Quel Marx razzista e antisemita che non ti aspetti
Comunismo e Antirazzismo: se non ormai sinonimi, sono comunque due termini che ultimamente vanno convenientemente a braccetto. Ma quanto i kompagni conoscono davvero le proprie radici culturali? Ad ascoltare i discorsi che si fanno in giro o leggendo qualche tweet isterico, direi non molto. Anzi, direi proprio per nulla.
Con l’articolo di oggi ci allontaneremo per un attimo dalla sfera della filosofia e del pensiero della destra per immergerci nello strano mondo comunista, fiorito fuori e genocida dentro, andando alla scoperta di quelle affermazioni di Marx ed Engels che farebbero tremare anche il più incallito degli xenofobi. La speranza è che qualcuno si possa finalmente ricredere sulla genuinità del comunismo e sulla bontà incondizionata dei suoi “valori”, capendo quanto è falso l’accostamento comunismo-antirazzismo.
Per comprendere quanto seguirà bisogna mettere una premessa fondamentale: per Marx, il comunismo si sarebbe potuto affermare sono una volta che il capitalismo avesse raggiunto il suo apice, con il collasso di quest’ultimo sotto il suo stesso peso. Il primo tipo di razzismo si mostra quindi verso tutti quei popoli definiti “controrivoluzionari”, ovvero popoli che per cultura o arretratezza tecnologica ancora erano legati a modelli pseudo-feudali, non permettendo così al capitalismo di diffondersi e quindi, di conseguenza, allontanando la possibilità di realizzazione della distopia comunista.