Cristina Campo

Risultati immagini per Cristina CampoNell’anniversario della morte di Cristina Campo (Bologna, 28 aprile 1923 – Roma, 10 gennaio 1977) segnaliamo la presentazione del libro: “Cristina Campo, o l’ambiguità della Tradizione” tenuta dall’Autore, don Francesco Ricossa, al Palazzo dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna di Bologna il 2/12/2005.
Per l’acquisto del libro: https://www.sodalitiumshop.it/epages/106854.sf/it_IT/?ObjectPath=/Shops/106854/Products/031

 

fonte – http://www.centrostudifederici.org/cristina-campo-4/

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L'ossessione della sinistra lo ha reso davvero "eterno"

Negli anni, l’accusa di essere fascista ha colpito tutti: da Mao a Nenni, da Stalin alle femministe fino a 007
Il Duce ha fatto carriera. Benito Mussolini è stato appeso a testa in giù a Piazzale Loreto (Milano) ma il suo fantasma è diventato l’ossessione della sinistra antifascista.
Una sinistra che per molti anni si è identificata quasi per intero con il Partito comunista. Una sinistra quindi antidemocratica. Per appartenere alla famiglia democratico-liberale è infatti necessario un doppio requisito che pochi avevano: essere sia antifascista sia anticomunista.
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Anche il comunismo di ieri è addebitato ai sovranisti di oggi


Ha ragione Paolo Mieli a criticare, in un editoriale apparso sul Corriere della sera, i governi nazionali di Praga e di Budapest perché l’uno si appresta a mettere la sordina al cinquantenario del sacrificio di Jan Palach e l’altro perché vuol rimuovere la statua di Imre Nagy che si oppose all’invasione sovietica d’Ungheria. Il primo fu un giovane, purissimo eroe della Primavera di Praga, militava in un movimento dal nome inequivocabile, Patria e Libertà e diventò un mito per la gioventù europea anticomunista e nazional-patriottica. L’altro era un socialista al governo, già vicino a Stalin, che quando tentò un socialismo temperato in Ungheria fu sbaragliato e non a caso trovò rifugiò nell’ambasciata della Jugoslavia di Tito, dittatore socialista non allineato all’Urss.
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Strage di Acca Larenzia, una fiaccolata e il Presente per ricordarla

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La commemorazione  al Parco della Rimembranza, il Presente davanti alla sezione, le corone di fiori deposte sul luogo degli omicidi. A 41 anni di distanza, si rinnova anche in questo 7 gennaio il ricordo della strage di Acca Larenzia, in cui furono uccisi i giovani militanti del Msi Franco Bigonzetti di 20 anni, Francesco Ciavatta di 18 e Stefano Recchioni, anche lui ventenne. I primi due furono freddati da un commando del terrorismo rosso, in un’azione poi rivendicata con la sigla Nuclei armati per il contropotere territoriale. Recchioni, invece, fu ucciso durante la manifestazione che seguì l’agguato davanti alla sezione del Tuscolano. Fu colpito,  secondo le testimonianza dell’epoca, da un colpo esploso ad altezza uomo da un capitano dei carabinieri. Nessuno è mai stato condannato per questi tre omicidi.

La cerimonia al Parco della Rimembranza

L’appuntamento a Villa Glori, il parco della Rimembranza di Roma, è alle 17. Lì Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d’Italia, ha organizzato la fiaccolata con cui, ormai da un ventennio, si ricordano tutti i giovani di destra uccisi durante i cosiddetti Anni di Piombo. La cerimonia consiste in un corteo silenzioso che parte dal cancello del parco e arriva sul piazzale dedicato ai caduti della Grande guerra. Continua a leggere

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Un errore storico datare la nascita della bandiera italiana a l'anno 1797


«[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. […]»

(Decreto del 7 gennaio 1797 di adozione del tricolore italiano da parte della Repubblica Cispadana).

L’episodio sopra riportato è un mero insegnamento ideologico,  artefatta propaganda, che lede ed alterà la verità  storica, in quanto  la bandiera italiana  esiste da più di 2 secoli, bensì 2 millenni!!!

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Che cosa è il Fascismo (Z. Sternhell) e il XXI Secolo

di Giacomo Bergamaschi

Si parla ogni giorno di Fascismo, non solo in occidente ma anche dal Brasile all’Argentina, dalle Filippine alla Cina. Quasi sempre a sproposito, decontestualizzando e confondendo abilmente. Come a sproposito si parlò di Napoleone e della “Vecchia Guardia” bonapartista dopo il Congresso di Vienna, il Patto di Yalta dell’800, volendo azzardare un paragone forte e volutamente provocatorio.
Il saggio di Zeev Sternhell  “Nascita dell’ideologia fascista” rimane sicuramente quello più profondo e oggettivo per comprendere il fenomeno fascista, con talune precisazioni, che di seguito tenteremo di avanzare. Zeev Sternhell, israeliano di estrema sinistra, antifascista e materialista storico, oltre a quello citato ha dedicato molti saggi alla questione: Né destra né sinistra, La destra rivoluzionaria, Contro l’Illuminismo: la storia delle idee, Nascita di Israele e molti altri articoli e scritti che spaziano dalla rivoluzione americana a quella francese.
L’autore israeliano è più un filosofo della politica come Del Noce che uno storico puro come De Felice, per questo talune sue intuizioni sono a mie parere brillanti e non superate sulla questione Fascismo. Non possiamo nemmeno prendere in considerazione come autori primi del Fascismo né un Guido Melis, né un Emilio Gentile, in quanto la loro visione empirista, riduzionistica, fenomenologica (soprattutto quella di Gentile, che non fa che trasferire al caso italiano il metodo che Mosse applica al caso tedesco), non permette di comprendere in profondità il fenomeno.
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Non si può commemorare neanche Jan Palach: tuoni antifascisti contro un concerto in suo onore

Ora non si possono più  commemorare neanche i martiri anticomunisti senza incinrrerere nelle ire dell’Inquisizione anntifascista. Che è success? È successo che a Verona sia stato organizzato un concerto in onore di Jan Palach,  il  patriota cecoslovacco che si diede fuoco a piazza San Venceslao, a Praga, per protestare cntro l’imvesione sovietica. Patrocinata dalla Provincia, l’iniziiva si svolge nel cinquantesimo anniversario del sacrificio del giovane studente praghese, Vale la pena ricordare che il gesto di Jan Palach creò un’impressione enorme  in tutto il mondo libero (così si chiamavano allora l’Occidente e tuttte le aree del globo non sottoposte al dominio comunista). Una iniziativa che non dovrebbe suscitare alcuna reazione negativo.
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Usare il “Medioevo” come insulto è segno di ignoranza storica e culturale

MedioevoUno dei misteri più grandi, lo dico senza ironia, è stata la fuorviante trasformazione del termine “medievale” in aggettivo – cito il Dizionario Treccani  riferito a «concezioni e principî superati e retrogradi». Pare che dietro tutto questo vi sia lo zampino illuminista, ma vale la pena vederci chiaro.
Anche perché, voglio dire: il vituperato Medioevo ci ha regalato arte, cattedrali, monasteri e cultura ancora oggi (anche economicamente, si pensi al turismo) fruttano patrimoni: non so se invece fra alcuni anni – ne dubito – qualcuno vorrà andare a farsi qualche giro, non solo se pagante ma neppure se pagato, in molti aborti firmati dalle nostre archistar; ma quanto scommettiamo che per quanto l’epoca medievale ha lasciato vi sarà ancora interesse? Chi vivrà, vedrà: e sono certo che vedrà.
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Blitz dei comunisti nel cinema che proietta il film sulle foibe

Il caso a Pordenone. Il Partito comunista distribuisce volantini giustificazionisti al termine della proiezione del film Red Land – Rosso Istria che racconta il dramma delle foibe.
Non c’è critica meno costruttiva di quella dettata dall’odio politico. Il livore ideologico è un sentimento che allontana dalla realtà e dal buon senso.
È simile ad una febbre con allucinazioni. E allora può capitare di perdere il controllo e che di fronte allo stupro e all’infoibamento di una ragazza inerme qualcuno arrivi persino a pensare: “Beh, era una fascista”. Continua a leggere

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In memoria di Aleksandr Solženicyn testimone (dimenticato) delle atrocità dell'utopia socialista

Aleksandr Solženicyn

12 Dic 2018

«Non dimenticate la vostra stirpe, il vostro passato, studiate quanto riguarda i vostri nonni e antenati, adoperatevi a rafforzarne la memoria»: così ebbe a scrivere sull’importanza della memoria e del passato Pavel Florenskij pochi anni prima di morire fucilato dal regime sovietico per presunte “attività controrivoluzionarie”. Dalle riflessioni di Florenskij emerge tutta l’importanza di ricordare ciò che è stato, come nel caso del centenario della nascita, avvenuta l’11 dicembre 1918, della vita e del pensiero di Aleksandr Solženicyn che, in ragione della sua esperienza e delle sue opere, può essere considerato a tutti gli effetti uno degli ultimi autori occidentali, oggi quasi del tutto estinti, non soltanto genuinamente liberi, ma difensori della autentica libertà. Preliminarmente occorre notare l’indifferenza con cui il mondo occidentale in genere ed europeo in particolare si è approcciato ad un tale anniversario, dimostrandosi così almeno due caratteristiche dell’attuale scenario culturale alquanto preoccupanti: in primo luogo una generica noncuranza per la storia, trascuratezza che comporta la possibilità di ripetere gli errori e perfino gli orrori del passato; in secondo luogo, a fronte di una continua esaltazione della libertà viene dimostrata una carente conoscenza della reale natura della stessa e dei suoi più grandi maestri tra cui si può e si deve annoverare Solženicyn. Continua a leggere

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