Come in Fahrenheit 451: al rogo i libri "non conformi"

 di Mario Bozzi Sentieri
Fonte: Mario Bozzi Sentieri
Fahrenheit 451 è un romanzo di fantascienza del 1953, scritto da Ray Bradbury. Ambientato in un imprecisato futuro,  vi si descrive una società “distopica” (un luogo del tutto spiacevole e indesiderabile)  in cui leggere o possedere libri è considerato un reato, per contrastare il quale è stato istituito un apposito corpo di vigili del fuocoimpegnato a bruciare ogni tipo di volume.
Il ricordo diFahrenheit 451,in particolare dell’omonimo film del 1966, per la regia diFrançois Truffaut, ci è tornato  alla memoria in occasione della polemica nei confronti della partecipazione della Casa Editrice Altaforte al Salone del Libro di Torino, polemica scatenata  al gridoMai gomito a gomito con i neofascisti”.
Il romanzo di Bradbury affronta il tema delicato della gestione delle informazioni e del controllo della società e – sotto questo particolare aspetto – tratta lo stesso tema dell’altrettanto famoso romanzo di Aldous Huxley Il mondo nuovo, pubblicato nel 1932. In entrambi i romanzi l’attenzione delle persone verso l’operato del governo è annichilita dall’imposizione di un consumo di massa, dove il fine ultimo è l’apparenza, il protagonismo e l’appagamento consumista. Continua a leggere

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Fenomenologia dell'anti radical chic

di Mario Bozzi Sentieri 
Fonte: Mario Bozzi Sentieri
Del  radicalismo chic conosciamo moltissimo e non solo per il sempre verde libro che è alla base di questa efficace definizione (“Lo chic radicale” di Tom Wolfe), sintesi dell’innamoramento dei Mondani  (ricchi borghesi) per i propri Nemici (Pantere Nere, attivisti sindacali, terzomondisti, eccetera). Frutto dell’età dell’inconsistenza e della banalità – per usare l’immagine di Christopher Lasch (“La cultura del narcisismo”)  – i radical chic hanno finito per scaldarsi alla luce dei propri idoli, venendone assimilati. “L’élite c’est moi”: Bernard-Henri Lévy si incarna sulla copertina del rotocalco patinato, mentre la vulgata radical chic impazza sui mass media, nei salotti televisivi, sulle prime pagine dei quotidiani, segno di rassicurante conformismo e di quieto vivere.
Ma gli altri ? Dei no-radical chic che cosa se ne sa ? Brutti, sporchi e cattivi – secondo la vulgata corrente. Ovviamente incolti, intolleranti, timorosi delle differenze …  In realtà – a ben guardare – i no-radical chic incarnano un’idea, certamente “altra”, ma complessa del mondo, con cui la cultura dominante (ed i mezzi d’informazione ad essa assimilata) prima o poi dovranno iniziare a fare i conti.
I no-radical chic rifiutano il quieto conformismo e l’omologazione corrente. Delle vecchie ideologie non sanno che cosa farsene, usando come metro il buon senso popolare, quella  capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza la realtà, comprendendone  le necessità pratiche, di cui si era – per decenni – perso traccia. I no-radical chic sono orgogliosi della propria individualità, ma ripudiano l’individualismo borghese, neo ideologia di un uomo e di una donna “liberati” dai legami tradizionali (familiari, comunitari, nazionali, religiosi) e sempre più prigionieri delle frustrazioni/depressioni contemporanee. Continua a leggere

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La sfida sociale ha bisogno di "pensieri lunghi"

di Mario Bozzi Sentieri
La sfida sociale ha bisogno di "pensieri lunghi"
Fonte: Mario Bozzi Sentieri
C’è bisogno di pensieri lunghi. A destra e a sinistra. Pensieri lunghi sui quali innervare i processi di cambiamento, politici e sociali. Pensieri lunghi che siano l’esatto contrario delle vecchie visioni ideologiche, dei rigidi (ed irrealistici) “manifesti” di stampo ottocentesco. C’è  bisogno soprattutto di rinnovati strumenti rappresentativi, in grado di dare voce alle istanze concrete della società, proiettandole su scenari più ampi. In questo ambito tutto da ripensare è il ruolo dei sindacati. E’ tema di questi giorni. Ed è un tema cruciale che non permette ambiguità.
Quando il Ministro per lo Sviluppo Economico e del Lavoro, Luigi Di Maio, pone la questione  della rappresentanza sindacale, con l’idea di “stimolare un processo di aggiornamento”, che cosa intende ? Vuole continuare a perseguire i percorsi di delegittimazione del mondo sindacale, portati avanti, negli ultimi anni dalla sinistra di governo, o  ipotizza altre ipotesi di lavoro ?  Intende assecondare le vecchie logiche conflittuali o guarda a più organiche soluzioni partecipative ?
In attesa di capire gli orientamenti del Ministro e più in generale dell’attuale esecutivo non ci sembra banale rilanciare il tema della cogestione, nel suo più ampio e compiuto significato. Continua a leggere

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Metapolitica di un governo nascente

L’OPINIONE
di Mario Bozzi Sentieri
Metapolitica di un governo nascente
Fonte: Mario Bozzi Sentieri
Di che è “figlio” il costituendo governo giallo-verde ? Certamente del consenso elettorale, raccolto dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega, oggi rappresentativi della maggioranza del popolo italiano,  perfino al di là dei meri numeri parlamentari. Il solo dato politico però non basta.
Ci sono  anche dei  fattori metapolitici, che vengono  a segnare la nascente esperienza di governo e ne rimarcano, ben oltre i programmi, i tratti  distintivi.  Essi rappresentano  la sintesi di visioni e tendenze ormai sedimentatesi a livello d’opinione pubblica, visioni e tendenze con cui tutti dovranno finalmente  iniziare a fare i conti, evitando le facili schematizzazioni e le tesi preconcette.
C’è intanto l’onda lunga dell’antipolitica, dispensata, in questi anni a piene mani, attraverso la cultura dell’anticasta e le semplificazioni televisive: quella  delle denunce sui finanziamenti pubblici quadruplicati nello spazio di pochi anni, sui “rimborsi elettorali” gonfiati, sui privilegi dei parlamentari, sulle spese di rappresentanza senza controllo, sulla corruzione, sulle dinastie politiche. Continua a leggere

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