La clinica perde gli embrioni: il business dell'utero in affitto fa l'ennesimo danno

Gli embrioni sono stati probabilmente riutilizzati. La scoperta per via di una fattura mandata dodici anni dopo una fecondazione in vitro.
Nel 2004 Marisa Cloutier-Bristol e suo marito si erano recati in una clinica specializzata in fertilità per assicurarsi una gravidanza e creare una famiglia. Avevano avuto qualche problema e la struttura le aveva garantito la produzione di almeno un embrione. Di fatto regalò la vita a ben quattro embrioni.
Il problema è che i “dottori” le dissero che nessuno di loro era utilizzabile. La donna e il marito tornarono a casa, afflitti per non aver potuto avere il loro bambino. E se già la pratica può essere discutibile, ciò che è accaduto dopo rasenta i limiti dell’assurdo.
Intanto la coppia, dopo molti sforzi,  è riuscita ad avere un figlio. Ma entrambi ne avrebbero voluti molti di più. All’improvviso, però, il marito della donna è morto. La donna si è risposata. E dopo qualche mese, la clinica, all’improvviso, l’ha contattata, dicendo che c’era un suo embrione conservato in “congelatore”.
La donna è rimasta interdetta: le era stato detto che i suoi embrioni non erano utilizzabili. E invece, dopo quindici anni, ha scoperto che uno era ancora lì. Solo che lei non avrebbe più potuto “usarlo”: non solo la donna ha passato i 40 anni, ma essendo defunto il marito non è possibile impiantarlo nel suo grembo perché “mancherebbe il consenso”.
«È come piangere un bambino morto. Mi sento completamente e totalmente derubata», ha detto la donna, che ha intentato causa alla clinica per capire cosa sia successo anche agli altri embrioni. Dato che la clinica si presta alle maternità surrogate, il sospetto è che gli embrioni della donna siano stati usati clandestinamente a questo scopo.
È l’ennesimo danno del business dell’utero in affitto: gli embrioni di una famiglia naturale, tradizionale, sono finiti non si sa dove dietro lauto compenso. E adesso ciò che resta è solo un profondo dolore.
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Che resti in famiglia

Una tempesta di fake news si è abbattuta sul Congresso Mondiale delle famiglie in corso a Verona. Mai vista una concentrazione così massiccia di false notizie, giudizi sprezzanti, boicottaggi, terrorismo e intimidazioni. La famiglia trattata come un nucleo eversivo, i suoi sostenitori presentati come negazionisti delle violenze alle donne, omofobi e sessisti, nemici della donna che lavora, fautori della penalizzazione dell’aborto, fascisti… Continua a leggere

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Dopo "genitore 1 e 2" arriva la "co-madre": la sinistra se ne inventa un'altra per le coppie lesbiche

Adesso arriva anche la “co-madre”. Come se non avesse altre priorità, adesso la sinistra tedesca si concentra sulla riforma della legge sulla genitorialità. La sta elaborando il ministro tedesco della Giustizia, la socialdemocratica Katarina Barley, che fino all’anno scorso rivestiva la carica di ministro federale per la Famiglia. A quanto riferisce il Giornale, infatti, la donna compagna di una donna che dia alla luce un figlio, sarà automaticamente – secondo il progetto – designata come co-madre del neonato. Per giustificare la propria scelta, il ministro socialista ha detto: «Sulla base delle possibilità offerte dalla moderna medicina riproduttiva e delle forme familiari vissute nella società, la legge sulla genitorialità è almeno in parte obsoleta».
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L'ultima "conquista" della generazione libertaria

L'ULTIMA "CONQUISTA" DELLA GENERAZIONE LIBERTARIA

Il parlamento olandese ha legalizzato l’eutanasia nel 2002. Più precisamente (e ipocritamente)  ha depenalizzato “l’interruzione della vita su richiesta”, evitando la parola eutanasia e suicidio assistito.    Il fatto resta proibito in teoria, ma il  medico può praticarlo se giudica   il paziente   soggetto “a sofferenze intollerabili e senza prospettive”. Nel 2007,    i suicidi medicalmente assistiti erano ancora meno di 2000.  Nel …

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fonte – https://www.maurizioblondet.it/lultima-conquista-della-generazione-libertaria/

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Al bando la triptorelina, ma soprattutto al bando l’ideologia del gender

Alla fine l’Aifa ha dato il via libera alla somministrazione della triptorelina come soluzione per la cosiddetta disforia di genere nei preadolescenti. Con delibera del 25 febbraio (pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo), l’Aifa rende noto l’«inserimento del medicinale triptorelina nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per l’impiego in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica e in cui l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva». Ne avevamo già parlato quando, incredibilmente, nell’estate 2018, il Comitato Nazionale per la Bioetica (Cnb) aveva dato parere positivo all’impiego della molecola per i casi in questione.
Ora, potremmo seguire l’esempio di altre realtà associative che hanno subito messo in discussione la sicurezza della triptorelina, come Scienza e Vita e il Centro Studi Livatino, le quali in un comunicato congiunto hanno ribadito che il «farmaco viene immesso nell’elenco del Ssn in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine; è alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa – dai 12 ai 16 anni d’età – di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore». Potremmo seguire questo esempio e in parte lo facciamo, nel senso che è sicuramente pertinente e necessario rilevare questi pericoli sul piano applicativo. Il problema vero, però, è a monte, perché prima ancora di contestare l’applicazione di una terapia pericolosa, bisogna capire se la condizione sulla quale si intende intervenire con detta terapia, è correttamente inquadrata da un punto di vista non solo clinico, ma innanzitutto filosofico, per non dire, ancora più brutalmente, razionale. Continua a leggere

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Emma Bonino vorrebbe fermarci. Ecco perche'…

Sembra  che si siano coalizzate tutte le lobby LGBT e femministe radicali contro l’azione di Pro Vita e delle associazioni amiche che stanno organizzando l’imminente Congresso Mondiale delle Famiglie..
In un certo senso li comprendiamo: hanno capito che il Congresso sara’ un evento eccezionale, idoneo a diffondere a livello internazionale la cultura della vita e della famiglia.
Per questo motivo, da giorni, Pro Vita e il Congresso ricevono attacchi di ogni tipo, dalla stampa pro morte, dalle lobby LGBT, dai politici anti-vita e anti-famiglia…

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Bambini come cavie da laboratorio

 

 

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato la somministrazione della Triptorelina per adolescenti confusi sulla loro identità sessuale: un medicinale usato di solito contro i tumori, che blocca il normale sviluppo ormonale e puberale.
L’idea è quella di bloccare il corpo dei ragazzi per aspettare che capiscano se vogliono essere maschi o femmine. L’Agenzia ha agito al di fuori dei suoi poteri e contro le evidenze medico-scientifiche che suggeriscono massima prudenza su interventi così invasivi.
Firma subito per chiedere al Ministero della Salute di bloccare immediatamente la diffusione della Triptorelina libera: non possiamo usare i ragazzi come cavie da laboratorio per assecondare l’ideologia Gender!

 

FIRMA ADESSO!

Gentili lettori,
Stavolta l’hanno fatta veramente, veramente grossa.
Lo scorso 25 febbraio l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha emesso un provvedimento, registrato in Gazzetta Ufficiale il 2 marzo, che autorizza la somministrazione della Triptorelina agli adolescenti in crisi di identità sessuale: la medicina, generalmente usata per il contrasto dei tumori, quindi con effetti pesantissimi sul corpo e sulla psiche, è in grado infatti di bloccare il naturale sviluppo della pubertà.
Firma per dire NO: http://www.citizengo.org/it/pc/169128-non-bloccate-puberta-dei-bambini-stop-alla-triptorelina-libera
In un comunicato congiunto il Centro Studi R. Livatino e l’associazione Scienza&Vita hanno ribadito preoccupazioni che CitizenGO condivide pienamente:

  1. il c.d. farmaco viene immesso nell’elenco del Servizio Sanitario Nazionale incarenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine;
  2. è alto il rischio, adoperando la triptorelina per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa – dai 12 ai 16 anni d’età –, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore;
  3. non esistono evidenze sull’effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza;
  4. resta sospesa la questione del consenso all’uso del c.d. farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità. Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la triptorelina sia “libero e volontario”? Che cosa accadrà se i genitori vorranno accedere alla “cura” e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori? Potrà il genitore (o il tutore) esprimere l’assenso a un atto di disposizione del corpo altrui, in evidente contrasto con l’ordinamento vigente?

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…A totale carico del Servizio Sanitario

MB: Se non vi ribellate nemmeno a “questo”, italiani, tutto è inutile)”Il #Ministro della #Sanità autorizza la somministrazione, a carico del servizio sanitario nazionale, del farmaco che blocca la #pubertà nei #bambini. Il Governo del cambiamento. Di sesso”   https://www.osservatoriogender.it/farmaco-blocca-puberta-via-libera-con-il-si-dei-cattolici/ C’e` qualcosa di terribilmente sbagliato nella linea di abbigliamento per bambini di Caroline Bosmans   <https://neovitruvian.wordpress.com/2019/02/27/ce-qualcosa-di-terribilmente- sbagliato-nella-linea-di-abbigliamento-per-bambini-di-caroline-bosmans/> FEB 27 Pubblicato …

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fonte – https://www.maurizioblondet.it/?email_id=2614&user_id=13803&urlpassed=aHR0cHM6Ly93d3cubWF1cml6aW9ibG9uZGV0Lml0L2EtdG90YWxlLWNhcmljby1kZWwtc2Vydml6aW8tc2FuaXRhcmlvLw&controller=stats&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions

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Omaggio al gender, via libera al farmaco blocca-pubertà

Sulla Gazzetta Ufficiale la notizia che la triptorelina sarà a totale carico del Servizio sanitario nazionale «in casi selezionati in cui la pubertà sia incongruente con l’identità di genere». L’ennesimo ossequio all’ideologia Lgbt, che non tiene conto dei rischi per la salute e contribuirà a ignorare ancora di più il dato morale, avallando qualunque percezione del minore.
La triptorelina è un farmaco che, tra i vari usi, viene impiegato per ritardare lo sviluppo puberale nei ragazzi tra i 12 e i 16 anni. In Italia, già dal 2013, l’ospedale Careggi di Firenze lo adopera per quei casi cosiddetti di disforia di genere che interessano minori. In buona sostanza si blocca lo sviluppo puberale del bambino che dice di non riconoscersi nel suo sesso biologico o che nutre alcuni dubbi sulla sua identità psicologica sessuale e lo si parcheggia in un limbo sessuale affinché, passato un po’ di tempo, si chiarisca le idee e decida a che sesso “appartenere” oppure si proceda alla “rettificazione sessuale” chirurgica nell’assunto che risulti più agevole, dato che i suoi attributi sessuali non si sono ancora sviluppati appieno. Continua a leggere

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L'assessore cancella i corsi gender: "Si parli di rispetto e pari opportunità"

Un nuovo programma di educazione da portare nelle scuole, per cancellare le lezioni sulla disforia di genere che non piacevano ai genitori.

Addio al “gender” nelle scuole. Cancellati i corsi nelle scuole che parlavano di identità di genere, disforia e altri temi legati esplicitamente al mondo sessuale. Al loro posto, ci saranno lezioni improntate sulla tematica del rispetto, delle pari opportunità e dei disagi giovanili. E’ questa la scelta assunta da Stefania Segnana, assessore leghista alla Salute e alla Famiglia, della Provincia autonoma di Trento. A dare la notizia è il quotidiano locale “La voce del Trentino”, che conferma le posizioni già assunte dall’esponente del Carroccio, fin dal momento del suo insediamento nella giunta del presidente Maurizio Fugatti.
Nelle aule arriveranno quindi dei veri e propri corsi sul rispetto e la parità di genere, nonché su altri temi cari al mondo giovanile come i disturbi mentali o del comportamento alimentare.
La vittoria anti gender della Segnana è un passo che va a creare maggiore sinergia fra scuola e famiglia. La scelta di cambiare la natura dei corsi non è stata dettata soltanto da una volontà politica. A voler bloccare tutto sono stati fin da subito i genitori.
fonte – https://vocecontrocorrente.it/lassessore-cancella-i-corsi-gender-si-parli-di-rispetto-e-pari-opportunita/

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