Cercasi crisi disperatamente

pietrangelo-buttafuoco di Pietrangelo Buttafuoco 
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco
Se avessero fatto il governo col Pd invece che con Matteo Salvini, i Cinquestelle – oggi – non sarebbero la sciagura raccontata ogni giorno dalla macchina dell’informazione: non sbaglierebbero i congiuntivi, la deputata sarda insultata al supermercato avrebbe la scorta come neppure un Saviano, nessuno si sognerebbe di indagare sulla piscina smontabile di Luigi di Maio, tanto meno ci sarebbe da spulciare sui lavoratori pagati in nero nell’azienda del padre di quest’ultimo (o come in quella del mitico e simpaticissimo Vittorio Di Battista: pure questa dovevamo sentire…).
Se invece che con la Lega, oggi, a far da tutor ai ragazzi di Beppe Grillo al governo ci fossero i luminosi eredi del fu Partito comunista – felicemente saldati ai vecchi poteri culturali, strategici e finanziari – non ronzerebbe una mosca intorno alla manovra. Il Corriere della Sera, con Giavazzi & Alesina, la troverebbe impeccabile. E così anche Repubblica, e La Stampa perfino: degna di Gianni Agnelli, buonanima. Continua a leggere

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La gente che piace non piace più. Il primo governo che attacca un potere vero.

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di Pietrangelo Buttafuoco
La gente che piace non piace più. Il primo governo che attacca un potere vero.
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco

Il primo governo che attacca un potere vero. 
Dopo la tragedia di Genova l’Italia reale guarda da sotto i ponti, si accorge dei piloni marci e per la prima volta nella storia repubblicana l’esecutivo a palazzo Chigi parla agli italiani con la lingua del pane al pane.
Magari i ministri sbagliano nella grammatica delle procedure – le concessioni, i tempi della giustizia, vincoli Ue – ma nella percezione dell’opinione pubblica resta un messaggio, e cioè che l’opposizione sta con la società Autostrade mentre il governo è in lotta. 
Giornali, establishment e i pezzi da novanta del pensiero fanno tutti i distinguo a margine della tragedia in obbedienza al culto del libero mercato.
Non c’è cipiglio liberale che non indichi, dietro la lavagna, il posto per chiunque faccia un ragionamento di sana rabbia, tipo: avete le concessioni, manco mettete degli omini ai caselli – piuttosto le macchinette – appaltate in monopolio carburanti e panini Camogli, il servizio di sorveglianza ve lo fa la Polstrada, ci fate percorrere giunti appoggiati su pilastri di cemento vecchio e non possiamo neppure complimentarci con i ministri quando reclamano il primato della politica su voi e su tutti gli elitari quattrinari multiculturalisti? 
Una prima volta così necessita di consapevolezza. E di un ulteriore passo avanti.
Quell’United Colours, come totem, frana col pilone, arretra anche nel riflesso condizionato di chi piace alla gente che piace.
La gente che piace non piace più.
La diffidenza verso i poteri dilaga, ed è un bel problema, a buttarla in politica, per Silvio Berlusconi fresco di ritrovato benestare presso i salotti buoni.
Bravo come pochi nell’intercettare il sentimento della gente, il Cavaliere non potrà che tornare alla sua gente e smetterla con il Pd, con la tentazione del Patto del Nazareno insufflata dai Dudù della sua stretta cerchia e dire sì – giusto un esempio – a Marcello Foa, il presidente che i poteri forti non vogliono in viale Mazzini.
Proprio per poi sentire – giusto in Rai, dove prevale la narrazione imposta dai poteri – la lingua del pane. E dare così pane al pane.
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