Brasile: con Bolsonaro torna a soffiare un vento pro famiglia

Sulla difesa della famiglia naturale, Jair Bolsonaro parte subito lancia in resta. Nel suo discorso di insediamento, il 1° gennaio, il neopresidente brasiliano non ha usato giri di parole: il suo governo avrà tra i suoi obiettivi «unire il popolo, valorizzare la famiglia, rispettare le religioni e la nostra tradizione giudaico-cristiana e combattere l’ideologia del gender, conservando i nostri valori». Sotto la sua guida, «il Brasile tornerà a essere un Paese libero da zavorre ideologiche», ha assicurato Bolsonaro.

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Educazione sessuale globale: l’ONU contro i bambini

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di Francesca Romana Poleggi
Sempre più invasiva, pressante e coercitiva è la propaganda e la diffusione dell’educazione sessuale precoce da parte degli organismi internazionali, che in teoria dovrebbero essere votati alla tutela dei veri diritti umani, soprattutto dei soggetti più deboli. Pochi sanno per esempio che già nel lontano 1999 l’UNICEF aveva pubblicato un manuale che spiegava che si può trarre piacere dal sesso con le cose, gli animali, i minori o con persone non consenzienti (cfr.: Taller de salud sexual y reproductiva para madres y embarazadas adolescentes – Programa para la prevencion y attencion integral del embarazo en adolescentes, pag.89).
A suo tempo abbiamo segnalato un documentario di Family Watch International dal titolo molto eloquente: La guerra contro i bambini: l’agenda ONU per un’educazione sessuale globale, la Comprehensive Sex Education (CSE). La CSE viene promossa alle Nazioni Unite da documenti tesi all’affermazione di ‘diritti sessuali’ quanto mai opinabili, specie laddove consistano in una ‘educazione’ sessuale radicale e spregiudicata anche per i bambini molto piccoli. Molti conoscono gli Standard per l’Educazione Sessuale in Europa, pubblicati dall’OMS alcuni anni fa. Tra le diverse, gravi criticità c’è per esempio la pretesa di educare alla sessualità al di fuori e all’insaputa della famiglia, che è pregiudizialmente considerata incapace al riguardo; c’è la pretesa di trasmettere informazioni ai bambini nella fascia d’età 0-4 anni su “gioia e piacere nel toccare il proprio corpo – masturbazione infantile precoce”. Naturalmente gli esperti del mondo dell’infanzia sanno bene che l’atto di esplorare il proprio corpo, anche nell’area genitale, è naturale nei bambini. Tuttavia non è comprensibile perché ci debbano essere degli ‘specialisti’ che istruiscano i bambini – magari ‘in gruppo’ – su una pratica legata alla spontaneità infantile, senza tenere conto dell’intimità di ognuno e dei diversi gradi di sviluppo psicofisico. Continua a leggere

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Migranti LGBTQIA(…), emergenza o business?

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 di Manuela Antoniacci
Era stato rinviato a data da destinarsi, a causa delle proteste di Lega e Casapound, il convegno sui profughi LGBTI organizzato all’università di Verona il 25 maggio scorso, invece, a sorpresa, è stato riprogrammato per ieri, 21 settembre.
Il seminario intitolato “Richiedenti asilo. Identità di genere e orientamento sessuale” sarà introdotto dal rettore dell’Università Nicola Sartor che, inizialmente, aveva sospeso l’evento perché, come aveva spiegato nel suo comunicato, «era uscito dall’ambito scientifico per diventare terreno di contrasto e soprattutto di ricerca di visibilità per diversi attivisti di varia estrazione».
Ma evidentemente adesso ci è rientrato, nell’ambito scientifico.
Il Magnifico rettore deve averci ripensato (forse spaventato dalla successiva ondata di polemiche del mondo LGBTQIA(…)?) tanto da aver mobilitato l’Ateneo, in cui non sono ancora ripartiti i corsi del nuovo anno accademico, appositamente per l’iniziativa in questione che si svolgerà nell’arco di un’intera giornata.
A quanto pare, il tema dei migranti LGBTI sembra essere diventato improvvisamente un argomento di studio importante perché considerato lo specchio di quella che, a detta di alcuni, sarebbe una vera e propria “emergenza”che il nostro paese starebbe prontamente fronteggiando.
Per capire di che si tratta basta dare un’occhiata al sito nazionale di Arcigay che fa riferimento ad un progetto creato su misura per presunti migranti LGBTQIA(…) denominato “Migranet” che prevede l’istituzione di sportelli, molti dei quali già attivi in diversi città italiane (tra cui spicca la Omphalos con i suoi sportelli a Perugia e Migranti Bo in Emilia Romagna) «grazie ai quali è possibile accompagnare numerosi migranti LGBTI nelle procedure di domanda d’asilo, spesso con esiti positivi». Tradotto dall’idioma del “politicamente corretto”, il progetto ha lo scopo di garantire lo status di “rifugiato” (con cui non si può essere respinti dal paese ospitante) agli immigrati che si dichiarano omosessuali perseguitati nel proprio paese d’origine.

Ma come nasce la questione dei migranti LGBTQIA(…) equiparati addirittura ai “rifugiati”?

Innanzitutto, secondo la Convenzione ONU di Ginevra del 1951, può ottenere lo status di rifugiato chiunque abbia «il giustificato timore» di essere perseguitato per «motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per opinioni politiche». Poi, una Direttiva Qualifiche UE del 13 dicembre 2011, nel concetto di “gruppo sociale” fa rientrare anche l’orientamento sessuale.
La questione in realtà è tutt’altro che semplice in quanto pone una serie di legittimi dubbi ed interrogativi: innanzitutto in che modo sia possibile verificare l’orientamento sessuale del richiedente asilo e la sua storia personale.Infatti in molti casi viene chiesta la prova di una relazione gay senza che questa sia fornita. Insomma la “verifica” si basa quasi esclusivamente sul racconto del richiedente asilo.
Un esempio di “aspiranti rifugiati” piuttosto dubbio è quello di coloro che si dichiarano perseguitati in Gambia dove l’omosessualità è punita con il carcere, ma la cui situazione politica, in realtà, sta attraversando un momento di importante cambiamento per la fuga del dittatore Yahia Jammeh. Nonostante ciò continuano a proliferare le dichiarazioni di migranti che dichiarano di fuggire dal Gambia e, in sostanza, da un regime che non esiste più.
Insomma, un boom di “outing” e di iscritti all’Arcigay è quello a cui, guarda caso, si assiste ultimamente e che avrebbe giustificato, a detta del presidente Arcigay Modena Alberto Bignardi e del referente nazionale Arcigay per l’Immigrazione, Giorgio Dell’Amico, la messa a disposizione, insieme alla Cooperativa Caleidos, di un intero palazzoin via delle Costellazioni a Modena, per immigrati omosessuali e transgender.
Tutto ciò è stato possibile, neanche a dirlo, grazie a finanziamenti pubblici, così come ha dichiarato sgomento su Libero il capogruppo di Forza Italia nell’Area del Nord, Antonio Platis, il quale ha sottolineato come la proroga del contratto di gestione dei 1.051 migranti sottoscritto dalla Prefettura di Modena per i soli mesi di gennaio e febbraio è pari a 2.020.000 euro e la società aggiudicataria risulterebbe proprio la Cooperativa Sociale Caleidos Onlus.
Dal canto suo, Arcigay, sta portando avanti “Migranet” con un bilancio preventivo, riportato sulla sua pagina internet, di 74.430 euro, per il 2018 e con finanziamenti provenienti dalle casse dell’Unar.
Insomma, soldi pubblici che finanziano quella che non si può definire esattamente un’”emergenza” se pensiamo che solo il 2 % dei richiedenti asilo è riconosciuto come omosessuale perseguitato nel proprio paese d’origine.
Cifre talmente esigue che rendono difficile giustificare anche un’iniziativa come quella dell’università di Verona che, nell’evento del 21 settembre, vanta tra i relatori, Baldassarre Pastore, preside della facoltà di Giurisprudenza di Ferrara che, nel 2015 ottenne dal ministero dell’Istruzione 601.604 euro Prin (Progetti di ricerca di interesse nazionale) per studi riguardanti temi come la disabilità e l’inclusione sociale di cui 121.313 spettarono a Pastore, mentre la differenza venne distribuita tra gli atenei di Napoli, Salerno Enna, Firenze, Bologna, Milano, Padova, Modena, Reggio Emilia e Verona.
Quella dell’università di Verona sarà, insomma, una lunga tavola rotonda dedicata ad un tema che non riguarda nemmeno l’immigrazione in generale ma piuttosto un fenomeno migratorio “di nicchia” che di fatto si sta trasformando solo in un comodo escamotage da parte di chi ha intravisto un modo facile e poco impegnativo per introdursi nel nostro paese e usufruire di alcuni, non piccoli, privilegi e, per le Coop rosse, in un vero e proprio Eldorado.

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