Il premier ungherese interviene davanti alla plenaria di Strasburgo “per difendere l’Ungheria che da mille anni è membro della famiglia europea”

STRASBURGO – Dopo aver anticipato parzialmente il suo discorso con diversi post sul proprio profilo Facebook, il premier ungherese Viktor Orbán ha parlato oggi a Strasburgo al Parlamento europeo nell’audizione sul rapporto Sargentini in cui si deciderà se sanzionare o meno Budapest sulla violazione dello stato di diritto. “Voi vi siete fatti già un’idea su questa relazione, e il mio intervento non vi farà cambiare opinione, ma sono venuto lo stesso. Non condannerete un governo, ma l’Ungheria che da mille anni è membro della famiglia europea. Sono qui per difendere la mia patria”, ha detto il primo ministro ungherese, che ha difeso il proprio operato soprattutto per il largo consenso che il suo governo riscuote in patria. E proprio confortato dal consenso interno, Orban non ha avuto problemi a schierarsi direttamente contro le istituzioni europee: “L’Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario”. Il leader di Fidesz, che a Bruxelles fa parte della famiglia del Partito popolare europeo, ha affermato come le misure sull’immigrazione siano state prese sulla base della volontà espressa dal popolo ungherese: “Siamo noi a difendere le nostre frontiere e solo noi possiamo decidere con chi vivere. Abbiamo fermato centinaia e migliaia di migranti clandestini e abbiamo difeso l’Ungheria e l’Europa. Gli ungheresi hanno deciso che la nostra patria non sarà un paese di immigrazione”.
Gli attacchi sono poi proseguiti: per Orbán, la Ue con la relazione – che “contiene 37 errori” – ha voluto “buttare alle ortiche accordi conclusi da anni”, considerando anche i compromessi accettati da Budapest sul sistema giudiziario ed elettorale. “State dando un colpo grave al dialogo costruttivo. Condannerete l’Ungheria che con il suo lavoro e il suo sangue ha contribuito alla storia della nostra magnifica Europa, che si è sollevata contro l’esercito più importante del mondo, quello sovietico, e che ha pagato un forte scotto per difendere la democrazia”. Il primo ministro ha concluso il suo discorso dicendo che “per la prima volta nella storia dell’Ue volete escludere un popolo dalle decisioni dell’Unione”.
Intervenuta all’inizio della audizione per presentare il proprio rapporto, l’eurodeputata olandese dei Verdi Judith Sargentini ha accusato l’Ungheria di aver silenziato i media indipendenti, messo il guinzaglio alle università, rimpiazzato i giudici indipendenti con altri più amichevoli e deciso quali chiese possono pregare e quali no. Per questo, ha detto Sargentini, “agire è nostro dovere. Siamo tutti guardiani dei trattati e abbiamo il dovere di proteggere il diritto dei cittadini europei a vivere in società” democratiche.
Il leader dei Popolari al Parlamento europeo, Manfred Weber (candidato alla presidenza della Commissione), ha dichiarato che il Ppe “deciderà stasera sul voto di domani, ma voglio dire a tutti che se non ci sarà la disponibilità a risolvere tutti i problemi da parte del governo ungherese, si farà scattare l’articolo 7.1” del Trattato sull’Unione europea, che potrebbe portare alla sospensione del diritto di voto dell’Ungheria nel Consiglio Ue. Citando la legislazione ungherese sulle Ong, Weber ha aggiunto che “va bene chiedere trasparenza alle Ong, ma non possiamo essere d’accordo su un clima in cui le Ong che criticano il governo hanno dei problemi a lavorare”.
Guy Verhofstadt dei conservatori ha invitato i membri del Ppe a “seguire la propria coscienza. Siamo di fronte ad una battaglia per la sopravvivenza del progetto europeo: Orbán e Salvini vogliono distruggere la nostra Unione. Per amore europeo abbiamo bisogno di fermarlo. Allo stato attuale, sarebbe impossibile oggi per l’Ungheria aderire alla Ue”.
Non sono però mancati messaggi di solidarietà al premier ungherese. Nigel Farage ha invitato Orbán ad unirsi al gruppo della Brexit, aggiungendo che “per fortuna c’è un europeo disposto a difendere il suo popolo, la sua nazione, la sua tradizione di fronte a questo bullismo”. Fuori dalle aule del parlamento, invece, Marine Le Pen ha difeso con un tweet il primo ministro ungherese: “Di fronte ai ‘professori’ del Parlamento europeo che calpestano la democrazia sostenendo di difenderla, #Orban è rimasto irremovibile: ‘non cederemo al ricatto della pro-immigrazione, l’Ungheria difenderà le sue frontiere e fermerà l’immigrazione clandestina’. Bravo!”.
Solidarietà è arrivata anche dall’Italia. Matteo Salvini ha infatti dichiarato che domani la Lega voterà a favore dell’amico Orbán, perchè “la Lega difenderà sempre il valore supremo della libertà. Il governo e il popolo ungherese vogliono più lavoro e per questo l’Europa li processa? Una follia”.
Fonte: https://www.repubblica.it/esteri/2018/09/11/news/orba_n_all_europarlamento_non_accettiamo_minacce_e_ricatti_non_saremo_patria_di_immigrazione_-206169302/