Segnalazione del Centro Studi Federici
Segnaliamo gli appunti di viaggio in Siria di un collaboratore del blog oraprosiria.
Deo gratias, Siria
Nella regione montuosa a nord di Damasco, gli amici ci conducono a visitare luoghi cristiani sereni, lindi, preservati dalla guerra come la deliziosa Maarat; o Deir Mar Elias, con la vertiginosa scalinata che conduce alla antica grotta che ospitava il profeta Elia nel suo ritiro nel deserto, dove è quasi percepibile la sua presenza immersa nel dialogo con il Signore, nell’immenso silenzio dell’infinito che si stende tutto attorno; il monastero della Madonna di Saydnaya, che ha resistito grazie allo strutturarsi di gruppi di autodifesa che più volte hanno respinto l’infiltrarsi nelle milizie islamiste; e la grandiosa statua di Gesù benedicente, donata dai Russi, dall’alto di Deir Cherubim che spazia sull’orizzonte intero, ancora oggi meta di pellegrini a cui ci uniamo con un certo stupore. Le tracce del Cristianesimo in Siria sono tutt’altro che scomparse!
Tutta diversa è l’atmosfera che si respira a Sadad, cittadina del Qalamoun dove nell’ottobre del 2013 si consumò il più terribile massacro di cristiani: dopo sette giorni di invasione delle orde di ESL (Esercito Siriano Libero) e formazioni ormai confuse nella galassia di quelli che ancora in Occidente definiscono “ribelli moderati”, si ritrovarono nei campi, nelle case, nei pozzi, 45 corpi di civili torturati e uccisi nei modi più orribili e le chiese devastate e orribilmente insozzate.
Sulla strada semideserta , tra case ancora costellate di fori di proiettili, ci viene incontro il prete siro-ortodosso abouna Michail (scismatico, ndr). Ci illustra gli affreschi di stile siriaco sparsi su tutte le pareti della chiesa di San Giorgio e della cappella dei santi martiri Sergio e Bacco, e con orgoglio ci ricorda che Sadad, da sempre abitata unicamente da cristiani, è menzionata ben due volte nell’Antico Testamento, nel libro dei Numeri (34,8) e Ezechiele (47,16). Racconta gli eventi di quei giorni orribili in cui gli abitanti all’arrivo delle bande jihadiste si dettero alla fuga senza poter prendere nulla con sé, ma più di 1500 famiglie che non erano riuscite a scappare furono tenute in ostaggio senza elettricità, acqua nè comunicazioni; ogni casa fu derubata ed ogni proprietà vandalizzata, le scuole e l’ospedale demoliti, manufatti antichi, Bibbie storiche e preziosi documenti distrutti. Egli stesso fu minacciato di essere sgozzato e ne uscì solamente perchè tenne testa con fermezza alle provocazioni.
Per la riconquista di Sadad morirono molti soldati dell’Esercito siriano e da allora la città è difesa dai cittadini stessi che si sono offerti volontari per unirsi alle ‘Forze di Difesa Nazionale’ , gruppi di autodifesa a guida civile che ricevono le armi dalle Forze Armate. Quando il sacerdote (scismatico) riuscì a rientrare nella cappella di Sergio e Bacco, che era stata usata dai terroristi come dormitorio, trovò il pavimento cosparso da chili di droga e di alcool (musulmani?) e le pareti coperte di scritte ingiuriose in arabo. Per fortuna gli affreschi (del 1700) erano situati in alto e non furono insozzati: questo fu già un fatto miracoloso, perchè gli affreschi non sono dipinti con colori ma con materiali completamente naturali come pollini ed essenze di piante e fiori; inoltre sono pieni di riferimenti simbolici comprensibili solo in contesto siriaco aramaico. (…)
Scende la sera, li abbracciamo uno ad uno mentre una domanda ci trafigge: “Ma come avete fatto a non capire? Questi non portavano ‘democrazia e libertà’, ma odio e sradicamento della nostra presenza dal nostro Oriente, che svuotato dalla matrice originaria cristiana sarà terra di conflitti e caos permanenti”.