La Cina è vicina?
di Giovanni Petrosillo
Da oggi l’Italia è una colonia cinese. Lo scrivono i giornali. Prima che i mandarini ci invadessero con le loro merci eravamo un Paese libero. Ora i nostri figli nasceranno con gli occhi a mandorla e ci abbasseremo mediamente di qualche centimetro all’anno. La pelle dei connazionali tenderà sempre più al giallo e pronunceremo la “l” al posto della “r” per empatizzare linguisticamente con i nostri nuovi padroni. Dopo l’Inter anche la Juventus passerà ai cinesi e non vincerà più un campionato. Gli oggetti si romperanno presto ma non ci prenderemo la briga di ripararli perché costeranno meno e li sostituiremo con altri di più scarsa durata. Diremo Amelica anziché America e calo anziché caro. Che brutta china con la Cina vicina. Eppure qualcosa non torna in questi racconti da quattro renminbi che leggiamo sui quotidiani. Con l’iniziativa di accogliere i cinesi a braccia aperte ci saremmo inimicati tutti, dall’Ue agli Usa, i quali non vedono bene un simile avvicinamento. Pechino è il primo competitore dell’Occidente a livello mondiale, dicono questi grandi analisti del piffero, eppure Washington e Bruxelles, nonostante qualche rimbrotto, ci avrebbero lasciati fare. Siamo seri. Se gli americani non si sono opposti, con tutte le loro forze, come in occasione degli accordi coi russi per i gasdotti, è perché non temono così tanto l’Impero di Mezzo come altri avversari, meno intraprendenti economicamente ma molto più attrezzati militarmente e “geopoliticamente”. Continua a leggere