Bergoglio contro i "cani selvaggi"

La dimostrazione di come un non credente possa giungere ad analisi e conclusioni condivisibili sull’operato di Bergoglio e della Contro-Chiesa, senza giungere a definirla tale. Quello lo sappiamo e lo ricordiamo noi. Ma la parte sul Concilio è davvero ottima.
QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
No, Santità, un Papa non può chiamare “cani selvaggi” il prossimo, soprattutto quando si tratta di cattolici, cristiani, credenti. Cani è la definizione spregiativa che gli islamici danno degli infedeli e dei cristiani. Perfino i più spietati terroristi furono definiti dai pontefici che hanno preceduto Francesco, “uomini delle Brigate rosse”, uomini dell’Isis. Mai cani. Scendere a quei livelli livorosi non è degno di un Santo Padre. Il silenzio e la preghiera erano le risposte più dignitose.
Per carità, non facciamo le anime belle. Sappiamo che verminaio c’è negli intestini della curia e nei bassifondi della Chiesa. Il racket della pedofilia, come la lobby gay a cui lo stesso Bergoglio una volta accennò, sono solo alcuni dei lati oscuri della Chiesa. Quella pedofilia di cui sconcertano le proporzioni, la collegialità, la complicità reciproca, prima che i suoi singoli e frequentissimi episodi. Ma oltre quei giri torbidi che riguardano la sfera sessuale ce ne sono almeno altri due: uno incentrato sul malaffare e l’altro sulla guerra senza esclusione di colpi per conquistare ruoli di potere clericale. Giri che non nascono certo con Papa Bergoglio ma sono il lato b della Chiesa, il suo volto corrotto e si presentano con alti e bassi da svariati secoli, con un’accentuazione speciale da quando l’ateismo e il nichilismo hanno corroso anche la fede dentro i sacri portoni della Chiesa. Verrebbe voglia di invocare i cani per risanare la Chiesa ma i cani del Signore, come si chiamarono i Domenicani, a cui appartenne anche il più fulgido Dottore della Chiesa, San Tommaso d’Aquino. Continua a leggere

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Cristiani in piazza in Vietnam contro il regime comunista


Cattolici in piazza in Vietnam, a Binh Thuan, ad Hà Tinh e Vinh, ad esempio, con rosari, bandiere vaticane e striscioni, per protestare contro la concessione di terre ai comunisti cinesi e contro la legge liberticida sulla sicurezza informatica, autentica censura ad Internet: chi si colleghi ai siti cattolici rischia il processo.Già le forze dell’ordine hanno effettuato migliaia di arresti tra i manifestanti in tutto il Paese, il regime ha già minacciato una dura repressione. Il che non ha intimorito la Chiesa: il Vescovo emerito di Kontum, mons. Michael Hoàng Duc Oanh, ha chiesto anche per iscritto al presidente Tran Dai Quang di rispettare la volontà ed i diritti del popolo, di rilasciare quanti siano stati fermati, nonché di mantenere così la pace sociale.
Il Vescovo emerito ha anche criticato i sacerdoti membri dell’Assemblea nazionale, del tutto irreggimentati e per questo espressisi a favore della nuova normativa sul web: «Tradiscono la nostra fede ed il nostro Paese», ha detto il Vescovo. Continua a leggere

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