La mossa dei magistrati può trasformarsi in assist per Salvini

del Prof. Paolo Becchi
Chi decide la politica dell’immigrazione in Italia? Il governo o la magistratura? La domanda, viste le vicende degli ultimi giorni, non è retorica, né peregrina. La procura di Agrigento ha, anche per la Sea Watch, agito di nuovo forzando la mano, disponendo il sequestro della nave allo scopo di farne scendere i migranti e rendere così vane le disposizioni del Ministro dell’interno che voleva impedire l’ennesimo sbarco. Il tutto palesemente per dimostrare ai cittadini l’impotenza di un Ministro. Che questo ministro sia Salvini, che le sue politiche possano piacere o non piacere, che alcune delle leggi approvate o in via di approvazione da parte del suo governo possano presentare rischi di incostituzionalità, non dovrebbe, a rigore, contare politicamente proprio nulla. Il punto è un altro.
È che dovremmo chiederci – indipendentemente dalle diverse opinioni politiche su Salvini – se la Magistratura in questo Paese possa continuare a fare ciò che fa da almeno venticinque anni: vale a dire, servirsi dei propri poteri – di natura giudiziaria – per scopi chiaramente politici. Continua a leggere

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Privato della sua dignità, trattato come un delinquente per aver divulgato notizie scomode al potere. Così Assange passa da una cella all’altra

di Paolo Becchi su Libero, 12/04/2019


L’arresto di Assange è solo la prosecuzione della lenta distruzione fisica e psichica di un uomo colpevole solo di aver fatto il suo lavoro: quello del giornalista, del reporter che scopre notizie vere ma inquietanti che nessuno avrebbe mai rivelato e le ha rese pubbliche. Stiamo parlando dei 400mila file divulgati da Wikileaks che proverebbero crimini di guerra in territorio iracheno da parte della coalizione militare a guida statunitense e delle mail compromettenti di Hillary Clinton.
Non vogliamo qui ricostruire la sua intera vicenda, le accuse infamanti di violenza sessuale fatte dagli svedesi – accuse false e non a caso in seguito ritirate – e poi l’accusa sicuramente più pesante, quella di aver rivelato notizie compromettenti per gli Stati Uniti. Assange godeva del diritto d’asilo nell’ambasciata ecuadoriana a Londra grazie all’intervento dell’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa. Per diversi anni è vissuto come un recluso, libero per modo di dire, ma se non altro riusciva ancora a comunicare con l’esterno, almeno finché i funzionari ecuadoriani, con un pretesto e sotto forte pressione statunitense, non hanno interrotto il suo accesso a internet e vietato ogni visita.
Il cambiamento del presidente in Ecuador ha rappresentato per lui il colpo di grazia. Continua a leggere

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Manifesto sovranista

Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del sovranismo.
Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una caccia spietata contro questo spettro: Bergoglio e Draghi, Macron e Merkel, radical chic socialisti e falsi popolari. Per la prima volta, le prossime elezioni europee vedranno la contrapposizione tra i difensori di questa vecchia Europa e le forze politiche sovraniste che stanno avanzando in tutti i Paesi e che lottano per una nuova Europa. Il sovranismo è ormai riconosciuto come potenza dalle potenze europee. È pertanto giunto il tempo che i sovranisti espongano apertamente il loro modo di vedere e i loro scopi e che alla fiaba dello spettro contrappongano un Manifesto sovranista.
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Chiarire, allora, che cosa è il “sovranismo”, che cosa oggi rappresenti, è un compito essenziale, se si vuole evitare di incorrere negli errori che la propaganda globalista contro di esso cerca di alimentare.
Il sovranismo vuole recuperare margini di sovranità nei confronti di una Unione europea, che è diventata un “comitato d’affari” delle lobbies economiche e finanziarie mondiali, ma recuperarli non semplicemente per riaffermare i diritti degli Stati-nazione, bensì per promuovere, finalmente, i diritti dei popoli europei. Continua a leggere

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Le 4 balle che ci raccontano sulla crisi dell’economia italiana

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi su Libero, 03/04/2019


Ci sono una serie di balle che continuano a circolare su un giornalone di cui non vogliamo fare il nome, perché non è certo nostra intenzione fargli pubblicità. Con tanto di grafici vorremmo smontare tutte queste balle una vota per tutte.
1 balla. Il primo, e forse il più micidiale di questi luoghi comuni riguarda la nostra moneta unica. Il M5Stelle e la Lega hanno vinto le elezioni con una piattaforma “no euro”. La realtà delle cose e il buon senso degli italiani, primo fra tutti il presidente della Repubblica, si sono poi fatti carico di smorzare i loro entusiasmi isolazionisti. Ma questo governo continua a comportarsi come se l’euro fosse una gabbia dalla quale non si può liberare.
Trascuriamo le cosiderazioni politiche. Sono irrilevanti. Ognuno è libero di scrivere le cazzate che vuole. Passiamo però ai fatti. Continua a leggere

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Euro: chi sono gli italiani che si sono arricchiti con l’austerity

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi
Fonte: Paolo Becchi

Negli ultimi dieci anni il Pil dell’ Italia è aumentato di 100 miliardi. Poco, molto poco, parliamo del Pil “nominale”, vale a dire del valore in euro del prodotto annuale, che include anche l’ effetto dell’ inflazione. La ricchezza finanziaria (soldi, conti, titoli, polizze) è invece aumentata di 1,100 miliardi, dieci volte tanto. Prima dell’ introduzione dell’ euro, grazie anche all’ inflazione, il Pil nominale spesso aumentava anche del 7 o 8% l’ anno e persino nei primi anni dell’ euro cresceva del 4 o 5% l’ anno.

Questo ovviamente faceva sì che tutto il debito fosse più sostenibile, che pure i prezzi degli immobili salissero, che ci fossero pochi crediti “marci” in banca. Dal 2008 invece ci sono stati quattro anni in cui il Pil (inclusivo dell’ inflazione) è calato e dopo dieci anni è salito appena da 1,630 a 1,730 miliardi.

La ricchezza in euro in banca invece, dopo esser scesa inizialmente sui 3,200 intorno al 2009 è tornata ad aumentare di 1,100 miliardi, e ora è di 4,300 miliardi. Questo perché i valori dei titoli sono aumentati sui mercati grazie alle politiche della Bce e perché gli italiani hanno risparmiato molto di più.

Gli italiani hanno una ricchezza netta (al netto dei debiti) pro capite tra le più alte al mondo, maggiore dei tedeschi e degli inglesi e leggermente superiore anche a quella dei francesi. Questo dato della ricchezza finanziaria mostra una cosa: non è vero che tutto è andato male in questi anni, una parte della popolazione, quella più benestante e anziana non ha sofferto troppo. Se parliamo della ricchezza immobiliare invece sì, in Italia i valori degli immobili sono scesi e non si sono più ripresi. Continua a leggere

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Ora Salvini può vincere le Politiche

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 12/02/2019
L’affermazione della Lega in Abruzzo come primo partito della coalizione di centrodestra era data per scontata, ma solo Paolo Becchi, sulle colonne di questo giornale, aveva intuito che la Lega da sola sarebbe diventata il primo partito delle Regione superando il Movimento 5 stelle. Il valore politico di queste regionali è pertanto nazionale.
Non è rilevante la semplice consacrazione di Salvini come leader indiscusso della coalizione di centrodestra. Il dato saliente è un altro: se in Abruzzo la Lega sfiora da sola il 30%, a livello nazionale non può non avere almeno il 38-40%. Quella soglia che grazie ai meccanismi della legge elettorale, il Rosatellum, consente di vincere le elezioni politiche.
E qui si aprono scenari molto concreti. Berlusconi se in una terra amica come l’Abruzzo non raggiunge, come pare, le due cifre e si ferma sotto il 10% è destinato ad estinguersi con il suo partito o comunque diventa irrilevante per il nuovo progetto politico di Salvini. Berlusconi non può nemmeno dire di aver fatto vincere un suo candidato in Abruzzo, perché il Presidente vincente è di Fratelli d’Italia. Forza Italia, a parte la Liguria con un Toti peraltro molto vicino alla Lega, non controlla più nessuna Regione. Tutto è cambiato anche rispetto alle elezioni regionali in Molise e in Friuli di dieci mesi fa, dove Forza Italia superò almeno al Sud la Lega, la quale ora ottiene addirittura più voti di quelli che un tempo prendeva Berlusconi. Continua a leggere

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Se Salvini vince in Abruzzo nessuno lo ferma più

di Paolo Becchi su Libero, 07/01/2019


Domenica si vota in Abruzzo. Una Regione con quasi un milione e mezzo di abitanti, centrale dal punto di vista geografico ma economicamente molto legata all’Italia meridionale. Le votazioni in questa Regione sono il primo vero test elettorale dopo le elezioni politiche. E questo spiega perché Centrodestra, Centrosinistra e il Movimento Cinque Stelle diano così tanto peso a queste elezioni.
Che cosa è veramente in gioco? Che cosa spinge in particolare Matteo Salvini ad andare ben sette volte in questa Regione ed ora, già presente sul territorio, a fermarsi lì sino a un giorno prima del voto? Che cosa spinge Berlusconi a scendere anche lui nella Regione per partecipare (oggi a Pescara) a un evento e con Salvini e Meloni e farsi una foto insieme?
Partiamo da questa ultima domanda che è la più semplice. È ovvio, Berlusconi vuol dare l’impressione che nulla sia cambiato, che il Centrodestra è sempre quello di un tempo e che vince quando è unito. Parole. In realtà Berlusconi si è mosso perché se Forza Italia in queste elezioni regionali finisce sotto la soglia del 10% questo vuol dire che il processo di esaurimento del suo partito è ormai irreversibile. I sondaggi gli dicono che potrebbe anche farcela a sfiorare quella soglia ed è per questo che Berlusconi ha deciso di partecipare alla chiusura della campagna elettorale. Ma questo sarà eventualmente solo un piccolo segnale di vita del suo partito. Salvini può aspirare a portare le Lega oltre il 25% dei consensi e quindi ormai il confronto con Berlusconi non esiste più. Berlusconi cerca solo di salvare la faccia. Continua a leggere

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Il tramonto di Berlusconi

Non è solo una questione di età: il fatto è che ormai Silvio Berlusconi è un uomo imprigionato in quella corte che gli impedisce qualsiasi contatto con il mondo esterno, se non filtrato da quella medesima corte che gli presenta una visione distorta della realtà. Quella corte che in questi giorni lo ha messo persino di fronte al fatto compito di una Stefania Prestigiacomo, da sempre punto di riferimento di Berlusconi in Sicilia, che si imbarca su un gommone per andare a fare la passerella sulla Sea Watch con altri parlamentari “sinistrati”.
Berlusconi ha un nocciolo duro di elettori che continuano a credere in lui per quello che in passato ha rappresentato, ma credono solo in lui, e si aspettano che sia lui a dettare la linea. Continua a leggere

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Salvini, è un processo politico, il Parlamento deve dare una risposta politica

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma su Libero, 25/01/2019


Non accade mai, ma se ti chiami Matteo Salvini può succedere. Ogni volta che la Procura della Repubblica (la magistratura inquirente) chiede l’archiviazione nei confronti dell’indagato, quasi sempre il Tribunale (la magistratura giudicante) dispone l’archiviazione. È raro che un Tribunale faccia di testa sua. Ma se di mezzo c’è Salvini, che tra le altre cose ha svuotato la mangiatoia ai molti che lucrano sull’immigrazione, allora la magistratura si sente in “dovere” di processarlo. Vediamo cosa può succedere adesso.
Il Tribunale dei Ministri, competente per i reati ministeriali (cioè commessi dai membri del governo nell’esercizio delle loro funzioni), giudica solo nella fase delle indagini preliminari (quelle attuali). Dopo di che, una volta che si è deciso di fare il processo, gli atti dal Tribunale dei Ministri passano alla presidenza della camera di appartenenza del ministro indagato, nel caso di Salvini il Senato. A quel punto la Giunta per le autorizzazioni a procedere, presa una decisione, dovrà poi trasmetterla all’aula per il voto finale, che dovrà arrivare entro il termine di due mesi. Se l’aula del Senato respinge la richiesta a maggioranza assoluta, il processo non avrà luogo. In caso contrario il ministro sarà processato non più dal Tribunale dei Ministri bensì da quello ordinario, co- me se si trattasse di un comune delinquente. Continua a leggere

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I sindaci non possono trasformarsi in giudici della Consulta e il Ministro può rimuoverli

Paolo Becchi
Il decreto sicurezza di Salvini è anche un ottimo deterrente contro gli abusi e le ingiustizie degli ultimi anni. È ben noto, ad esempio, che le case popolari vengono puntualmente assegnate a famiglie numerose di richiedenti asilo, privi della cittadinanza italiana ma con nuclei familiari composti da parecchi figli minorenni. Questo è certo reso più difficile con le nuove regole sull’anagrafe per i richiedenti asilo, ed è un modo per scoraggiare l’immigrazione clandestina. Alcuni sindaci della sinistra anti-italiana, capeggiati da Orlando con al seguito De Magistris e Nardella, si ergono a paladini dell’invasione migratoria e manifestano l’intenzione di non voler applicare una legge dello Stato. Se a tali annunci seguissero i fatti, i rimedi legali ci sono.
Uno di questi è l’applicazione dell’art. 142 del Tuel, il Testo Unico degli Enti Locali, il quale prevede che «con decreto del Ministro dell’Interno il sindaco, il presidente della provincia, i presidenti dei consorzi e delle comunità montane, i componenti dei consigli e delle giunte, i presidenti dei consigli circoscrizionali possono essere rimossi quando compiano atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge o per gravi motivi di ordine pubblico».
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