Rieducazione comunista in salsa bolognese

Risultati immagini per musulmani a culo in suSegnalazione del Centro Studi Federici

Polizia Municipale a ‘scuola’ di antirazzismo. Seminari sul tema della società multiculturale con docenti musulmani e sinti
 
Un corso di formazione antirazzista per i vigili urbani di Bologna. E’ l’incarico affidato dal Comune all’associazione Eos, che per un anno si occuperà di laboratori e seminari per dirigenti e funzionari della Polizia municipale, sul tema delle differenze e della società multiculturale. Tra i docenti anche il presidente dell’Ucoii e della Comunità islamica bolognese, Yassine Lafram, e il numero uno dell’associazione sinti italiani di Bologna, Luigi Chiesi, insieme a Marina Pirazzi, fondatrice di Eos. Il progetto costerà poco meno di 5.000 euro. 
 
Nel Piano locale contro le discriminazioni, il Comune di Bologna aveva previsto “specifiche attività di formazione rivolte al personale sul tema delle differenze e della società multiculturale” quindi “sviluppare un progetto di formazione rivolto al personale di Polizia municipale, riguardante l’organizzazione dei servizi di polizia locale all’interno di una società transculturale”.

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Bologna, nove anni di attentati “rossi” senza colpevoli

Bologna, nove anni di attentati “rossi” senza colpevolidi Massimiliano Mazzanti
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo.
Caro direttore, come spesso, anzi, come sempre, a Bologna non è successo niente, quando si dovrebbe far giustizia di episodi gravissimi di violenza politica o di vero e proprio terrorismo di matrice “rossa”. Nella città in cui alle organizzazioni di destra vengono negate sale legittimamente richieste o in cui si grida allo scandalo per uno striscione appeso qua o là, le centrali della violenza comunista possono continuare ad agire impunemente. Ieri, sono stati prosciolti tutti gli “anarchici” inquisiti per gli attentati incendiari compiuti tra il 2010 e il 2011 e che colpirono ristoranti ed enti di varia natura. Attentati tutti uguali nelle modalità, alcuni anche sfacciatmente rivendicati sui siti della “sinistra antagonista”. Sei anni di indagini – l’inchiesta condotta da Enrico Cieri e Antonella Scandellari, due dei pm che conducono l’accusa contro Gilberto Cavallini, era stata chiusa l’anno scorso – letteralmente buttati nel cestino, se non peggio, visto che il gup Antonio Ziroldi non ha ritenuto nemmeno di mandare a processo gli indagati. Appunto: come se nulla fosse successo. Oppure, come se nulla fosse stato effettivamente verificato, nei 10 faldoni di cui si componeva il lavoro degli inquirenti. Una montagna di carta inutile, evidentemente. Continua a leggere

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