Lo Stato è il contrario di una famiglia

di Ilaria Bifarini (Bocconiana redenta)
Lo Stato è il contrario di una famiglia
L’esposizione ripetuta a un’immagine o a un contenuto fa sì che l’individuo modifichi la propria percezione della realtà e interiorizzi il messaggio veicolato. E’ quello che gli psicologi chiamano “effetto priming”, e che pubblicitari ed esperti della comunicazione conoscono molto bene. Quanto più un messaggio viene ripetuto ed enfatizzato, magari attraverso la forma dello spot, tanto più esso risulterà familiare.
Così può accadere che un concetto privo di veridicità, ma ripetuto con insistenza e in modo convincente, acquisisca il rango di verità. E’ quanto accaduto con la fake news economica del momento, tanto assurda quanto apparentemente efficace: il bilancio dello Stato sarebbe come quello di una famiglia. La ripetono all’unisono giornalisti, conduttori televisivi, economisti e qualunquisti. Così la gente comune, digiuna di economia e soprattutto in buona fede, ha interiorizzato un pensiero del tutto fuorviante.
Secondo questa logica, quando un Paese presenta un debito pubblico –dunque la normalità in un’economia moderna- dovrebbe assumere il comportamento di una brava e accorta casalinga: stringere la cinghia e tagliare le spese familiari. Così, come una donna morigerata risparmierà sul cibo, sul vestiario e, in condizioni di estrema ratio, alle cure sanitarie per sé, per il coniuge e per i figli, così lo Stato dovrebbe seguire il suo virtuoso esempio. Continua a leggere

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Media contro popolo

QUINTA COLONNA
di Marcello Veneziani
Media contro popolo
Fonte: Marcello Veneziani
Cara Lilli Gruber, ma come possono fidarsi gli italiani di lei se scrive suSette un commento con un titolo così: “Tutti i populisti mentono. Sono pericolosi e opportunisti”? E il titolo risponde fedelmente allo svolgimento. Sa che sta offendendo i tre quarti dei suoi spettatori?
Come il 60% degli italiani mi sento in questo momento, con tutte le riserve critiche che non nascondo, più dalla parte dei populisti che dei loro nemici. E non mi sento solo offeso dalla sua definizione, quanto ferito da italiano, da giornalista e da libero pensatore. Non userei mai un’affermazione del genere nemmeno per i peggiori nemici; distinguerei, non mi sentirei in possesso della verità. Non scommetto sulla riuscita di questo governo, lo dico ogni giorno. E mi sorprende che ad attaccare in quel modo sia proprio lei che è stata generosa coi grillini e i loro sponsor, al punto che spesso – anche l’altro giorno con l’imbarazzante, sconclusionato, sproloquio di Dibba – ha dato l’impressione di essere Grilli Uber. Non le rinfaccio l’incoerenza, sono fatti suoi, so che a lei i grillini vanno bene se pendono a sinistra, se invece si alleano a Salvini diventano cattivi. C’è gente che divide ancora l’umanità in fascisti e antifascisti, e si perde la realtà, il presente, il mondo, 70 anni di storia, comunismo incluso.
Tramite lei, in realtà, me la prendo coi Media, la Stampa e la Tv che stanno offrendo uno spettacolo disgustoso e desolante: gli italiani da una parte e loro compatti dalla parte dell’establishment. Non mi sarei aspettato il contrario ma almeno una varietà di posizioni e la capacità di distinguere e analizzare; qualcuno equidistante, qualche altro che comprende le ragioni della gente, qualcuno che riconosce pezzi di verità nell’avversario. No, niente, un esercito cinese, monolitico, monotono. Come in guerra. Continua a leggere

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E allora, da che parte stanno i cattolici?

RECENSIONE DEL LIBRO DI MATTEO CASTAGNA
di Mattia Rossi per Il Giornale OFF de Il Giornale
Ha fatto scalpore, qualche tempo fa, la copertina di Famiglia Cristiana contro il Ministro degli Interni Matteo Salvini («Vade retro Salvini», campeggiava in copertina sotto la fotografia del leader leghista). Poco dopo, però, il sondaggio del quotidiano Libero: l’85% dei cattolici sarebbe favorevole alle politiche del Ministro
E allora, da che parte stanno (o devono stare) i cattolici? Con quello che, comunemente, viene definito il populismo o con il mondialismo europeista? E sul fascismo? Dove posizionarsi per quanti si professano cattolici? Ma poi, quali cattolici? Quelli delle gerarchie ufficiali moderniste o quelli “integrali” e fedeli al Magistero cattolico di sempre?
Le risposte le prova a dare Matteo Castagna, giornalista e cattolico militante (responsabile del Circolo “Christus Rex – Traditio” di orientamento sedevacantista) nel suo Cattolici tra europeismo e populismo. La sfida al nichilismo (Solfanelli, pagg. 248, euro 17) da poco in libreria.
Appurato subito, da parte di Castagna, che «non può esistere un “cattolicesimo progressista”» e che «l’unico cattolicesimo possibile è quello “integrale”», sono numerose le dottrine che il giornalista veronese passa in rassegna (il savonarolismo, il contro-riformismo, il secondo franchismo, il neo-luteranesimo del nazismo) per poi spostarsi sul versante cattolico nel capitolo Cattolici integrali, gesuiti, modernisti, clerico-fascisti.
L’integrismo cattolico, spiega Castagna, «percepisce nell’internazionalismo bianco-gesuitico, democristiano-modernista lo strumento politico e teologico mediante il quale si va manifestando il più grande attacco, mai concepito, alla cristianità». Ne deriva che, secondo l’autore, «il pericolo fondamentale del connubio gesuitico-modernista sarebbe rappresentato, per mons. Benigni, dal fine della disgregazione sociale della Tradizione costantiniana e gregoriana occidentale; dall’antifascismo assoluto e dogmatico; dal democristianismo di sinistra; dall’antropocentrismo fanatico e relativistico tecnico-pragmatico e politicistico; dal rigetto delle XXIV tesi del tomismo; tutto ciò, se realizzato con la vittoria dell’antifascismo internazionale, avrebbe condotto al nichilismo neo-modernista e alla secolarizzazione”. Continua a leggere

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Orbán all'Europarlamento: "Non accettiamo minacce e ricatti. Non saremo patria di immigrazione"

Il premier ungherese interviene davanti alla plenaria di Strasburgo “per difendere l’Ungheria che da mille anni è membro della famiglia europea”

STRASBURGO – Dopo aver anticipato parzialmente il suo discorso con diversi post sul proprio profilo Facebook, il premier ungherese Viktor Orbán ha parlato oggi a Strasburgo al Parlamento europeo nell’audizione sul rapporto Sargentini in cui si deciderà se sanzionare o meno Budapest sulla violazione dello stato di diritto. “Voi vi siete fatti già un’idea su questa relazione, e il mio intervento non vi farà cambiare opinione, ma sono venuto lo stesso. Non condannerete un governo, ma l’Ungheria che da mille anni è membro della famiglia europea. Sono qui per difendere la mia patria”, ha detto il primo ministro ungherese, che ha difeso il proprio operato soprattutto per il largo consenso che il suo governo riscuote in patria. E proprio confortato dal consenso interno, Orban non ha avuto problemi a schierarsi direttamente contro le istituzioni europee: “L’Ungheria sarà condannata perché ha deciso che non sarà patria di immigrazione. Ma noi non accetteremo minacce e ricatti delle forze pro-immigrazione: difenderemo le nostre frontiere, fermeremo l’immigrazione clandestina anche contro di voi, se necessario”.  Il leader di Fidesz, che a Bruxelles fa parte della famiglia del Partito popolare europeo, ha affermato come le misure sull’immigrazione siano state prese sulla base della volontà espressa dal popolo ungherese: “Siamo noi a difendere le nostre frontiere e solo noi possiamo decidere con chi vivere. Abbiamo fermato centinaia e migliaia di migranti clandestini e abbiamo difeso l’Ungheria e l’Europa. Gli ungheresi hanno deciso che la nostra patria non sarà un paese di immigrazione”. Continua a leggere

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Il futuro del Sovranismo

di Roberto Siconolfi
Il futuro del Sovranismo
Fonte: Ereticamente
Tutto il movimento politico-ideologico legato allo schieramento sovranista/populista si muove in un contesto e su una serie di direzioni precise. Proseguendo per questa strada nuovi interrogativi vengono fuori, su scelte cruciali alle quali si può rispondere sia con l’alternativa secca oppure con l’affermazione di un’ondata ideologico-politica pluraleche pur avendo un’asse centrale ben distinto, contiene “diverse” se non addirittura “contrastanti” opzioni. Per quanto riguarda il contesto,partendo dall’aspetto più evidente, bisogna prendere atto della prosciugazione definitiva dell’area politica di sinistra ma più precisamente del marxismo. La morte di Domenico Losurdo incarna una fine simbolica di tutto il marxismo “intellettualmente onesto” col quale vale la pena ancora confrontarsi e col quale si possono trovare anche punti di convergenza per battaglie politiche molto concrete.  Stesso discorso può valere per determinate soggettività politiche, esponenti di quell’area. Tuttavia, bisogna prendere atto che il marxismo è completamente finito, e non per motivi di chissà quale portata storica. Esso ha raggiunto il suo punto minimo, lo“0” della sua parabola discendente. Continua a leggere

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L'Europa fra Soros e Bannon

di Rosanna Spadini
L'Europa fra Soros e Bannon
Fonte: Comedonchisciotte
Scrive Eric Zuesse, su strategic-culture.org, che due schieramenti politici, uno guidato da George Soros, e l’altro creato dal nuovo arrivato Steve Bannon, sono entrati in competizione per il controllo politico dell’Europa. Soros ha guidato a lungo i grandi capitalisti liberals americani per il controllo dell’Europa, e Bannon sta ora organizzando una squadra di miliardari conservatori per strappare la vittoria ai liberals. Quindi le due fazioni di ‘filantropi’ ora combatteranno per il controllo del consenso politico e delle istituzioni europee. Faranno però fatica a mantenere l’Europa come alleata nella guerra contro la Russia, ma ogni squadra lo farà da prospettive ideologiche diverse. Proprio come esiste una polarizzazione politica liberal-conservatrice tra capitalisti all’interno di una nazione, c’è anche un’altra polarizzazione tra capitalisti riguardo alle politiche estere della loro nazione. Nessuno di loro è progressista o populista di sinistra. L’unico ‘populismo’ che attualmente ogni capitalista promuove è quello della squadra di Bannon. Comunque entrambe le squadre si demonizzano a vicenda per il controllo del Governo degli Stati Uniti, e a livello internazionale per il controllo del mondo intero, opponendo due diverse visioni del mondo: liberale e conservatrice, o meglio globalista e nazionalista. Entrambi poi dicono di sostenere la ‘democrazia, ma invece promuovono la diffusione della “democrazia” attraverso l’invasione e l’occupazione di Paesi “nemici”. […] Continua a leggere

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Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti spiazza il Meeting di Cl

“Populisti siete voi”: il sottosegretario Giorgetti spiazza il MeetingSegnalazione di F.F.
Cl non ha invitato Salvini ma il suo braccio destro si è preso la scena costringendo Vittadini a una lunga replica

Il titolo della kermesse “è sbagliato”, ha esordito Giancarlo Giorgetti. “Oggi il vero nemico della democrazia e della politica è l’ideologia globalista”. Nei confronti del governo “avete un atteggiamento perplesso”. Stoccate a Berlusconi e al Pd. “La Lega è premiata perché ha un capo che è riuscito a creare un collegamento diretto col popolo”.

Non è stato invitato Matteo Salvini al Meeting. Il leader della Lega e ministro dell’Interno non piace alla Cdo a guida Vittadini e le sue battaglie suonano stonate alle orecchie dei vertici della kermesse di Cielle, non certo benevola verso il governo gialloverde. Il pezzo da novanta della Lega invitato oggi nei saloni della fiera è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, il cui intervento era stato posto nel “recinto” dell’intergruppo per la sussidiarietà. Ma Giorgetti, pur con toni pacati, dal recinto è subito uscito e le ha cantate e suonate anche a Vittadini. Esternando tutta la forza d’urto del “Salvini pensiero”.
“Partirei dal titolo del Meeting”, ha esordito. “Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”. Sorrisino furbetto. “Voglio fare una provocazione. Secondo me il titolo è sbagliato“. Qualche secondo di silenzio. “C’è una citazione di Dostoevskij che a me piace tantissimo: se fai scegliere al popolo tra libertà e felicità, il popolo sceglierà sempre la felicità. Se mi permettete, il titolo dovrebbe essere ‘le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l’uomo libero e felice‘. Altrimenti a chi mi accusa di populismo (ha proseguito rivolgendosi con lo sguardo verso Vittadini) io dico attenzione, perché se vogliamo fare il popolo felice la via più rapida è quella del populismo“. Continua a leggere

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La Sovranità non si contratta

di Adriano Segatori
La sovranità non si contratta
Fonte: Italicum
La Sovranità – questa con la S maiuscola – è innanzitutto una concezione mentale, una attitudine psicologica, un vero e proprio stile spirituale.
Una caratteristica dell’uomo è di parlare di ciò che non c’è più, e la salute ne è l’esempio più eclatante. Quando le persone si trovano mica si riferiscono i dati della pressione buona o la regolarità delle evacuazioni, ma elencano magagne, fastidi e disturbi variegati. Lo stesso identico meccanismo è in atto per altre questioni che riguardano la vita personale e collettiva.
Si sproloquia di famiglia e di educazione da quando la famiglia è stata falcidiata dall’egoismo individualista e dall’esercizio dei più disparati diritti viziosi, e l’educazione è stata scomunicata dall’esaltazione della spontaneità e indipendenza incontrollata. Si obbliga a decine di autorizzazioni e si proibiscono le foto scolastiche in nome della privacy da quando sui social network ognuno posta le rivelazioni più oscene della sua vita corporea e psichica. Si straparla di libertà e di democrazia quando le case sono trasformate in fortini e la vita del cittadino è costretta tra telecamere, inferiate e porte blindate.
Insomma, il vuoto reale è sempre riempito da un surrogato immaginario: è la legge di natura. Continua a leggere

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E nun ce vonno sta’

di Raffaele Pengue
E nun ce vonno sta’
Fonte: byebyeunclesam
Succedono tante cose in questo strano Paese. Forse sarà il caldo che rende tutti un po’ nervosi, ma siamo tutti concentrati, con rabbia, angoscia, curiosità e tifo. E il punto non è la paura del ritorno al fascismo (una colossale sciocchezza) e al razzismo e altri concetti propri del caldo e dell’assenza di un pensiero. Non sono neanche le magliette rosse (oramai i colori iniziano a scarseggiare…), hanno già annoiato. Non sono i digiunatori. Il borghese da centro storico, il “radical chic con il Rolex e l’attico a New York”. La duecentesima “reunion” del PD all’Ergife. L’ennesimo scoop sulla Raggi: “Chi di buca ferisce di buca perisce: Virginia Raggi inciampa e rischia di cadere”. La fine dell’era degli Emilio Fede e delle meteorine, perché comincia finalmente la stagione della tivù di qualità e perciò, colpo di scena: in tivù Matteo Renzi. No. Il problema dei problemi d’Italia, è ‘sto fatto che un mondo sia ormai fuori dai giochi. Un mondo che per non dissolversi del tutto confida nella zizzania e così separare i gialli dai verdi. Diventati, negli ultimi mesi, il parafulmine e i responsabili principali di ogni disumanità internazionale. Continua a leggere

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Putin intervistato dalla TV austriaca ORF

Risultati immagini per Putindi Vladimir Putin – 05/06/2018
Fonte: Aurora sito
In vista della visita in Austria, il Presidente della Russia ha risposto alle domande del presentatore dell’ORF austriaca, Armin Wolf.
Armin Wolf, presentatore dell’Austrian Broadcasting Corporation (ORF): Signor Presidente, la sua prima visita all’estero vi porta in Austria. Si tratta di una sorta d’incentivo per una politica benevola nei confronti della Russia da parte del governo austriaco, che si scaglia contro le nuove sanzioni dell’UE e non ha espulso diplomatici russi sul “caso Skripal”?
Presidente della Russia Vladimir Putin: Non credo che uno Stato europeo così rispettato come l’Austria abbia bisogno d’incentivi. Abbiamo a lungo avuto relazioni buone e profonde con l’Austria. L’Austria è il nostro partner tradizionale e affidabile in Europa. Nonostante tutte le complicazioni nel corso degli anni, il nostro dialogo nel campo della politica, della sicurezza e dell’economia non è mai stato interrotto. Il nostro commercio con l’Austria è cresciuto del 40,5% lo scorso anno. Rispettiamo la posizione dell’Austria e il suo status neutrale. La Russia, ovviamente, è uno dei garanti di questo status, avendo preso parte alla stesura del trattato di Stato. Collaboriamo con la Repubblica austriaca in vari settori: nell’economia, come ho detto, in politica e sicurezza. Nell’economia, collaboriamo in vari settori. Non solo energia, anche se vorrei dire di più su di esso in seguito, ma anche nella costruzione di aeromobili, sicurezza aerea e ingegneria idroelettrica. Sempre più capitale austriaco viene investito in Russia. Lo consideriamo un segno di fiducia nella politica economica perseguita dal governo della Federazione Russa. Adottiamo importanti progetti. Grazie alla nostra cooperazione, Baumgarten, e quindi l’Austria, è diventato il più grande hub del gas in Europa. Abbiamo molti interessi comuni e simili, quindi fummo felici di dare il benvenuto al cancelliere federale Kurtz in Russia, a febbraio. È da queste considerazioni che la mia visita in Austria è in preparazione e spero che si svolga presto. Continua a leggere

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