«[…] Dal verbale della Sessione XIV del Congresso Cispadano: Reggio Emilia, 7 gennaio 1797, ore 11. Sala Patriottica. Gli intervenuti sono 100, deputati delle popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Giuseppe Compagnoni di Lugo fa mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Vien decretato. […]»
(Decreto del 7 gennaio 1797 di adozione del tricolore italiano da parte della Repubblica Cispadana).
L’episodio sopra riportato è un mero insegnamento ideologico, artefatta propaganda, che lede ed alterà la verità storica, in quanto la bandiera italiana esiste da più di 2 secoli, bensì 2 millenni!!!
Tre è il numero dei colori che compongono la bandiera italiana.
Il numero tre, dalla notte dei tempi per i popoli indoeuropei è il numero su cui fondano, poggiano le loro, la nostra civiltà. La vita delle società indoeuropee, ruotava attorno ad un sistema trifunzionale. La struttura fondamentale del pensiero religioso e sociale delle popolazioni sviluppatesi dalla comune radice indoeuropea (sumeri, indiani, persiani, greci, romani, germani, celti) consiste nella tripartizione funzionale in Sacerdoti, Guerrieri e Contadini. Questa suddivisione sociale è anche lo specchio di un’armonia divina, in cui gli stessi dèi sono così suddivisi, classificati e diversamente adorati. Ciò significa che l’aspetto socio-politico è correlato dalla dimensione mitico-religiosa e che il mondo del divino diviene l’archetipo che dà la forma a tutta la società degli uomini.
Durante tutto il medioevo europeo, si assiste ad una chiara riapparizione, in campo sociale, della tripartizione funzionale: la società si divide in chierici, che pregano e sono gli unici detentori del sapere (oratores), in baroni, che vegliano in armi alla difesa e alla salvaguardia dell’insieme della comunità (bellatores), ed in contadini (laboratores), che assicurano il suo sostentamento. Questa ripartizione si opera soprattutto tra VII e l’XI secolo, epoca in cui l’aristocrazia si costituisce in classe militare, in cui i chierici formano una vera e propria casta clericale ed in cui la condizione contadina si uniforma a livello di servitù. A partire dal XIII secolo, lo schema si modifica un poco, a causa dello sviluppo urbano e dell’apparizione della <<classe guastafeste dei mercanti, che segna il passaggio da un’economia chiusa ad un’economia aperta>>. Nel XIV secolo, in un sermone inglese si legge. << Dio ha creato i chierici, i cavalieri ed i lavoratori agricoli; ma il demonio ha creato i borghesi e gli usurai>>. Tuttavia, la triade classica dell’Ancian Régime (clero, nobiltà, Terzo Stato) conoscerà in Europa, fino alla fine del XVIII secolo, la fortuna che è ben nota. E gli Stati generali del 1789 saranno probabilmente <<l’ultima e più spettacolare manifestazione della teoria dei tre stati>>.
Tre è anche il numero che rappresenta la santissima trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Tre sono le interazioni triadiche padre – madre – figli.
I colori verde, bianco e rosso rappresentano la bandiera italiana, imposta dalla massoneria in seguito al risorgimento, infatti richiama un grado del rito scozzese! Però i tre colori legati tra loro hanno poco di settario, tant’è che hanno arcaiche radici, antiche come Roma più di Roma, infatti in Roma i tre colori hanno avuto tanta importanza, da apparire proprio nel contesto delle bandiere. Queste, di colore album, roseum, caeruleum, venivano issate sul Campidoglio per convocare, rispettivamente, i comitia curiata (a carattere sacrale), centuriata (militare) e tumultus collettivo. I valori funzionali che ne risultano sono molto evidenti: sovranità sacra (bianco), ambito guerriero (rosso) e fecondità/produzione (verde) e, proprio per questo, presenti in tutto il mondo indoeuropeo. Non sorprenderà, allora, constatare come molte altre nazioni consorelle d’Eurasia condividano con l’Italia il Tricolore della bandiera nazionale; Non solo, dunque, il Tricolore d’Italia affonda le sue radici alle origini della nostra civiltà, di quella Roma che, con Augusto, la renderà unita per la prima volta. Esso “costituisce la mirabile sintesi rappresentativa dell’unità nella diversificazione delle [sue] componenti sociali ed etniche”. Un ideale per il quale – come abbiamo visto – si è battuto, spesso immolandosi, il fiore della nostra migliore gioventù. Non rinneghiamolo né disprezziamolo, perché esso reca con sé un messaggio di riscatto e di speranza che ci giunge da un remoto passato.
Il numero tre, dalla notte dei tempi per i popoli indoeuropei è il numero su cui fondano, poggiano le loro, la nostra civiltà. La vita delle società indoeuropee, ruotava attorno ad un sistema trifunzionale. La struttura fondamentale del pensiero religioso e sociale delle popolazioni sviluppatesi dalla comune radice indoeuropea (sumeri, indiani, persiani, greci, romani, germani, celti) consiste nella tripartizione funzionale in Sacerdoti, Guerrieri e Contadini. Questa suddivisione sociale è anche lo specchio di un’armonia divina, in cui gli stessi dèi sono così suddivisi, classificati e diversamente adorati. Ciò significa che l’aspetto socio-politico è correlato dalla dimensione mitico-religiosa e che il mondo del divino diviene l’archetipo che dà la forma a tutta la società degli uomini.
Durante tutto il medioevo europeo, si assiste ad una chiara riapparizione, in campo sociale, della tripartizione funzionale: la società si divide in chierici, che pregano e sono gli unici detentori del sapere (oratores), in baroni, che vegliano in armi alla difesa e alla salvaguardia dell’insieme della comunità (bellatores), ed in contadini (laboratores), che assicurano il suo sostentamento. Questa ripartizione si opera soprattutto tra VII e l’XI secolo, epoca in cui l’aristocrazia si costituisce in classe militare, in cui i chierici formano una vera e propria casta clericale ed in cui la condizione contadina si uniforma a livello di servitù. A partire dal XIII secolo, lo schema si modifica un poco, a causa dello sviluppo urbano e dell’apparizione della <<classe guastafeste dei mercanti, che segna il passaggio da un’economia chiusa ad un’economia aperta>>. Nel XIV secolo, in un sermone inglese si legge. << Dio ha creato i chierici, i cavalieri ed i lavoratori agricoli; ma il demonio ha creato i borghesi e gli usurai>>. Tuttavia, la triade classica dell’Ancian Régime (clero, nobiltà, Terzo Stato) conoscerà in Europa, fino alla fine del XVIII secolo, la fortuna che è ben nota. E gli Stati generali del 1789 saranno probabilmente <<l’ultima e più spettacolare manifestazione della teoria dei tre stati>>.
Tre è anche il numero che rappresenta la santissima trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Tre sono le interazioni triadiche padre – madre – figli.
I colori verde, bianco e rosso rappresentano la bandiera italiana, imposta dalla massoneria in seguito al risorgimento, infatti richiama un grado del rito scozzese! Però i tre colori legati tra loro hanno poco di settario, tant’è che hanno arcaiche radici, antiche come Roma più di Roma, infatti in Roma i tre colori hanno avuto tanta importanza, da apparire proprio nel contesto delle bandiere. Queste, di colore album, roseum, caeruleum, venivano issate sul Campidoglio per convocare, rispettivamente, i comitia curiata (a carattere sacrale), centuriata (militare) e tumultus collettivo. I valori funzionali che ne risultano sono molto evidenti: sovranità sacra (bianco), ambito guerriero (rosso) e fecondità/produzione (verde) e, proprio per questo, presenti in tutto il mondo indoeuropeo. Non sorprenderà, allora, constatare come molte altre nazioni consorelle d’Eurasia condividano con l’Italia il Tricolore della bandiera nazionale; Non solo, dunque, il Tricolore d’Italia affonda le sue radici alle origini della nostra civiltà, di quella Roma che, con Augusto, la renderà unita per la prima volta. Esso “costituisce la mirabile sintesi rappresentativa dell’unità nella diversificazione delle [sue] componenti sociali ed etniche”. Un ideale per il quale – come abbiamo visto – si è battuto, spesso immolandosi, il fiore della nostra migliore gioventù. Non rinneghiamolo né disprezziamolo, perché esso reca con sé un messaggio di riscatto e di speranza che ci giunge da un remoto passato.
Fonte – http://www.emiliogiuliana.co/2-uncategorised/41-un-errore-storico-datare-la-nascita-della-bandiera-italiana-all-anno-1797.html