Un detenuto su tre è straniero: ci costano 75 milioni di euro l'anno
La denuncia dei parlamentari di Fratelli d’Italia: “Rimpatriamoli: scontino le pene nei loro Paesi”
di Giuseppe De Lorenzo
Non è solo questione di sovraffollamento. Ma anche di costi. Ed è per questo che i deputati umbri di Fratelli d’Italia, Franco Zaffini e Emanuele Prisco, chiedono che i criminali stranieri detenuti nelle carceri nostrane vengano “rimpatriati”.
Tra Terni, Perugia, Orvieto e Spoleto, infatti, dietro le sbarre albergano 1.369 condannati a vario titolo. I posti ufficialmente disponibili sarebbero 1.331, quindi c’è un po’ di sovraffollamento. Il fatto è che dei 1.369 delinquenti in cella, il 38% non è italiano. Si tratta di 518 stranieri che, teoricamente – dicono i deputati di FdI – potrebbero pagare il loro debito con la giustizia altrove. Magari a casa loro.
“I due quinti dei reclusi presenti negli istituti penitenziari della nostra regione – spiegano i deputati in una nota – vengono dall’estero: più precisamente ci sono 249 stranieri a Capanne, 121 a Vocabolo Sabbione, 91 a Maiano e 57 nell’Icat di Orvieto”. Non che nel resto d’Italia il ritornello cambi. Nel territorio nazionale su 58.759 detenuti presenti negli istituti penitenziari (dati al 30 giugno), ben 19.868 sono immigrati.
La domanda è semplice: “Quanto ci costano?”, si chiedono Prisco e Zaffini. Fare il conto non è semplicissimo. Ma per i deputati “il costo medio giornaliero di un detenuto – dicono – supera i 300 euro. Insieme al vitto e all’alloggio ci sono da sostenere le spese per il mantenimento delle prigioni, gli stipendi degli agenti penitenziari, la manutenzione dei mezzi sempre più obsoleti utilizzati per le scorte e le traduzioni, quindi le spese sanitarie (farmaci, visite specialistiche e scorte di metadone), alle quali si aggiungono figure professionali come, tra gli altri, educatori e psicologi”.
In totale, solo per l’Umbria, farebbero oltre 155 mila euro al giorno, ovvero 4,6 milioni al mese e 56 milioni di euro ogni anno. Il ministero della Giustizia per l’amministrazione penitenziaria nel 2018 prevede di spendere 2,7 miliardi di euro. Dentro questa cifra ci sono i costi per le strutture, per i detenuti e per il personale (oltre che altre voci di spesa minori). I deputati umbri hanno tenuto conto di ogni singola voce di spesa. Ma trasportando il tutto a livello nazionale, e facendo i calcoli solo su vitto, asili nido, trasporto e altri costi diretti, l’Italia spende in totale oltre 223 milioni di euro. Ovvero 3.802 euro all’anno per ogni recluso. Dunque i criminali immigrati pesano sul bilancio dello Stato per oltre 75 milioni di euro. Un salasso.
“Una spesa altissima e insostenibile considerato il bilancio dell’Italia – scrivono nella nota Prisco e Zaffini -. Risparmiamo per investire risorse nelle dotazioni della polizia penitenziaria e nella sicurezza”. La soluzione sarebbe teoricamente semplice: far scontare ai detenuti stranieri le pene nei Paesi di provenienza. Ma c’è un problema: “Vanno rivisti e incrementati gli accordi bilaterali per trasferire immediatamente gli stranieri condannati anche quando non viene prestato il consenso”.
Chissà se il ministro dell’Interno Salvini provvederà in tal senso, visto che ad oggi “il numero di reclusi effettivamente rimpatriato è ben inferiore rispetto al numero dei provvedimenti di espulsione deliberati”. Basta un ricorso al tribunale di sorveglianza e la legge è facilmente aggirata. Tanto paga Pantalone.
“I due quinti dei reclusi presenti negli istituti penitenziari della nostra regione – spiegano i deputati in una nota – vengono dall’estero: più precisamente ci sono 249 stranieri a Capanne, 121 a Vocabolo Sabbione, 91 a Maiano e 57 nell’Icat di Orvieto”. Non che nel resto d’Italia il ritornello cambi. Nel territorio nazionale su 58.759 detenuti presenti negli istituti penitenziari (dati al 30 giugno), ben 19.868 sono immigrati.
La domanda è semplice: “Quanto ci costano?”, si chiedono Prisco e Zaffini. Fare il conto non è semplicissimo. Ma per i deputati “il costo medio giornaliero di un detenuto – dicono – supera i 300 euro. Insieme al vitto e all’alloggio ci sono da sostenere le spese per il mantenimento delle prigioni, gli stipendi degli agenti penitenziari, la manutenzione dei mezzi sempre più obsoleti utilizzati per le scorte e le traduzioni, quindi le spese sanitarie (farmaci, visite specialistiche e scorte di metadone), alle quali si aggiungono figure professionali come, tra gli altri, educatori e psicologi”.
In totale, solo per l’Umbria, farebbero oltre 155 mila euro al giorno, ovvero 4,6 milioni al mese e 56 milioni di euro ogni anno. Il ministero della Giustizia per l’amministrazione penitenziaria nel 2018 prevede di spendere 2,7 miliardi di euro. Dentro questa cifra ci sono i costi per le strutture, per i detenuti e per il personale (oltre che altre voci di spesa minori). I deputati umbri hanno tenuto conto di ogni singola voce di spesa. Ma trasportando il tutto a livello nazionale, e facendo i calcoli solo su vitto, asili nido, trasporto e altri costi diretti, l’Italia spende in totale oltre 223 milioni di euro. Ovvero 3.802 euro all’anno per ogni recluso. Dunque i criminali immigrati pesano sul bilancio dello Stato per oltre 75 milioni di euro. Un salasso.
“Una spesa altissima e insostenibile considerato il bilancio dell’Italia – scrivono nella nota Prisco e Zaffini -. Risparmiamo per investire risorse nelle dotazioni della polizia penitenziaria e nella sicurezza”. La soluzione sarebbe teoricamente semplice: far scontare ai detenuti stranieri le pene nei Paesi di provenienza. Ma c’è un problema: “Vanno rivisti e incrementati gli accordi bilaterali per trasferire immediatamente gli stranieri condannati anche quando non viene prestato il consenso”.
Chissà se il ministro dell’Interno Salvini provvederà in tal senso, visto che ad oggi “il numero di reclusi effettivamente rimpatriato è ben inferiore rispetto al numero dei provvedimenti di espulsione deliberati”. Basta un ricorso al tribunale di sorveglianza e la legge è facilmente aggirata. Tanto paga Pantalone.