Vienna, 12 settembre 1683 – la Cristianità respinge l'invasione islamica

Risultati immagini per la battaglia di ViennaSegnalazione del Centro Studi Federici

La battaglia di Vienna, Anno Domini 1683
Lo scenario politico-militare nella seconda metà del Seicento – secolo alquanto travagliato – appare oscuro e denso d’incertezze. La Guerra dei Trent’Anni (1618-1648), devastante guerra di religione, fu anche un confronto politico-militare fra la Casa regnante francese dei Borbone e quella degli Asburgo. L’intento era quello di togliere agli Asburgo l’egemonia sulla Germania, che derivava loro dall’autorità imperiale. Per raggiungere questo scopo Armand du Plessis, meglio noto come cardinal Richelieu (1585-1642), inaugurando una politica fondata sul mero interesse nazionale a scapito di una visione europea e cattolica, si alleò con i principi protestanti. I Trattati di Westfalia del 1648 sancirono l’indebolimento definitivo del Sacro Romano Impero. È così che sulla Germania, devastata, divisa fra cattolici e protestanti e separata politicamente, si stabilisce l’egemonia del re di Francia, Luigi XIV (1638-1715). Egli non esita a cercare perfino l’alleanza dell’Impero ottomano, del tutto avverso ad ogni ideale cristiano ed europeo. Sul finire del secolo dunque l’Europa è prostrata, divisa in se stessa tra fazioni religiose e lotte dinastiche, con una crisi economica e demografica conseguente alla guerra, che la resero quanto mai vulnerabile.
 
L’offensiva islamica
L’impero ottomano, che aveva conquistato i paesi balcanici fino alla pianura ungherese, il 1° agosto 1664 era stato temporaneamente bloccato dagli eserciti imperiali guidati da Raimondo Montecuccoli (1609-1680) nella battaglia di San Gottardo, in Ungheria. Poco dopo però, sotto la guida strategica del Gran Visir Qara Mustafā (1634-1683), l’offensiva riprende, incoraggiata paradossalmente da Luigi XIV e dalla sua disinvolta politica anti-asburgica. Non poteva esserci momento più favorevole per una campagna vittoriosa e ormai il cuore dell’Europa era alla portata delle armate ottomane. Pressoché isolata, soltanto la Repubblica di Venezia impedisce ai Turchi di ottenere il dominio nell’Egeo, nella Grecia e nella Dalmazia. Si trattava però di una lotta ormai impari e, infatti, culminò nella perdita di Candia nel 1669, nonostante le eroiche gesta di Francesco Morosini (1618-1694). Nel 1672 la Podolia – una parte dell’attuale Ucraina – viene sottratta alla Polonia e nel gennaio del 1683, ad Istanbul, le armate ottomane volgono in direzione dell’Ungheria. È un immenso esercito quello che si mette in marcia verso il cuore dell’Europa, sotto la guida di Qara Mustafā e di Maometto IV (1641-1692). Il disegno che essi tentarono di realizzare era quello di una sorta di “grande Turchia europea e mussulmana” di cui Vienna doveva essere la futura capitale; una città che a sua volta sarebbe stata una testa di ponte verso il resto dell’Europa assediata e destinata alla sconfitta. Le poche forze imperiali rimaste – rinforzate dalle milizie ungheresi guidate dal duca Carlo V di Lorena (1643-1690) – tentarono invano di resistere. Il gran condottiero al servizio degli Asburgo prese il comando, benché reduce da una gravissima malattia, dalla quale – si disse – l’avevano salvato le preghiere di un padre cappuccino, noto a molti come padre Marco da Aviano. Padre Marco era stato inviato dal Papa Innocenzo XI presso l’Imperatore per perorare la causa della crociata anti-turca. Il primo atto di padre Marco fu quello di chiedere che in tutte le insegne imperiali fosse riportata l’immagine della Madre di Dio. Da allora le bandiere militari austriache porteranno sempre l’effigie della Madonna per i successivi due secoli e mezzo. Solo Adolf Hitler dopo la sua ascesa al potere le farà togliere.

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Londra è sempre meno british e si arrende all’islamizzazione

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di Lorenzo Formicola
«Trasformerò la capitale in un faro dell’islam», fu il motto elettorale del socialista Ken Livingstone nel 2012. Forse non è stato completamente merito suo, ma si può dire tranquillamente che a oggi l’obiettivo è stato raggiunto con successo. La Gran Bretagna ha la terza maggior popolazione musulmana nell’Unione europea, dopo Francia e Germania. I musulmani hanno ormai superato, infatti, anche la soglia dei 4,1 milioni. Il paradigma di una tale crescita ha tre uscite: immigrazione, alto tasso di natalità e disinvoltura nella conversione all’islam. I musulmani si sono integrati nella società inglese semplicemente occupandola. Importando e imponendo costumi, usi e leggi la diffusione della sharia sembra inarrestabile. E Londra è lo specchio di questo scenario a cominciare dal suo sindaco.
L’Inghilterra è un Paese che si è rifatto il trucco per non migliorare. In viso infatti non ha semplicemente i segni del tempo, ma gli sfregi di una identità mortificata. E lo sfruttamento sessuale dei bambini britannici da parte di gang islamiche è solo una parte del problema. A prendersi la briga di spulciare le pagine di cronaca degli ultimi dodici mesi, è una nazione svilita quella che si incontra, incamminata verso il nulla che avanza. Continua a leggere

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Un voto che sia identitario e contro l’islamizzazione

Risultati immagini per voto consapevole“Il Circolo Cattolico Christus Rex” non dà un’indicazione di voto partitica. Si limita a dire a coloro che ci chiedono un’indicazione, di votare, in coscienza, per quello che si ritiene il “male minore”, tenendo conto della Dottrina Sociale della Chiesa, della scomunica latae sententiae per chi vota le sinistre e della realtà d’oggi. Ove possibile, il cattolico eviti l’isolamento e cerchi di poter dare il suo contributo per la buona battaglia o parte di essa, ricordando che tutto ciò che non viene fatto o condizionato da noi, vien fatto o condizionato dai nemici giurati di Cristo, nelle piccole come nelle grandi cose”.
QUINTA COLONNA
di Longino

C’è un pericolo più grande di tutti gli altri nelle elezioni del 4 marzo: esprimere un voto che non sia utile a tentare di fermare l’islamizzazione dell’Italia. I cristiani hanno il dovere di votare solo chi si oppone in modo credibile a questo progetto di cent’anni fa. E’ del 1925 la prima edizione del piano Kalergi, che ora viene attuato da una lobby mondialista, che ha in Bergoglio la punta di diamante, in George Soros il finanziatore e in Emma Bonino, l’esecutrice sul piano politico in Italia.

Come voleva Kalergi, la sostituzione della popolazione europea con popolazioni provenienti dall’area afro-asiatica è in atto. La sua conseguenza saranno gli stupri delle donne europee, che dall’ideologia islamista sono considerate niente di più che prede da conquistare, i matrimoni misti – per realizzare il meticciato – e la scomparsa dell’identità cristiana dall’Italia e dall’Europa. Continua a leggere

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