L’immigrazione incontrollata e il rischio di una guerra civile in Europa

Segnalazione di Corrispondenza Romana
di Lupo Glori
«La guerra civile sta arrivando in Europa». A scriverlo è il giornalista britannico James Delingpole in un articolo (https://www.breitbart.com/big-government/2018/09/16/delingpole-civil-war-is-coming-to-europe-warns-german-politician/) pubblicato sul portale di news statunitense breitbart.com, in cui l’autore riporta le parole testuali a lui riferite, come si dice in gergo giornalistico, “off-the-record”, da un politico tedesco che ha chiesto di rimanere anonimo.
Delingpole precisa tuttavia come quanto a lui confidato a microfoni spenti dal suo misterioso interlocutore rappresenti in realtà il pensiero di tantissimi cittadini tedeschi, sempre più preoccupati dalla sconsiderata politica di accoglienza della loro cancelliera Angela Merkel, che negli ultimi tempi ha aperto le porte del paese a circa tre milioni di immigrati, la maggior parte dei quali maschi in età da combattimento provenienti da paesi musulmani.
Secondo il giornalista inglese, che ha potuto constatare tutto ciò di persona, avendo recentemente trascorso in Germania due settimane, nelle quali ha potuto osservare e respirare da vicino l’attuale atmosfera tedesca in fatto di immigrazione, vi è una sorta di volontaria, quanto suicida, cecità della maggior parte della popolazione tedesca di fronte all’esistenza di un macroscopico problema di integrazione con gli immigrati musulmani.
Una ostinata e irragionevole riluttanza a guardare in faccia la realtà tedesca in materia di accoglienza ed integrazione dei cosiddetti “migranti”, per la quale nessuno osa ammettere che il “Re è nudo”, se non sommessamente in privato: «Ciò non significa che sia rimasta immune al problema, quasi nessuno osa parlare se non in privato: orde di musulmani, a volte con sistemi di valori completamente diversi, anzi ostili, che non possono o non vogliono integrarsi per ragioni che vanno dalla pigrizia al disprezzo, fino al desiderio jihadista di sottomettere tutto l’Occidente all’Islam».
Tale incerto e benevolo atteggiamento del popolo tedesco nei confronti dell’imponente immigrazione islamica spiega, sempre secondo Delingpole, perché Alternative for Germany (AfD), il principale partito di opposizione alla scellerata politica di importazione musulmana voluta dalla Merkel, continui ad attestarsi, a livello nazionale, su un risicato 16%.
A salvare la Germania (e l’Europa) dalle conseguenze del disastro politico-sociale auto-inflitto dalla Merkel – continua il giornalista britannico – non sarà dunque l’Afd, ma ben altro, secondo quanto prospettato, con tono rassegnato, dal politico tedesco protagonista della sua intervista. Alla domanda del perché la Germania si stia auto infliggendo tale assurdo processo di immigrazione di massa, l’ignoto politico tedesco chiarisce come, oltre alla evidente volontà di fare ammenda delle proprie responsabilità riguardo la Seconda Guerra Mondiale e l’Olocausto, vi siano altre due importanti ragioni.
La prima ragione è economica ed è per lo più sponsorizzata dalla sinistra liberale mainstream ma gode anche del sostegno di una piccola fetta di conservatori. Alla base di tale motivazione vi è una considerazione demografica per la quale la popolazione della Germania, in progressivo ed ineluttabile invecchiamento, necessita di un afflusso di sangue “nuovo”.
Poiché con gli attuali tassi di natalità non è infatti possibile sostituire i tedeschi nativi, diventa necessaria e vitale, per il mantenimento di un’economia forte e competitiva, l’importazione di “lavoratori ospiti”. In altre parole, per far sì che l’economia tedesca regga e conservi il suo ruolo di “locomotiva d’Europa” vi è urgenza di “forze fresche”, poco importa se islamiche e non integrabili con il sistema di valori germanico.
Il secondo motivo, alla base della incontrollata apertura della Germania ai flussi migratori, è invece di carattere anti-nazionalista ed è finalizzato alla realizzazione del “nuovo ordine mondiale”, senza barriere né confini, orchestrato e finanziato a suon di milioni, dal magnate ungherese George Soros e dai suoi fidi gregari infiltrati ad ogni livello di potere: «Incoraggiare l’immigrazione da culture straniere apparentemente ostili, alla fine ci renderà persone migliori. Risolverà il disgustoso problema del privilegio dell’uomo bianco. Incrociando le razze, mischieremo ed abbandoneremo le nostre inutili identità nazionalistiche che, nel passato, hanno portato a tanto sciovinismo e guerre».
Il problema, continua l’anonimo tedesco, è che tali ragioni sono state fatte proprie e ispirano l’azione politica della classe dirigente attualmente al potere: «è che questo, più o meno, è l’attuale pensiero dell’élite liberale globale che domina i nostri governi, i governi locali, le istituzioni civiche, le società, gli studi legali e così via. La maggior parte di loro probabilmente non ha pensato la questione fino in fondo nei termini espliciti delineati sopra (…) È una verità semplice ed osservabile che la maggior parte della nostra classe dirigente – a tutti i livelli, sovranazionale (ONU, UE), nazionale, locale (consigli, polizia senior, ecc.) – ha fatto sua l’idea dell’immigrazione di massa e la formazione di comunità parallele da parte di musulmani non integrati è ormai divenuto qualcosa di inevitabile che non può essere messo in discussione troppo duramente».
Certo è, puntualizza l’anonimo interlocutore, che il pensiero dell’élite al comando non collima con quello reale del popolo, come si è potuto constatare in diverse occasioni: «dal voto sulla Brexit, a quello Donald Trump, fino all’ondata di leader populisti come Matteo Salvini in Italia e Viktor Orban in Ungheria».
Da questo profondo scollamento tra la volontà di una prepotente oligarchia decisa ad imporre ad ogni costo il suo folle ed irrealizzabile progetto di melting pot culturale e il reale desiderio della popolazione restia a vedere calpestata la propria identità e il proprio sistema di valori deriva, secondo l’anonimo politico, il concreto rischio di scivolare gradualmente verso una drammatica situazione di crescente conflittualità sociale.
A sostegno di tale tesi, il politico tedesco sottolinea come, d’altra parte, l’obiettivo di scatenare una guerra civile nel cuore dell’Europa non rappresenti in alcun modo una novità ma faccia anzi parte di una ben nota linea strategica di conquista del continente europeo da parte dell’Islam: «sappiamo, naturalmente, che è stata a lungo una delle missioni dello Stato islamico e di simili organizzazioni terroristiche musulmane – in effetti è l’obiettivo dell’islam politico in generale – di provocare una guerra civile in Europa per costringere i musulmani moderati a prendere una posizione e, in definitiva, per portare tutta l’Europa sotto l’Islam».
 

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