La Cina alla conquista dell'Italia
Segnalazione di Emilio Giuliana
ll palazzo della ex Zecca di Stato a Roma? Ora è gestito dai cinesi. Il palazzo di Raul Gardini a Ravenna? Ora è gestito dai cinesi. Il palazzo del Ballo del Doge a Venezia? Ora è gestito dai cinesi. Il bar Roma di Carpi, quello dove lavorava Dorando Pietri, mitico eroe della maratona crollato a un passo dal traguardo? Ora è gestito dai cinesi.
E sono diventati cinesi, fra le altre, l’azienda dei trattori Goldoni di Carpi, quella che ha di fatto meccanizzato le campagne italiane; la storica azienda dei marmi Quarella di Verona, il legno Masterwood di Rimini, la metalmeccanica Motovario di Formigine e la catena di cinema Odeon&Uci. Dove a questo punto, potrebbe andare in scena un film giallo. Che però assomiglia molto a un horror.
Non ci sono infatti solo i casi famosi, rimbalzati con evidenza sui giornali, come quelli degli yacht Ferretti, della casa di moda Krizia, della Pirelli, dell’Inter o degli elettrodomestici Candy: l’ombra di Pechino si sta allungando su tutto il nostro Paese. Accade giorno dopo giorno, mattone dopo mattone, quartiere dopo quartiere, fabbrica dopo fabbrica. Del resto si sa che la Cina è partita alla conquista del mondo. Il presidente Xi Jinping, definito dall’Economist l’uomo più potente del pianeta, ha varato un piano massiccio per promuovere acquisizioni nei cinque continenti.
E l’Italia è un’osservata speciale. Del nostro Paese, i nipotini dei Ming adorano tutto: il canto, la musica, la moda, la Scala. E non vedono l’ora di conquistarci. A fine 2017 battevano bandiera cinese 641 imprese italiane, con oltre 32 mila dipendenti e un fatturato di circa 18 miliardi l’anno. E la conquista, nel silenzio generale, non si ferma. Continua a leggere