Un omicidio razzista. Ma non lo scrive nessuno, perché il politicamente corretto impedisce di usare l’espressione giusta per definire quel delitto. Ma è proprio l’odio razziale ad aver armato la mano di Said Mechaout, il marocchino che ha sgozzato Stefano Leo a Torino qualche settimana fa (nella foto sopra).
Il racconto della confessione è orribile. «Ho colpito un bianco, basandomi sul fatto ovvio che giovane e italiano avrebbe fatto scalpore. Mi bastava che fosse italiano, uno giovane, più o meno della mia età, che conoscono tutti quelli con cui va a scuola, si preoccupano tutti i genitori e così via. Non avrebbe fatto altrettanto scalpore. L’ho guardato ed ero sicuro che fosse italiano».
Voleva “fare scalpore”
E’ un verbale che terrorizza, quello del marocchino omicida. Perché bastava essere giovane. Italiano. E apparentemente felice per essere assassinato con una lama ficcata nel collo.
Voleva “fare scalpore”, ha detto l’assassino. Esattamente come un terrorista. Per impaurire tante altre persone rimaste sgomente di fronte ad un delitto così feroce.
Lui, il criminale che ha tolto la vita a Stefano, fa sapere che aveva vissuto un periodo di depressione. Si era sposato molto giovane ed aveva precedenti penali per maltrattamenti in famiglia e persino Enrico Mentana ci era cascato. Era stato lasciato da sua moglie da qualche anno, dopo aver avuto un figlio da lei, italiana
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fonte – https://www.secoloditalia.it/2019/04/il-marocchino-ha-ucciso-il-giovane-italiano-per-odio-razziale-ma-nessuno-lo-dice/