di Marco Cedolin
Fonte: Il corrosivo
Abbandonate ormai da tempo tutte le lotte pregnanti portate avanti (troppo spesso senza l’ausilio della buona fede) nel corso dell’ultimo mezzo secolo, dalle battaglie operaie degli anni 70/80, all’anti globalizzazione di fine anni 90, alle cause ambientaliste o pseudo tali (No TAV, No Dal Molin, No Mose, No Muos) del primo decennio del nuovo secolo, la cosiddetta sinistra antagonista (probabilmente solo di sé stessa) si ritrova ormai allo sbando, incapace di proporsi con un minimo di credibilità nell’inferno della globalizzazione mondialista alla cui creazione essa stessa ha contribuito…..
Senza possedere più argomenti forti attraverso i quali aggregare le nuove generazioni, senza uno spirito antagonista che prescinda dalla sassaiola concordata con la polizia o “dall’epica” contesa con una vetrina, ormai orfana di qualsivoglia ideologia, la “sinistra antagonista” diventata ormai globalista e mondialista si ritrova oggi sempre più alla deriva, priva di ogni punto di riferimento e funzionale solamente agli interessi di quell’elite che per cinquant’anni ha fatto finta di combattere.
Gli unici argomenti “forti” a cui ormai tentano di ancorarsi gli orfani di Che Guevara, delle bandiere rosse e di un insincero spirito no Global, sono un antistorico antifascismo in mancanza di fascismo e la difesa ad oltranza della tratta di esseri umani perpetrata dalla politica globalizzatrice di un’elite che persegue la colonizzazione e il dumping sociale. Il tutto condito con la velleità d’impedire la libera espressione di pensiero a chiunque osi esternare idee e posizioni differenti dalle loro (bollato come fascista per antonomasia) e con un odio viscerale nei confronti del proprio paese e della bandiera che lo rappresenta.
È con questo spirito che la “sinistra radicale” in grado di portare nel 2001 proprio a Genova centinaia di migliaia di persone contro il G8, di ottenere il 13% dei consensi alle elezioni del 2006, di chiamare a raccolta centomila manifestanti a Vicenza contro l’ampliamento di una base statunitense e di radunare in Val di Susa altre centomila persone nel 2011 per impedire la costruzione del cantiere del TAV, ha raccattato a Genova 5 mila persone per condurle in “rivoluzionario” corteo antifascista funzionale alla neonata campagna elettorale e finito con qualche vetrina rotta a casaccio e un ragazzo disabile mandato all’ospedale poiché picchiato selvaggiamente in quanto colpevole di portare al collo un vessillo tricolore.
Quanta confusione, ma soprattutto quanta tristezza e quanta pena per coloro che dopo avere illuso e usato svariate giovani generazioni con l’unico scopo di ottenere per sé qualche poltrona nel Palazzo, oggi come ultima ratio non trovano di meglio che riaccendere l’odio sociale per tentare di mantenere intatti i propri privilegi acquisiti.