Non si torna indietro? Cara Cirinnà, ecco i numeri dei miti di progresso

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“Sui diritti non si può tornare indietro”. Con queste parole ha fatto il suo nuovo esordio mediatico l’icona della legge delle unioni civili, Monica Cirinnà.
Ovviamente il riferimento polemico è tutto rivolto al ministro della Famiglia Fontana, reo di aver riportato ordine concettuale e culturale ad un tema troppo spesso oggetto di propaganda e manipolazione ideologica, soprattutto da parte dei laicisti.
Il messaggio è chiaro: questo governo gialloverde mette le lancette della storia indietro, e ferma le conquiste civili dei governi Renzi e Gentiloni (“votati” dal popolo no?).
Cosa ha detto di tanto negativo il neo-ministro Fontana? Che le famiglie arcobaleno non esistono e che la famiglia è una, quella naturale, prevista alla Costituzione (articolo 29). E che l’Italia per ripartire, deve abbattere la denatalità e puntare sulla vita, considerando l’aborto una piaga. E la Cirinnà, non a caso, in occasione del discorso del premier Conte si è presentata in Aula con una maglietta inneggiante alle famiglie gay. Tanto per scaldare gli animi e vellicare le fibrillazioni della nuova maggioranza che vede sull’argomento leghisti e grillini appartenere a sponde opposte (almeno sulla carta). Continua a leggere

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Si insedia il "governo del cambiamento" alla prova dei fatti


di Matteo Castagna
Si insedia il governo Lega-Movimento 5 Stelle. Molti non ci speravano più. Anzi, dopo la remissione del mandato da parte di Giuseppe Conte e la salita al Colle di Cottarelli, i più vedevano all’orizzonte l’ennesimo governo tecnico. Forse alcuni avevano già iniziato a consigliare ai due leader l’assai più comodo e meno responsabilizzante ruolo di tribuni della plebe.
Invece qualcosa è cambiato, proprio in quella fase. A dimostrazione, se ce ne fosse ancora bisogno, che nella politica della cosiddetta “Terza Repubblica” sono saltati tutti gli schemi, oltre ai consolidati rapporti e prassi istituzionali. Ieri il Prof. Avv. Giuseppe Conte è tornato al Quirinale con la squadra dei Ministri e c’è stato il giuramento. La prossima settimana ci sarà l’ultimo passaggio della fiducia parlamentare, che non riserva particolari preoccupazioni e sarà maggiore alla Camera e più ristretta al Senato.
Cos’è cambiato nell’arco di una settimana? C’è stato un compromesso con l’Europa per poter governare. Abbiamo toccato con mano che chi prova a formare un esecutivo, con tanto di premier, programma e maggioranza riceve il “niet” dell’ Ue tramite le figure istituzionali di garanzia, se non rassicura i mercati, ovvero l’asse Parigi-Berlino che comanda a Bruxelles attraverso le sue banche, le sue lobby e le sue agenzie di rating. Salvini, ma non solo, ha, quindi,  concluso che siamo un Paese “a sovranità limitata”. E’ oggettivo. Se non trovi almeno un metodo di convivenza, anche da divorziati in casa, con loro, vai a casa. Tutto il resto è sterile propaganda da rosiconi. Quanto accaduto ne è la prova evidente, anche per coloro che, eventualmente, avessero voluto non vedere. Il nuovo governo ha rassicurato in merito alla permanenza nell’Eurozona, in cambio di una politica sovranista in tema di immigrazione e fisco. Già ieri, però, autorevoli esponenti del governo hanno detto che l’Italia farà anche quelle cose che qualcuno nell’ Ue potrebbe non gradire. Sarà vero? Parleranno i fatti e su quelli giudicheremo, perché un conto è la diplomazia, un conto è la realtà. Un conto sono le frasi di circostanza, un conto sono le politiche effettive. Continua a leggere

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Lombardia: Fontana sceglie "No al Gay pride, sì al Family day"

Niente patrocinio al Gay Pride, è una manifestazione divisiva e pertanto non va sostenuta».
Il governatore Attilio Fontana non intende concedere il logo regionale alla sfilata arcobaleno in programma il 30 giugno a Milano, lo ha confermato in un’intervista pubblicata ieri dal sito Lettera43.
É la linea che ha seguito peraltro anche a Varese, dove è stato sindaco per due mandati. «Io sono eterosessuale, ma non è che faccio una manifestazione per accreditare la mia eterosessualità. Le scelte in questo campo devono rimanere personali, sbandierarle è sbagliato. Il Gay Pride è divisiva e quando le manifestazioni sono divisive non sono mai da sostenere». Intende invece confermare la scelta dell’ex presidente Roberto Maroni che alla vigilia del corteo contro la legge sulle unioni civili (il ddl Cirinnà) nel 2016 illuminò il Pirellone con la scritta «Family Day». Continua a leggere

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