I Benetton spendevano 23mila euro annui. Lo Stato, 1,3milioni

23 mila euro annui spendevano, i Benetton. Lo Stato, 1,3 milioni.

23 mila euro annui spendevano, i Benetton. Lo Stato, 1,3 milioni.

I genovesi  che hanno subito i danni del Ponte Morandi vogliono manifestare,  dicono, davanti alla casa di Beppe Grillo. Perché non vanno a manifestare davanti alla Procura? Vedete che il procuratore ha deciso questo: Crollo ponte Morandi, incidente probatorio in tribunale a Genova „I periti avranno 60 giorni di tempo per portare a termine le operazioni di sopralluogo, repertazione e catalogazione …
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Orribile presentimento: Ponte Morandi non sarà ricostruito e Salvini in galera…

Ho un orribile presentimento: nessuno ricostruirà il Ponte Morandi. E Salvini in galera.

Ho un orribile presentimento: nessuno ricostruirà il Ponte Morandi. E Salvini in galera.

Allora,  sunteggiamo le iniziative della magistratura. Il pm di Agrigento sale sulla Diciotti e apre un fascicolo “contro ignoti” per “sequestro di persona”. Ha di mira Salvini, ovviamente. Pm di Genova: manda la Finanza  negli uffici di Autostrade a sequestrat “computer e telefonini” della dirigenza. Otto giorni dopo il collasso del Ponte Morandi. Dicesi otto giorni. Tanto tanto tempo per …
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Ora il Pd vuole incriminare Salvini: "Ai funerali claque pro governo"


“ROSICONI DI STATO”
GOVERNO APPLAUDITO, SINISTRE FISCHIATE. NON SI ERA MAI VISTO AD UN FUNERALE DI STATO. 
Ai funerali di Stato volano fischi per il Pd e applausi per Salvini e Di Maio. L’ira dei renziani. E Anzaldi attacca: “La polizia apra subito un’indagine”
di Andrea Indini
“A sostegno del governo ci sarebbe stata una rumorosa claque organizzata”. All’indomani del funerale delle vittime del drammatico crollo di Ponte Morandi a Genova, il piddì Michele Anzaldi è già pronto a presentare una interrogazione al ministero dell’Interno
Dopo essere stati sommersi dai fischi, i dem si sono convinti che quella che è riecheggiata ieri nel padiglione B della Fiera non fosse la rabbia delle vittime di un disastro annunciato o, più in generale, l’ira dagli italiani che accusano il Pd di aver rinnovato le concessioni ad Autostrade per l’Italia, ma una claque organizzata a sostegno del governo Conte.
“Ma come si fa a pensare certe cose?”Matteo Salvini è sbigottito nel sentire le ultime accuse mosse dal partito che ieri mattina si è beccato una selva di fischi dalle persone presenti ai funerali di Stato. Non appena Maurizio Martina e l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti sono arrivati in Fiera per portare il proprio omaggio alle famiglie delle vittime, sono stati sommersi dalle critiche. Questo perché è al Partito democratico che i più rinfacciano i (continui) rapporti con la famiglia Benetton che, attraverso Atlantia, controlla Autostrade per l’Italia. Dall’ex premier Enrico Letta all’ex ministro Paolo Costa, passando per Romano Prodi e Massimo D’Alema, la liaison tra le politiche democratiche e gli affari ai caselli ha radici lontane. “Per la prima volta – ha detto nei giorni scorsi lo stesso Luigi Di Maio ai microfoni di RaiNews – c’è un governo che non ha preso soldi da Benetton, e siamo qui a dirvi che revochiamo i contratti e ci saranno multe per 150 milioni di euro”. A torto o a ragione, le persone presenti ai funerali erano appunto convinte che una parte della colpa del drammatico crollo del 14 agosto sia da imputare proprio a quel partito che negli ultimi cinque anni ha governato il Paese. Continua a leggere

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Benetton Maletton

QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
I Benetton non hanno prodotto solo maglioni e gestito autostrade ma sono stati la prima fabbrica nostrana dell’ideologia global. Sono stati non solo sponsor ma anche precursori dell’alfabeto ideologico, simbolico e sentimentale della sinistra. Sono stati il ponte, è il caso di dirlo, tra gli interessi multinazionali del capitalismo global e dell’americanizzazione del pianeta, coi loro profitti e il loro marketing e i messaggi contro il razzismo, contro il sessismo, a favore della società senza frontiere, lgbt, trasgressiva e progressista. Le loro campagne, affidate a Oliviero Toscani, hanno cercato di unire il lato choc, che spesso sconfinava nel cattivo gusto e nel pugno allo stomaco, col messaggio progressista umanitario: società multirazziale, senza confini, senza distinzioni di sessi, di religioni, di etnie e di popoli, con speciale attenzione ai minori. Via le barriere ovunque, eccetto ai caselli, dove si tratta di prendere pedaggi. Di recente la Benetton ha fatto anche campagne umanitarie sui barconi d’immigrati e ha lanciato un video “contro tutti i razzismi risorgenti”. Misterioso il nesso tra le prediche sulla pelle dei disperati e il vendere maglioni o far pagare pedaggi alle auto. Continua a leggere

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Ponte Morandi, da ‘assoluta stabilità’ a ‘intenso degrado’

Ponte Morandi, da ‘assoluta stabilità’ a ‘intenso degrado’: così Autostrade cambiò in soli 2 anni il giudizio nei report ufficialiREPORT
…Così Autostrade cambiò in soli 2 anni il giudizio nei report ufficiali
Nel 2009 Autostrade per l’Italia “ha più volte fornito garanzie” circa la “presunta vetustà” della struttura, che “abbisogna soltanto, come tutte le opere di un certo rilievo, di una costante manutenzione ordinaria”. Nel 2011 la l’opera è descritta, invece, come “sottoposta a ingenti sollecitazioni” e per questo “da anni oggetto di una manutenzione continua”. L’evoluzione in due successivi report dell’azienda che ha in concessione il viadotto
di Marco Pasciuti
Un’infrastruttura caratterizzata nel 2009 da “assoluta sicurezzae stabilità“, su cui l’azienda “ha più volte fornito garanzie”. Che solo due anni più tardi, nel 2011, è descritta come afflitta da “intenso degrado” ed è quindi “da anni oggetto di una manutenzione continua“. E’ il modo in cui in soli 24 mesi è evoluto il giudizio di Autostrade per l’Italia sul ponte Morandi, crollato ieri a Genova causando la morte di almeno 37 persone
Il tema è quello della costruzione della Gronda di Ponente, nuovo tratto autostradale in grado di garantire il raddoppio dell’esistente A10 nel tratto di attraversamento del comune di Genova, dalla Val Polcevera fino all’abitato di Vesima. Una bretella che fa parte del progetto di potenziamento della viabilità del capoluogo, destinato nei progetti di Apsi – che ha in concessione l’autostrada A10, ne cura la manutenzione e fin dalle ore successive alla tragedia è finita sotto accusa – di “migliorare le condizioni di circolazione sulla rete esistente”, “sostenere la crescita economica”, “migliorare la sicurezza stradale” e “offrire un’alternativa all’unico asse autostradale ligure”. Un tema che scatena un aspro confronto politico, confluito nove anni fa in un progetto di democrazia partecipativa: il dibattito pubblico tenutosi nel capoluogo a tra il 1° febbraio e il 30 aprile 2009. Continua a leggere

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Genova: Ponte Morandi

Ponte Morandi
L’INCHIESTA
di Roberto Pecchioli
Non volevamo crederci. Il crollo del Ponte Morandi, che noi genovesi, con una punta di provincialismo da colonizzati chiamavamo ponte di Brooklyn, è una tragedia sconvolgente, per il suo carico di vittime, dolore, distruzione e per le conseguenze terribili che si trascineranno per anni. Non è il tempo degli sciacalli, ma dei soccorsi, del cordoglio, dell’aiuto, della collaborazione. Tuttavia, non si può tacere, tenere a freno la collera per un’altra tragedia sinistramente italiana: un’opera di quell’importanza non può crollare dopo soli 50 anni. Per chi scrive c’è un che di personale, quasi di intimo nel dolore di queste ore. Bambini, partecipammo nel 1967 all’inaugurazione del ponte con tutte le scolaresche di Genova. Muniti di bandierina tricolore, appostati di fronte al palco, seguimmo la cerimonia, vedemmo con la meraviglia dell’età il presidente della repubblica Giuseppe Saragat attorniato da uomini in alta uniforme e dall’imponente figura del grande cardinale Siri, storico arcivescovo della città.
Abbiamo percorso migliaia di volte quel ponte lunghissimo, settanta metri sopra la vallata del torrente Polcevera piena di case popolari e capannoni industriali della ex Superba, ogni giorno per decenni lo abbiamo visto e sfiorato andando al lavoro. Non c’è più ed è colpa di qualcuno. Parlano di fulmini, di un intenso nubifragio e di cedimento strutturale. Aspettiamo a tranciare giudizi, ma nel mattino della vigilia di ferragosto pioveva e basta. Nessuna alluvione, dagli anni 70 ne ricordiamo almeno sei, devastanti, nella città di Genova. Non sappiamo quanti fulmini si siano abbattuti in mezzo secolo sul manufatto dell’ingegner Morandi (pochi sapevano che a lui fosse intitolata l’opera), né quanta pioggia abbia bagnato da allora le imponenti strutture. Non accettiamo, non riconosceremo mai come valida la sbrigativa giustificazione di queste ore. Sarà qualunquismo da Bar Sport, ma ci risulta che ponti romani siano in piedi da due millenni, e non crediamo nell’incapacità dei progettisti. Però, negli ultimi decenni i crolli sono stati tantissimi, come le tragedie dovute all’incuria, all’insipienza, alla corruzione diffusa. Continua a leggere

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