Italiani non esistono? “Temono onda sovranista. Io dico: prima l’Italia”

“Perché attaccano i Cattolici veri, ovvero i tradizionalisti, come diceva San Pio X? Perché Abbiamo Fede, Speranza, Carità e combattiamo col sorriso, dividiamo il mondo in amici e nemici di Cristo ed abbiamo scelto lo stendardo del Sacro Cuore. Amiamo la Verità, non la temiamo e non la nascondiamo. Semmai la gridiamo. Non è conforme all’andazzo del mondo? Scrolliamo le spalle, siamo identitari, perché per noi c’è sempre un sacro me ne frego!” (M. Castagna, 1/05/2018)
di Paolo Becchi
Italiani non esistono? “Temono onda sovranista. Io dico: prima l’Italia”
Fonte: lospecialegiornale
“Gli italiani non esistono e siamo più diversi fra est e ovest che fra nord e sud”. E’ il titolo di un articolo sulla prima pagina del sito online del Corriere della Sera. Un’indagine antropologica che mira a dimostrare come gli italiani in pratica non esistano come nazione. Uno studio che ha insospettito e parecchio il filosofo Paolo Becchi che parla a Lo Speciale. Secondo Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna, che ha creato una banca di campioni di Dna per tracciare la storia genetica degli italiani, non esisterebbe il popolo italiano. Secondo l’antropologo sarebbe in realtà “soltanto un’aggregazione di tipo geografico. Abbiamo identità genetiche differenti, legate a storie e provenienze diverse e non solo a quelle”. Insomma, quale sovranismo, siamo figli delle migrazioni e degli incroci di vari popoli e non abbiamo un Dna tipicamente italiano.
Becchi, dunque gli italiani non esistono? Siamo tornati a Metternich e alla sua idea di “Italia come mera espressione geografica”?
” Io davvero sono senza parole. Ma come si fa? Nel momento in cui in Italia si sta creando un polo sovranista che potrebbe andare al Governo con lo slogan ‘prima gli italiani’ ecco che spuntano scienziati e biologi a dirci che gli italiani non esistono”.
Però lo studio si fonda su basi scientifiche non ideologiche.
“Infatti io non sto mettendo in discussione il valore di questa ricerca, ci mancherebbe altro, mi limito soltanto ad evidenziare il rischio di un’interpretazione ideologica. Mi spiego meglio. Sappiamo benissimo che esistono differenze fra gli italiani, ma questo non significa non essere una nazione. Uno può essere ligure, piemontese, siciliano, calabrese e nel contempo sentirsi italiano. Prima della biologia abbiamo una lingua che ci unisce, abbiamo una storia e delle tradizioni comuni che magari possono essere diverse da regione a regione, ma sono culture e tradizioni italiane. Così come i dialetti che sono forse il simbolo più evidente delle pluralità italiane. Che la nostra Repubblica sia aperta e capace di garantire le differenze lo abbiamo sempre saputo. Da qui a dire che non esistono gli italiani soltanto perché una Regione si è costituita con il dna di popoli diversi rispetto ad un’altra, mi sembra davvero fuori luogo”. 
Quanto è labile il confine fra antropologia e ideologia? Certe analisi scientifiche potrebbero insomma avere a monte un retaggio ideologico e servire proprio a smontare la formazione di altre ideologie considerate politicamente scorrette?
“Mi sembra strano che un simile studio venga alla luce proprio nel momento in cui in Italia si sta formando un’onda sovranista e si sta affermando un concetto di Stato fondato sul principio della difesa della propria identità. Io ci vedo, nell’averlo messo in pagina ora, un’ottica globalista più rivolta a favorire la disgregazione dei popoli dal loro tessuto storico, culturale e sociale, in favore di quella mescolanza di culture tipica dell’ideologia mondialista, che altro. Partendo proprio dal mettere in discussione il concetto stesso di identità nazionale. Del resto se diamo per assodato che non esistono gli italiani, allora dobbiamo anche riconoscere che non esistono nemmeno i tedeschi e gli spagnoli, ma soltanto un uomo astratto, apolitide e senza radici, che può vivere ovunque perché uguale in ogni parte del mondo. Quindi va benissimo che arrivino in Italia migliaia di immigrati africani,  perché nel momento in cui non esistono gli italiani non ha alcun senso difendere i confini”.
Come ci si può difendere a questo punto da questo approccio ideologico?
Il problema sta nel fatto che il sovranismo viene considerato sinonimo di centralismo, o peggio di fascismo, quando invece potrebbe benissimo contemplare al proprio interno un modello federalista orientato a tutelare e salvaguardare le differenze fra regioni italiane. Un federalismo unito però dall’identitarismo, ossia dal concetto di appartenenza ad un’unica patria. Il fatto è che, nel momento in cui il sovranismo sta vincendo, si cerca in tutti i modi di contrastarlo. Quando non si riesce più a batterlo sul piano politico si ricorre alle analisi antropologiche, biologiche e sociologiche delle quali agli italiani non interessa nulla. Il sovranismo del resto è già evidente nel calcio italiano. Quando gioca la Nazionale siamo tutti italiani, difendiamo il Tricolore e cantiamo l’Inno di Mameli da Palermo a Trieste, senza distinguo”.
Per anni si è detto che andavano difese le differenze, mentre oggi queste differenze diventano quasi una colpa, l’arma per dimostrare che l’Unità d’Italia in pratica è stato un evento inutile. Siamo al fallimento del Risorgimento?
“Assolutamente no. Anzi io dico che serve un nuovo Risorgimento e le istanze sovraniste vanno proprio in questa direzione. Il paradosso sta nel fatto che a promuovere queste spinte è un partito come la Lega che è nato proprio nell’ottica di combattere e superare il centralismo statale. Questa è la migliore dimostrazione di come sovranismo e federalismo non siano affatto incompatibili fra loro. Del resto fu proprio Carlo Cattaneo a promuovere l’idea di stato unitario federalista contrapposta all’idea mazziniana di stato unitario centralista. Io credo che oggi si debba ripartire proprio dalle idee di Cattaneo. La vera grande riforma per l’Italia sarebbe proprio in un federalismo sovranista che difenda l’identità nazionale nelle sue molteplici sfumature”. 
*Si tratta di un’intervista e la redazione non aderisce a tutto il pensiero di Becchi pur condividendone molte parti. Sappiamo chi fu Cattaneo e non ci piace. Un esperimento di federalismo sovranista in uno Stato Cattolico? Perché no?

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