Firma contro la propaganda Gay della Disney! (sulla pelle dei bambini)

Chi non ha visto i celebri cartoni e film di Walt Disney da piccolino? E chi non vorrebbe che i propri figli possano continuare a godersi le creazioni degli autori di Topolino e compagnia? Ebbene, seguire la Disney è diventato difficile da quando la società partecipa nella propaganda LGBT. L’ultima notizia ne è la conferma lampante…
Per la prima volta nella sua storia, Disneyland Parigi farà diventare il “Magical Pride” un evento ufficiale di Disney: infatti un vero e proprio “Gay Pride” avrà luogo il 1° giugno 2019 nel noto parco. La Disney si rivolgerà quel giorno principalmente alla comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender, aderendo ufficialmente alla causa LGBT.
La notizia è gravissima se pensiamo quanto la Walt Disney Company tocchi da vicino i bambini e quale “potere” abbia su di essi. I cartoni preferiti dei nostri figli saranno contaminati dalla propaganda LGBT? Già l’anno scorso la Disney aveva pubblicizzato le “orecchie arcobaleno di Topolino”, e ha più volte ospitato – in modo non ufficiale – diversi “Gay Day”. Inoltre le ambiguità di alcuni cartoni erano stati al centro del dibattito. Tuttavia, con l’annuncio del “Magical Pride” abbiamo superato il livello di allarme.
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Orban stravince: "Ora stop ai migranti"

Gli ungheresi ci hanno dato il mandato per tre cose: prima di tutto che fermiamo l’immigrazione, che proteggiamo l’Europa delle nazioni e che proteggiamo la cultura cristiana in Europa”. Lo ha detto il premier ungherese Vitkor Orban, in un discorso a Budapest dopo il trionfo del suo partito Fidesz, che ha ottenuto oltre il 52%. “Abbiamo vinto le elezioni europee – ha affermato, sottolineando “la vittoria record” – e vorremmo ringraziare tutti quelli che hanno votato per noi”. Poi, Orban, in un riferimento all’alta affluenza registrata, oltre il 43%, ha concluso: “L’Ungheria ha dimostrato che è una nazione europea, un Paese europeo. Il nostro posto è in Europa, l’Europa è la nostra casa e anche per questo vogliamo cambiarla”.
fonte – https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2019/05/26/orban-sono-passato-modello-italiano_K5febw0KQhYmhHqKFJ4I7H.html

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Cosi Greta Thunberg ha svuotato i socialisti: il boom dei Verdi

Ben cinquecento anni fa Machiavelli ci metteva in guardia sull’influenza dell’apparire in politica. Aveva infatti già capito, il segretario fiorentino, che la vera miscela in grado di generare cause ed effetti era la semplice apparenza. Ed è andata essenzialmente così nel corso di questi mesi con l’ascesa della sempre più ideologizzata Greta Thumberg. Due trecce strette, viso pulito e zero accenni di sorriso: un simbolo contemporaneo di una costretta “Davide” contro un inesorabile Golia, il cambiamento climatico che tanto viene citato dalla giovane attivista.
Eppure molti punti non tornano, a partire dall’aspetto prettamente scientifico sino a quello che in realtà Greta ha rappresentato nel corso di questi mesi. Diventa necessario riflettere sul tsunami mediatico ed ideologico che Greta ha messo in atto in tante diverse occasioni sino a raggiungere poi i più importanti palazzi del potere e portare milioni di studenti in piazza.
Chi durante questi anni ha avuto modo di studiare le tipologie di propaganda moderna e le diverse “wars of informations”, sa bene che il modo migliore per veicolare messaggi è quello di avvalersi di ambasciatori intoccabili, incapaci di farsi voler male dall’opinione pubblica, indifesi e in tutti i sensi attrattivi perché semplici ed intuitivi. Se al posto di Greta vi fosse stato uno scienziato con numerose competenze al livello accademico e globale, molto probabilmente non si sarebbe mai attivato il meccanismo a cui oggi stiamo assistendo.
Uno scienziato qualsiasi, per quanto autorevole, non avrebbe mai avuto l’impatto mediatico necessario, capace addirittura di catalizzare l’attenzione dei potenti del mondo ed influenzando – a pochi mesi dal voto – le dinamiche elettorali europee. Eppure è andata così: al posto di un uomo qualunque, c’è stata una ragazzina non esattamente anonima. A questo punto l’inevitabile tsunami ha sortito i suoi effetti: in Italia piazze piene di ragazzi e cartelli, Greta Thumberg definita una giovane messia del clima, giovani che gridano su un palco sostenendo che “Piazza del Popolo scomparirà tra dieci anni se non daremo ascolto a Greta”, e politici pronti a legittimare tutte le teorie thumberghiane perché la giovane svedese fa tendenza, e la tendenza porta voti.
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Altro che accoglienza, Riace e Lampedusa prendono a schiaffi la sinistra buonista

Non solo il risultato nazionale. Per raccontare fino in fono l’esito di queste elezioni e il loro significato vale la pena soffermarsi anche su qualche piccolo Comune. Soprattutto se si tratta di realtà elevate a “modello”, a baluardo di una narrazione che mai come oggi si rivela fasulla. Perché se i Comuni in questione sono Riace e Lampedusa a crollare non sono solo le percentuali di qualche partito, ma l’ultimo velo su quali siano i reali sentimenti degli italiani rispetto a una questione centrale come l’immigrazione, tanto più se si parla di Europa.

Liquidata la retorica sul “modello Riace”

A Riace, la città di Mimmo Lucano per il fronte del “restiamo umani” costituirebbe un modello a livello planetario, la Lega prende il 30,75% dei voti, Forza Italia il 9%, FdI il 6,42%. A conti fatti il centrodestra supera il 46% dei consensi, dimostrandosi ampiamente maggioritario.
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fonte – https://www.secoloditalia.it/2019/05/altro-che-accoglienza-riace-e-lampedusa-prendono-a-schiaffi-la-sinistra-buonista/

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Il padre della propaganda: Edward Bernays

di Ilaria Bifarini
Fonte: EreticaMente
“L’individuo opera le sue scelte mosso da impulsi irrazionali e incontrollati. E’ compito di una minoranza di persone elette guidarlo “come un gregge di pecore va guidato”
Annoverato dall’autorevole rivista americana Life tra i 100 uomini più potenti del XX secolo, acclamato unanimemente come il creatore dell’ingegneria del consenso, Edward Louis Bernays è un nome poco familiare al pubblico europeo. Conosciuto forse a qualche curioso per la sua parentela con il padre della psicoanalisi, dello zio Freud il giovane Louis assimila velocemente e rielabora brillantemente la teoria di rivoluzionaria conoscenza dell’inconscio. Di estrazione ebraica e borghese si trasferisce giovanissimo nella New York dei primi del Novecento dove, abbandonata la strada prestabilita della prosecuzione dell’attività paterna, muove i primi passi nel mondo del giornalismo, per affermarsi in una veste di comunicatore del tutto inedita per i tempi.
Dopo i fasti registrati dall’industria manifatturiera a servizio della produzione bellica della prima guerra mondiale, gli Stati Uniti si trovano a dover affrontare il più spaventoso degli spettri del mercato: il rischio di sovrapproduzione. Il “brain storming” di illustri banchieri e influenti imprenditori porta a centrare la soluzione in modo deciso e inequivocabile: occorre traghettare il cittadino americano dalla cultura dei bisogni a quella dei desideri, rendendo le persone bramose di soddisfare necessità sempre nuove, gravose come impellenti bisogni. La logica economica, dopo aver asservito l’industria bellica per accrescere la propria produzione, si avvicina così alla neonata scienza della psicoanalisi.
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Predicazione del Rosario

PREDICAZIONE DEL ROSARIO

PREDICAZIONE DEL ROSARIO

Alessio C. Rosa ottava del trattato sul Rosario di San Luigi di Montfort ” La Vergine santa non favorisce solo i predicatori del Rosario: ella ricompensa con magnificenza anche chi, con l’esempio, attira gli altri a questa devozione. Alfonso, re di Léon e di Galizia, desiderando che i suoi domestici onorassero la Vergine santa col Rosario, pensò bene di portare al …

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fonte – https://www.maurizioblondet.it/?email_id=2845&user_id=13803&urlpassed=aHR0cHM6Ly93d3cubWF1cml6aW9ibG9uZGV0Lml0L3ByZWRpY2F6aW9uZS1kZWwtcm9zYXJpby8&controller=stats&action=analyse&wysija-page=1&wysijap=subscriptions

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L'intervista. Veneziani: "In ballo due visioni dell'Europa. Antifascismo? Alibi indecente"

Già la sola presenza dell’opzione sovranista è un fatto positivo, capace di risvegliare l’Europa dal torpore. E saranno capaci di fare squadra perché il nemico politico è l’internazionalismo, non il sovranismo del vicino. Ne è sicuro Marcello Veneziani, scrittore e intellettuale, che bacchetta l’atteggiamento di chi vorrebbe fare del dissenso “reato e fobia”. 
Verso il voto per le Europee, quali sono gli schieramenti in campo? 
“Mi sembra evidente che questa volta esiste la possibilità di scegliere tra due idee diverse di Europa e di sovranità: quella rappresentata dai movimenti nazionalpopulisti-sovranisti e quella rappresentata da tutti gli altri, pronti a coalizzarsi pur nella diversità di provenienza per fronteggiare il nemico. Comunque lo si giudichi, a me sembra già un fatto positivo che per la prima volta e comunque dopo tanti anni non siamo chiamati a votare dentro un perimetro prestabilito di opzioni, ma tra due messaggi politici nettamente differenti. Il sovranismo non risveglia solo le appartenenze nazionali ma, se vogliamo, risveglia l’Europa dal sonno dogmatico in cui versa da troppi anni”.
Gli osservatori scommettono sull’avanzata dei sovranismi. Come lo spiega? Cosa propongono, le tante sigle (in Italia e all’estero)? Non c’è rischio di confondere l’elettorato? 
“Pur nelle diverse articolazioni nazionali e nelle diverse opzioni politiche e culturali, mi pare che il filo conduttore dei sovranismi sia quello di ripristinare le sovranità territoriali, nazionali, popolari e politiche, e di tutelare i confini, di proteggere le economie. Si fronteggiano due modelli: uno che vuol far valere la sovranità europea fuori d’Europa nei rapporti internazionali, economici, nell’emigrazione, nelle strategie militari, nelle zone calde del pianeta come il vicino Medio Oriente e Maghreb. E l’altro che vuol far valere la potestà europea dentro l’Europa, sugli Stati, sulle nazioni, sui popoli europei. Il sovranismo è largamente diffuso perché parla il linguaggio della realtà, esprime il disagio dei popoli, la ricerca di sicurezza, l’argine ai flussi migratori, il rigetto delle oligarchie e dei loro codici ideologici”.
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Il dipinto blasfemo con la Vergine Maria che fa infuriare la Spagna

I Popolari parlano dei socialisti come autori di “discriminazioni permanenti avverso la realtà religiosa e, in particolare, la Chiesa Cattolica”
In Spagna, un dipinto blasfemo, che mostra una Vergine Maria seminuda che si masturba sta scatenando una bufera, mettendo d’accordo anche partiti politici solitamente non alleati.

In occasione di una mostra che si terrà a Córdoba fino al prossimo 2 giugno, l’artista Charo Corrales ha sostituito il suo volto al viso della Vergine Maria e la mostra, mezza nuda, mentre solleva il suo manto e rivela i genitali. Immediate, nel silenzio assordante dei partiti di sinistra (il Psoe, cioè il Partido Socialista Obrero Español, Podemos, Esquerra Unida i Alternativa e altre sigle), sono state le denunce dei partiti di centro-destra, cioè Popolari, Ciudadanos e Vox che chiedono, quanto meno, la rimozione dell’opera “d’arte”.

La mostra intitolata “Maculadas sin Remedio” è esposta presso il Consiglio Provinciale di Córdoba e rivendica una “più profonda femminilità” con immagini di vergini proposte da 14 artisti. Ma la tela della Corrales, a giudizio dei tre partiti politici e dei cattolici di Spagna, ha superato il limite.
Il Partito Popolare di Spagna e la formazione di destra Vox parlano di “offesa al sentimento religioso” e hanno presentato nella mattinata del 14 maggio una denuncia all’Ufficio del Procuratore per indagare se ci sono ipotesi criminali dietro queste immagini. Ma, a sorpresa, nel corso della stessa giornata di martedì 14 maggio, l’opera ‘Con flores a María’ di Charo Corrales, è stata lacerata da un taglio che ne ha deformato una parte.
I Popolari ritengono la mostra “un attacco al sentimento religioso della maggioranza della società di Cordova” e, di conseguenza, ne hanno chiesto il ritiro, considerando il reato che si può configurare in base all’articolo 525 del codice penale di Spagna, in quanto “derisione dei dogmi della Chiesa cattolica“.
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L’importanza di chiamarsi Abe Shinzo (e non viceversa)

Il Paese del Sol Levante è sugli scudi: l’arrivo di Trump, il G20 di Osaka. Aspettando le Olimpiadi 2020, il premier chiede al mondo di pronunciare correttamente il suo nome
Il Giappone della nuova era Reiwa (bellissima armonia) entra in una fase di grande attività internazionale: nel fine settimana arriva Donald Trump in visita di Stato; poi a giugno il G20 di Osaka; mondiali di rugby a settembre; Olimpiadi nel 2020. Nell’agenda del presidente americano, primo leader mondiale ospitato da quando è salito al trono Naruhito, banchetto con l’imperatore, torneo di sumo, ispezione a una portaelicotteri, qualche buca di golf con il primo ministro Shinzo Abe. O meglio, Abe Shinzo.

È stato il ministro degli Esteri di Tokyo a chiedere alla stampa internazionale di adeguarsi alla consuetudine nipponica: «Il nostro primo ministro si chiama Abe Shinzo, non Shinzo Abe. Prima il cognome e poi il nome, come si usa da noi».La richiesta formulata dal capo della diplomazia giapponese contiene una rivendicazione di pari dignità culturale con Cina e Sud Corea

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fonte – https://www.corriere.it/esteri/19_maggio_22/importanzadi-chiamarsiabe-shinzonon-viceversa-8509e5d0-7ccb-11e9-adb6-a84199e18297.shtml

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