Luigi Bisignani a IL TEMPO: Il piano segreto di Matteo

Risultati immagini per l'uomo che sussurrava ai potentiL’“uomo che sussurra ai potenti” esprime la sua opinione in una delle sue consuete lettere domenicali al direttore de Il Tempo, secondo giornale della Capitale. Il lettore si chiederà perché questi sporadici spazi a chi è sotto moltissimi punti di vista estremamente lontano dalle nostre posizioni. Ebbene, dopo averlo conosciuto, il motivo è presto detto: l’ “uomo che sussurra ai potenti” può dire cose, alle volte, più interessanti di altri. Senza offesa verso chi non sussurra niente a nessuno… anzi…(N.d.R.)
di Luigi Bisignani
Caro direttore, Matteo Salvini, come un leone nella savana, fiuta l’aria e prepara il prossimo attacco per conquistare sempre più territorio. Le prime mosse sono andate meglio del previsto e ora che ha posto al centro del dibattito europeo il fronte dell’immigrazione, tra l’altro ridicolizzando Macron e prendendosi il plauso della Merkel, può gestire “dall’alto” i rapporti con i suoi alleati, Forza Italia e Fratelli d’Italia, i quali per non essere annientati faranno di tutto per non metterselo contro. Il Movimento 5 Stelle, fiaccato per una serie di ragioni, prima fra tutte le lotte interne tra il gruppo Grillo-Di Battista-Fico e quello Di Maio-Bonafede-Casaleggio che lo dilaniano da quando hanno cominciato ad annusare il profumo del potere, perde sempre più consensi. Con una savana dal panorama così arido, il leone Salvini sta preparando in gran segreto il suo piano B: si prenderà, in un solo colpo, i delusi di Berlusconi, della Meloni ma soprattutto una parte di quell’elettorato grillino che non sopporta più quel giustizialismo sommario e ambientalismo di facciata che blocca investimenti e nuove infrastrutture. Continua a leggere

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Punto di non ritorno

di Marcello Veneziani

La tela di Penelope. Si tesse di giorno, si disfa di sera. O se preferite, si annuncia un altro aborto di Stato. Dopo tre mesi si profila difficile l’impresa di Cottarelli, che pure sembrava partito con tutte le benedizioni giuste, eccetto un trascurabile particolare, il popolo sovrano. Quel ciondolino fastidioso lì, chiamato Italia. E invece è ancora in alto mare, e si corre a fari spenti nella notte in una via romana piena di buche e agguati. Il Tessitore, Mattarella, ha perso il bandolo, ha fatto errori vistosi, forse mal consigliato, è riuscito a far saltare prima la padella, poi la brace e ora rischia di restare col cerino in mano mentre lo spread cresce col panico. Non sa più che pesci pigliare, avanza il baratro, si agitano spettri di elezioni al solleone.
Qualunque cosa accada sappiamo che ormai abbiamo raggiunto il punto di non ritorno. Un abisso incolmabile si è scavato tra il Blocco Unico del Potere e l’Italia intera. Il Blocco Unico comprende il Pd, la Grande Stampa, la Grande Finanza, la Casta, i Palazzi, a partire dal Quirinale… Poi c’è tutto il resto. Che non è solo la Piazza, il popolo grillino e leghista, i militanti, ma anche i tanti refrattari, gli indipendenti, i disgustati bilaterali, i tanti che vivono, pensano, lavorano fuori dal Blocco Unico.
Stava nascendo per la prima volta un governo di assoluta minoranza, emanazione del Blocco Unico, a dispetto del voto e dell’Italia. Altre volte i governi tecnici di Palazzo avevano almeno una foglia di fico in Parlamento. Stavolta non c’è manco quello, pure il Pd che era l’azionista unico di riferimento ha capito che è meglio sfilarsi, anche perché Cottarelli annuncia solo tagli, lacrime e sangue. All’inizio Mattarella aveva scartato pure l’ipotesi di un governo di centro-destra che aveva la maggioranza relativa del parlamento. E invece ha poi varato un governo oligarchico, la coalizione Pd-Potentati. Continua a leggere

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Sull'esito della tornata elettorale (di Marco Tarchi)

di Marco Tarchi
Sull'esito della tornata elettorale
Fonte: Vanity Fair

Come commenta l’exploit del Movimento 5 Stelle (e di Lega)?

 Tutt’altro che inatteso. I sintomi della crescente disaffezione di una buona parte dell’elettorato verso l’establishmenterano evidenti da tempo. Stupisce un po’ che entrambi siano riusciti a recuperare una discreta quota (insieme, circa il 10%) di coloro che fino a un mese e mezzo fa dichiaravano di volersi astenere.

 Definirebbe tecnicamente il M5S un partito populista?

 No. Ho sempre distinto il discorso politico di Grillo – che è populista a pieni carati – e l’azione del M5S, che se ne è tendenzialmente distaccato, soprattutto dopo la morte di Gianroberto Casaleggio. Oggi nel movimento ci sono alcuni tratti della mentalità populista, ma vari altri mancano.

 Grillo ha detto che il M5S è riuscito a convogliare positivamente una rabbia repressa degli italiani che altrove (vedi Francia, Ungheria e altri) è stata raccolta dai movimenti di destra estrema. È d’accordo?

 Sì e no, perché non condivido l’etichetta di “destra estrema” attribuita al Front National, a Orbàn o alla Fpö austriaca. Sono partiti populisti. Detto questo, sì, il M5S ha intercettato in buona parte anche spinte che avrebbero potuto andare in quella direzione (cioè, da noi, alla Lega).

 Come mai il M5S ha preso comunque tanto nonostante alcuni inciampi degli ultimi mesi? Il voto nei suoi confronti è un atto di fede? Continua a leggere

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