I truffatori dell’antirazzismo

di Sebastiano Caputo
I truffatori dell’antirazzismo
Fonte: L’intellettuale dissidente
L’Italia è mediterranea, ospitale, genuina. E’ un non-modello di integrazione connaturato alla nostra storia che non va intellettualizzato dai nuovi chierici dell’anti-sovranismo.
Una bravata di alcuni ragazzotti nel notturno torinese che ha preso di mira diverse donne tra cui Daisy Osuake, atleta italiana di origine africana, si è trasformata nella punta dell’iceberg di un presunto odio razziale che sta divorando il Paese. I carabinieri per ora stano escludendo il movente xenofobo eppure la recuperazione politica è già in atto per colpire il governo giallo-verde, ritenuto complice e mandante di questa artificiosa ricostruzione dei fatti.
Il razzismo che si traduce in azioni concrete esiste, ma è nella testa e nelle gesta degli piscolabili, che sono pochissimi in Italia, e di certo non rappresentano l’anima profonda del nostro popolo. Il razzismo reale non ci appartiene. Per storia, cultura, geografia. Noi italiani siamo mediterranei, persone semplici, ospitali, a modo nostro, verso tutti gli stranieri, che non abbiamo mai amati né disprezzati, ma rispettati sulla base della decenza comune, quelle regole non scritte di convivenza che hanno caratterizzato una terra di passaggio, un crocevia straordinario di popoli, clan e tribù. Quel fatto di cronaca a Isola Capo Rizzuto che ha visto i bagnanti calabresi soccorrere 56 migranti in spiaggia, racconta perfettamente lo spirito descritto sopra. Del resto anche alla base della crescita elettorale di Lega e del Movimento 5 Stelle non c’è l’emergenza immigrazione (o addirittura “sostituzione etnica” paventata da alcuni) ma la paura di un ulteriore impoverimento della classe media, i cosiddetti sconfitti dalla globalizzazione.  Continua a leggere

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Il problema dell’Africa si chiama Francia

di Emanuel Pietrobon
Il problema dell’Africa si chiama Francia
Fonte: L’intellettuale dissidente
La Francia è una delle poche (ex) potenze del defunto sistema europeo ad aver preservato e perpetuato dei disegni egemonici su quel che fu il suo impero coloniale, nonostante la perdita di potere relativo, sia in Europa che nel mondo, e l’affermazione di un nuovo ordine internazionale non più eurocentrico. In principio fu Charles de Gaulle a voler impedire l’involuzione della Francia da una grande potenza mondiale ad una potenza regionale in declino ed in posizione periferica nel nuovo ordine post-bellico. A questo scopo, la Francia si dotò dell’arma atomica e tentò di riconquistare gli ex territori imperiali africani attraverso una politica di neocolonialismo economico seguendo l’ambizioso quanto visionario piano per l’Africa francofona elaborato da Jacques Foccart, uno dei più importanti ideologhi e strateghi dell’era gollista. Il piano di rinascita neoimperiale per la Francia di Foccart non puntava soltanto alla riconquista dell’Africa, ma all’espansione su ogni territorio francofono del mondo. In questo contesto si inquadrano il sostegno fornito dallo Sdece, i servizi segreti per l’estero, al movimento separatista quebecchese, e quel controverso “Vive le Québec libre!” gridato da De Gaulle alla folla di Montreal nel 1967. Continua a leggere

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L’ambasciata della morte

di Niccolò Inturrisi
L’ambasciata della morte
Fonte: L’intellettuale dissidente
Dopo i mesi passati tra le polemiche e gli scherni, nella giornata del settantesimo anniversario della nascita dello Stato di Israele si è tenuta l’inaugurazione ufficiale della nuova ambasciata statunitense a Gerusalemme. Tuttavia, quella che il presidente americano aveva dichiarato ingenuamente come una giornata dedicata alla speranza di una “pace” si è risolta, come era prevedibile, in un massacro da parte di militari israeliani a discapito della popolazione civile palestinese. Non vogliamo solo soffermarci sui quasi 2000 feriti e oltre 50 morti ammazzati dalle pallottole israeliane – impacchettate, spedite e vendute direttamente da quello stesso paese che si crede baluardo della sopravvivenza della democrazia del mondo – per sottolineare una situazione oscena e deplorevole che nessun paese europeo si degna di condannare con la dovuta attenzione. È proprio questa mancanza di coerenza, non solo mediatica, ma sinceramente politica, che lascia esterrefatti chi (come tutti noi) ha assistito nell’arco degli ultimi vent’anni a un vero e proprio diktat da parte del governo di Israele: il predominio non solo politico ed economico, ma soprattutto sociale e culturale rispetto ad una popolazione che si è vista usurpare la propria terra natia, costretto a vivere in una striscia di terra e, non abbastanza umiliati, denigrati e lasciati a loro stessi da parte delle grandi potenze mondiali. Continua a leggere

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Ci siamo: la UE crea una rete di censori. La libertà d’opinione è in pericolo!

di Marcello Foa
Ci siamo: la UE crea una rete di censori. La libertà d’opinione è in pericolo!
Fonte: Marcello Foa
E’ da un anno e mezzo che l’Unione europea e gli Stati Uniti preparano il terreno. E ora ci siamo: tra non molto avremo una rete di fact-checkers, naturalmente indipendenti, naturalmente rispettosi di un rigoroso codice etico e naturalmente dediti alla causa suprema: la lotta alle fake news ovvero del mostro che agita i sonni dell’establishment.
Tutto questo, in realtà, come ripeto da tempo, ha un solo scopo: legittimare l’introduzione della censura, limitare l’impatto e la diffusione di idee non mainstream, naturalmente negando che di censura si tratti. Ma così sarà: non c’è vera democrazia quando qualcuno si arroga il diritto di decide cos’è vero e cos’è falso,  e rendendo inviolabile e  sacra, quella che in realtà una pericolosissima forma di strabismo, perché si addita solo una parte del problema, le fake news veicolate dai social media, e si ignora il vero scandalo, che è rappresentato dalla manipolazione delle notizie creata all’interno dei governi, il cui impatto è infinitamente superiore. Qualunque frottola sulla Siria, sull’Ucraina, sulla Grecia resta rigorosamente impunita, purché abbia origine dentro a un’istituzione, proprio quelle istituzioni che ora pretendono, per il nostro bene, di limitare i confini della libertà di espressione.
L’Unione europea ieri ha compiuto un altro fatale passo, annunciando misure, “propedeutiche”, in attesa di ulteriori “messe a punto”, già annunciate per dicembre. L’impostazione è soft, per non allarmare le masse e infatti pochi media ne hanno parlato; l’esito, però, è scontato. Non può essere altrimenti quando si annuncia, come ha fatto il commissario Ue alla Sicurezza Julian King che

La manipolazione della pubblica opinione attraverso le fake news è una minaccia reale alla stabilità e alla coesione delle nostre società europee

annunciando

la creazione prima dell’estate di una rete europea indipendente di fact-checkers e a settembre di una piattaforma europea sulla disinformazione per aiutarli nel loro lavoro. Inoltre Bruxelles lancerà un nuovo bando quest’anno per la produzione e la diffusione di informazione di qualità sull’Ue attraverso notizie fondate sui dati.

Già, ma quali verifiche? Quali dati? Quelli certificati da Macron o dal Dipartimento di Stato americano che hanno deciso di bombardare la Siria senza prove, solo sulla base di notizie riportate dai media e dai social media? Quelli diramati da Ong che pur presentandosi come non governative in realtà sono finanziate dai governi occidentali, diventando uno strumento dissimulato ma molto efficace nell’ambito delle moderne guerre asimmetriche?
King ha varato anche misure per i social media da Facebook e Twitter, proprio mentre Zuckerberg, al Parlamento europeo, annunciava la creazione di un piccolo esercito di ventimila guardiani per garantire la correttezza delle “elezioni europee del 2019″ ovvero per togliere linfa e visibilità a idee e movimenti sovranisti e critici nei confronti della Ue. Dunque per limitare dall’alto la libertà d’opinione, come accade solo nei regimi autoritari.
Purtroppo si conferma lo scenario che abbiamo delineato Alberto Bagnai, Vladimiro Giacché e il sottoscritto, durante l’affollatissima conferenza che si è svolta sabato scorso a Roma, organizzata da L’intellettuale dissidente e dall’associazione a/simmetrie. Una conferenza che ha suscitato l’entusiasmo de presenti e che potete seguire grazie a Byoblu di Claudio Messora, che l’ha filmata.
La battaglia che si profila per un’informazione davvero libera sarà dura, molto dura. E avremo bisogno, come non mai, del vostro sostegno.
Ecco il video, buona visione:
https://www.youtube.com/watch?v=SPakayBRjac 

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