USA: niente più fondi dei contribuenti a Planned Parenthood

Con l’amministrazione Trump è vita sempre più dura per Planned ParenthoodIl presidente degli Stati Uniti ha firmato nei giorni scorsi un decreto che definanzia parzialmente la catena di cliniche abortiste, privandola di 60 milioni di dollari dei contribuenti. Finora Planned Parenthood ha ricevuto dai 50 ai 60 milioni annui grazie al Titolo X (programma federale che sovvenziona i servizi di pianificazione familiare per le famiglie a basso reddito) ma da oggi le cose cambieranno drasticamente. Continua a leggere

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Con il ministro Fontana attaccato dai “professionisti dell’indignazione ideologica”

«Se io amo le persone che arrivano all’altra parte del mondo però mi dimentico del disabile, della persona in difficoltà o al mio vicino di casa non parlo nemmeno, sono un ipocrita».
Parole chiare quelle del ministro della Famiglia e delle Disabilità, Lorenzo Fontana, che si possono ascoltare anche visionando dei video in rete che spiegano benissimo quanto non ci sia nessuno scandalo in quanto detto, ma lo scandalo sia tutto nell’approccio ideologico al suo discorso.
Se la politica migratoria non ci riguarda, la salute della donna e del bambino sì e far passare come estremista un intervento moderato, è indigesto.
Il punto che colpisce particolarmente è quando si accusa il ministro di applicare il motto “prima gli italiani” a discapito di donne e bambini rifugiati, ma figurarsi se un Ministro per la Famiglia può solo pensare di non tutelare proprio loro. E allora spieghiamo bene che quando Lorenzo Fontana dice “si aiuta soprattutto chi ha bisogno”, si può cogliere facilmente dal video, fa riferimento a tutti, ma le donne e i bambini rifugiati li ha proprio menzionati nel passaggio.
Dunque siamo di fronte a strumentalizzazione che sa di strategia? E qual è la strategia? Soffocare, nascondere sotto il fango delle polemiche, un ministro che già solo per la carica che ricopre dà fastidio. Oltretutto, un ministro operativo, che vuole segnare una svolta pro famiglia: sue le battaglie per i congedi di maternità con regole più flessibili, il congedo di paternità a cinque giorni, l’aumento del bonus per gli asili nido, l’istituzione di un Fondo di sostegno per le crisi familiari con un importo di 10 milioni di euro annui e il raddoppio delle detrazioni fiscali per i figli con disabilità…
Forse, a renderlo “colpevole” per definizione è proprio il fatto che il suo obiettivo sia quello di far comprendere come la natalità sia oggi uno dei problemi e delle questioni più importanti e urgenti di questo Paese. Sicuramente una politica di rilancio demografico completa ed efficace fa paura a qualcuno, altrimenti non si spiega tanto accanimento senza fondamento. Ed essere a favore della famiglia crea nemici scatenati a livello mediatico. A questo punto se fossi nel ministro la prenderei a ridere: è proprio quest’accanimento garanzia di un buon lavoro.
Toni Brandi
fonte – https://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/con-il-ministro-fontana-attaccato-dai-professionisti-dellindignazione-ideologica/

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Francia cancella mamma e papà. De Mari: «Spiegare subito ai bambini la menzogna»

 
La menzogna del “genitore 1” e “genitore 2” è di un’assurdità tale che neanche i bambini ci metteranno molto a smascherarla. L’essenziale, però, è che, già in età prescolare, in famiglia ricevano gli adeguati “anticorpi” per uscire indenni dai virus ideologici che si annidano anche a scuola. Lo sostiene Silvana De Mari, medico, blogger e scrittrice, secondo la quale la radice di questo inganno affonda in un terreno minato che prende il nome di “biopolitica”.

Dottoressa De Mari, cosa si intende per “biopolitica”?

«È un termine che fu coniato da Michel Foucault, che, per inciso, fu uno dei firmatari del celebre manifesto pro pedofilia, assieme a Simone de Beauvoir, Jean-Paul Sartre, Daniel Cohn-Bendit e altri alla fine degli anni ‘70. La biopolitica nasce, allorché la politica inizia ad occuparsi dei nostri corpi. In precedenza, la politica non veniva certo a dirti se il tuo bambino doveva sopravvivere o morire. La mia allusione è ai casi terrificanti di Charlie Gard e Alfie Evans. Lo Stato può non disporre di risorse sufficienti per curare tutti i malati e questo è il prezzo che si rischia di pagare con la sanità pubblica. In quei due casi, le famiglie avevano i soldi necessari per curare i loro figli fuori dagli ospedali dove erano ricoverati, eppure lo Stato ha sentenziato la morte per quei due bambini. Lo Stato sta annientando la biologia e, con essa, anche i concetti di paternità e maternità». Continua a leggere

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Il consigliere Zanini e la mozione che fa infuriare gli LGBT

Un vero e proprio putiferio sta scoppiando in questo periodo, a Treviso, a causa di una mozione presentata dal consigliere comunale Vittorio Zanini (ginecologo obiettore di coscienza) che esprime, nelle premesse del testo in questione, alcuni intenti molto chiari, ossia favorire la tutela della maternità contro l’ormai facile e immediato ricorso all’aborto; sostenere l’unicità della famiglia naturale fondata sull’unione di un uomo e di una donna; tutelare il diritto inalienabile dei bambini ad avere un padre (maschio) e una madre (femmina) contro la pratica abominevole dell’”utero in affitto; favorire e diffondere il principio di realtà che ribadisce la diversità degli unici due sessi presenti in natura.
Concretamente la mozione impegna il Comune a promuovere una serie di azioni tra cui: la creazione di un tavolo permanente fra le associazioni pro life per ideare progetti e iniziative volte a prevenire il ricorso superficiale all’aborto; la collaborazione con l’Ulss e i consultori pubblici; il riconoscimento della famiglia come cellula fondante della società. Un’iniziativa così “controcorrente” rispetto a certa politica, non poteva passare inosservata: infatti la minoranza, in Comune, capeggiata da Roberto Grigoletto, ha chiesto provvedimenti. Addirittura, quest’ultimo ha indetto una conferenza stampa sulla mozione in questione, chiedendo al sindaco Mario Conte di ritirarla e dichiarandosi disponibile a riscriverla, con la partecipazione delle associazioni Lgbt che, dal canto loro, hanno fatto scoppiare una contestazione mediatica organizzando una raccolta firme su Change.org. Continua a leggere

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Dagli USA nuovi studi sulla cannabis: e sì, fa male

Il Sole 24 Ore ha pubblicato un denso articolo del neurochirurgo Arnaldo Benini a proposito della cannabis e degli effetti che produrrebbe la sua legalizzazione, come vorrebbero certe pressioni sempre più frequenti in tal senso; pensiamo al Ddl presentato l’anno scorso dalla senatrice Nadia Ginetti (Pd) e al più recente di Matteo Mantero (M5S).
Giustamente Benini invita a sfatare il luogo comune secondo cui «essere favorevoli alla liberalizzazione sarebbe di sinistra e il contrario di destra». Negli Stati Uniti, dove si discute sulla legalizzazione a livello federale, le due voci più importanti dell’una e dell’altra corrente politica, ossia il New York Times e il Wall Street Journal, hanno sostenuto, almeno implicitamente, la tesi del “no”, pubblicando a inizio anno uno stralcio del libro di Alex Berenson, Tell Your Children: The Truth about Marijuana, Mental Illness, and Violence (Di’ ai tuoi figli la verità su marijuana, malattie mentali e violenza), dove si illustrano i seri problemi di ordine sanitario e sociale che derivano dalla diffusione dello spinello. Si segnala poi un’altra pubblicazione – speriamo siano entrambe presto tradotte in italiano – e cioè il corposo volume, pubblicato nel 2017 dall’American National Academy of Medicine, dal titolo The Health Effects of Cannabis and Cannabinoids – The current state of evidence and reccomendations for research (Gli effetti sulla salute di cannabis e cannabinoidi – Stato attuale delle prove e raccomandazioni per la ricerca), dove, ad avviso del prof. Benini, «s’impara tutto della cannabis». Continua a leggere

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Ultimi giorni per iscriversi al Congresso Mondiale delle Famiglie!

Mancano pochissimi giorni per la chiusura delle iscrizioni al Congresso Mondiale delle Famiglie 2019! Le iscrizioni al Congresso saranno possibili solo entro il 28 febbraio e sono comunque quasi esauriti anche i posti disponibili.
Iscriviti ora attraverso il portale http://wcfverona.it, sulla pagina “REGISTRAZIONE”, per partecipare al grande evento che si svolgera’ dal 29 al 31 marzo. Il Congresso vedra’ l’intervento di capi di Stato, ministri, rappresentanti istituzionali, organizzazioni non governative, attivisti pro family e famiglie da tutto il mondo, per difendere la famiglia naturale e promuovere politiche family friendly.
Partecipa all’evento ostacolato da Emma Bonino, odiato dalle femministe di tutto il mondo, temuto dalle elites, messo all’indice dai radical chic…
VIDEO
fonte – https://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/ecco-il-video-del-piu-pericoloso-evento-dellanno-il-congresso-mondiale-delle-famiglie/

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Firma contro la propaganda Gay della Disney! (sulla pelle dei bambini)

Chi non ha visto i celebri cartoni e film di Walt Disney da piccolino? E chi non vorrebbe che i propri figli possano continuare a godersi le creazioni degli autori di Topolino e compagnia? Ebbene, seguire la Disney è diventato difficile da quando la società partecipa nella propaganda LGBT. L’ultima notizia ne è la conferma lampante…
Per la prima volta nella sua storia, Disneyland Parigi farà diventare il “Magical Pride” un evento ufficiale di Disney: infatti un vero e proprio “Gay Pride” avrà luogo il 1° giugno 2019 nel noto parco. La Disney si rivolgerà quel giorno principalmente alla comunità gay, lesbica, bisessuale e transgender, aderendo ufficialmente alla causa LGBT.
La notizia è gravissima se pensiamo quanto la Walt Disney Company tocchi da vicino i bambini e quale “potere” abbia su di essi. I cartoni preferiti dei nostri figli saranno contaminati dalla propaganda LGBT? Già l’anno scorso la Disney aveva pubblicizzato le “orecchie arcobaleno di Topolino”, e ha più volte ospitato – in modo non ufficiale – diversi “Gay Day”. Inoltre le ambiguità di alcuni cartoni erano stati al centro del dibattito. Tuttavia, con l’annuncio del “Magical Pride” abbiamo superato il livello di allarme. Continua a leggere

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Le disastrose conseguenze dell’assenza del padre

 
Gran parte del disagio giovanile contemporaneo è dovuto all’eclissi della figura paterna. Ne è convinto Jean-Pierre Winter, psicanalista francese da decenni in prima linea nello studio delle ricadute, purtroppo disastrose, dell’assenza del padre nei ragazzi. Esperto di psicopatologia del bambino e fondatore e attuale presidente del Mouvement du coût freudien, Winter, in un’opera interamente dedicata all’argomento – L’avenir du père (Il futuro del padre), mette in luce come la figura paterna sia fondamentale e occorra quindi prendere con le molle tutti quegli studi secondo i quali anche con “due mamme” i bambini possano crescere bene.
Il motivo per cui occorre essere prudenti lo esplicita lo stesso Winter allorquando evidenzia che «questi studi non indicano mai l’età dei bambini studiati». Perché è importante l’età? Ma perché, specifica sempre lo studioso francese, «in un bambino può sembrare che tutto vada bene fino all’età di 5-6 anni, anche fino a 12-13 anni, ma improvvisamente c’è uno sconvolgimento. Perché? Perché lasciando l’infanzia alle spalle affiorano elementi della loro vita precedente che sono stati repressi, censurati o inibiti. Così, questo bambino “che stava bene” inizia a non andare più bene, anzi va peggio degli altri bambini di età simile». Continua a leggere

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L’affondo di Trump contro l’aborto a lungo termine

Non bastava la terribile strage annunciata dallo Stato di New York, dove i democratici hanno approvato una legge che consente di abortire fino al momento della nascita per qualunque motivo, adesso si aggiungono anche altri tentativi di legalizzare aberrazioni simili, in America: in Rhode Island, Vermont e Virginia.
In quest’ultimo stato, si è fatto un ulteriore passo verso il baratro: è stato presentato dalla democratica Kathy Tran, un disegno di legge che prevedrebbe l’aborto fino alla fase immediatamente precedente il parto, ovvero, al momento della dilatazione. L’incredibile proposta è contenuta in un breve e agghiacciante video facilmente reperibile in rete dove la Tran funge da relatrice e il repubblicano Gilbert la incalza con una serie di domande, chiedendole di specificare con precisione fino a quale momento del terzo trimestre di gravidanza verrà consentito l’aborto. Alla fine Tran, dopo aver eluso più volte la domanda, è costretta ad ammettere che la sua proposta di legge non prevede un limite.
 È la conferma della teoria del piano inclinato di cui il principio dell’autodeterminazione rappresenta un’eloquente espressione e che è destinato a generare una corsa inarrestabile e senza fine verso un baratro di cui non si intravede più nemmeno il fondo. Ulteriore dimostrazione di ciò è l’intervento di Ralph Northam, governatore della Virginia ed ex neurologo pediatrico, il quale nel corso del programma Ask the governor, non solo ha difeso la proposta della Tran ma ha sottolineato con soddisfazione un aspetto che sarebbe compreso in questo disegno di legge (per fortuna, momentaneamente stoppato), ovvero il venir meno dell’obbligo di soccorrere i bambini che sopravvivono a un tentativo di aborto. Per la precisione, riferendosi a casi di neonati con malformazioni o incapaci di sopravvivere al di fuori del grembo, ha affermato che «il bambino sarebbe tenuto a suo agio, verrebbe rianimato se questo è ciò che la madre e la famiglia desiderano, e poi seguirebbe una discussione tra i medici e la madre». Continua a leggere

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Regno Unito: boom di adolescenti transgender. Ma la colpa è dei genitori

Che nel Regno Unito il fenomeno dei transkids fosse in forte ascesa era noto. Gli ultimi dati forniti, tuttavia, rivelano un vero e proprio boom per una tendenza che rischia di diventare di massa. Secondo dati riportati dal Sun, i minori di 16 anni che hanno chiesto il cambio di sesso sono passati dai 2 al mese di qualche anno fa ai 7-10 a settimana, quindi, almeno uno al giorno.
Per l’esattezza, il numero di bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni che si sono recati in cliniche per identità di genere, è stato stimato in 314 nel 2011, balzando agli oltre 2000 del 2016. Lo scorso anno, il Ministro per le Pari Opportunità britannico Penny Mourdant ha ordinato un’indagine urgente sul fenomeno, da cui è emerso che l’incremento dei trattamenti per il passaggio da un sesso all’altro è stato del 4415% tra le sole ragazze. Dati più che mai in linea con quelli di un’altra indagine britannica, secondo la quale i giovani che hanno ricevuto “trattamento di genere” sono passati dai 97 del 2009 ai 2510 del biennio 2017/18: oltre il 4000% in più in un solo decennio. Continua a leggere

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