Soros si arrende a Orban

 

Foto European Union

Dopo oltre un anno e mezzo di scontri con il governo ungherese l’istituto getta la spugna: “Siamo costretti a lasciare”

La battaglia tra Viktor Orban e George Soros si avvia a una conclusione. Dopo oltre un anno e mezzo di scontri con il governo L’Università dell’Europa centrale (Ceu), l’istituto finanziato dal milionario statunitense di origini ungheresi lascia Budapest per trasferirsi in Ausitra, a Vienna. “La CEU è stata espulsa.

Un’istituzione americana è stata cacciata da un paese che è alleato della Nato. Un’istituzione europea è stata estromessa da un paese membro dell’Ue”, ha detto Michael Ignatieff, presidente della CEU, in una dichiarazione pubblicata sul sito dell’ateneo. L’università, accreditata negli Usa e in Ungheria, accoglie 1.200 studenti tra master e PhD in materie umanistiche, scienze sociali, giurisprudenza, finanza. L’università ha affermato che le lezioni di tutti i programmi accreditati negli Stati Uniti cominceranno in un nuovo sito a Vienna a partire da settembre 2019. Tuttavia, la Ceu manterrà il suo campus di Budapest e gli studenti che si sono iscritti lì saranno in grado di completare i loro studi.

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L'artefice del Global Compact e' una vecchia amica di Soros…


Louise Arbour è la Rappresentante speciale per le migrazioni del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Lo scorso 27 novembre, presso l’ONU, ha presentato la conferenza internazionale in programma il prossimo 10-11 a Marrakesh, in Marocco, per l’adozione del Global Compact for Migration, rispetto al quale il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha spiegato:
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Soros scatena la guerra contro il governo Conte


In Italia si è aperta una contesa tra George Soros, l’attivista miliardario liberale nonchéfervente sostenitore della Clinton, e il partito anti-immigrazionista della Lega, che venerdì ha formato un governo populista in coalizione con il M5S e il cui leader, Matteo Salvini, ha avviato la nuova Legislazione come vice primo ministro e ministro dell’interno, impegnandosi a deportare centinaia di migliaia di immigrati clandestini.
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Orban vince contro la propaganda LGBT: proibiti gli “studi di genere”

Risultati immagini per Orbandi Chiara Soldani
Persevera, Viktor Orban. E, veramente, fa quello che dice. Così, grazie a un decreto legislativo in vigore dal 20 ottobre, in Ungheria è proibito l’insegnamento degli studi di genere nelle università. La “teoria gender” non è scienza bensì propaganda: stop a fondi pubblici e a uno spreco non solo di soldi, ma pure di tempo. Quale figura professionale poteva mai generare un simil programma accademico? Il “gender-ologo”? Orban si è opposto, mirando al “ripristino della moralità”.
Moralità, neppure in questo caso, seguita da George Soros: gli studi di genere, avevano esordito ben 15 anni fa per volere della Central European University di Budapest (ateneo fondato e finanziato dallo stesso Soros). Per meglio specificare le ragioni del decreto, si è anche espresso il vicepremier Zsolt Semjen: “Gli studi di genere sono un’ideologia, non una scienza”. E in una nota, si aggiunge che “il governo ungherese è dell’opinione che le persone nascano uomini oppure donne. Non mettiamo in discussione il diritto di ognuno di vivere come meglio crede, ma lo Stato non può assegnare risorse per l’organizzazione di programmi educativi basati su teorie prive di rilevanza scientifica”.
Prevedibile e ormai stantia, la sequela di polemiche e “parole grosse” volate dall‘universo LGBT. Orban è un orco e la sua è una “democrazia illiberale che punta alla progressiva riduzione delle libertà. Il modo più efficace per uccidere la libertà alla sua radice è proprio questo, sopprimere il libero pensiero”. Più che di “libero pensiero” bisognerebbe parlare di “propaganda del pensiero unico”: al quale, strenuamente, Orban si oppone. E, peraltro, con tangibile successo.
Fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/orban-vince-contro-la-propaganda-lgbt-proibiti-gli-studi-di-genere-95362/ Continua a leggere

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Il fascismo inesistente vi seppellirà

di Lorenzo Chialastri
Il fascismo inesistente vi seppellirà
Fonte: Bye Bye Uncle Sam
Partiamo dal convincimento che la verità sia nel tutto, come Hegel insegna, quindi anche nelle sue necessarie interne contraddizioni.
L’antifascismo, cosi come il neofascismo, prescinde da questo tutto, trasformando il fascismo in un archetipo che è quello che gli altri hanno deciso per lui. Una valutazione unica è doverosa non certo per una volontà riabilitativa, ma soltanto per avere un’arma in più per una corretta interpretazione, non del passato, ma del presente che, stando così le cose, pesa molto di più perché drogato.
Per questo è particolarmente illuminante il significato del termine fascismo così come evocato dagli antifascisti.
Il suo uso prescinde da una valutazione storica, così come da una politica o filosofica, il suo uso non è neanche quello di un semplice aggettivo denigratorio, ma è un investimento per garantirsi sempre il diritto all’ esistenza e alla ragione. Prescinde persino dallo spazio temporale, persino da una prospettiva manichea, come se il fascismo, in quanto Male Assoluto, fosse sempre esistito. Una cloaca comunque da contrapporre alla propria autoreferenzialità. Al suo cospetto, tutto sembra svanire, dal colonialismo, alla tratta degli schiavi, allo sterminio degli Indiani d’America, al genocidio degli abitanti della Tasmania, persino lo sfruttamento sembra così sopportabile dinanzi al fascismo, la “legge bronzea dei salari” di Ricardo finisce per coincidere con una piattaforma per il rinnovo contrattuale.
L’antifascismo diventa l’abito buono che da i super poteri, un mezzo per diventare dei fuoriclasse. Già dei fuori classe, l’antifascismo è così potente da far scomparire non solo Giovanni Gentile, ma anche Karl Marx e Antonio Gramsci.
La gravità di una tale liturgica investitura risiede tutta nell’inautenticità dell’antifascismo. Continua a leggere

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Spread, Monti confessa: "Soros mi chiamò nel 2011 suggerendomi la Troika"

Risultati immagini per Montidi Adolfo Spezzaferro
La realtà supera sempre la fantasia. Mario Monti, il super tecnico nemico del popolo italiano che ha devastato la nostra economia già provata dalla crisi globale, proprio quando era premier era in contatto con George Soros, lo speculatore internazionale dietro le Ong e il business dell’immigrazione.
Lo spread era alle stelle, i mercati e la finanza internazionale avevano costretto Berlusconi alle dimissioni, Monti era subentrato per tartassare gli italiani e Soros lo chiamò. A confessarlo è lo stesso Monti, a Otto e Mezzo di Lilli Gruber su La7. “Soros mi chiamò suggerendomi di chiedere aiuto all’Europa – ha rivelato -, ma noi volevamo evitare di far entrare la Troika e non seguimmo quel consiglio. Ma Soros era molto preoccupato per la situazione italiana”.
Tutti si ricorderanno però che con la continua minaccia della Troika, Monti varò quell’austerity i cui effetti stiamo ancora scontando. Continua a leggere

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L'internazionale populista di Bannon

di Antonio Terrenzio
L'internazionale populista di Bannon
Fonte: Conflitti e strategie
In questi giorni Steve Bannon e’ sicuramente il personaggio che sta facendo parlare piu’ di se’ negli ambienti sovranisti
L’ex chief strategist di Trump e’ salito agli onori delle cronache per aver inaugurato the Mouvement”, il movimento appunto, che dovrebbe essere collettore di tutti i partiti sovranisti d’Europa, da Marine Le Pen a all’FPO austriaco, da Victor Orban a Matteo Salvini.
L’idea del consigliere di Trump e’ quella di creare una sorta di fondazione in grado di sostenere finaziariamente tutti i partiti populisti d’Europa. L’obiettivo dichiarato dallo stesso fondatore e’ quello di creare una organizzazione in grado di far fronte all’Open Society di George Soros che ha nel tempo finanziato con 32 miliardi di dollari, Ong, associazioni che promuovono l’immigrazione, la liberta’ in temi bio/etici come aborto e eutanasia, lega LGBT ecc. La creazione di un movimento Anti-Davos, in grado di organizzare le forze identitarie di tutta l’Europa le elite’ cosmopolite e suoi valori progressisti.
Alle soglie delle elezioni europee del prossimo maggio, una “coalizione delle destre” concorrera’ per prendersi un terzo del parlamento europeo.
In campo quindi sembrano esserci due fazioni, una di stampo globalista, legata ai partiti di sinistra e alla finanza sorosiana; l’altra, un raggruppamento di tutti partiti nazionalisti d’Europa. Continua a leggere

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Soros si arrende a Orbán La fondazione e la ong abbandonano Budapest

Il motivo è una legge ad hoc che vuole tassare chi si occupa dei migranti nel Paese magiaro
di Manuela Gatti
«Capirete che non mi metto a piangere», ha commentato Viktor Orbán. Come se ci fossero dubbi a riguardo.
Probabilmente il primo ministro ungherese, rieletto lo scorso 8 aprile per il quarto mandato, avrà festeggiato alla notizia che la fondazione del miliardario e filantropo George Soros chiuderà i suoi uffici di Budapest per trasferirsi a Berlino nel corso dell’estate. Dalla Ong non confermano, ma parlano della necessità di tutelare «la sicurezza dello staff e l’integrità del lavoro». Il presidente Patrick Gaspard sarebbe però già volato di persona nella capitale ungherese per informare i circa 100 dipendenti della decisione.
La battaglia a distanza tra Orbán e Soros va avanti da tempo. Il casus belli che ora ha fatto precipitare la situazione ha un soprannome piuttosto esplicito: «Stop Soros». Si tratta della legge che sarà discussa dal parlamento ungherese la prossima settimana e che il governo si è impegnato a far passare che imporrebbe una tassa del 25% su tutte le donazioni straniere a organizzazioni non governative che supportano i migranti nel Paese. Proprio come la «Open Society Foundations» del filantropo ebreo statunitense di origini ungheresi, la terza organizzazione umanitaria al mondo per patrimonio (18 miliardi di dollari). Una scorciatoia particolarmente comoda per il leader della destra populista e conservatrice di Budapest, che in questo modo riuscirebbe a eliminare una buona parte dell’attività del nemico all’interno dei suoi confini nazionali. Continua a leggere

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Il ruolo di Soros nella censura dei social media

di Isaac Davisa
Il ruolo di Soros nella censura dei social media
Fonte: Aurora sito
La censura dei social media è aperta, ed è chiaro che le maggiori compagnie tecnologiche collaborano per chiudere e mettere a tacere la stampa libera per motivi politici. Naturalmente, questo ha solo a che fare con Donald Trump in carica, e che lo si supporti o meno, ciò che si spende nello sforzo di deporlo finirà per influenzare tutti. La censura non è la via americana, e se le persone oggi possono pensare che l’”altro” sbaglia e non dovrebbe essergli permesso di parlare, ci vuole una speciale influenza per arrivare a mettendo al bando su social media e piattaforme come visto nelle ultime settimane. Risulta, secondo un documento di 49 pagine, che tale influenza speciale sia nientemeno che lo stesso George Soros, l’agitatore politico liberale più ricco del mondo. Soros è da tempo noto esercitare influenza tramite la sua immensa ricchezza personale le base di molte lotte politiche nel mondo. “Un memorandum riservato di 49 pagine per sconfiggere Trump lavorando con le principali piattaforme dei social-media per eliminare la “propaganda di destra e le notizie false” fu presentata nel gennaio 2017 dal fondatore di Media Matters David Brock in un ritiro in Florida con circa 100 donatori, riportava all’epoca il Washington Free Beacon. Il documento ottenuto da The Free Beacon afferma che Media Matters e altri gruppi finanziati da Soros hanno “accesso ai dati grezzi di Facebook, Twitter e altri social media” in modo da poter “monitorare e analizzare sistematicamente questi dati non filtrati”. (The Duran) Continua a leggere

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L'Europa fra Soros e Bannon

di Rosanna Spadini
L'Europa fra Soros e Bannon
Fonte: Comedonchisciotte
Scrive Eric Zuesse, su strategic-culture.org, che due schieramenti politici, uno guidato da George Soros, e l’altro creato dal nuovo arrivato Steve Bannon, sono entrati in competizione per il controllo politico dell’Europa. Soros ha guidato a lungo i grandi capitalisti liberals americani per il controllo dell’Europa, e Bannon sta ora organizzando una squadra di miliardari conservatori per strappare la vittoria ai liberals. Quindi le due fazioni di ‘filantropi’ ora combatteranno per il controllo del consenso politico e delle istituzioni europee. Faranno però fatica a mantenere l’Europa come alleata nella guerra contro la Russia, ma ogni squadra lo farà da prospettive ideologiche diverse. Proprio come esiste una polarizzazione politica liberal-conservatrice tra capitalisti all’interno di una nazione, c’è anche un’altra polarizzazione tra capitalisti riguardo alle politiche estere della loro nazione. Nessuno di loro è progressista o populista di sinistra. L’unico ‘populismo’ che attualmente ogni capitalista promuove è quello della squadra di Bannon. Comunque entrambe le squadre si demonizzano a vicenda per il controllo del Governo degli Stati Uniti, e a livello internazionale per il controllo del mondo intero, opponendo due diverse visioni del mondo: liberale e conservatrice, o meglio globalista e nazionalista. Entrambi poi dicono di sostenere la ‘democrazia, ma invece promuovono la diffusione della “democrazia” attraverso l’invasione e l’occupazione di Paesi “nemici”. […] Continua a leggere

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