«Illegale vendere marijuana light». Niente più alibi per i cannabis shop

La Cassazione fa chiarezza su una legge che non è mai stata oscura: la 242/2016 disciplina la coltivazione della canapa, la cessione resta vietata.
Pubblichiamo il commento del Centro Studi Livatino alla notizia della sentenza con cui la Corte di cassazione ha decretato che la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti derivati dalla coltivazione della cannabis come l’olio, le foglie, le inflorescenze e la resina.
La sentenza della Cassazione ha il pregio di fare chiarezza su una questione che in realtà non era oscura: la legge n. 242/2016 disciplina la coltivazione della canapa, ma la cessione resta vietata.
Oltre la sua lettera, quella legge era stata impropriamente intesa come un via libera alla cessione al dettaglio di marijuana, seppure entro i i limiti dello 0.6, comunque idonei a provocare l’effetto drogante. Ora non ci sono più alibi: i cannabis shop non sono lo strumento per realizzare una legalizzazione di fatto.
Sarà necessario lavorare sul piano della prevenzione per superare quella percezione di cannabis lecita che si è diffusa soprattutto per gli adolescenti, e per rendere il divieto qualcosa di concreto.
fonte – https://www.tempi.it/illegale-vendere-marijuana-light-niente-piu-alibi-per-i-cannabis-shop/

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Francia. È iniziata l’eutanasia di Vincent Lambert

Stamattina i medici hanno interrotto l’alimentazione e idratazione al paziente tetraplegico di 42 anni. «Vincent sente tutto: ha pianto»
L’eutanasia di Vincent Lambert è cominciata. Stamattina i medici dell’ospedale Chu Sébastopol di Reims hanno interrotto l’alimentazione e idratazione al paziente tetraplegico di 42 anni. «È una vergogna, uno scandalo assoluto, i genitori di Vincent non hanno neanche potuto abbracciare il figlio», ha tuonato all’Afp Jean Paillot, avvocato dei genitori dell’uomo e padre.

MACRON NON RISPONDE

Lambert non è in fin di vita, né malato, né attaccato ad alcuna macchina. È in stato di minima coscienza e per questo dipendente in tutto e per tutto. Gli unici trattamenti che gli vengono forniti in ospedale sono appunto l’alimentazione e l’idratazione. Ora Lambert morirà di fame e di sete e non si sa quanti giorni ci vorranno prima che sopraggiunga la morte.
Domenica la madre Viviane Lambert, insieme a 200 persone, si è trovata davanti all’ospedale per implorare i medici e le autorità di non uccidere suo figlio. Ha rivolto anche un appello, l’ennesimo, al presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che non ha risposto.

«VINCENT SENTE TUTTO: HA PIANTO»

«Quando Vincent ha visto i suoi genitori, che gli hanno comunicato al decisione dei medici» di ucciderlo, «Vincent si è messo a piangere: lui sente tutto quello che succede attorno a lui», ha dichiarato David Philippon, fratellastro e contrario all’eutanasia. Parte della famiglia, in particolare la moglie, vuole invece la morte dell’uomo.
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Il caso dei fratelli che diventano sorelle

Uno dei loro cinque bambini, a soli sette anni aveva già iniziato il percorso di transizione, a 13 era diventato a tutti gli effetti e per la legge una ragazza. Un altro ha manifestato importanti «problemi con l’identità di genere». Un terzo, che oggi ha sei anni, fin da quando ne aveva tre veniva vestito e chiamato col nome di una bambina. Non c’è giornale del Regno Unito che non si stia occupando del caso dei «fratelli che diventano ragazze».
Tutte le domande scatenate dall’inchiesta del Times sulle attività che fanno capo alla Tavistock & Portman (la controversa clinica del National Health Service inglese che si occupa di “curare” i minori che soffrono di disforia di genere e da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni), sono emerse prepotenti ora che a esprimersi su una vicenda accaduta nella Contea di Lancashire è stato un giudice dell’Alta Corte inglese.
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fonte – https://www.tempi.it/il-caso-dei-fratelli-che-diventano-sorelle/

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Burkina Faso sotto i colpi del jihad: cristiani trucidati in chiesa in tutto il paese

Cristiani protestanti e cattolici uccisi in chiesa, sacerdoti rapiti, villaggi saccheggiati. Nel paese si è passati dai 12 attentati islamisti del 2016 ai 158 del 2018
Un commando di jihadisti ha fatto irruzione in una chiesa protestante domenica, durante la funzione, uccidendo cinque cristiani, inclusi il pastore e due suoi figli. L’attentato, come riporta la Bbc, è avvenuto nella piccola città di Silgadji, vicino a Djibo, la capitale della provincia settentrionale di Soum.
Il numero di attacchi da parte di terroristi islamici nel paese dell’Africa occidentale è aumentato esponenzialmente negli ultimi anni. Secondo l’Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled), Al Qaeda, Stato islamico e il gruppo locale Ansarul Islam ne hanno effettuati almeno 12 nel 2016, 33 nel 2017 e 158 nel 2018. Dal 2015, almeno 350 persone sono morte nelle violenze.
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fonte – https://www.tempi.it/burkina-faso-jihad-cristiani-chiesa/

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Francia, chiese profanate: statue distrutte e croci disegnate con gli escrementi

 

Almeno quattro chiese sono state profanate in una settimana: ostie consacrate gettate a terra, crocifissi e statue della madonna distrutte e incendiate. «Violenza preoccupante, il trend è in aumento»
 Dijon, Houilles, Lavaur, Nîmes: in una sola settimana almeno quattro chiese sono state profanate in Francia. Il trend è in aumento, tanto che domenica padre Grosjean, sacerdote molto seguito nel paese, ha denunciato pubblicamente l’ondata di attacchi: «Questa violenza è grave e prende di mira i luoghi di culto, oasi di pace per tutti, ferendo i cristiani nella loro fede», ha dichiarato come riportato dal Figaro.

«STATUE POLVERIZZATE»

Ieri la chiesa della parrocchia di Notre Dame, a Dijon, è stata profanata da ignoti, che hanno aperto il tabernacolo e sparpagliato le ostie consacrate per terra. I fedeli hanno visto per primi la profanazione, entrando in chiesa per la messa delle 8 del mattino. «È con molta tristezza che sacerdoti e fedeli hanno scoperto quanto avvenuto stamattina», ha dichiarato ieri in un comunicato la diocesi di Dijon, annunciando una messa di riparazione. Continua a leggere

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«Eutanasia, 73% degli italiani a favore»? Colossale fake news di Eurispes e radicali

 

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«Cari ragazzini, abortire è come andare dal dentista»

La nuova frontiera dell’emancipazione adulta e femminile ora è “confrontarsi” in video con dei bambini. Amelia Bonow, ad esempio, spiega sulla tv americana che interrompere la gravidanza fa parte del piano di Dio
Il 2 gennaio Amelia Bonow cinguettava beffarda: «Il video “Kids Meet Someone Who Had An Abortion” ha ora più di un milione di visualizzazioni. Un enorme grazie a tutto il gruppo degli anti-choice per averlo ampiamente condiviso e avere esposto decine di migliaia di donne conservatrici che hanno abortito all’idea fresca e seducente che non devono odiare se stesse». Nel video, parte di una serie chiamata Kids Meet, un format prodotto da HiHo kids e basato sul confronto tra ragazzini e adulti (tra gli altri, un sordo, un sopravvissuto all’olocausto, un ventriloquo, una persona di genere “non-conforme”), Bonow spiega a ragazzini tra i 10 e i 14 anni che abortire è un po’ come andare a un appuntamento dal dentista, «vai dal dottore e loro mettono questa piccola cannuccia dentro la tua cervice e dentro il tuo utero. E poi ti succhiano fuori la gravidanza. Mi sono sentita un po’ a disagio, ma poi è finita e mi sentivo davvero grata di non essere più incinta». A un ragazzino che azzarda che i bambini indesiderati possono sempre essere dati in adozione Bonow ribatte che non si può costringere le donne a «creare la vita», «mi sentirei come se fossi forzata, di aver perso ogni diritto. Dovrei essere io a decidere se il mio corpo crea la vita. Anche se dai un figlio in adozione, hai sempre un figlio là fuori, da qualche parte, sai?».
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La guerra religiosa tra Ucraina e Russia

Rodolfo Casadei

Il 15 dicembre è nata la Chiesa ortodossa autocefala di Ucraina, «una Chiesa senza Putin», separata dal Patriarcato di Mosca, che ha condannato con forza l’iniziativa. Così si mischiano politica e religione.
Le recenti vicende della Chiesa ortodossa in Ucraina hanno meravigliato molti osservatori europei per l’alto tasso di politicizzazione che una vicenda eminentemente ecclesiale ha assunto e per i modi assolutamente palesi con cui tale politicizzazione si è manifestata. Per un europeo occidentale del giorno d’oggi è molto difficile immaginare un capo di Stato che prende parte a un Sinodo di vescovi e che identifica il destino del paese che rappresenta politicamente con quello della sua Chiesa maggioritaria, e che identifica indipendenza politica e indipendenza religiosa. Continua a leggere
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Belgio, eutanasia a 11enne con fibrosi cistica. Scelta “libera”?

Secondo la legge la morte del paziente deve essere prevedibile entro breve tempo. Ma per la fibrosi cistica si parla di «aspettativa media di vita intorno ai 40 anni», senza considerare i progressi della medicina
 di Leone Grotti

 Tre minori sono stati uccisi in Belgio con l’eutanasia. La legge che estende la “buona morte” anche ai minori è entrata in vigore il 2 marzo 2014 e se nei primi due anni non è pervenuta (almeno ufficialmente) nessuna richiesta, tra il 2016 e il 2017 hanno ricevuto l’iniezione letale tre bambini di 9, 11 e 17 anni.

LE PATOLOGIE. La Commissione federale di valutazione e controllo dell’eutanasia non ha fornito i dettagli medici dei singoli casi. Si sa solamente che il 17enne era affetto da distrofia muscolare di Duchenne, il bambino di nove anni soffriva di tumore al cervello, mentre quello di 11 aveva la fibrosi cistica.

COSA DICE LA LEGGE. La legge non prevede limiti di età per richiedere l’eutanasia. Un bambino può ottenere la “buona morte” quando: si trova in uno stato di sofferenza fisica o psichica giudicato soggettivamente costante e insopportabile, si trova in una condizione per cui la morte è prevedibile entro breve tempo, è in grado di discernere e uno psicologo o uno psichiatra accerta che «ciò che esprime è ciò che comprende». La richiesta deve inoltre essere libera e non condizionata e ottenere il consenso di entrambi i genitori.
SCELTA LIBERA? Davanti a questi criteri, e non conoscendo i casi specifici perché la commissione non ha voluto diffondere i dettagli, ci si può porre delle domande soprattutto riguardo al bambino affetto da fibrosi cistica. È credibile che a soli 11 anni abbia compiuto liberamente la scelta di morire, senza essere influenzato da terzi, comprendendo pienamente ciò che questa scelta comportava? È credibile che, qualora sia stato fatto, il bambino abbia compreso quali erano le strade terapeutiche che poteva intraprendere per evitare l’eutanasia?
FIBROSI CISTICA. Ci si può chiedere inoltre anche se la legge sia stata rispettata laddove prevede che la morte sia prevedibile entro breve tempo. Secondo la Lega italiana fibrosi cistica, nel nostro paese si verificano 200 nuovi casi all’anno. Oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti dalla patologia vengono curati in centri specializzati. Secondo la Fondazione ricerca fibrosi cistica, «oggi ci sono più adulti che bambini con fibrosi cistica. Le statistiche suggeriscono un’aspettativa mediana di vita intorno ai 40 anni: queste previsioni sono in continuo miglioramento grazie ai progressi della ricerca». Negli Stati Uniti la speranza di vita media con questa malattia è di 43 anni. Inoltre, spiega la Lega italiana, «le terapie hanno avuto negli ultimi anni notevoli sviluppi. Infatti, accanto a una terapia dei sintomi adesso si comincia a disporre di terapie personalizzate che curano il difetto di base in alcune forme e si spera che, entro alcuni anni, tutte le mutazioni genetiche saranno curabili».
«EUTANASIA NORMALIZZATA». I casi variano molto l’uno dall’altro, ma in assenza dei dettagli clinici è comunque lecito domandarsi se l’eutanasia fosse l’unica possibilità per questo bambino. In Belgio la “buona morte” è una scelta sempre più comune e accettata: se nel 2004 hanno ricevuto l’iniezione letale 349 persone, nel 2017 ben 2.309. Come constatato da un esperto belga che lavora presso il Centro di etica biomedica, Chris Gastmans, «l’eutanasia dopo 15 anni è ormai qualcosa di normale, è considerata un nuovo modo di morire. La gente in Belgio considera ormai l’eutanasia un diritto e crede che sia un modo normale e buono di morire».
Foto Shutterstock

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