La paciosità del bene
di Adriano Segatori
Fonte: Italicum
Prendo in prestito il titolo di un articolo apparso su “L’Espresso” del 30 settembre a firma di Giuseppe Genna, però sovvertendone l’indirizzo. Lui parla della paciosità del Male, flirtando con la banalità di Hanna Arendt; io preferisco quella del Bene, visto che il male della disinformazione è ampiamente rappresentato da lui e dai suoi sodali.
Che la tecnica della confusione e della falsificazione comunicativa sia un’arte lo ha dimostrato oltre 2500 anni fa Sun Tzu affiancandola a quella della guerra: diffamate soprattutto il buono dell’avversario; impiegate gli individui più meschini e infami; siate prodighi nel pagare le informazioni, queste ed altre chicche sono state ampiamente usufruite dallo stesso Mao. Ma “L’Unione Sovietica ha fatto da caposcuola” come evidenzia Dario Fertilio in un suo vecchio saggio intitolato “Le notizie del diavolo”, nel distorcere ogni forma di verità e di etica.
Ecco allora spiegata la strategia che quotidianamente viene dispiegata dall’italica sinistra terminale, come se il gene – o la tara – della menzogna fosse a trasmissione transgenerazionale.
Non potendo analizzare l’articolo citato nel suo sistema complesso per motivi di spazio, occorre necessariamente focalizzare l’attenzione su alcuni specifici spunti. Continua a leggere