L’inganno della morte cerebrale e il business dei trapianti d’organi

Da dove nasce l’approccio medico svelato al mondo in maniera palese dal piccolo Alfie Evans? La risposta per il dottor Paul Byrne, neonatologo di fama internazionale, che nel dicembre del 2017 visitò il piccolo, è chiara: «Anche se Alfie non fu dichiarato cerebralmente morto, tutto nasce dalla definizione di “morte cerebrale”. Una visione per cui la vita è misurata sulla quantità di funzioni dell’encefalo».
di Benedetta Frigerio (03-06-2018)
Da dove nasce l’approccio medico svelato al mondo in maniera palese dal piccolo Alfie Evans? La risposta per il dottor Paul Byrne, neonatologo di fama internazionale, che nel dicembre del 2017 chiamato dalla famiglia del bambino volò a Liverpool per visitarlo, è chiara da anni: «Tutto nasce dalla definizione di morte, non più clinica ma cerebrale, sancita nel 1968 da una commissione medica di Harvard».
Dottor Byrne, ci spieghi perché lei differenzia la morte reale dalla morte cerebrale e quali implicazioni ha questa distinzione?
Ho avviato una terapia intensiva per bambini malati nel 1963 presso il Cardinal Glendon Hospital for Childrend di St. Louis, ero profondamente animato dall’intenzione di sostenere la vita in ogni modo possibile. Durante questo periodo, sono state scoperte nuove terapie. Ma pochi anni dopo cominciò a diffondersi una nuova definizione di morte: il paziente non era più considerato morto solo dopo la cessazione delle funzioni cardiache e circolatorie, quindi anche respiratorie e del sistema nervoso, ma bastava rilevare l’assenza di attività dell’encefalo per dichiararlo morto. Nel 1975 nel mio reparto fu ricoverato un bimbo nato prematuro, Joseph. Venne ventilato e poi dichiarato cerebralmente morto perché il suo elettroencefalogramma non dava segni di attività. Ma Joseph era vivo, quindi continuai a curarlo: oggi è padre di tre figli. Da quel momento ho cominciato a interrogarmi sulla definizione di morte cerebrale, scoprendo che era una bugia.
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Combattete con me. Io sono la vostra voce.

Queste frasi vi ripugnano? Trovate sbagliato che un circolo che riceve denaro dallo stato sia intitolato all’autore di queste frasi? Bene : io sono a vostra voce. Per aver alzato la mia contro tutto questo sto subendo due processi. I miei processi sono un enorme vantaggio da un lato, perché permettono alle mie parole di rimbalzare e anche l’enorme esercito di giornali nemici è costretto a riportarli, ma hanno lo svantaggio di costarmi fiumi di denaro.
Chiedo aiuto. Io sono la vostra voce. Perché questa voce non sia azzittita, sostenetemi!                                           
L’affermazione che Mario Mieli era un pedofilo è vera e inoppugnabile. Mario Mieli afferma la sua pedofilia nel testo Elementi di critica omosessuale.
Il significato corretto della parola “pedofilo” è: persona attratta eroticamente da minori. La pedofilia è una condizione mentale caratterizzata dall’attrazione erotica per i minori, condizione ritenuta da alcuni una parafilia o una perversione, dall’ultimo DSM è considerata un orientamento sessuale. Chiunque si dichiari attratto eroticamente dai bambini, indipendentemente dal fatto che abbia o meno compiuto atti pedofili, non può che essere dichiarato pedofilo.
Mario Mieli dichiara in maniera inequivocabile la sua attrazione erotica per i bambini, per persone cioè di età inferiore alla pubertà, nel suo libro Elementi di critica omosessuale, edito inizialmente da Einaudi, nell’ultima edizione da Feltrinelli.
“Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica” (Mario Mieli, Elementi di critica omosessuale, pag 55 PDF http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf).
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Ora c’è il matrimonio "sologamico": così una donna ha sposato se stessa

La nuova frontiera delle relazioni fluide è il matrimonio “sologamico”: in Brasile un’imprenditrice ha sposato se stessa.
È successo in Brasile, ed è stata celebrata una cerimonia in piena regola: l’imprenditrice Jussara Dutra Couto 38 anni, si è sposata. Ma con lei non c’era nessuno, all’altare: stando a quanto ha affermato, questo è stato il primo matrimonio sologamico in Brasile.
La Couto ha deciso di non dividere la propria vita (di successo) con nessuno, non perché non ne avesse la possibilità ma perché, ha dichiarato a diversi giornali: “Sto scoprendo e amando me stessa. Non c’è nessuno che amo di più di me, così ho capito che ero così felice che volevo sposarmi. ”
Dopo alcune ricerche, la Couto ha scoperto che il matrimonio sologamico è già una tendenza in Australia e in alcuni paesi in Europa. Così, ha organizzato tutto: come riporta il quotidiano brasiliano BHAZ, la cerimonia è stata curata sin nel minimo dettaglio.
La festa ha seguito tutti i riti di un matrimonio normale: aveva altare, celebrante, decorazioni, buffet, gruppi musicali e  invitati. Il “sì” della Couto si è ridotto all’applicazione di un timbro sul suo avambraccio, con scritto “amo me stesso”.
Di seguito il video del “matrimonio”.
VIDEO
fonte – https://vocecontrocorrente.it/ora-ce-il-matrimonio-sologamico-cosi-una-donna-ha-sposato-se-stessa/

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Zichichi in disaccordo con Greta? Dunque la scienza ha torto

Zichichi in disaccordo con Greta? Dunque la scienza ha torto


Una sinistra in netta crisi di consensi aveva promesso che, in vista delle prossime elezioni europee, avrebbe portato in piazza gli studenti.

E così ha fatto lo scorso venerdì grazie alla fitta rete di fiancheggiatori di cui ancora dispone nelle scuole: fiancheggiatori che fanno capo a centri sociali, circoli e associazioni d’area che si sono buttati a capofitto nell’impresa. E che ora promettono di replicare ogni venerdì fino alla fine dell’anno scolastico.
Che poi gli studenti avessero le idee un po’ confuse su tutto ciò che riguarda il dissesto ambientale era facile da credere. Il che è dimostrato da un video (https://www.ilmessaggero.it/video/clima_2-4366040.html) de Il Messaggero che ha fatto il giro del web.
Da che mondo è mondo se gli insegnanti danno il via libera ai loro pargoletti per una “bigiata” generale in nome di qualunque cosa, si può essere certi che gli studenti non se lo faranno ripetere due volte.
Ma la scarsa informazione sui problemi legati al clima, fatta di luoghi comuni mal digeriti, dovrebbe tener conto anche di chi non condivide la vulgata generale.
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Francia. È iniziata l’eutanasia di Vincent Lambert

Stamattina i medici hanno interrotto l’alimentazione e idratazione al paziente tetraplegico di 42 anni. «Vincent sente tutto: ha pianto»
L’eutanasia di Vincent Lambert è cominciata. Stamattina i medici dell’ospedale Chu Sébastopol di Reims hanno interrotto l’alimentazione e idratazione al paziente tetraplegico di 42 anni. «È una vergogna, uno scandalo assoluto, i genitori di Vincent non hanno neanche potuto abbracciare il figlio», ha tuonato all’Afp Jean Paillot, avvocato dei genitori dell’uomo e padre.

MACRON NON RISPONDE

Lambert non è in fin di vita, né malato, né attaccato ad alcuna macchina. È in stato di minima coscienza e per questo dipendente in tutto e per tutto. Gli unici trattamenti che gli vengono forniti in ospedale sono appunto l’alimentazione e l’idratazione. Ora Lambert morirà di fame e di sete e non si sa quanti giorni ci vorranno prima che sopraggiunga la morte.
Domenica la madre Viviane Lambert, insieme a 200 persone, si è trovata davanti all’ospedale per implorare i medici e le autorità di non uccidere suo figlio. Ha rivolto anche un appello, l’ennesimo, al presidente della Repubblica Emmanuel Macron, che non ha risposto.

«VINCENT SENTE TUTTO: HA PIANTO»

«Quando Vincent ha visto i suoi genitori, che gli hanno comunicato al decisione dei medici» di ucciderlo, «Vincent si è messo a piangere: lui sente tutto quello che succede attorno a lui», ha dichiarato David Philippon, fratellastro e contrario all’eutanasia. Parte della famiglia, in particolare la moglie, vuole invece la morte dell’uomo.
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Il caso dei fratelli che diventano sorelle

Uno dei loro cinque bambini, a soli sette anni aveva già iniziato il percorso di transizione, a 13 era diventato a tutti gli effetti e per la legge una ragazza. Un altro ha manifestato importanti «problemi con l’identità di genere». Un terzo, che oggi ha sei anni, fin da quando ne aveva tre veniva vestito e chiamato col nome di una bambina. Non c’è giornale del Regno Unito che non si stia occupando del caso dei «fratelli che diventano ragazze».
Tutte le domande scatenate dall’inchiesta del Times sulle attività che fanno capo alla Tavistock & Portman (la controversa clinica del National Health Service inglese che si occupa di “curare” i minori che soffrono di disforia di genere e da cui si sono licenziati 18 medici in tre anni), sono emerse prepotenti ora che a esprimersi su una vicenda accaduta nella Contea di Lancashire è stato un giudice dell’Alta Corte inglese.
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fonte – https://www.tempi.it/il-caso-dei-fratelli-che-diventano-sorelle/

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A scuola s'insegna il gender: le lezioni lgbt arrivano anche in America

Lezioni di gender a scuola: il Dipartimento dell’Istruzione della California approva i corsi su omosessualità e transgenderismo.
Le lezioni gender non sono una novità:  a Londra i bambini sono obbligati a seguirli, nonostante le proteste. Si è cercato di inserirli anche in Italia, finora senza successo. Ma sono ufficialmente arrivati in America, e in particolare in California.
Questo stato americano è stato elogiato dalle comunità LGBT proprio per aver approvato le nuove linee guida sull’istruzione che trattano la questione della fluidità di genere.
A seguite i corsi saranno bambini di appena cinque anni che oltre a vedersi spiegare il transgenderismo, sentiranno parlare di operazioni di cambio di sesso, di relazioni omosessuali e chi più ne ha più ne metta.

 

Le nuove linee guida generali della California, in più, incoraggiano gli insegnanti a consigliare gli adolescenti LGBT sulle pratiche del sesso sicuro. Si parlerà di masturbazione già dalle scuole medie.
In segno di protesta contro la decisione, centinaia di genitori preoccupati si sono riuniti per protestare, sottolineando quanto queste lezioni violino i diritti della mamme e del papà a parlare con i figli di sesso, quand’è il momento.
La maggior parte dei presenti ha concordato che le questioni delicate riguardanti il comportamento sessuale e i transgender dovrebbero essere discussi a casa e non far parte di lezioni di gender imposte dal sistema educativo.
fonte – https://vocecontrocorrente.it/a-scuola-sinsegna-il-gender-le-lezioni-lgbt-arrivano-anche-in-america/

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Cannabis light, neuroscienziato mette in guardia politici e famiglie

Il Giornale ha potuto visionare dei risultati scioccanti sulla valutazione delle conoscenze e dei comportamenti degli studenti sulla vendita e l’uso della Cannabis light. “Il 64.8% degli intervistati erroneamente ritiene o non sa che la cannabis light può far risultare positivo il drug test nei guidatori“.
La Cannabis light è finita nei giorni scorsi sotto i riflettori della politica quando il Vice Presidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, ha proposto la chiusura di tutti i negozi, spuntati come funghi, che vendono questa sostanza in diverse parti d’Italia, spesso in prossima di scuole e luoghi frequentati dai giovani.
Faremo controlli a tappeto e chiederò da domani la chiusura uno per uno di tutti questi presunti negozi turistici di cannabis“, aveva spiegato il Ministro dell’Interno, ricordando che “vendono droga anche ai minori e che per quanto mi riguarda vanno sigillati dal primo all’ultimo.

Ce ne sono ormai più di mille al di fuori di ogni regola e di ogni controllo” e anticipando che non ha intenzione di aspettare la sentenza della Cassazione di fine maggio per chiudere “uno per uno tutti questi luoghi di diseducazione di massa“.
Contro la proposta di Salvini c’è stata una levata di scudi da parte delle forze politiche di sinistra, della metà dei sostenitori del governo di Giuseppe Conte, vale a dire i grillini pentastellati di Luigi Di Maio, di esponenti liberal e, naturalmente, degli stessi proprietari dei negozi che diffondono queste sostanze, gestori che qualche mese fa erano stati tirati in ballo anche dall’ex ministro Carlo Giovanardi.
Adesso scende in campo anche la scienza, anzi la neuroscienza, per bacchettare proprio quei politici che, indottrinati da anni da idee radical chic antiproibizioniste, non si sono ancora accorti della pericolosità di queste sostanze, di ogni droga.
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Bimbi con due papà? Il no della Cassazione alla trascrizione in Italia

Gli ermellini: “Si pone in contrasto con il divieto alla maternità surrogata”
In Italia è vietata la trascrizione nei registri civili del provvedimento che riconosce il rapporto di filiazione tra un minore concepito con la tecnica della maternità surrogata e una persona che non abbia con lui alcun rapporto biologico.
Lo hanno deciso le sezioni unite della Corte di Cassazione che, mediante una sentenza di oggi, hanno rigettato la domanda di riconoscimento del provvedimento che riconosceva come figli di una coppia omosessuale due minori, concepiti mediante procreazione assistita. Uno dei due membri della coppia, infatti, aveva concepito i figli con l’aiuto di due donne, una che aveva messo a disposizione i propri ovuli e l’altra che aveva portato avanti la gestazione.
La Corte ha spiegato che riconoscere il rapporto di filiazione col componente della coppia che non ha partecipato alla procreazione dei figli, “si ponesse in contrasto con il divieto della surrogazione di maternità“, stabilito dall’articolo 12 della legge 40 del 2004, che regola la procreazione assistita. A detta degli ermellini, tale disposizione rappresenta “un principio di ordine pubblico, posto a tutela della dignità della gestante e dell’istituto dell’adozione“.Il riconoscimento del rapporto di filiazione dovrebbe avvenire in modo compatibile “con l’ordine pubblico“, che deve essere valutato “alla stregua non solo dei principi fondamentali della Costituzione e di quelli consacrati nelle fonti internazionali e sovranazionali, ma anche del modo in cui gli stessi hanno trovato attuazione nella legislazione ordinaria, nonchè dell’interpretazione fornitane dalla giurisprudenza”. In questo caso, il riconoscimento del rapporto padre e figlio tra il membro della coppia omosessuale che non ha partecipato alla procreazione e il minore, contrasta con la norma che vieta, in Italia, la maternità surrogata, cui la coppia è ricorsa per far nascere i figli.
La sentenza di Cassazione, però, precisa che “i valori tutelati dal predetto divieto, ritenuti dal legislatore prevalenti sull’interesse del minore, non escludono la possibilità di attribuire rilievo al rapporto genitoriale, mediante il ricorso ad altri strumenti giuridici, quali l’adozione in casi particolari“.
fonte – http://www.ilgiornale.it/news/cronache/bimbi-due-pap-no-cassazione-trascrizione-italia-1691008.html?mobile_detect=false

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L’eutanasia di Alessandra in Svizzera, una vicenda dai contorni oscuri

Una storia agghiacciante, quella che raccontiamo oggi, dai contorni foschi e non ancora ben definiti, sulla quale la procura di Catania ha aperto un’inchiesta per «istigazione al suicidio». È la storia di Alessandra Giordano di Paternò, morta il 27 marzo scorso, in una villetta della zona industriale di Pfäffikon, vicino Zurigo. Si tratta della clinica svizzera Dignitas, dove viene praticata da molti anni l’eutanasia e che ha visto anche il passaggio di Dj Fabo, arrivato lì e mai più tornato.
Alessandra, tuttavia, non aveva una sofferenza insostenibile dovuta a qualche terribile malattia: era depressa e da qualche tempo soffriva di una nevralgia cronica: la sindrome di Eagle. Potrebbe essere bastato questo per indurla a fuggire dalla sua terra, senza nemmeno avvisare i suoi familiari e avviarsi in totale solitudine a intraprendere una scelta così drammatica e definitiva per la sua vita? È ciò su cui sta indagando la procura di Catania, come rivela il quotidiano La Verità, perché il sospetto che qualcuno possa aver infierito sulla sua coscienza alterata è davvero forte. Suo fratello parla di lei su La Verità descrivendola come «una donna forte, determinata, sicura di sé, intraprendente, solare. Lavorava nella scuola primaria. È andata regolarmente in classe fino a due anni fa. Amava il suo lavoro. Gli alunni e i nipoti erano la sua vita. E anche lei sognava una famiglia e dei figli».
Tuttavia l’inizio del suo declino psicologico inizia nel 2008, dopo la morte del padre, evento che la fa sprofondare nella depressione tanto da farle abbandonare il suo lavoro di insegnante, limitandosi a passare le giornate a letto. Con questo stato d’animo non certo “lucido” comincia ad accarezzare il pensiero della morte assistita. Un’idea impensabile per i suoi familiari con cui ne parla. Finché il 25 marzo scorso un conoscente incontra, per caso, Alessandra all’aeroporto di Catania e avvisa la famiglia. I familiari dopo numerose telefonate a vuoto capiscono che è volata in Svizzera e tentano di riportarla a casa. Viene allertato il ministero degli Esteri, suo fratello Massimiliano manda una diffida alla Dignitas, allegando l’ultimo certificato medico: «Mia sorella non si trova nelle facoltà mentali, allo stato attuale, per prendere una simile decisione. Ci riserviamo, qualora doveste procedere, di adire a vie legali» ma non riceve nessuna risposta. Allora si reca personalmente in Svizzera.
All’aeroporto di Zurigo, su suggerimento della Farnesina, si rivolge alla Polizia locale che promette di contattare la Dignitas, ma ciò non avviene. Un’ultima telefonata di Alessandra ai suoi conferma l’inesorabilità della sua decisione: persino il conto della clinica, di circa 10.000 euro, è già stato saldato. Il suo passaggio dalla vita e alla morte viene “pianificato” in soli 3 giorni: arrivo lunedì 25 marzo, sistemazione in albergo il martedì, mercoledì incontro col dottore e giovedì arrivo nella clinica della morte per non tornare mai più. Sconcertante il modo in cui vengono “avvisati” i parenti, dopo aver fatto tutto il possibile per salvarla: alla famiglia infatti verranno recapitate le sue ceneri con un biglietto d’addio. Continua a leggere

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