Un nuovo attentato terroristico, stavolta a Strasburgo una delle capitali dell’Europa politica, sede del Parlamento europeo. Sembra ormai confermata la matrice terroristica islamica L’attentatore che ha aperto il fuoco ai mercatini di Natale però in questo caso non viene dal Medio Oriente ma è nato in Francia ed è definito un “ibrido”, uno cioè che si è radicalizzato dopo essere passato per la criminalità comune. Uno insomma che mescola reati comuni come la rapina, lo spaccio di droga, l’estorsione al radicalismo islamico. E’ molto probabile che la radicalizzazione sia avvenuta proprio in carcere dove l’uomo sarebbe stato recluso più volte in passato. Era infatti già noto alle forze di polizia, era stato schedato come pericoloso ed era sfuggito di un soffio ad una perquisizione nella mattinata di ieri nell’ambito di un’indagine su un caso d’estorsione. Lo Speciale ne ha parlato con lo psichiatra e criminologo forense Alessandro Meluzzi con il quale abbiamo cercato di capire come sia possibile individuare e fermare questi soggetti cosiddetti “ibridi”.
Torna l’allarme terrorismo. C’è chi denuncia un abbassamento del livello di guardia e una sottovalutazione del profilo di rischio di fronte a soggetti definiti “ibridi”, a metà strada fra criminalità comune e terrorismo. E’ d’accordo?
“Non so se abbiamo o meno abbassato la guardia. E’ pur vero che difendere una città durante le feste natalizie da un attentato islamico messo in atto da un terrorista radicalizzato figlio dello Ius Soli è molto difficile. Sicuramente, e questo mi pare un dato di fatto, quest’uomo era noto ai servizi segreti. A questo punto ci troviamo di fronte a due ipotesi: o ad un’oggettiva sottovalutazione del rischio come è già successo in Francia altre volte, oppure come molti scrivono sui social network, può nascere il sospetto che in un contesto socio politico molto difficile come quello che il Paese sta affrontando oggi, alzare la guardia su un allarme terrorismo potrebbe configurare la classica operazione di deviazione dell’opinione pubblica. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”.
Sta dicendo che ritiene probabile la teoria di chi dice che potrebbe essersi trattato di una manovra per alzare la soglia di allarme nel Paese e magari avere un pretesto per reprimere duramente le proteste dei gilet gialli?
“Ovviamente si tratta di una malignità e io mi guardo bene dal prenderla per buona. Non c’è nulla di concreto che porti in questa direzione. Ma il fatto che questo attentato avvenga ora, proprio nel mezzo di una tensione sociale altissima e con il Presidente Macron in evidenti difficoltà, inevitabilmente non può che scatenare ogni tipo di teoria complottista. Ripeto, io non sposo questa tesi circolata già in occasione di altri attentati, ma è altrettanto vero che i servizi segreti francesi godono di una fama di grande spregiudicatezza nel mondo delle intelligence internazionali”.
Il terrorista è definito un ibrido, ossia un soggetto che mescola terrorismo a criminalità. Ma come è possibile difendersi da individui di questo tipo?
“Io eviterei di ricorrere a queste terminologie improprie, che rischiano di farci perdere di vista il problema. Siamo in presenza di un terrorista islamico vero e proprio, non si sa se appartenente ad una cellula organizzata, che si è radicalizzato probabilmente in carcere. Di soggetti del genere l’Europa è piena. Ora, se è vero che era noto ai servizi segreti come altamente pericoloso e radicalizzato, mi pare sia inutile andarlo a definire un ibrido, un delinquente comune. Andava reso innocuo. Come? Semplicemente sbattendolo in carcere e buttando via la chiave. Ma chissà perché quando si tratta di potenziali terroristi diventiamo tutti garantisti”.
La scelta di Strasburgo è legata secondo lei soltanto alla presenza del Mercatino e quindi all’elevato numero di persone in circolazione da colpire, o anche dal significato politico che la città riveste in quanto sede del Parlamento europeo?
“Strasburgo è una città chiave della simbologia europea, oltre che sede del Parlamento Ue è anche città di confine fra Francia e Germania, quindi la scelta non è sicuramente casuale. Poi certo, la presenza in questo periodo del Mercatino di Natale ha avuto la sua importanza. Direi che tutto è collegato”.
A questo punto c’è da tornare ad avere paura? Il periodo di tregua dagli attentati che abbiamo avuto negli ultimi tempi è stata la classica quiete prima della tempesta? Una strategia proprio motivata dalla volontà di far abbassare la guardia?
“Il fenomeno terrorismo continua a permanere, quindi penso che la guardia non la si sarebbe dovuta mai abbassare. Su otto milioni di islamici in circolazione penso che i radicalizzati siano più di uno”.
L’intelligence dunque ancora una volta ha fatto acqua?
“Sì, o forse anche no. Potrebbe aver fatto acqua ma anche vino. Dipende dal risultato che si voleva ottenere. Ma qui torniamo nella sfera del complottismo”.
fonte: https://www.lospecialegiornale.it/attentato-strasburgo-parla-meluzzi-qualcosa-non-torna/