8 DICEMBRE 2016 |
di Silvia Morosi e Paolo Rastelli | @MorosiSilvia @paolo_rastelli
In una fredda mattina dell’Immacolata si risveglia l’anima nera della Repubblica. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 il principe Junio Valerio Borghese (ex comandante della X Mas nella Repubblica di Salò, leader dell’organizzazione neofascista Fronte Nazionale, che si è distinto come sommergibilista, tenente di Vascello e ufficiale di Marina durante la Seconda Guerra Mondiale al comando del sommergibile Scirè, per l’affondamento delle corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth nel porto di Alessandria d’Egitto il 18 dicembre 1941) guida un tentativo di colpo di Stato, definito in codice operazione “Tora Tora”. Il riferimento è all’anniversario dell’attacco giapponese a Pearl Harbor. Continua a leggere
L’EU è in crisi esistenziale. Soprattutto a causa delle enormi bugie dette in passato con il fine non di aiutare i vari paesi ad uscire dalla crisi ma piuttosto di perpetrare il potere in mano all’asse franco tedesco, con lo scopo di creare un mostro sovranazionale – l’EU – in grado di sostituirsi a termine agli USA in EUropa, asservendosi agli interessi dell’asse dominante. Un piano che data dalla fuga dei nazisti in Sud America 75 anni fa; la rivincita, come se fosse stato rinviato a tempi più propizi.
Il problema reale è che l’austerità imposta ai periferici dal 2009 NON ha funzionato e non funziona, serve solo per drenare ricchezza dalla periferia al centro (gli USA ad esempio crescono del 4% facendo il perfetto contrario). Esempio da manuale la Grecia: lo stesso FMI ha riconosciuto che l’austerità ha fatto danni in Grecia, che “si sono sbagliati” a fare i conti, che il moltiplicatore fiscale è stato stimato male con il risultato di far crollare l’economia ellenica pur senza ridurre il debito (è passato dal 140% nel 2010 a circa il 175% attuale, senza prospettiva di ridurlo drasticamente per i prossimi 20 anni almeno). Continua a leggere
Il dato oggettivo è che in Italia, se non si è graditi alla Merkel, alla Ue e al FMI non si può governare. Anche se si hanno una maggioranza parlamentare, un programma condiviso, un premier incaricato, la squadra dei ministri. Il fatto, che è emerso ieri nella sua totale drammaticità, che non deve stupire ma indignare è che chi vorrebbe cambiare la situazione politica viene fermato dai poteri forti. (n.d.r.) Saltato il governo Lega-M5s, l’Italia resta osservata speciale. Il differenziale tra Btp decennali e Bund tedeschi, per quanto calmierato dal quantitative easing della Bce, è subito tornato ad allargarsi oltre i 200 punti base dopo aver aperto a quota 190,3 punti contro i 204 della chiusura di venerdì. Pesa il durissimo conflitto istituzionale, con i contraenti che evocano l’impeachment per il capo dello Stato che ha convocato al Colle Carlo Cottarelli con l’intenzione di affidargli l’incarico di formare un esecutivo tecnico. Il rendimento del titolo decennale italiano, che era sceso al 2,34%, è tornato al 2,43%. Continua a leggere
di Maurizio Blondet
Da quel che ho capito io, Mattarella non vuole i ministri che gli propone l’alleanza di governo. Dicono che continua telefonare a Draghi per avere, diciamo, istruzioni o pareri: “Conti ti va?”. Draghi: Per carità, e chi lo conosce. E’ incompetente. E’ un tecnico (i media ripetono: incompetente, troppo tecnico, ha falsato il suo curriculum)
Mattarella: “Mi propongono Paolo Savona lo accetti? Draghi: “Di male in peggio, quello è troppo competente. E’ anche uno del sistema, quindi non possiamo attaccarlo come un barbaro invasore. Ex direttore generale di Confindustria e ministro dell’Industria del governo Ciampi, lunghi anni a fianco di Guido Carli, che da ministro del Tesoro firmò per l’Italia il trattato di Maastricht. Sperimentato. La sa troppo lunga. Riuscirebbe a pilotare l’uscita concordata dall’euro. Sa come fare. Nelle trattative metterebbe in difficoltà Merkel e Macron. No no, proprio no”.
I media strombazzano: Paolo Savona è anti-euro, non va bene. Ci vuole un ministro non critico dell’euro, altrimenti l’Europa si sente offesa. Altri spiegano: Paolo Savona è interno al Sistema, dunque in contraddizione col populismo. Bocciato.
Mattarella mette il veto.
Il presidente Mattarella si prende tempo. Continua a ricevere messaggi dalla cosiddetta Europa: “L’Italia rispetti gli impegni”; “Presidente, non permetta che i barbari distruggano lo splendido lavoro che abbiamo fatto a Bruxelles”.
Centocinquanta economisti tedeschi firmano un documento di fuoco in cui esigono che l’Italia esca dall’euro. Cosa che dimostra lo stato di confusione mentale in cui li abbiamo sprofondati: prima, quando l’opzione di uscita dall’euro era comparsa nella bozza Lega-M5S, tutti a strillare che è uno scandalo! E obbligano a cancellare quella opzione. Poi la stessa opzione compare con la firma di 150 economisti germanici, e va bene. E Mattarella che fa? Aspetta. Aspetta che Salvini e Di Maio gli propongano i ministri giusti. Giusti secondo gli europeisti e i media. Si capisce che sarebbe contento se Salvini e Di Maio gli proponessero: come presidente del consiglio, vogliamo assolutamente Gentiloni. Come ministro dell’economia, scegliamo di nostra iniziativa, Padoan. Agli Esteri, Alfano. La Fedeli all’Istruzione… Continua a leggere
Fonte: Megachip
Al di là di quelli che possono essere i giudizi politici e di merito sul nascente governo cosiddetto gialloverde targato Lega e Movimento Cinque Stelle fa veramente impressione che nel momento in cui questo sta per essere varato torni di moda il fantasma dello Spread, ovvero l’aumento dei differenziali tra tassi d’interesse sui titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi. Questo aumento dello spread di fatto comporterebbe un aumento dell’esborso che lo Stato Italiano deve pagare per piazzare sul mercato i propri titoli. Una situazione molto delicata visto l’enorme debito pubblico dello Stato che legherebbe mani e piedi al nascente governo inibendone l’azione politica.
La prima cosa che si nota è che questo governo sarebbe in netto contrasto con quelli avuti negli ultimi anni. Infatti sarebbe il primo governo apertamente euroscettico e frutto del voto di un blocco sociale nuovo: quello degli scontenti, delle persone che dalla globalizzazione e dalla costante cessione di sovranità a Bruxelles sono usciti sconfitti, impoveriti e frustrati. Sarebbe anche il primo governo che vede l’élite fino ad ora dominante e da sempre fortemente europeista, passare all’opposizione assieme ai suoi partiti di riferimento.
Una situazione davvero inedita che peraltro ha visto un fuoco di sbarramento violentissimo di giornali e televisioni all’unisono. Non a caso, possiamo notare che questi giornali e queste televisioni sono interamente controllati proprio da quella élite che rischia di essere scalzata. Continua a leggere