Lo so come andrà a finire

QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Lo so come andrà a finire. Lo so perché conosco la storia, conosco la gente, conosco i potentati, conosco gli immigrati. Li conosco come li conoscete voi, per esperienza, precedenti, realismo e uso di mondo. Fino a ieri la scena era la seguente: non ho sentito un italiano che non fosse d’accordo con Salvini, che non giudicasse assurdo incriminare un ministro dell’interno che fa il suo dovere, oltre che il suo mandato elettorale, di salvaguardare i confini della nazione, come è previsto dalla Costituzione, e tutelare gli italiani, respingere gli arrivi clandestini e ribadire che i migranti non sbarcano in Italia ma in Europa. È assurdo che dobbiamo ricordarci dell’Europa quando si tratta di pagare i debiti o di non sfondare i bilanci. E invece dobbiamo scordarci dell’Europa quando arrivano i migranti perché allora, d’un tratto, diventiamo nazione e ce la dobbiamo sbattere noi. La nostra sovranità consiste nell’obbligo di accoglierli, anche se tutti gli altri non li vogliono. Fino a ieri non c’era una persona con cui ho parlato che in un modo o nell’altro non fosse di questa idea.
Viceversa non ho sentito un tg, un programma, un commentatore, un uomo di potere o un giornale che non fosse schierato contro l’Italia, contro gli italiani, contro Salvini e dalla parte dell’Europa che se ne frega dei migranti, dalla parte dei giudici che incriminano i ministri nel nome della legge, dalla parte dei migranti che sbarcano illegalmente. Una partita secca, il popolo compatto da una parte, il potere compatto dall’altra. In compagnia di Salvini quasi nessuno, la Lega c’è ma non si vede, c’è solo lui, c’è la Meloni e poi giù il deserto. I grillini, quando non sono appesi al Fico, e dunque pendono a sinistra, fanno i furbetti come di Maio che pur di galleggiare e di restare dove sta, e giocare a fare il superministro, è pronto a rimangiarsi tutto e a scaricare l’Alleato su cui sono puntati i cannoni mediatico-giudiziari del Palazzo, dai catto-bergogliosi alla sinistra sparsa. Continua a leggere

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Sul ponte il silenzio dei vip di sinistra

Anzaldi, vigilanza Rai: "Fabio Fazio? Costa troppo e non funziona"VERGOGNA ITALIA
di Gaetano Mineo
Da Vauro alla Mannoia fino a Saviano, l’intellighenzia democratica è in ferie. Sulla tragedia del viadotto solo commenti di circostanza. Oppure bocche cucite
La cosiddetta sinistra intellettuale sembra essere in vacanza. Nella grande comunicazione, protagonista di questa tragedia genovese, poche tracce di chi è sempre in prima linea a dire la sua per essere della partita. E a tutti i costi. Poche tracce per quei sciacalli della politica (e non), pronti a cavalcare l’onda, a volte del dramma, per racimolare qualche consenso o punto di share. Forse, la risposta sta tutta in questi fischi che hanno accompagnato l’ingresso nei Padiglioni della Fiera di Genova di alcuni esponenti politici che in questi ultimi anni – a loro dire – hanno incarnato la sinistra, per l’appunto.  Continua a leggere

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La doppia morale di Asia Argento e compagnia

di Perucchietti Enrica
La doppia morale di Asia Argento e compagnia
Fonte: Perucchietti Enrica

Da vittima a predatrice: ovvero la doppia morale di certi personaggi che si ergono a paladini dei diritti, che si fanno bandiera di campagne di linciaggio mediatiche, che fanno i finti buonisti, che hanno (però) ingombranti scheletri negli armadi… e che fungono da armi di distrazione di massa.
Asia Argento, tra le prime donne nel mondo del cinema a denunciare la violenza sessuale subita dal produttore Harvey Weinstein e paladina del movimento #MeToo… si sarebbe accordata per risarcire con 380 mila dollari Jimmy Bennett, giovane attore e musicista. La notizia è stata data dal «New York Times», che ha ricevuto in forma anonima i documenti legali che testimoniano l’accordo raggiunto lo scorso aprile (https://www.nytimes.com/…/asia-argento-assault-jimmy-bennet…)
Bennett accusa la Argento di violenza sessuale. I fatti sono relativi al 2013. All’epoca il ragazzo aveva da poco compiuto 17 anni, e la violenza sarebbe avvenuta in una camera d’albergo in California dopo che lei lo avrebbe fatto bere. Alla fine gli chiese di scattare una serie di foto di loro due insieme. I due interessati si sono rifiutati di rilasciare commenti. Il «New York Times» ha comunque trovato tre persone a conoscenza dei fatti che hanno confermato l’autenticità dei documenti ricevuti dal giornale… Ovviamente non sapremo mai che cosa sia realmente successo in quella camera d’albergo, come non sapremo mai con esattezza cosa sia successo negli altri casi di abuso, quali siano state effettivamente violenze e su chi e quali le “cessioni” di sesso in cambio di ruoli in film importanti (alcuni sms d’amore di una accusatrice Weinstein che stanno emergendo dal processo gettano una luce diversa sul caso, http://www.tgcom24.mediaset.it/…/weinstein-colpo-di-scena-a…).
Rimane comunque deprecabile e disgustoso che qualcuno possa abusare del proprio ruolo di potere.
Chiariamo: un abuso è un abuso che avvenga su una donna, un uomo o su un ragazzino. Il problema è che a certi livelli il marcio colpisce uomini e donne in modo indistinto, il potere ti offusca, ti corrompe, il male ti sfiora e ti contamina come un morbo facendoti perdere qualunque bussola morale e probabilmente ti sconnette dalla realtà. Un altro problema è che questi hano in mano le chiavi della “fabbrica dei sogni” e che manipolano l’immaginario di milioni di persone. Permettetemi un “volo pindarico”.
Ho l’impressione che lo scandalo Weinstein, Spacey, Hoffman sia servito per silenziare una bomba che stava per scoppiare: l’esistenza di una rete di pedofili seriali ad Hollywood (ne parlavamo già con Gianluca Marletta in UNISEX). Sono stati offerti dettagli morbosi delle violenze di produttori e attori per distrarre l’opinione pubblica da uno scandalo ben peggiore che avrebbe potuto travolgere e distruggere definitivamente Hollywood: e lì non sarebbe bastato un colpo di spugna per cancellare la violenza. Perché lì le vittime erano una sorta di agnello sacrificiale dato in pasto al Moloch di turno in cambio di denaro e successo: bambini. Questo credo sia il peggior crimine che si possa immaginare, la violenza su un bambino.
Numerosi fatti di cronaca − come l’accusa di stupro dell’ex attore-bambino Michael Egan al regista Bryan Singer − hanno spinto la regista Amy Berg, già premio Oscar nel 2006 al miglior documentario, Deliver Us from Evil, a realizzare un documentario An Open Secret, che analizza alcuni casi di abusi sessuali su minori all’interno dell’industria cinematografica hollywoodiana. Dai pettegolezzi, si è passati alle testimonianze con i nomi degli accusati, ricostruendo un vero e proprio “cerchio magico” composto da un’élite blindata e deviata (http://www.ilgiornale.it/…/ecco-i-pedofili-hollywood-i-pote…).
An Open Secret mostra come potenti e intoccabili personalità di Hollywood convincano bambini e le loro famiglie a fidarsi di loro. Si assiste cioè a un primo richiamo suadente delle sirene hollywoodiane (i provini, le feste, i primi film) che ti promettono una carriera sfavillante, poi le spire del serpente si stringono sempre di più attorno alla preda, strappando i bambini alla loro infanzia e consegnandoli nelle mani di ricchi pervertiti.
Molti hanno ovviamente gridato allo scandalo facendo quadrato attorno ai presunti pedofili e impedendo la distribuzione del film: è però lunga la lista di attrici e attori che hanno raccontato di aver subito (persino da bambini o adolescenti) molestie sul set o ancora prima durante i provini.
Elijah Wood ha per esempio denunciato che a Hollywood “La pedofilia è un problema diffuso”. L’attore, che ha cominciato a recitare da bambino, ha spiegato che la madre lo ha protetto da questo ambiente malsano e non lo ha mai portato alle feste del mondo dello spettacolo. (https://movieplayer.it/…/elijah-wood-a-hollywood-le-baby-s…/).
Molti altri attori bambini non sono stati però così fortunati.
Corey Feldman, star dei Goonies e di Stand by Me, ha affermato di essere stato molestato nel 1980 e ha portato la testimonianza di altri bambini/attori vittime di abusi. Da anni denuncia pubblicamente l’esistenza della pedofilia ad Hollywood.
Nel marzo 2018, pochi giorni dopo aver annunciato di aver intenzione di rivelare tutto quello che sa in un film documentario, Feldman è stato aggredito e pugnalato (http://www.tgcom24.mediaset.it/…/corey-feldman-assalito-e-a…).
Ecco, temo che questo sia il segreto sotto gli occhi di tutti che non verrà mai alla luce e che non si garantirà lo spazio sui media di massa e nelle aule di tribunale che meriterebbe.

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Tutti i link tra i Benetton e la sinistra

Dall’ex premier Enrico Letta (e soprattutto da due suoi collaboratori), passando per l’ex ministro Paolo Costa, ecco tutti i collegamenti tra i Benetton e il mondo della sinistra italiana
di Francesco Curridori
Tra il “controllato” e il “controllore” esistono una serie di porte girevoli grazie a cui gli ex politici passano con molta nonchalance dal settore pubblico a quello privato, come dimostra il caso Atlantia-Benetton.
Il caso più celebre, spiega in un lungo articolo Claudio Antonelli de La Verità, è quello dell’ex premier Enrico Letta che, dopo essere stato azzoppato da Renzi, nel 2015 è diventato docente Scuola di affari internazionali di Parigi. Ma non solo. Sempre in quell’anno viene nominato membro del cda di Abertis, colosso spagnolo intrecciato con Atlantia che possiede la maggioranza di Autostrade per l’Italia. Ed è proprio l’azienda dei Benetton che la scorsa estate avvia una scalata per acquisire Abertis, insieme alla tedesca Acs. A tal proposito Enrico Letta, ieri, ha replicato sul giornale diretto da Maurizio Belpietro, essere entrato nel cda di Abertis “alla fine del 2016 quando questa era una società spagnola, e prima che venisse ventilata l’ipotesi di Opa da parte italiana”. “Da Abertis – precisa l’ex premier – sono uscito, dimettendomi volontariamente, e dandone pubblica notizia nel maggio scorso, esattamente quando è cambiata la proprietà con l’ingresso di Atlantia”. Una scelta intrapresa “proprio per evitare al massimo possibili conflitti di interesse con le mie precedenti funzioni”. Continua a leggere

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La crisi strutturale del sistema mediatico

di Gennaro Scala
La crisi strutturale del sistema mediatico
Fonte: L’Antidiplomatico
E’ in atto una crisi radicale del sistema mediatico occidentale, all’interno di una trasformazione complessiva del sistema politico di carattere globale ed epocale(1). Il centro di propagazione del terremoto è negli Usa, ma ha la sua risonanza anche in Italia, che potrebbe diventare un importante laboratorio a livello europeo, in cui si potrebbero sperimentare delle nuove strutture per far fronte al sommovimento in corso. Il terremoto, al momento, ha le parvenze di un bradisisma, con un’instabilità costante fatta di polemiche quotidiane al di sopra delle righe, ma potrebbe erompere in movimenti più drammatici. La trasformazione della geografia sociale è già in corso, da vedere saranno invece le soluzioni attuate per farvi fronte. La crisi potrebbe sfociare in un nuovo sistema in cui potrebbero venir meno le garanzie formali democratiche, che potrebbe essere la facile “soluzione” alla crisi della “sinistra”, ormai sempre più spesso evocata (un esempio tra i tanti: il libro di Jason Brennan, “contro la democrazia” che ha avuto la prefazione di Sabino Cassese, nel 2013 uno dei candidati Pd alla presidenza della Repubblica), oppure in un nuovo sistema che invece sfrutti le potenzialità dei nuovi mezzi per una ristrutturazione della democrazia finalizzata ad un diverso coinvolgimento di massa, indispensabile nella gestione di società complesse come le nostre.
I principali fattori di crisi del sistema mediatico, visti all’interno della crisi complessiva del sistema politico sono, innanzitutto, la fine dell’“epoca della globalizzazione”, in realtà un periodo abbastanza breve e transitorio, terminato con il ritorno in campo della Russia, e con la definitiva affermazione della Cina quale potenza globale. Il fallimento della globalizzazione impone un ripensamento radicale delle strategie politiche e delle ideologie ad esse concomitanti. La cosiddetta “globalizzazione” è stata quel breve periodo, se commisurato ai tempi storici, in cui gli Usa, a capo dei “paesi occidentali”, quando già l’Urss mostrava una crisi irreversibile, avevano pensato di poter diventare l’unica potenza mondiale. Contesto in cui si è formata un’ideologia globalista diventata dominante basata sul politicamente corretto, che facciamo iniziare simbolicamente con il “Live aid” del 1985 in cui il mondo occidentale proclamava per mezzo delle sue “star”: “We are the world”. Continua a leggere

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Misteriosa morte di un giornalista che investigava sui finanziamenti di Soros ai gruppi antifa in Europa

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Sembra ormai sulla via dell’archiviazione la morte del giornalista investigativo Bechir Rabani, che si era infiltrato nei gruppi violenti di sinistra come gli antifa ed era  stato trovato morto nel dicembre 2017, poco dopo aver presentato delle denunce sui finaziamenti occulti del finanziere globalista George Soros a queste organizzazioni.
Bechir Rabani, 33 anni, di origine palestinese, con passaporto svedese, era un giornalista indipendente e blogger molto conosciuto in Svezia per le sue inchieste e per le sue rivelazioni circa le collusioni fra i settori dell’alta finanza e le organizzazioni pro immigrazione che operano in Europa. Alcune delle sue inchieste avevano suscitato reazioni ed attacchi dagli ambienti della sinistra mondialista e dai media ufficiali che lo accusavano di “complottismo”.
I sui amici avevano scritto di lui “”Bechir era un combattente caparbio che ha sperato nella giustizia e che senza esitazione ha difeso tutti quelli che non potevano o non osavano. Ricorderemo Bechir per la sua energia, la sua forza trainante e non da ultimo per il suo lavoro”. Continua a leggere

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