Il caso di Filippo il Bello (prima parte)

Tra breve tempo, in voluto contrasto con le prossime imminenti celebrazioni della repubblica italiana, nata dalle ceneri di quella guerra cosmica che sancì la fine della grande civiltà europea, con Evola torneremo sul tema della Monarchia. Vediamone, anticipatamente, un esempio rovesciato e sovversivo: quello di Filippo IV di Francia, detto il Bello (1268-1314), che proprio durante il ventennio fu, da qualcuno, considerato una sorta di “re fascista” ante litteram, o avant la lettre, come ci dice Evola nella lingua d’oltralpe. Uno dei tanti equivoci ed errori marchiani cui, anche in quegli anni, la mancanza di una corretta impostazione e preparazione di fondo in senso tradizionale esponeva molte personalità, talvolta anche di rilievo. Evola ci mostra la funzione sovvertitrice di Filippo il Bello, in questo mini-saggio che dividiamo in due parti. Dalla disgregazione della civiltà medievale alla laicizzazione e secolarizzazione dello Stato; dalla centralizzazione burocratica alla trasformazione in senso plutocratico dell’economia, la storia del sovrano capetingio in questa prima parte è la descrizione di un crollo verso il baratro, di un’azione antitradizionale ed antiaristocratica che doveva aprire la via alla rivoluzione francese ed all’avvento della civiltà moderna, “nel senso deteriore della parola, cioè come sinonimo di civiltà dell’antitradizione e dell’uomo sconsacrato e materializzato“.

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di Julius Evola

tratto da “Vita Italiana”, XXIX, 341, agosto 1941

È una cosa curiosa, ma pertanto non priva di un suo significato, che la figura di Filippo il Bello oggi sia stata rievocata in varie occasioni, talvolta in relazione alla campagna antigiudaica, tal’altra nel trattare delle origini dello Stato moderno. È perfino accaduto che qualcuno abbia chiamato Filippo il Bello un «re prefascista», intendendo dire fascista avant la lettre, precursore cioè di alcuni aspetti del Fascismo. In tutto ciò si ha, pertanto, a nostro parere, una prova della mancanza di principî propria a certi ambienti, delle confusioni che derivano dal cattivo vezzo di riprendere, per dei fini contingenti, motivi sporadici, trascurando di procurarsi serie conoscenze sugli argomenti e di approfondire il vero significato delle epoche o degli uomini a cui ci si riferisce. Non crediamo privo di interesse esaminare, qui, appunto, il caso di Filippo il Bello, che è molto utile per chiarire tali equivoci e per farci comprendere un assai tragico e triste punto di svolta della storia europea, le conseguenze del quale sono lungi dall’essersi ormai esaurite.

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Stelio Fergola: “Il progressismo uccide identità e popoli con la complicità di una parte del clero”

E’ stato presentato nel pomeriggio di sabato 6 aprile anche a Verona il libro di Stelio Fergola dal titolo “L’Inganno antirazzista – Come il progressismo uccide identità e popoli”, Edizioni Passaggio al bosco, 224 pagine (€15).

Questo libro, impreziosito dalla narrazione dei fatti e dallo studio dei dati statistici, vuole rompere il silenzio assordante del “politicamente corretto”, per affermare il sacrosanto diritto di sopravvivenza della Civiltà millenaria italiana.
“Il multi-culturalismo avanza senza sosta: travolge le frontiere, decostruisce le identità, sovverte le tradizioni, smantella i diritti sociali, divide i popoli. Dopo Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, anche l’Italia è in procinto di attraversare quella soglia drammatica”, scrive Stelio Fergola.
Nel testo l’autore affronta i meccanismi sociali e culturali che accompagnano questo pericoloso processo di ingegneria sociale, che sta avviando i bianchi caucasici all’estinzione e trascinando nel baratro le Nazioni europee.
“L’inganno multietnico”, aggiunge Fergola, è sostenuto da una parte del clero ideologico “che impone i diktat di un finto solidarismo fondato sull’accoglienza indiscriminata, nel disprezzo delle differenze e nell’esaltazione illogica di quell’invasione migratoria che alimenta il grande business dei trafficanti di esseri umani”.
“La violenta pratica dello sradicamento – che ben si adatta alla vocazione mondialista del consumatore apolide, orfano della Patria e della Comunità – ha il solo scopo di soddisfare le esigenze di un mercato globale a caccia di nuovi schiavi, finendo per alimentare le tensioni e produrre il razzismo”.
Fonte: http://www.lafedequotidiana.it/stelio-fergola-il-progressismo-uccide-identita-e-popoli-con-la-complicita-di-una-parte-del-clero/

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MACHIAVELLI, SAVONAROLA E LA POLITICA ITALIANA

Il presente saggio riprende la posizione su Savonarola espressa dal nostro Matteo Castagna nel suo libro, che non cessa ancora di far discutere e che alcuni studenti vorrebbero tradurre in inglese e francese.
Il breve saggio che presentiamo ai lettori prosegue il dibattito in merito all’autonomia della politica ed il pensiero politico e filosofico italiano (da Machiavelli a Gramsci) iniziato con ETICA E AUTONOMIA DELLA POLITICA, quindi con ANTONIO GRAMSCI E IL GIACOBINISMO.

Il dilemma centrale machiavelliano è quello tra etica e politica. L’idealismo italiano, più conseguente di quello tedesco, radicalizzando la questione epistemologica, lo ha posto non a caso al centro della propria gnoseologia. Immanenza o trascendenza? Giovanni Gentile ne “La Filosofia di Marx” ritiene di aver espunto dal marxismo il nocciolo di trascendentismo naturalistico che ancora gli restava; ne “La riforma della dialettica hegeliana” la stessa operazione compie con la trascendenza teologica luterana che ancora rimarrebbe entro l’hegelismo. L’Assoluto hegeliano, quale Spirito santo luterano, si tramuta nell’Io immanente, atto in atto  e liberamente Pensante. La “riforma religiosa” dell’attualismo gentiliano permette di individuare la posizione di Gentile come unica nella storia della filosofia; quella che portando l’immanentismo alle conseguenze ultime, giunge ad affermare l’autentica visione e prassi religiose, sottraendola alle critiche dei panteisti e degli atei.

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STRENNA NATALIZIA: "Cattolici tra Europeismo e Populismo. La sfida al nichilismo" di Matteo Castagna

Giunto già alla prima ristampa, il primo libro di Matteo Castagna, per le edizioni Solfanelli, è un saggio di teologia politica, estremamente documentato (oltre 600 note in calce) che analizza la storia politica ed ecclesiale del XX secolo, fornendo elementi inediti e, in alcuni casi, sconosciuti ai più, per affrontare l’oggi alla luce della Fede Cattolica nella sua accezione tradizionale. Un libro importante, di alto livello, che è costato due anni di lavoro, capace di stupire in alcune sue analisi, certamente profonde e alcune originali, scritte per stimolare il dibattito storico, teologico, culturale, politico.

Insomma, è bene stare coi populisti/sovranisti o con gli europeisti/globalisti?

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I veronesi o chi abita vicino a Verona possono acquistare il libro di persona inviando un sms o wathsupp al 347/9799781 per prenotare un appuntamento presso la Sede GSVV di Via Albere 43 ed evitare, così, le spese di spedizione o le competenze postali e/o bancarie.
L’autore rimane, come sempre, a disposizione per concordare presentazioni del libro, scrivendo alla sua mail mcastagna2010@gmail.com 

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Strenne natalizie

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Il Fascismo e le pensioni agli italiani. La verità storica è più forte delle bufale di Aldo Grasso

di Francesco Severini
Il Fascismo e le pensioni agli italiani. La verità storica è più forte delle bufale di Aldo Grasso
Fonte: secolo d’Italia
Sulla prima pagina del Corriere della sera del 7/11/2018 Aldo Grasso confuta la “bufala” (secondo lui) delle pensioni introdotte dal fascismo in Italia, spiegando ai lettori che tra le “cose positive” che il regime mussoliniano ha introdotto non c’è l’Inps, come alcuni ripetono senza documentarsi a dovere. E scrive che l’Inps nacque invece nel 1898, mentre la pensione sociale arriva solo nel 1969, quando il fascismo era caduto da un pezzo. Una ricostruzione non corretta, fa notare il giornalista e scrittore Gianni Scipione Rossi: “Aldo Grasso – scrive Rossi in una nota su Fb – dimentica la sostanziale differenza tra l’assicurazione pensionistica volontaria per operai e impiegati, nata in Italia nel 1898, e quella obbligatoria, nata nel 1919, dunque prima del governo Mussolini”.  Continua a leggere

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L'antifascismo dei cretini

QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Abbiamo sempre avuto pazienza con i cretini non cattivi e con i cattivi ma intelligenti. Non riusciamo però ad averne con i cretini cattivi, magari in origine solo cretini poi incattiviti oppure solo cattivi poi rincretiniti. Ma sono cresciuti a dismisura e si sono aggravati. Sto parlando del nuovo antifascismo, collezione autunno-inverno, che si alimenta di fascistometri per misurare il grado di fascismo che è in ciascuno di noi e di istruzioni per (non) diventare fascisti, di Anpi posticce che sventolano l’antifascismo anche il 4 novembre, non più costituite da partigiani ma da militanti dell’odio perenne; e poi di mobilitazioni, manifestazioni e mascalzonate, veicolate da giornaloni, telegiornaloni, talk show e da tante figurine istituzionali. Come quel Figo che alterna dichiarazioni d’antifascismo a dichiarazioni surreali d’amore a proposito degli stupri e i massacri tossico-migranti. Per lui le violenze si combattono con l’amore, come dicevano i più sfigati figli dei fiori mezzo secolo fa. Lui ci arriva adesso, cinquant’anni dopo e a proposito di un fatto così terribile come uno stupro mortale a una ragazzina.
Sopportavamo il vecchio antifascismo parruccone, trombone, un po’ di maniera. Arrivavamo a sopportare perfino un antifascismo di risulta, violento, intollerante, estremista. Finché si tratta dei dementi agitati dei centri sociali, di qualche femminista in calore ideologico o con caldane fasciofobe, oppure di sparsi cretini del grillismo e del vecchio sinistrismo, ce ne facevamo una ragione. Continua a leggere

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"Sovranità o barbarie": detto dalla sinistra vera. In esilio

“SOVRANITA’ O BARBARIE” : detto dalla sinistra vera. In esilio.

“Socialismo o barbarie”  è uno slogan marxista di vecchia data, Rosa Luxembourg lo attribuisce ad Engels:  se non si passa dal capitalismo al socialismo, la caduta nella barbarie è il destino dell’Occidente.  Adesso un  saggio scritto da due marxisti,  l’italo-inglese Tomas Fazi e William Mitchell,  riecheggia quel  motto celebre ma al contrario: “Sovranismo o Barbarie”.  Abbiamo capito bene: due marxisti, …
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