cento viene superata di slancio.
Nell’ultimo mese di campagna elettorale, tutto il complesso clericale che fa capo a Bergoglio si è esposto alla disperata contro Salvini. Arrivando di fatto a chiedere ai fedeli di votare tutti, tranne lui.
E’ stato un gesto rischioso, perché scopriva la Chiesa alla possibilità di mostrarsi all’opinione pubblica, in caso di sconfitta, come ininfluente.
Ebbene, come avevamo previsto, così è stato. E questo ha rivelato tutta l’irrilevanza della Chiesa moderna: non contate un cazzo. E Dio è con noi.

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Senza sovranità non c’è politica

di Piotr Zygulski
Fonte: Appello al Popolo
La contrapposizione tra cosiddetti “sovranisti” ed “europeisti” è assolutamente insensata, secondo il politologo Carlo Galli, intervenuto a Bologna il 13 maggio 2019 per presentare il suo libro Sovranità (Il Mulino). Il quale si rivolge soprattutto a chi intende contrapporsi a forze sciovinistiche liquidando sommariamente il concetto di sovranità e soprattutto senza proporre una visione alternativa. Non si può dire che l’Europa (senza sovranità?) sia il bene e la sovranità sarebbe una cosa cattiva. Sarebbe banale, semplicistico e finanche deleterio.
Galli allora torna a questa categoria politologica invitando a trattare con maggiore serietà il tema: “Non si può parlare di politica senza sovranità”. Al massimo ci possono essere “moltitudini” indefinite, teorizzate Toni Negri, curiosamente in sintonia con alcune visioni individualistiche liberali, che il professore bolognese non condivide affatto. “La questione è un’altra: chi deve avere sovranità in Europa?” Il concetto di sovranità, per Carlo Galli, è di tipo esistenziale; può ovviamente raggiungere anche gli estremi, dal non interventismo alla guerra, che pure appartiene alla sua esistenza. Non è quindi un concetto puro, assoluto, se non a livello teorico sui libri e nello stato di eccezione: è sempre in qualche modo condizionata.
La sovranità coincide con il potere costituente, che è alla base del potere costituito. Proietta un’idea di unità – la Legge rappresenta unitariamente attraverso la “volontà della Nazione” ciò che di per sé non sarebbe unitario – dovuta al fatto che è una parte che diventa il tutto sovrano. Quindi sovranità significa “essere titolari delle decisioni che hanno a che fare con la propria esistenza”; occorre avere i medesimi interessi strategici di difesa. Inoltre nasce sempre da un atto violento: un conflitto armato, una secessione, una guerra civile; “la politica non è la dimensione del volemose bene”, appunta Galli.
Il caso europeo sarebbe invece differente: nella storia non è mai accaduto che uno Stato acquisisse sovranità mediante una decisione architettata dall’alto. Per questo l’Unione Europea – “insieme non sovrano di stati sovrani” – vive una situazione intermedia in cui solamente la sovranità monetaria sarebbe messa in comune. Si pensi alla politica di difesa o estera, per la quale ogni Stato europeo continua a prendere decisioni differenti; le crisi in Libia, Siria e Ucraina lo dimostrerebbero. La Francia non intende rinunciare al proprio esercito; la corte costituzionale tedesca accetta i provvedimenti europei solo nell’ottica della sussidiarietà: ciò che proprio non può fare da sola la Germania, può essere affidato all’UE.
Per il resto, ulteriori limitazioni di sovranità sono escluse, perché per i tedeschi la sovranità nazionale resta sacra, pur essendo uscita dal nazismo, appunta Galli. Analogamente l’Italia, nella sua Costituzione repubblicana, afferma che “la sovranità appartiene al popolo”, nonostante alcune eccezioni consentano di cedere sovranità solamente “in condizioni di parità con gli altri Stati” se necessario ad assicurare “la pace e la giustizia fra le nazioni”. Erano pensate per l’ONU, non per la costruzione europea. Inoltre sembra evidente che le stesse élite nazionali non vogliano andare verso una vera sovranità europea.
Eppure all’Unione Europea siamo arrivati da un lato costruendo una “fortezza” per concorrere nel mercato globale, dall’altro estendendo il modello ordoliberale tedesco a tutte le nazioni europee. Potrebbe diventare un caso da manuale in cui quella che Galli definisce “élite neo-illuministica” – attraverso l’ideologia del “vincolo esterno” che ci ha aggregato prima al Serpentone Monetario Europeo e poi all’Euro – fallisce miseramente, senza una vera sovranità. Anche a seguito delle misure di austerity, infatti, tutto questo progetto pensato a tavolino è entrato in crisi. Adesso sarebbe doveroso risalire alle sue profonde cause, che non possono essere aggirate con saccenza, accusando di analfabetismo funzionale chi avanza obiezioni alla costruzione europea. Anche perché tale situazione di stallo è ciò che favorisce quei sentimenti più euroscettici.
Per dire qualcosa in modo molto più propositivo e per fare politica sul serio, occorre un forte investimento di energie sulla sovranità. Sia che la si voglia sul piano delle istituzioni europee, sia per tornare a quella nazionale; per entrambe sarebbero presenti difficoltà non trascurabili. “Ci sarà un motivo nella crisi del neoliberalismo, oppure tutto ciò è destino?”, si domanda infine Galli.

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Quell'assist di Orban a Salvini: "Un patto per cambiare l'Ue"

“Matteo Salvini è l’eroe che ha fermato le migrazioni dal mare. Con lui voglio fare un patto per una nuova Europa”. L’endorsement e l’assist, l’ennesimo, è di Viktor Orban.
Matteo Salvini è l’eroe che ha fermato le migrazioni dal mare. Con lui voglio fare un patto per una nuova Europa.
L’endorsement e l’assist, l’ennesimo, è di Viktor Orban.
Il primo ministro dell’Ungheria ha rilasciato un’intervista a La Stampa: nel corso della chiacchierata con il quotidiano ha parlato di Europa, di quella attuale – che non gli piace e che vede divisa in tre – e della sua visione di Europa. Secondo il premier ungherese, per esempio, “tutti i Paesi dovrebbero stare nell’unione economica, in futuro anche Regno Unito e Turchia”. Poi, sostiene: “Il Partito Popolare Europeo capisca che deve collaborare con le destre”.

Dunque, ecco le parole al miele all’indirizzo del leader della Lega: “Salvini ha un ruolo politico importante, noi abbiamo interesse a consolidare con lui un buon rapporto. La gente qui lo vede come un compagno della stessa sorte, subiamo entrambi attacchi, ma lui è l’eroe che ha fermato per primo le migrazioni dal mare, noi sulla terra”.
E a seguire parla anche del loro imminente incontro: “Lo riceverò come ministro del governo italiano e vicepremier, ma non parleremo solo di temi bilaterali, bensì anche di affari di partito. E poi andremo a Roeszke, confine con la Serbia, per fargli vedere come difendiamo noi la frontiera”.

E Salvini risponde a Orban

Il ministro dell’Interno, durante un comizio elettorale a Tivoli (in provincia Roma), ha raccolto subito l’assist lanciatogli dall’alleato in Ue, dichiarando dal palco: “Domani sarà a Budapest in Ungheria per incontrare il premier ungherese Viktor Orban e per vedere con lui come costruire un’Europa diversa”. E sull’idea del premier ungherese di spostare il Ppe più verso destra, il vicepremier si esprime così: “Dipende dagli elettori, dipende da come voteranno i cittadini italiani: se scelgono la Lega, quello che stiamo facendo in Italia lo faremo in Europa ovviamente alleandoci con tutti tranne che con la sinistra”.
fonte – http://m.ilgiornale.it/news/2019/05/01/quellassist-di-orban-a-salvini-un-patto-per-cambiare-lue/1687243/

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Salvini e i sovranisti in campo: vogliono prendersi l'Ue

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Tre gli esponenti che hanno accompagnato il ministro dell’Interno nella nascita di questo nuovo soggetto politico: il tedesco Jorg Meuthen (Afd), Olli Kotro (Finn Party) e Andres Vistisen (Dansk Folkeparti). Segno che l’Italia ha trovato intanto nell’asse dell’Europa centrale un primo grande alleato dopo aver incassato il sostegno di Rassemblement National e dei sovranisti austriaci. Per Salvini è questa la “nuova Europa” dove non c’è spazio per i “nostalgici” e nemmeno per i “burocrati e i buonisti”, colpevoli di “affossare il sogno europeo”. Perché l’idea è che l’Europa non debba essere distrutta, ma ridefinita.
Secondo Salvini “il pericolo per l’Europa non viene dal passato, ma dal terrorismo islamico”. Un problema già citato dal ministro dell’Interno alla riunione degli omologhi nel G7 di Parigi. Per Salvini è necessario “riscoprire le radici giudaico cristiane” tralasciate in questi anni e lancia un messaggio chiaro: “Con la Lega al governo e con questa famiglia in Europa, la Turchia non entrerà mai nell’Ue”.
Come riporta l’Ansa, il vicepremier ha affermato che “oggi a questo tavolo non ci sono nostalgici estremisti, gli unici nostalgici sono a Bruxelles”. Lo ha detto aprendo la conferenza internazionale ‘Verso l’Europa del Buonsenso!’ con Jörg Meuthen (Alternative für Deutschland – Efdd), Olli Kotro (The Finns Party – Ecr) e Anders Vistisen (Dansk Folkeparti – Ecr).
Il leader della Lega attacca ancora Di Maio. “Sono stanco del dibattito fascisti, comunisti, destra e sinistra, non ci interessa e non interessa a 500 milioni di cittadini europei. Noi guardiamo al futuro, il dibattito sul passato lo lasciamo agli storici” dice Salvini. L’obiettivo è diventare il primo gruppo europeo, il più numeroso. Abbiamo l’obiettivo di vincere e cambiare l’Europa”.
fonte – https://oltrelalinea.news/2019/04/09/salvini-e-i-sovranisti-in-campo-vogliono-prendersi-lue/

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Sovranista, contro immigrazione e gender: Izabella, l'«anti-Greta» di cui nessuno parla

Stoccolma, 24 mar – Tempi duri, molto duri per i politicamente scorretti. Del resto, professarsi anti mainstream e dissidenti rispetto alla dittatura del pensiero unico, pone automaticamente in una posizione scomoda lontana anni luce dalla “comfort zone” della propaganda buonista.
Emblema quanto mai attuale è il “fenomeno Greta“: nuovo prezzemolo mediatico spolverato nel pentolone del politicamente corretto (e corrotto). Che Greta Thunberg sia una pedina, la punta dell’iceberg di qualcosa di ben più grande di lei è un dato di fatto: dal libro già scritto alla viralità di ogni sua apparizione (ed epic fail non proprio ambientalista), il copione è  già bello che pronto. Per essere letto, interpretato e assimilato come vero dai creduloni ignari persino di cosa sia il buco nell’ozono. Continua a leggere
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Orban dice no al multiculturalismo: "Abbiamo bisogno di bambini ungheresi, non di immigrati"

Budapest, 16 mar – “Frangar non flectar”, anzi: Viktor Orban né si piega e né si spezza di fronte alle minacce dell’Ue e alla schiera di oppositori da che sempre gli fanno guerra. Una guerra inutile, patetica: il primo ministro ungherese non cede di un millimetro e porta avanti le istanze in favore del proprio Paese.

“L’Ungheria ha diritto di difendere i suoi confini”

Ad avvalorare ciò, ribadendo passaggi fondamentali della propria costituzione, è lo stesso Orban in un’intervista rilasciata a cnsnews.com: “l’Ungheria ha radici cristiane. Qui non c’è posto per il multiculturalismo  – esordisce perentorio – un bambino ha il diritto di avere una madre e un padre, la nostra nazione ha il diritto di difendere i suoi confini – che sono anche i confini dell’Unione europea”.
Il primo ministro non parla solo di “minaccia islamista”, ma affronta anche il tema della famiglia e del preoccupante calo demografico che l’Unione Europea  intende “risolvere” riaprendo le porte ai migranti: per la serie “sostituzione etnica in corso”. Un piano machiavellico ulteriormente smascherato dalla campagna denigratoria avviata da Orban e i suoi: “Hai anche il diritto di sapere cosa sta progettando Bruxelles” è uno slogan che ben poco lascia all’immaginazione.

Bambini ungheresi, non immigrati

Soros e Juncker, i nemici supremi: specie il primo, che è considerato “un complice della migrazione illegale in Europa”. Ma con buona pace dei nemici, il governo ungherese prosegue con le sue politiche volte alla salvaguardia e crescita della sola famiglia possibile: quella orgogliosamente tradizionale.
“Il numero di bambini in Europa sta diminuendo – prosegue – la migrazione è la risposta dell’Occidente a questa catastrofe, loro vogliono invitare quanti più migranti quanti sono i figli che sarebbero potuti nascere in modo che le cifre coincidano. Noi ungheresi abbiamo una mentalità diversa: abbiamo bisogno di bambini ungheresi invece di migranti, la migrazione nel nostro caso significa capitolazione”. Continua a leggere

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Parla il padre dei sovranisti: "Ecco come andranno le europee"

Parlare di Europa con Václav Klaus significa confrontarsi con chi il continente l’ha visto diviso, frammentato, depredato dalle ideologie del Novecento e infine riunito sotto quella bandiera che ha criticato fin dal primo momento. Da quando, cioè, ha iniziato a gettare il seme dell’euroscetticismo, sia da primo ministro cecoslovacco che da presidente della Repubblica Ceca (dal 2003 al 2013). Il …

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fonte – https://www.maurizioblondet.it/parla-il-padre-dei-sovranisti-ecco-come-andranno-le-europee/

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Gli intellettuali sovranisti? Sono gli esclusi dall'élite precedente

di Paolo Mossetti
Fonte: Esquire
Non è vero che il sovranismo non ha intellettuali. Anzi, conta su parecchi eruditi che hanno avuto poca fortuna con l’élite precedente.
Un’alleanza culturalmente reazionaria, ammiccante all’estremismo di destra e agli incolti. Un’espressione perfetta delle campagne, delle periferie e dei piccoli centri urbani. Un forza che privilegia la semplicità di pensiero, la praticità e la comunicazione alla pancia degli elettori, anche a discapito dei fatti, della logica e della verità. Una casa politica per razzisti, provinciali e superstiziosi. Il governo Lega-5 stelle viene abitualmente descritto, insomma, come anti-intellettuale.
Da parte loro, i nazional-populisti ce la mettono tutta per confermare questa immagine. “Salvini contro gli intellettuali” è il titolo di una trasmissione televisiva del marzo del 2016, in cui il futuro ministro dell’Interno si confrontava con il filosofo Umberto Galimberti e con lo scrittore Antonio Pennacchi. Nell’estate del 2018 lo stesso Salvini rispondeva dileggiando, in un post su Facebook, “gli intellettuali anti-razzisti e anti-Salvini” che avevano firmato un appello per aprire i porti ai migranti. Sulla sponda 5 stelle, Alessandro Di Battista aveva parlato di intellettuali “falce e cachemire” per rispondere alle critiche di chi gli rinfacciava la decisione di formare un governo con la Lega. Cinque anni prima, quando si era affacciata l’ipotesi remota di un governo tra 5 stelle e Pd, il suo capo e garante politico, Beppe Grillo, aveva reagito parodiando sul blog una vecchia canzone di Giorgio Gaber, che recita: “Gli intellettuali sono razionali / lucidi imparziali sempre concettuali / sono esistenziali molto sostanziali / sovrastrutturali e decisionali”. Continua a leggere

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L'ascesa irresistibile dei sovranisti. Sono loro a decidere le sorti dell'Europa

I partiti sovranisti già decidono le sorti dell’Unione europea. E a cento giorni dalle elezioni europee, quello che è certo che questi movimenti hanno già un ruolo fondamentale nel panorama politico del Vecchio Continente. In attesa di una tornata elettorale che appare ormai chiaro che rappresenterà la certificazione d una scalata di questi partiti. Che ormai rappresentano una realtà radicata nel quadro istituzionale del continente.
Elezioni europee che sicuramente amplieranno un ruolo che questi partiti già hanno. Come ha scritto Il Sole 24 Ore, “sono ormai 11 i governi dell’Unione europea sostenuti da una maggioranza di cui fanno parte movimenti sovranisti, anti-sistema o semplicemente euroscettici”. Dopo Italia, Austria, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Finlandia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Grecia e Romania, anche la Lettonia entra nel novero dei governi sostenuti da ua forze non tradizionale. Il nuovo esecutivo, guidato da Arturs Krišjānis Kariņš, è sostenuto infatti da cinque partiti, tra i quali figura il Kpv Lv, una sigla fortemente eurocritica.

Con queste promesse, è ormai chiaro che i partiti sovranisti hanno già ottenuto una parte fondamentale nel processo decisionale dell’Unione europea. E o dimostra anche il fatto che questi movimenti non sono uniti tutti i un unico grande blocco elettorale, ma sono sparsi in quattro partiti attualmente presenti nell’Europarlamento. I partiti critici verso l’attuale sistema dell’Unione europea sono infatti presenti nel Partito popolare europeo (dove è presente il Fidesz di Viktor Orbán o lo stesso Sebastian Kurz), l’Europa delle Nazioni e delle Libertà (dove ci sono Lega e Rassemblement National), i conservatori dei Ecr, dominati dai polacchi del Pis, e l’Europa della libertà e della democrazia diretta, dove, oltre al Movimento 5 Stelle, c’è soprattutto l’Alternative für Deutschland. Continua a leggere

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