"Dio, Verona e Famiglia", è qui la roccaforte identitaria

Risultati immagini per no genderLa mozione di censura a Zelger si trasforma in un blando contentino alle minoranze per poter tornare a parlare di cose serie che riguardino i problemi di Verona
di Lucia Rezzonico
A Verona, le minoranze registrano una fragorosa sconfitta anche nel corso del Consiglio Comunale di ieri sera, che avrebbe dovuto votare all’unanimità una mozione di censura per le parole, definite “omofobe” del leghista Alberto Zelger, cattolico conservatore, rilasciate alla trasmissione radiofonica “La Zanzara”.
Non solo il documento è stato ritirato, ma dopo ben due ore di discussione tra i capigruppo, seguite ad una tranquillissima dichiarazione dell’interessato, che ha chiesto scusa se qualcuno si è sentito offeso dalle sue parole perché non era sua intenzione quella di offendere, senza ritrattare nulla di quanto affermato e chiedendo che la mozione di censura fosse ritirata. Cosa che è persino avvenuta.
E’ passato, senza la presenza in aula del Sindaco Federico Sboarina, dello stesso Alberto Zelger e di Andrea Bacciga, un “documentino di compromesso”, di cui già domani tutti si saranno dimenticati. Pareva una sorta di atto dovuto per salvare la faccia, dopo improvvide dichiarazioni, soprattutto da parte di alcuni consiglieri/e di maggioranza, che forse non hanno letto bene l’indirizzo etico della stessa o forse si son fatti/e prendere dal panico della gogna mediatica ma che di certo non possono credere che 50 omosessuali lasciati soli sull’isolotto del Trimelon ( in mezzo al lago di Garda) potrebbero tornare, dopo qualche anno, con prole propria… Continua a leggere

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Tosi, ricordi quando sfilavi contro “Sodoma e Gomorra”?

di Matteo Castagna sul quotidiano veneto on-line www.vvox.it 
Con 21 voti a favore e 6 contrari è passata la mozione 434/2018, che dichiara Verona “città della Vita” e prevede di sostenere associazioni e iniziative anti-abortiste. Come si sa, il Pd ne è uscito demolito perché la capogruppo Carla Padovani, già nota da anni per le sue posizioni “pro life”, ha votato con la maggioranza di centrodestra. Eppure, se si va a leggere la mozione, non vi si trova nulla di particolarmente strano, perché il sindaco Federico Sboarina e la sua giunta s’impegnano a fare quel che è già previsto dalla legge 194 del ‘78, che nessun consiglio comunale ha competenza di modificare o abrogare.
Tra le opposizioni siedono anche l’ex sindaco Flavio Tosi, la sua compagna ex senatrice Patrizia Bisinella e un altro paio di fedelissimi. Pur dichiarandosi di centrodestra, si sono uniti al Pd (cosa non nuova a Tosi, che ha avuto una lunga ma catastrofica liason con Matteo Renzi) nella feroce contestazione contro il consigliere Alberto Zelger (Lega) sulle sue frasi sugli omosessuali.
Il consigliere di minoranza Tosi, tra l’altro, ha detto a Sboarina che «amministra accogliendo le istanze più oscurantiste, medioevali e reazionarie della sua maggioranza politica che rappresenta solo una piccola fetta dei veronesi». Continua a leggere

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Verona pro vita: se previene l’aborto è per le donne!

Risultati immagini per Alberto ZelgerLa sinistra globalista fa, come al solito, un uso ideologico di una legge sbagliata. Noi sosteniamo la maggioranza che ha approvato la mozione a difesa della vita e delle donne. (Christus Rex)
di ProVita
Francesca Romana Poleggi
Ha destato furore e scandalo, spaccature interne al PD, indignazione e costernazione da parte di illustri personaggi come la senatrice Monica Cirinnà, la mozione propostadal Consigliere Alberto Zelger (nella foto) che impegna il Comune  di Verona ad azioni concrete a favore delle donne incinte in difficoltà, atte a prevenire l’aborto.
Tra le sceneggiate e le mascherate delle femministe e di coloro che sostengono pervicacemente il punto, molti invocano il rispetto della legge 194.
Ebbene, la legge 194 dice, all’art. 1Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonche’ altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite». E poi all’art. 2 insiste che i consultori devo informare le donne sui diritti e i servizi sociali che hanno a disposizione in occasione di una gravidanza indesiderata «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanzaI consultori sulla base di appositi regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla legge, della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternita’ difficile dopo la nascita» (art.2, lett.d).
Sappiamo bene che queste parti della 194 sono state messe lì con l’unico scopo di gettare fumo negli occhi e far passare l‘aborto libero e a richiesta (cioè a prescindere da qualsivoglia motivazione) fino a tre mesi, e ben oltre se c’è pericolo per la salute della madre o se il bambino è imperfetto e va quindi eliminato eugeneticamente.  Ma al di là delle intenzioni, la carta canta: la mozione Zelger è – di fatto – un atto che dà “piena attuazione” alla infausta normativa in questione. Continua a leggere

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“Quel cane poliziotto è fascista”: l'ultima baggianata targata Pd

Risultati immagini per cane fascistadi Chiara Soldani
Dopo il “cane razzista” balzato agli onori della cronaca lo scorso luglio, arriva il ”cane poliziotto fascista”. L’ultima cretineria targata Pd, durante il Consiglio comunale di ieri a Monza. Nella città amministrata da Dario Allevi, l’opposizione argomenta con una levatura di tutto pregio. Urta che si parli di “Narco della Decima Mas” per indicare il cane poliziotto che ormai da tempo, egregiamente, svolge il proprio lavoro. Il presunto “fascista a quattro zampe” fa parte dell’Unità cinofila della Polizia locale, impegnata a contrastare l’attività di spaccio di stupefacenti.
All’occhio attento di Marco Lamperti (Partito Democratico) è balzato proprio quel “Narco della Decima Mas” su una determina dell’ufficio del settore Sicurezza: sinistre priorità. “Di poco gusto il riferimento alla Decima Mas. Forse non tutti sanno o si ricordano cosa ha rappresentato”: queste, le parole di un indignato Lamperti. “Opposizione sempre più ridicola”, commentano diversi lettori, sul sito della testata online “Giornale di Monza”. Continua a leggere

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State attenti il Pd è finito la sinistra no

Il mondo della scuola, della magistratura, della finanza, della cultura e dei centri nevralgici dello Stato sono saldamente in mano a una classe dirigente storicamente profondamente di sinistra
di Alessandro Sallusti
Si fa in gran parlare nei giornali e nei dibattiti estivi del tentativo in corso di ricostruire se non il Pd almeno una sinistra credibile e competitiva sul piano elettorale.
La prima considerazione è che c’è una sproporzione abissale tra il tanto spazio dedicato al tema sui mezzi di informazione e la scarsa affluenza di pubblico alle varie feste dell’Unità sui cui palchi si alternano vecchi residuati bellici, tipo Veltroni, e aspiranti neocapi, da Martina a Zingaretti. È questo il segno che il futuro della sinistra non interessa più a nessuno, neppure ai militanti storici, probabilmente nauseati dalla continua e inconcludente guerra tra le varie bande interne. Che ne sarà del Pd è un quesito che ormai si pongono solo opinionisti nostalgici, intellettuali allo sbando e politici frustrati.
Un paese apparentemente desinistrizzato è un sogno che si avvera, e se così fosse sarebbe una sorta di «missione compiuta» da parte di chi ha combattuto decenni, in politica e sui posti di lavoro, per raggiungere questo obiettivo. Se fosse vero, ma non lo è. Stiamo commettendo l’errore di fare coincidere la fine di un partito con la fine di un’ideologia, il momentaneo successo di Salvini con il definitivo riscatto di tutto ciò che non è di sinistra. Stiamo attenti. Già questo governo è nel suo dna di sinistra perché i Cinquestelle sono un movimento di neo-estrema sinistra, come hanno dimostrato tutte le analisi dei flussi elettorali. Ma cosa assai più importante è che il mondo della scuola, della magistratura, della finanza, della cultura e dei centri nevralgici dello Stato sono saldamente in mano a una classe dirigente storicamente profondamente di sinistra.
La quale non ci pensa neppure a farsi da parte solo perché, per la prima volta dal Dopoguerra, è rimasta orfana di un solido, organizzato e agguerrito partito di riferimento. Macché, questo sistema, sopravvissuto e anzi cresciuto nonostante elettoralmente minoritario negli anni del berlusconismo imperante, certo non disarmerà per le urla di Salvini o l’arroganza del finto democristiano Di Maio. Anzi, i buoni comunisti danno il meglio di sé proprio quando sentono squilli di battaglia e annusano l’odore del sangue. Il loro scopo oggi non è certo quello di resuscitare l’ormai inutile Pd, semmai è di sabotare la Lega (operazione già in corso) e infiltrarsi ancora di più nei Cinquestelle. Quindi per un liberale c’è poco da festeggiare e disarmare, perché il Pd sarà pure in rotta ma la sinistra è viva e vegeta.

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Ponte di Genova, Nave Diciotti: corre la storia…

di Roberto Pecchioli
Ponte di Genova, Nave Diciotti: corre la storia…
Fonte: Ereticamente
Corre la storia. Esistono periodi in cui tutto sembra fermo, altri dove il movimento pare precedere il tempo e sfuggire alla comprensione. Le ultime settimane, in piene vacanze agostane, hanno prodotto un’accelerazione profonda, lasciato un solco significativo, segnato un prima e un dopo. Poco sarà come prima nel giudizio comune dopo il crollo del Ponte Morandi di Genova e la vicenda della nave Diciotti della nostra Marina.I fatti sono noti. Nel primo caso, un ponte costruito da soli 50 anni, unico mezzo di comunicazione tra le due parti della Liguria, proteso verso la Francia, si spezza e lascia sul terreno, dopo un volo spaventoso, oltre quaranta vittime, seicento sfollati, giacché quella struttura autostradale, gestita dal gruppo privato Benetton, posava direttamente sopra un quartiere popolare della città e minaccia di infliggere un colpo mortale all’economia di una regione che vive di turismo e di logistica dei trasporti.  Nel secondo, una nave italiana che incrociava nel Mediterraneo ha raccolto circa 180 eritrei i quali, all’arrivo a Catania, non sono stati sbarcati per ragioni di salute, sicurezza pubblica e per dare un ulteriore segnale di cambiamento nella politica nazionale dinanzi all’invasione di finti profughi provenienti dall’Africa con l’aiuto di imbarcazioni private ( le cosiddette Organizzazioni Non Governative) finanziate da chi organizza il traffico di esseri umani sotto la copertura di ragioni umanitarie. A seguito degli eventi catanesi, il ministro degli Interni in carica è indagato per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Marcello Veneziani ha intitolato un suo magistrale intervento “difendere gli italiani è reato”.
Il maggiore partito di opposizione, il PD architrave del sistema da 25 anni sotto diversi nomi, ha mobilitato i propri dirigenti a Catania a favore degli stranieri, ma ha brillato per la sua assenza a Genova dinanzi alla tragedia di una grande città italiana che, per inciso, ha sgovernato per oltre 40 anni, come PCI prima, PDS, DS e PD poi. I pochi esponenti visti ai funerali sono stati accolti da salve di fischi impressionanti, che hanno lasciato sotto choc la povera (si fa per dire) deputata Pinotti, fascinosa signora del partito in città, ex ministro della Difesa, dunque responsabile diretta per anni dei movimenti della Marina Militare nelle acque del Mediterraneo meridionale. Un osservatore del calibro del professor Meluzzi, ex uomo politico, ha tuonato contro l’alleanza di fatto tra il potere mediatico (tutto dalla parte del vecchio sistema), l’apparato tecnologico di dominazione (il mondo della rete, di Facebook, Google, Silicon Valley) e le oligarchie finanziarie. Ha dimenticato, per l’Italia, il grumo di potere giudiziario che da un quarto di secolo tiene in scacco la politica, cercando attivamente non solo di influire sulle scelte generali, ma addirittura di riscrivere la storia della nazione degli ultimi 75 anni. Continua a leggere

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Barbari o divisi

Barbari o divisiQUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Verrà il giorno che il verde si separerà dal giallo, la Lega sarà la nuova destra e il M5 Stelle sarà la nuova sinistra. Dalla maggioranza di governo del presente nascerà un nuovo sistema bipolare. I tempi potranno essere rapidi se in autunno o anche subito la coalizione si spaccherà sui temi sensibili che già conosciamo, vale a dire migranti, giudici, pensioni, reddito di cittadinanza, nazionalizzazioni, mentre su altri come l’Europa e l’avversione alla Casta dei potentati sembrano essere abbastanza omogenei. Ma se resisteranno alla prova d’autunno ci sarà poi la prova dell’Europa quando i due partiti si presenteranno divisi e faranno incetta di voti gli uni nell’area del centro-destra e gli altri in prevalenza della sinistra.
Questa profezia circola sotto traccia da qualche tempo, e Bobo Maroni l’ha di recente rilanciata, vedendo nella Lega l’erede della destra e di Forza Italia e nei grillini gli eredi della sinistra e del Pd. Rispetto alla nuova destra e alla nuova sinistra che faranno quelle cariatidi in caduta? Cambieranno nome, faccia e leader ai loro partiti in ritirata, si aggrapperanno al passato (Veltroni e Berlusconi), cercheranno di aprire i ponti ai due Soggetti principali tramite i loro ambasciatori (Toti e Zingaretti). E per completare la partita si dovrà vedere poi che fine faranno Fratelli d’Italia e Liberi e Uguali, se saranno dentro, fuori a mezzadria, satelliti o in disparte, rispetto ai due poli principali. Continua a leggere

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"Sequestro di persona". La voglia dei pm di processare Salvini

Le toghe come Saviano. Il leghista: fate pure Scontro con Fico: «Vuole fare lui il ministro?»
di Patricia Tagliaferri
La Procura di Agrigento valuta se ipotizzare contro ignoti il reato di sequestro di persona per la vicenda dei 177 migranti ostaggio della Diciotti a Catania.
Ma Salvini non arretra di un millimetro. Anzi, contrattacca: «Sono qua, non sono un ignoto. Mi chiamo Matteo Salvini, sono ministro dell’Interno e sono stufo di vedere finti profughi in Italia. Gli sbarchi si sono ridotti di 32mila da quando sono al ministero, ma non mi basta. Le Ong hanno capito che per i taxisti del mare non è più aria. Ho le spalle larghe e penso di avere il sostegno della maggior parte degli italiani e degli immigrati regolari. Indagatemi, processatemi».
Salvini parla con una diretta Facebook, autorizza i 29 bambini a bordo a scendere a terra, ma gli altri no, tutti dentro, almeno finché l’Europa non batterà un colpo. Anche il premier Giuseppe Conte si allinea, chiama in causa la Ue, accusandola di aver «abbandonato a se stessa l’Italia» e chiedendo una «risposta forte e chiara». Sul caso della Diciotti è ormai scontro aperto. Non solo tra Matteo Salvini e Roberto Saviano, che continuano a battibeccare pesantemente via Twitter, ma anche all’interno della stessa maggioranza. Perché se da una parte il ministro dell’Interno non mostra alcun cedimento, il presidente della Camera Roberto Fico si smarca. «I migranti devono poter sbarcare», twitta, segnando di fatto una frattura con l’alleato di governo, che gli suggerisce di limitarsi a fare il presidente della Camera: «Il ministro dell’Interno sono io», ribatte. Ma gli attacchi più pesanti al numero uno del Viminale arrivano dall’autore di Gomorra, che lo apostrofa come «ministro della Mala Vita». «Ha giurato sulla Costituzione – scrive Saviano – e se la viola in maniera palese come sta facendo con la nave Diciotti non è più politica ma eversione». Continua a leggere

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Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti spiazza il Meeting di Cl

“Populisti siete voi”: il sottosegretario Giorgetti spiazza il MeetingSegnalazione di F.F.
Cl non ha invitato Salvini ma il suo braccio destro si è preso la scena costringendo Vittadini a una lunga replica

Il titolo della kermesse “è sbagliato”, ha esordito Giancarlo Giorgetti. “Oggi il vero nemico della democrazia e della politica è l’ideologia globalista”. Nei confronti del governo “avete un atteggiamento perplesso”. Stoccate a Berlusconi e al Pd. “La Lega è premiata perché ha un capo che è riuscito a creare un collegamento diretto col popolo”.

Non è stato invitato Matteo Salvini al Meeting. Il leader della Lega e ministro dell’Interno non piace alla Cdo a guida Vittadini e le sue battaglie suonano stonate alle orecchie dei vertici della kermesse di Cielle, non certo benevola verso il governo gialloverde. Il pezzo da novanta della Lega invitato oggi nei saloni della fiera è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il cui intervento era stato posto nel “recinto” dell’intergruppo per la sussidiarietà. Ma Giorgetti, pur con toni pacati, dal recinto è subito uscito e le ha cantate e suonate anche a Vittadini. Esternando tutta la forza d’urto del “Salvini pensiero”.
“Partirei dal titolo del Meeting”, ha esordito. “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Sorrisino furbetto. “Voglio fare una provocazione. Secondo me il titolo è sbagliato“. Qualche secondo di silenzio. “C’è una citazione di Dostoevskij che a me piace tantissimo: se fai scegliere al popolo tra libertà e felicità, il popolo sceglierà sempre la felicità. Se mi permettete, il titolo dovrebbe essere ‘le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo libero e felice‘. Altrimenti a chi mi accusa di populismo (ha proseguito rivolgendosi con lo sguardo verso Vittadini) io dico attenzione, perché se vogliamo fare il popolo felice la via più rapida è quella del populismo“. Continua a leggere

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Ora il Pd vuole incriminare Salvini: "Ai funerali claque pro governo"


“ROSICONI DI STATO”
GOVERNO APPLAUDITO, SINISTRE FISCHIATE. NON SI ERA MAI VISTO AD UN FUNERALE DI STATO. 
Ai funerali di Stato volano fischi per il Pd e applausi per Salvini e Di Maio. L’ira dei renziani. E Anzaldi attacca: “La polizia apra subito un’indagine”
di Andrea Indini
“A sostegno del governo ci sarebbe stata una rumorosa claque organizzata”. All’indomani del funerale delle vittime del drammatico crollo di Ponte Morandi a Genova, il piddì Michele Anzaldi è già pronto a presentare una interrogazione al ministero dell’Interno
Dopo essere stati sommersi dai fischi, i dem si sono convinti che quella che è riecheggiata ieri nel padiglione B della Fiera non fosse la rabbia delle vittime di un disastro annunciato o, più in generale, l’ira dagli italiani che accusano il Pd di aver rinnovato le concessioni ad Autostrade per l’Italia, ma una claque organizzata a sostegno del governo Conte.
“Ma come si fa a pensare certe cose?”Matteo Salvini è sbigottito nel sentire le ultime accuse mosse dal partito che ieri mattina si è beccato una selva di fischi dalle persone presenti ai funerali di Stato. Non appena Maurizio Martina e l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti sono arrivati in Fiera per portare il proprio omaggio alle famiglie delle vittime, sono stati sommersi dalle critiche. Questo perché è al Partito democratico che i più rinfacciano i (continui) rapporti con la famiglia Benetton che, attraverso Atlantia, controlla Autostrade per l’Italia. Dall’ex premier Enrico Letta all’ex ministro Paolo Costa, passando per Romano Prodi e Massimo D’Alema, la liaison tra le politiche democratiche e gli affari ai caselli ha radici lontane. “Per la prima volta – ha detto nei giorni scorsi lo stesso Luigi Di Maio ai microfoni di RaiNews – c’è un governo che non ha preso soldi da Benetton, e siamo qui a dirvi che revochiamo i contratti e ci saranno multe per 150 milioni di euro”. A torto o a ragione, le persone presenti ai funerali erano appunto convinte che una parte della colpa del drammatico crollo del 14 agosto sia da imputare proprio a quel partito che negli ultimi cinque anni ha governato il Paese. Continua a leggere

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