Una considerazione ecologica

La bellezza dell’Italia, osannata com’è giusto che sia per la sua storia e la sua arte, è anche frutto di una fortunata e per certi versi voluta bellezza paesaggistica. Una penisola montuosa che si incunea nel Mediterraneo, finendo per essere un connubio perfetto fra mare e montagna. Lo dimostrano non solo le innumerevoli specie endemiche, ma anche le vette e gli abissi che gli atleti italiani hanno raggiunto, forti delle esperienze rese possibili dalla Penisola.

Tanto per fare due nomi contemporanei e due storici: Umberto Pelizzari (-131m in apnea in assetto variabile regolamentato, -150m in variabile no limits); Simone Moro (invernale sul Nanga Parbat a 8126m); Reinhold Messner (il primo a scalare l’Everest senza l’ausilio di bombole d’ossigeno) e infine Enzo Maiorca (nel ’61 supera i -50 metri in apnea in assetto costante, sfatando il mito secondo cui i polmoni di un uomo sarebbero collassati oltre quella profondità).

Il paesaggio, strettamente inteso, già nell’Italia pre-unitaria veniva tutelato e controllato, nonché adattato, rispettandolo, alle necessità dell’uomo. Nel Rinascimento l’Accademia dei Georgofili plasmò l’attuale aspetto della Toscana, con le sue dolci colline e i terrazzamenti progettati in maniera del tutto peculiare per far defluire al meglio le acque.

Nel Medioevo nacque il concetto di ecologia, con i primi codex che vietavano il disboscamento irrazionale e l’appropriazione di risorse in modo disordinato, per evitare il depauperamento e, dunque, un danno diretto anche per l’uomo (senza contare l’etica cristiana, che ha sempre avuto grande rispetto per il Creato e che ha generato, tanto per fare un esempio, la grande bellezza di Assisi e dell’Umbria). Durante l’epoca romana vennero bonificate aree ad incidenza malarica, nonché furono tentati veri e propri progetti mastodontici di regolamentazione delle acque, come il prosciugamento del lago del Fucino e le famosissime cascate delle Marmore in Umbria, le più alte d’Europa.

Tutto questo, da sempre nel DNA degli italiani, è stato in qualche modo contaminato da un’ideologia economica che non pone al centro l’uomo, ma il denaro. Si è rotta l’armonia uomo-natura, secondo la quale l’uomo ha sempre dominato il suo ambiente, curandolo, consapevole che però danneggiandolo avrebbe causato il danneggiare sé stesso. In tal senso, la tutela dell’ecosistema e il controllo dell’inquinamento sono un dovere e una ricchezza per l’uomo. E, sempre per questo motivo, la distinzione fra ‘inquinamento’ e ‘riscaldamento globale’ è doverosa, e una confusione dei due può portare solo che a errori.

Sul primo c’è la totale responsabilità umana, e dunque si può e anzi si deve agire, perché mette a repentaglio direttamente la nostra salute e quella dell’ecosistema. Plastiche, falde acquifere contaminate, varie scorie industriali (chimiche, radioattive ecc.), disboscamento sregolato, sfruttamento intensivo delle risorse, vari sversamenti in mare e via dicendo.
Fonte: https://oltrelalinea.news/2019/05/10/considerazioni-sullecologia-e-il-riscaldamento-globale/amp/

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