L’ANALISI
di Tomàs de Torquemada
Da vari anni, sulla spinta di nuova reviviscenza di un presunto nazionalismo italiano di radice positivista, laicista e massonica, certa Destra radicale italiana ha abbracciato la mitologia risorgimentale. Praticamente, la medesima mitologia che è alla base dello stato antifascista che, dalla fondazione della repubblica ad oggi, domina incontrastata con la immancabile benedizione della neo-Chiesa sovversiva, frutto della bufera conciliare dell’operazione Montini.
Ora non ci interessa divulgare di nuovo informazioni, dati, statistiche sul genocidio del Sud Italia e sulla rivoluzione massonico-borghese denominata risorgimento; il lettore interessato può consultare i testi del saggista napoletano Luigi Di Fiore (in larga parte pubblicati dalla UTET), quelli della storica Elena Bianchini Braglia, autrice peraltro di un’ottima monografia su Donna Rachele, i testi di Mattogno sulla Rivoluzione borghese in Italia o il fondamentale saggio “Il Genocidio: la conquista del Regno delle Due Sicilie, la mistificazione, il dolore della memoria, il ricordo dopo l’oblio” di Stefano Pellicanò, Calzone Editore, Crotone. Noi non riteniamo necessario riabilitare la storia preunitaria; non siamo clericalisti, non siamo reazionari né i ridicoli nostalgici commemoratori in divisa settecentesca di un passato finito, che non tornerà più. Noi siamo e saremo italiani e camerati contro-rivoluzionari, in quanto Romani, Cattolici e mediterranei. Non esiste né è mai esistita, né potrà esistere, altra Italia che non abbia Roma quale centro sacrale dell’Occidente e asse del mondo.
I testi indicati sono più che sufficienti allo scopo; poi ve ne sarebbero molti altri, ma non vogliamo tediare il lettore con il citazionismo. Del resto, che la rivoluzione capitalista-borghese e modernista denominata risorgimento sia stata un colossale fallimento lo vediamo oggi; Reggio Calabria, Palermo, Agrigento, Siracusa, Crotone, Foggia conservano indubbiamente un’identità e una certa tradizione Italiana che al Nord e al Centro son state totalmente sommerse da altre forze di segno Protestante, giudaico, islamico o mondialista tout-court; per non parlare di Torino, la capitale del risorgimentalismo, dove chi riesce a trovare qualche traccia di italianità che non sia Meridionale compie un’autentica impresa… E così finì che i conquistatori furono conquistati…
Ciò che, viceversa, è molto importante in questo ambito è sottolineare come questa operazione neo-risorgimentale della destra laicista neo-pagana ed ateista poggi su due elementi ideologici e dottrinari fondamentali che probabilmente sfuggono a quanti, mossi da autentico amore sovranista e nazionale, si vorrebbero concretamente muovere in continuità storica e strategica con gli autentici patrioti italiani della storia (Cesare, Giovanni dalle Bande Nere, Savonarola, Esercito della santa Fede) e in continuità ideale con lo spirito del Fascismo.
Il primo elemento è quello notato saggiamente da Gramsci; il cosiddetto risorgimento interrompe, dopo secoli, la tendenza ideologica autenticamente italiana, rafforzata dal Cristianesimo di Stato, che aveva origine dal Cesarismo e che lasciava a Roma la centralità globale; scriveva il Nostro nel suo quaderno dedicato al Risorgimento: “Non pare sia compreso che proprio Cesare ed Augusto in realtà modificano radicalmente la posizione relativa di Roma e della penisola nell’equilibrio del mondo classico, togliendo all’Italia l’egemonia “territoriale” e trasferendo la funzione economica a una classe “imperiale” cioè supernazionale. Se è vero che Cesare continua e conclude il movimento democratico dei Gracchi, di Mario, di Catilina, è anche vero che Cesare vince in quanto il problema, che per i Gracchi, per Mario, per Catilina si poneva come problema da risolversi nella penisola, a Roma, per Cesare si pone nella cornice di tutto l’impero, di cui la penisola è una parte e Roma la capitale….Questo nesso storico è della massima importanza per la storia della penisola e di Roma, poiché è l’inizio del processo di “snazionalizzazione” di Roma e della penisola e del suo diventare un “terreno cosmopolitico”.
Evidentemente, l’unico regime che nella storia italiana integrò e identificò l’italianità con quello che Gramsci considera il “cosmopolitismo” romano cesaristico – sarebbe meglio definirlo universalismo imperiale piuttosto che “cosmopolitismo” – fu il regime fascista di Benito Mussolini. Da qui la necessità politica e religiosa della risoluzione della Questione Romana. Pochi mesi dopo la firma dei Patti, “Critica fascista”, tra le altre riviste fasciste che si potrebbero citare, indicava nel Concordato il vero coronamento del Risorgimento, la cui essenza cattolica relegava in secondo piano “abiti e frenesie garibaldine”.
In questo consiste, anzi, la grandezza, l’unità del primato: in questo è la caratteristica che ricollega Gioberti più del Mazzini e di altri filosofi e politici, coetanei, al nostro tempo, in cui il problema dei rapporti tra Tradizione e Rivoluzione…..fra Chiesa e Stato continua e si rivela…nel fatto quale fu da lui intuito, cioè come il processo d’un dualismo in cui due fattori, anche se dialetticamente antitetici, sono egualmente connaturali ed essenziali alla vita e ai destini d’Italia (Rino Longhitani, “Critica fascista”, 15 aprile 1935).
G. Rossi dell’Arno – rappresentante di “Italia e fede”- aveva modo di sottolineare in un saggio dedicato al Risorgimento, che in seguito alla Conciliazione, intorno a Roma, vi era una volontà spirituale e una forza militare che garantiscono la libertà e l’indipendenza della Cattedra di Pietro. La forza terrena che recingeva la Sede della Chiesa di Cristo, era tale da incutere rispetto a ogni potenza terrena; non si arriva al Corpo della Chiesa, se non passando sul corpo dell’Italia. La Città terrena non era più teatro di congiure contro la Città Celeste….La funzione storica del potere temporale era finita e la Chiesa risplendeva nella luce schietta del suo eterno Padre Spirituale.
Dunque, Roma con il Fascismo tornava al centro dell’Occidente e del mondo. Venivano ributtate ai margini le spinte sovvertitrici massoniche, Protestanti, Calviniste e giudaiche le quali, con il risorgimento, miravano a colpire l’idea romana “cosmopolitica”, marginalizzando la nazione italiana a una dimensione provinciale e di sudditanza alla più civile Europa franco-tedesca o al mondo anglosassone: ciò che fummo prima del 1929 e saremmo stati dopo il 25 aprile 1945. Chiaramente Mussolini non rinnegava la lezione storica (le indecisioni politiche suicide di Pio IX con le sue iniziali aperture al modernismo liberal-cattolico saranno effettivamente fatali), non voleva tornare agli Stati pre-unitari, ma compiva un capolavoro politico svuotando il risorgimento della sua furia del dileguare Protestante, anti-romana, massonica ed esterofila. Ci penseranno poi evidentemente democristiani e comunisti, “servi” di potenze straniere (Usa e Urss) a riportare Roma ai margini.
Il secondo elemento da ben considerare è che il recupero di certa destra radicale del risorgimento avviene oggi, in gran parte, sulla base dell’ideologia esoterico-massonica del neo-pitagorico Reghini. Il Reghini intendeva conciliare, nel suo progetto politico, un anticristiano e “neo-romano”, “imperialismo pagano”, con la direttrice democratico-borghese, liberista e laicista dell’ideologia del Terzo stato impressa con il risorgimento al movimento nazionale italiano. Reghini in teoria contestava la democrazia di radice illuministica, ma nei fatti, nella storia italiana, finiva in qualsiasi caso per sostenere il trionfo della visione illuministica: idealmente con i massoni Protestanti risorgimentali prima, con i “nazionalisti” anti-asburgici al fronte nella Prima guerra, fisicamente e temporalmente a fianco degli antifascisti poi. Mussolini stesso si sentirà in dovere di reagire a tale visione reghiniana (“Gerarchia” Ottobre 1924), di fronte al tentativo della corrente “nazionalista” pagana e pitagorica di “massonizzare” il movimento fascista, contestandone con garbo l’ideologia portante. Di seguito Reghini, in aperta campagna antifascista, identificherà il Fascismo con una fazione guelfa anti-italiana. Quanto di più lontano dal vero vi fosse. E quanto i famosi Patti ben mostrarono. Il cesarismo mussoliniano al riguardo, per l’osservatore obiettivo, è fuori discussione. Nel ’46, quando ormai l’antifascismo aveva imposto la sua dura lex, Reghini scriverà (I numeri sacri e geometria pitagorica, pp. 19-20), ricordando i tristi tempi, per massoni, protestanti e pagani, di regime:
Era riserbata alla teppa fascista la selvaggia furia di devastazione dei nostri templi, delle nostre biblioteche e il vandalismo che fece a pezzi i ritratti e i busti dei grandi spiritualisti come Mazzini e Garibaldi che decoravano le nostre sedi”. O ancora: “In Italia la persecuzione contro la Massoneria in questo ultimo ventennio è stata iniziata e sostenuta dai gesuiti e dai nazionalisti; e i fascisti per ingraziarsi questi messeri non esitarono a provocare l’avversione del mondo civile contro l’Italia con le loro gesta vandaliche contro la massoneria.
Anche l’identificazione del partito gesuitico con il fronte cattolico filofascista è fuorviante; in realtà, gli integristi della linea piana e i francescani furono quasi generalmente i fascisti cattolici su tutta la linea (con moltissimi casi di spionaggio antimodernista e antidemocristiano all’OVRA, il più noto dei quali fu Mons. Umberto Benigni, accolto spesso dalla segreteria particolare del Duce); il partito gesuitico guidato dal card. Gasparri prima, da Montini poi, era invece già coinvolto mani e piedi in un doppio gioco filobriandista e filo democristiano, a cui si contrappose Eugenio Pacelli in veste di segretario di stato prima, di pontefice poi.
La falsificazione del Reghini emerge poi a chiunque ha un minimo di conoscenza, anche elementare, della storia francese; non solo il partito gesuita impose con Gasparri la condanna dell’Action francaise (a cui Sua Santità Pio X sempre si oppose, da eroe antimodernista e antisovversivo quale Egli fu, mandando da qualsiasi connazionale e dalla stessa mamma che ricevette in privata udienza le più elevate benedizioni al Maurras e al suo movimento) e indirizzò negli anni ’30 una politica francese antifascista ed antitaliana, ma durante il cattolico Regno di Vichy (1940-1944) possiamo trovare l’intero partito gesuita francese su posizioni militanti golliste e finanche marxiste. Dunque, Reghini prendeva quantomeno lucciole per lanterne. Gli antifascisti diventano nella sua interpretazione filofascisti e viceversa!
Di conseguenza, appare quantomeno problematico conciliare idealmente il lascito di un regime – come quello di Mussolini – nel quale nazionalismo autoritario significò concretamente, nella dimensione politica, Cattolicesimo di stato e Neo-cesarismo “cosmopolita” o mondiale con un quello di un nazionalismo “sovranista” che celebra le proprie origini in un movimento che nelle sue varie espressioni (Mazzini, Garibaldi, Pisacane) fu supportato da potenze anti-italiane dell’epoca in quanto anti-romane; che poté poi farsi stato “nazionale” borghese fondato sull’utilitarismo e sul liberismo ultracapitalistico cavouriano sempre grazie ai decisivi appoggi di potenze Protestanti o Calviniste anti-romane. La bandiera “nazionale e sovrana” di questa “Italia” risorgimentale è oggi tenuta ben alzata da tutte le varie espressioni del pensiero massonico anti-romano contemporaneo, e di conseguenza anti-italiano, dal partito ultra-europeista di Napolitano e Monti al Rito Simbolico italiano.
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1G. de’ Rossi dell’Arno, La Conciliazione e il Risorgimento, Edizioni di Italia e fede 1935, p. 237.
2Del resto, le origini ideologiche di tale europeismo, come ben ha mostrato Mauro Bottarelli, si identificano con il Totalitarismo supercapitalista e massonico del GOI di Parigi e tra gli esponenti pubblici, il più influente esponente del partito massonico e neo-illuministico è notoriamente Attali, la cui ideologia sovversiva e nichilista è ben nota.
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articolo meraviglioso!!!! bellissimo leggere degli squadristi che distruggevano busti dei massoni Mazzini e garibaldi!!!
Condivido assolutamente, toto corde, pensieri e ispirazioni del grande TORQUEMADA (che Dio ce lo riporti!). Verissimo anche il fatto che la vera Italia oggi comincia proprio da GAETA la MARTIRE ASSEDIATA e arriva sino alla fine meridionale dello Stivale…..altro che europ kalergi gender e riforme…andatele a fare al Sud le riforme
Attorno a queste idee sta crescendo il gruppo. Immaginiamo che il 2018 porterà sorprese
Il Fascismo sciolse la Massoneria e butto giu le statue dei Massoni GaribaldivCavourMazzini. Chi è risorgimentale percio è antifa
Ciò che sostiene il lettore è vero solo in parte. Senza voler rievocare il Vento del Sud neofascista o la Rivolta di Reggio, va considerato che il Sud Italia è il nucleo più antieuropeista d’Europa. Vi sono molte zone oscure e punti deboli, vero, ma la religiosità tradizionale resiste e il mondialismo o l’europeismo non dominano alla strega di altre zone d’Italia. Se il popolo italiano è più refrattario al totalitarismo franco-germanico lo zoccolo duro è al Sud. Consideriamo questo dato.
Non ho ancora la cultura e la finezza analitica della storiografia moderna collegata all’ antica, ma mi preme sottolineare come al sud ho potuto verificare una pressione culturale massonica in vari aspetti del vivere comune non ultimo nella toponomastica che ossessivamente usa i nomi dei pseudo-eroi come mazzini, vittorio emanuele, garibaldi ecc. (tutti volutamente in minuscolo) fino ai monumenti grandi e piccoli per ricordare a quei popoli…”chi comanda!”…