Si sono conclusi il 17 gennaio scorso in Norvegia i negoziati che hanno portato alla nuova coalizione di governo, la prima a maggioranza non socialista dal 1985. La coalizione con a capo il Primo Ministro Erna Solberg è composta dai tre partiti già presenti nel precedente governo, il partito conservatore Høyre (H), il conservatore-liberale Fremskrittspartiet (Frp), il partito social-liberale Venstre (V) e dal Partito Popolare Cristiano (KrF), da poco entrato a farne parte.
Il nuovo governo ha presentato ai cittadini norvegesi la Dichiarazione Granavolden, dal nome dell’hotel in cui è stata redatta e presentata, ovverosia un documento comune contenente il programma di governo, frutto di negoziati complessi e carichi di tensione, in particolare sui temi dell’immigrazione, clima e aborto.
Proprio su quest’ultima tematica, fondamentale per il partito Popolare Cristiano (KrF) che ha al centro della sua politica l’inviolabilità della dignità umana, il Premier Solberg aveva aperto alla possibilità di cambiare la legislazione sull’aborto. Le richieste del partito Popolare Cristiano, poste come condizione per l’ingresso nella coalizione di governo, erano due: la cancellazione del paragrafo 2c della legge sull’aborto che consente l’aborto selettivo oltre la dodicesima settimana e il divieto dell’embrioriduzione.
Si tratta di richieste cariche di significato perché per la prima volta nella storia un Paese europeo fa “marcia indietro” sulla disciplina dell’aborto e perché per di più trattasi di un Paese fortemente secolarizzato e laicista come la Norvegia.
Il Partito Popolare Cristiano ha ottenuto a seguito dei negoziati politici che nella Dichiarazione Granavolden fosse inserito esplicitamente il divieto di riduzione fetale o embrioriduzione.
L’embrioriduzione è nello specifico l’eliminazione di uno o più feti in gravidanze multiple, di modo tale che per esempio una gravidanza gemellare diventi una gravidanza singola o una gravidanza trigemellare si trasformi in una gemellare. Per ragioni mediche, l’embrioriduzione viene effettuata tra la dodicesima e tredicesima settimana ed eseguita tramite un’iniezione di cloruro di potassio nel cuore del feto scelto. Se i feti sono sani, la procedura abituale sulla scelta del feto da abortire prevede che si selezioni quello nella posizione più comoda per l’iniezione.
Dal 2016 l’embrioriduzione viene praticata solamente a Trondheim, nell’ospedale dedicato al santo norvegese St. Olav. Dal 2002 sono state eseguite al St. Olav più di 60 embrioriduzioni, mentre non è dato sapere il numero esatto delle embrioriduzioni praticate presso l’ospedale universitario di Oslo negli anni 2002-2015.
Tale pratica diverrà quindi presto illegale in Norvegia, facendo venir meno anche il flusso di donne straniere che si recano nel Paese scandinavo per praticare la riduzione fetale poiché illegale nel loro Paese.
In relazione alle tematiche etiche, nella piattaforma Granavolden si legge inoltre al paragrafo intitolato “Misure di prevenzione dell’aborto e salute riproduttiva” che obiettivo del Governo sarà quello di ridurre il numero degli aborti in Norvegia di un terzo in dieci anni, attraverso strumenti preventivi e formativi, mentre non risulta alcun riferimento al paragrafo 2c della legge sull’aborto. Infine, circa il campo della genetica e delle biotecnologie, la Dichiarazione Granavolden sancisce espressamente che sarà necessario l’accordo unanime di tutti e quattro i partiti in merito a qualsiasi cambiamento legislativo in materia e pertanto il Partito Popolare Cristiano potrà apporre il veto su proposte legislative inerenti alle delicate tematiche bioetiche, attuali nel dibattito politico norvegese.
Il nuovo governo ha presentato ai cittadini norvegesi la Dichiarazione Granavolden, dal nome dell’hotel in cui è stata redatta e presentata, ovverosia un documento comune contenente il programma di governo, frutto di negoziati complessi e carichi di tensione, in particolare sui temi dell’immigrazione, clima e aborto.
Proprio su quest’ultima tematica, fondamentale per il partito Popolare Cristiano (KrF) che ha al centro della sua politica l’inviolabilità della dignità umana, il Premier Solberg aveva aperto alla possibilità di cambiare la legislazione sull’aborto. Le richieste del partito Popolare Cristiano, poste come condizione per l’ingresso nella coalizione di governo, erano due: la cancellazione del paragrafo 2c della legge sull’aborto che consente l’aborto selettivo oltre la dodicesima settimana e il divieto dell’embrioriduzione.
Si tratta di richieste cariche di significato perché per la prima volta nella storia un Paese europeo fa “marcia indietro” sulla disciplina dell’aborto e perché per di più trattasi di un Paese fortemente secolarizzato e laicista come la Norvegia.
Il Partito Popolare Cristiano ha ottenuto a seguito dei negoziati politici che nella Dichiarazione Granavolden fosse inserito esplicitamente il divieto di riduzione fetale o embrioriduzione.
L’embrioriduzione è nello specifico l’eliminazione di uno o più feti in gravidanze multiple, di modo tale che per esempio una gravidanza gemellare diventi una gravidanza singola o una gravidanza trigemellare si trasformi in una gemellare. Per ragioni mediche, l’embrioriduzione viene effettuata tra la dodicesima e tredicesima settimana ed eseguita tramite un’iniezione di cloruro di potassio nel cuore del feto scelto. Se i feti sono sani, la procedura abituale sulla scelta del feto da abortire prevede che si selezioni quello nella posizione più comoda per l’iniezione.
Dal 2016 l’embrioriduzione viene praticata solamente a Trondheim, nell’ospedale dedicato al santo norvegese St. Olav. Dal 2002 sono state eseguite al St. Olav più di 60 embrioriduzioni, mentre non è dato sapere il numero esatto delle embrioriduzioni praticate presso l’ospedale universitario di Oslo negli anni 2002-2015.
Tale pratica diverrà quindi presto illegale in Norvegia, facendo venir meno anche il flusso di donne straniere che si recano nel Paese scandinavo per praticare la riduzione fetale poiché illegale nel loro Paese.
In relazione alle tematiche etiche, nella piattaforma Granavolden si legge inoltre al paragrafo intitolato “Misure di prevenzione dell’aborto e salute riproduttiva” che obiettivo del Governo sarà quello di ridurre il numero degli aborti in Norvegia di un terzo in dieci anni, attraverso strumenti preventivi e formativi, mentre non risulta alcun riferimento al paragrafo 2c della legge sull’aborto. Infine, circa il campo della genetica e delle biotecnologie, la Dichiarazione Granavolden sancisce espressamente che sarà necessario l’accordo unanime di tutti e quattro i partiti in merito a qualsiasi cambiamento legislativo in materia e pertanto il Partito Popolare Cristiano potrà apporre il veto su proposte legislative inerenti alle delicate tematiche bioetiche, attuali nel dibattito politico norvegese.
FONTE – https://www.loccidentale.it/articoli/146888/norvegia-i-cristiani-entrano-nel-governo-ora-priorita-ai-temi-etici