Il patto con Malta che ci rifila gli immigrati

Di Paolo Becchi e Cesare Sacchetti su Libero, 25/05/2017


Mentre continuano gli sbarchi di migranti sulle coste italiane e infuriano le polemiche sulle responsabilità delle Ong riguardo alla loro presunta collaborazione con gli scafisti, più di qualche osservatore si è chiesto perché alle navi delle Ong non passa nemmeno per la mente di portare i migranti a Malta. La piccola isola nel mezzo del Mediterraneo oggi non è più sfiorata dal problema, eppure si trova più vicino alle coste libiche rispetto alla Sicilia, e secondo le regole del diritto internazionale i migranti andrebbero accompagnati al porto di destinazione più vicino e sicuro per la loro incolumità. Malta ha tutte le caratteristiche richieste dal caso, ma le navi Ong non considerano minimamente di accostarsi ai porti maltesi. La questione riapre un dibattito iniziato lo scorso anno, quando il leader dell’opposizione e del partito nazionalista maltese, Simon Musuttil, in una dichiarazione ripresa da The Independent, accusò apertamente di tradimento il governo maltese per aver sottoscritto un tacito accordo con Roma.
A quale accordo fa riferimento il politico maltese? Per Musutti Roma e La Valletta avrebbero raggiunto un’intesa che prevede l’interruzione dell’arrivo dei migranti sulle coste maltesi in cambio della concessione dei diritti di sfruttamento petroliferi nel tratto di mare a sud-est della Sicilia, a metà strada tra questa e Malta. Su questo punto c’è stato un aspro contenzioso tra i due paesi che ha raggiunto l’apice nel 2012. In quel periodo infatti il governo di Roma estese il tratto di mare dove venivano eseguite delle trivellazioni petrolifere fino a giungere, secondo La Valletta, nelle acque territoriali maltesi. Secondo uno studio indipendente realizzato dalla società Erc Equipoise, il tratto di mare in questione potrebbe fruttare una quantità di petrolio pari a circa 260 milioni di barili. Da qui nacque lo scontro tra Roma e La Valletta. Continua a leggere

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