Attenti a Guaidò, primi attivisti Lgbt eletti nelle sue fila. E non solo
Come tutti ormai sappiamo, questi sono giorni anzi settimane particolarmente critiche per il Venezuela, Paese teatro di una aspra contesa che lo vede, di fatto, comandato contemporaneamente da due presidenti in aperto contrasto fra di loro. Da una parte, abbiamo Nicolas Maduro, il presidente formalmente in carica che denuncia un tentativo di colpo di Stato nei suoi confronti, mentre, dall’altra, c’è il giovane Juan Guaidó, il presidente dell’Assemblea Nazionale, il parlamento, in pratica, il quale rivendica il diritto costituzionale di svolgere le funzioni di presidente ad interim, fino a convocazione delle prossime libere elezioni.
Ora, è evidente l’impossibilità di simpatizzare per il comunista Maduro, il quale anche nei giorni scorsi si è reso autore di un attacco violentissimo ai Vescovi del Paese, a suo dire responsabili del reato di «odio», questo perché hanno osato denunciare con le loro omelie la corruzione dilagante. Un’accusa alla quale la locale Conferenza episcopale ha reagito avvertendo che si tratta di un attacco a tutta la Chiesa. Emblematiche, in tal senso, le parole del vescovo di San Filippo, monsignor Victor Hugo Basabe, il quale ha rimproverato quanti continuano a non capire come «la causa fondamentale dei mali del Venezuela sia la persistenza di un modello economico, politico e sociale che nega Dio e quindi la dignità umana».
Parole, quelle di mons. Basabe, dalle quali è oggettivamente difficile dissociarsi. Il punto, in tutta questa vicenda, è però che neppure Juan Guaidó pare essere quel leader di specchiata virtù che – a fronte di nuove basilari libertà che potrebbe garantire, ora assenti nel Paese tiranneggiato da Maduro – potrebbe garantire vero benessere per il Venezuela. Continua a leggere