Il Limbo dei bambini non battezzati, ovvero di coloro i quali sono morti senza il battesimo e prima di avere l’uso di ragione, o di tutti i non nati. Stiamo parlando di chi non ha ricevuto il battesimo né lo ha potuto (incolpevolmente) desiderare. Di questo argomento ho dissertato davvero tanto in passato, dunque quest’oggi si tratta solo di riepilogare. Già avevo scritto:
La pena per il peccato originale è la mancanza della visione di Dio (1. Denz. 184 219; 2. Denz. 780); non c’è alcun luogo intermedio nel senso pelagiano fra il regno di Dio e la dannazione (3. Denz. 184; 4. Denz. 224; 5. Denz. 2626); viene condannata la proposizione: [le anime dei bambini che sono nati da genitori cristiani e che muoiono senza battesimo giungono ad un paradiso terrestre, le anime dei bambini invece che sono nati da genitori non cristiani e che muoiono senza battesimo giungono nel luogo dove sono le anime dei genitori] (6. Denz. 1008).
Le anime di coloro che muoiono solo con il peccato originale scendono nell’inferno dove vengono punite con pene ed in luoghi diversi (7. Denz. 858; 8. Denz. 926; 9. Denz. 1306), in seguito approfondiremo; vengono punite con la pena della dannazione senza la pena del fuoco (10. Denz. 2626); il luogo in cui essi si trovano viene chiamato comunemente Limbo (11. Denz. 2626); viene condannata la proposizione: [un bambino che muore senza battesimo odierà Dio] (12. Denz. 1949).
Dove scrivo Denz. intendo dire Denzinger, ovvero Enchiridion symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, in forma più abbreviata Enchiridion Symbolorum, citato oggi anche come Denzinger-Schönmetzer: la principale raccolta cattolica del Magistero della Chiesa. Venne elaborata e pubblicata inizialmente da Heinrich Joseph Dominicus Denzinger nel 1854. Mi sento in dovere di sconsigliare le ultime edizioni dello scritto.
Un testo che fino ad ora non avevo citato è l’Enciclopedia della Dottrina cattolica, The Teaching of the Catholic Church del 1963, Burns Oates, ed. ita. Paoline 1966. La voce alle pagine 412 ss. non sembra presentare particolari criticità, sebbene ne sconsiglio la lettura integrale a soggetti poco avvezzi alla materia. Il periodo era già fortemente caratterizzato dall’orda terrena della “Nuova teologia” o “Modernismo”, complesso teologico-filosofico ereticissimo (che, fra un sofisma ed un altro, porta all’ateismo pratico) condannato da Papa Pio XII con la Humani Generis, prima ancora da san Pio X con la Pascendi Dominici gregis, così a ritroso nel tempo. Cito quanto segue epurato dagli elementi, a parer mio, di “disturbo”:
«Destino dei bambini non battezzati. Finora abbiamo esaminato gli effetti derivati dal peccato originale per quanto riguarda questa vita. Dobbiamo ora vedere quali effetti avrà sul destino dell’anima nell’altra vita. Per amor di chiarezza prenderemo il caso dell’anima che passa nell’altro mondo non macchiata dal peccato attuale, ma tuttavia gravata dal peccato originale. […] il problema riguarda principalmente i bambini che muoiono senza battesimo e, dato il loro immenso numero, è di grande interesse e di importanza pratica.
«Gli oppositori della Chiesa, trascurando i suoi autorevoli pronunciamenti e l’insegnamento generale e corrente dei suoi teologi, si attaccano a qualche opinione sostenuta magari da sant’Agostino o da qualcuno dei primi Padri, pretendendo presentare questo o quel punto di vista individuale come rappresentativo della dottrina cattolica, per poterla così denigrare come dura, inumana ed incompatibile con l’amorosa misericordia di Dio. [La regola prossima di fede è il Magistero della Chiesa, non l’opinione di quel Padre o di quel Santo, ciò detto senza alcuna mancanza di rispetto ma solo per amore di verità, ndR].
«[…] Nonostante la riservatezza dovuta a questi campioni della fede e nonostante l’autorità ed il prestigio giustamente legati ai loro nomi e ai loro insegnamenti, va sempre tenuto presente che nessun padre e nessun dottore è infallibile; e dove la Chiesa ha parlato o anche mostrato l’orientamento del suo pensiero, è non solo nostro diritto, ma nostro dovere metter da parte sia pure un [sant’]Atanasio o un [sant’]Agostino, là dove il suo insegnamento non è completamente consono a quello di essa.
«Su questo problema la Chiesa ha avuto occasione di chiarire alcuni punti della sua fede, a volte emanando decreti conciliari, a volte pubblicando condanne di dottrine erronee. Nel Concilio di Firenze del 1439 […] la Chiesa […] incluse come articolo del suo credo l’affermazione che “le anime di coloro i quali si dipartono da questa vita, sia in peccato mortale attuale o in peccato originale soltanto, vanno immediatamente nell’inferno, per soffrirvi tuttavia pene disparate”. [Già questa definizione è dogmatica, ndR]
«Nel 1567 Papa san Pio V condannò un certo numero di proposizioni tratte dagli scritti di Michael du Bay di Lovanio; fra esse ve ne è una la quale afferma che il bambino non battezzato, raggiungendo l’uso della ragione dopo la morte, odierà veramente e bestemmierà Dio e si porrà contro la legge di Dio. Nel 1794 [Papa] Pio VI condannò moltissimi degli errori affermati dal Sinodo Erastiano tenuto a Pistoia in Toscana, tra cui la “dottrina che respinge come favola pelagiana quella parte delle regioni inferiori, generalmente note come il Limbo dei bambini, in cui le anime di coloro che muoiono col peccato originale soltanto sono puniti colla pena del danno, con la perdita cioè della beatifica visione, senza la pena del fuoco… “. [Nella Auctorem Fidei, Bolla alla quale si fa riferimento, il Pontefice dogmaticamente condanna la proposizione, dunque, positivamente, afferma che è verità di fede l’esistenza di “… quella parte delle regioni inferiori, generalmente note come il Limbo dei bambini, in cui le anime di coloro che muoiono col peccato originale soltanto sono puniti colla pena del danno, con la perdita cioè della beatifica visione, senza la pena del fuoco…”, ndR].
«Da queste dichiarazioni possiamo trarre le seguenti conclusioni: i bambini non battezzati sono privati della beatifica visione di Dio, che è il vero fine terminale dell’uomo: ciò fa parte della fede cattolica definita. È certo che essi non odiano, non bestemmiano Dio, nè si ribellano alla sua legge ed è per lo meno molto improbabile che soffrano il fuoco dell’inferno o una sorta di pena positiva e sensibile, mentre al contrario è molto probabile che il loro stato sia uno stato di vera pace e di naturale felicità. Il dogma della fede è chiaramente contenuto nelle parole di Cristo a Nicodemo: “Se l’uomo non rinasce per l’acqua e per lo Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio” (Gv. 3, 5), ed è anche la diretta conseguenza teologica di tutto ciò che è stato detto sulla natura del peccato originale. Questo consiste principalmente nella privazione della grazia santificante che è il principio della adozione divina e quindi la necessaria condizione per entrare a far parte della vita di Dio. La visione beatifica è la piena fioritura della grazia; quando l’anima in stato di grazia è libera dai vincoli del corpo ed è mondata dalle scorie minori e pienamente sdebitata con la giustizia di Dio, essa passa naturalmente nella gloria. Ma dove non c’era la gemma non può sbocciare il fiore.
«[…] Dice san Tommaso: “Il castigo comporta una proporzione con il peccato. Ora, nel peccato attuale c’è prima l’allontanamento di Dio con la corrispondente punizione della perdita della beatifica visione; secondariamente, il disordinato attaccamento a qualche bene creato con la punizione corrispondente che è la pena dei sensi. Ma nel peccato originale non vi è alcun disordinato attaccamento a beni creati… e conseguentemente esso non viene punito con la pena dei sensi” (Quaest. Disp., De Malo, 5, a. 2).
«Da ciò consegue la nostra terza conclusione, esser cioè molto probabile che lo stato dei bambini non battezzati nell’altro mondo sia uno stato di pace e di naturale felicità. Poiché essi non soffrono alcun dolore dei sensi e poiché non odiano Dio e non si pongono contro la sua legge, l’unica cosa che potrebbe disturbare la loro pace o ridurre la loro felicità sarebbe il dolore o angoscia risultanti dalla conoscenza della felicità soprannaturale alla quale essi erano destinati, ma che è per essi per sempre perduta. Alcuni eminenti teologi, come san Roberto Bellarmino, hanno sostenuto che essi soffrono in questo modo. A parte l’autorità di alcuni Padri, la ragione principale di questo punto di vista è che il bambino vedrà e comprenderà la sua perdita e quindi si rammaricherà di essa. San Tommaso tuttavia lo nega ed il suo ragionamento sembra conclusivo (Quaest. Disp., De Malo, 5, a. 3). Essa si basa sulla verità, fondamentale nella teologia cattolica, che la grazia e quindi il possesso della beatifica visione, che è il culmine finale della grazia, appartiene assolutamente e rigorosamente al mondo soprannaturale. Non solo superano le capacità naturali dell’agire dell’uomo ma anche ed egualmente le sue naturali capacità di conoscere. È impossibile che un uomo, con la sola ragione naturale, senza l’aiuto della rivelazione ed il dono della fede, sappia che la sua felicità finale consiste nella immediata visione e possesso di Dio. Conseguentemente, i bambini non battezzati, non avendo ricevuto il sacramento della fede, non hanno la conoscenza soprannaturale, senza la quale non possono conoscere che cosa hanno perduto. Quindi la loro perdita non causa loro nessun patema d’animo.
«Benché queste considerazioni giovino a consolazione della madre cattolica che soffre per il destino del suo bambino morto senza battesimo, esse non alleggeriscono tuttavia il peso di coscienza di chi ne fosse stato colpevole e non dispensa i genitori dall’obbligo di far battezzare i loro figli appena possibile in quanto non vi è alcuna misura e proporzione tra la felicità naturale che sarà il loro destino [eterno] nel Limbo e la ineffabile felicità del cielo, di cui la noncuranza dell’uomo potrebbe così facilmente privarli. Inoltre, va chiaramente compreso che il bambino che muore senza battesimo è definitivamente perduto. Egli non è in uno stato mediato tra la salvezza e la dannazione. Egli era stato creato per un fine soltanto, un fine soprannaturale ed il non raggiungerlo, sia colpa sua o di un altro, è completo fallimento, è eterna perdita, anche se non accompagnata dalle tornire positive di un’anima che ha deliberatamente dannato se stessa».
Vediamo adesso alcuni Pontefici.
Papa Siricio, Lettera Directa ad decessorem al vescovo Imerio di Tarragona, 10 febbraio 385:
«La necessità del battesimo. (c. 2, § 3) Come dunque affermiamo che non deve essere assolutamente ridotta la venerazione per la Pasqua, così vogliamo che ai fanciulli, che conforme all’età non possono ancora parlare o a coloro, ai quali in qualsiasi emergenza sarà necessaria l’acqua del sacro battesimo, si venga in soccorso con tutta prontezza, affinché non si volga a danno delle nostre anime, se, avendo negato a coloro che lo desiderano la fonte della vita, (avvenga che) nel trapasso da questo secolo qualcuno perda sia il regno (dei cieli) che la vita. Inoltre chiunque incorresse nel rischio di un naufragio, nell’incursione di nemici, nell’incertezza di un assedio o in una qualsiasi malattia corporale senza speranza, e chiedesse di sovvenirlo con l’unico aiuto della fede, nello stesso momento in cui lo richiede, consegua il premio della rigenerazione richiesta. Basta con l’errore fatto finora in questo ambito! Da ora in poi tutti i sacerdoti che non vogliono essere divelti dalla solida pietra apostolica, sulla quale Cristo costruì la chiesa universale, osservino questa regola».
Papa Innocenzo I, Lettera Inter ceteras Ecclesiae Romanae a Silvano e agli altri padri del Sinodo di Milevi, 27 gennaio 417:
«La necessità del battesimo. (c. 5) … che agli infanti possa essere donato anche senza la grazia del battesimo il premio della vita eterna, è una grande stoltezza […] Chi invece sostiene che l’abbiano senza la rigenerazione, a me sembra che voglia annullare lo stesso battesimo, sostenendo che gli infanti abbiano ciò che secondo la fede è conferito loro se non attraverso il battesimo. Se, dunque, secondo loro non nuoce non rinascere, è necessario che dicano apertamente che non giovano i sacri flutti della rigenerazione. Ma affinché l’iniquo insegnamento di persone (che asseriscono) cose superflue, possa essere smontato con veloce esposizione della verità, (ecco) il Signore dichiarare (proprio) ciò nel Vangelo, dicendo: “Lasciate i fanciulli e non impedite (loro) di venire a me: di tali infatti è il regno dei cieli” [cf. Mt. 19,14; Mc. 10,14; Lc. 18,16]».
Papa Innocenzo III, Lettera Maiores Ecclesiae causas all’arcivescovo Imberto di Arles, fine 1201:
«… Affermano infatti che il battesimo viene inutilmente conferito ai bambini piccoli. …Noi rispondiamo che il battesimo è subentrato al posto della circoncisione. … Perciò, come l’anima del circonciso non ANDAVA perduta dal suo popolo [cf. Gn. 17,14], così, colui che sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo, otterrà l’ingresso nel regno dei cieli [cf. Gv 3,5]. … Anche se il peccato originale veniva rimesso per mezzo del mistero della circoncisione, e il pericolo della dannazione era evitato, non si perveniva tuttavia al regno dei cieli che, fino alla morte di Cristo, è rimasto chiuso per tutti; ma, per mezzo del sacramento del battesimo, imporporato del sangue di Cristo, è rimesso il peccato e si perviene pure al regno dei cieli, la cui porta il sangue di Cristo ha misericordiosamente aperto per coloro che credono in Lui. Non è pensabile infatti che vadano perduti tutti i bambini piccoli, di cui muore ogni giorno una così grande moltitudine, senza che Dio misericordioso, che non vuole che alcuno perisca, non abbia procurato anche per loro un qualche rimedio per la salvezza. … Ciò che adducono gli oppositori, che cioè ai bambini piccoli non vengono infuse la fede o la carità e le altre virtù, dato che essi non possono acconsentire, non è affatto ammesso in modo assoluto dai più …, poiché alcuni sostengono che, in virtù del battesimo, anche ai bambini piccoli è rimessa la colpa, ma non è conferita la grazia; e altri non pochi dicono che viene rimesso il peccato e vengono infuse pure le virtù, a questi che le possiedono così come abito [cf. *904], non invece ancora nel loro esercizio, finché non giungano all’età adulta. … Noi diciamo, operando una distinzione, che vi è un duplice peccato, quello originale cioè, e quello attuale: il peccato originale che è contratto senza il consenso, e quello attuale che è commesso in virtù del consenso. Il peccato originale quindi, che è contratto senza il consenso, senza il consenso è rimesso in forza del sacramento; quello attuale infine, che è contratto in virtù del consenso, non viene affatto sciolto senza il consenso. … La pena del peccato originale è la mancanza della visione di Dio, mentre la pena del peccato attuale è il tormento dell’inferno eterno. …».
[CONDANNA STRAORDINARIA AI NEGATORI DEL LIMBO] Papa Pio VI, Costituzione Auctorem Fidei contro gli errori del “sinodo” di Pistoia, 28 agosto 1794:
«La dottrina che rigetta come favola pelagiana quel luogo degli inferi (che i fedeli ovunque chiamano con il nome di Limbo dei bambini) nel quale le anime di coloro che sono morti con il solo peccato originale sono punite con la pena della privazione senza la pena del fuoco; come se in questo modo, coloro che escludono la pena del fuoco, introducessero quel luogo e stato intermedio privo di colpa e di pena fra il regno di Dio e la dannazione eterna, di cui favoleggiano i pelagiani: (è) falsa, temeraria, offensiva per le scuole cattoliche». Dunque è vero il contrario, ossia che è vero, che esiste «quel luogo degli inferi (che i fedeli ovunque chiamano con il nome di Limbo dei bambini) nel quale le anime di coloro che sono morti [non per loro colpa, ndR] con il solo peccato originale sono punite con la pena della privazione senza la pena del fuoco».
Papa Benedetto XII, Lettera Cum dudum agli Armeni, agosto 1431:
«Così pure gli armeni [sbagliando] dicono che le anime dei fanciulli che nascono da genitori cristiani dopo la passione di Cristo, se questi muoiono prima di essere battezzati, vanno nel paradiso terrestre, nel quale visse Adamo prima del peccato; le anime invece dei fanciulli che nascono da genitori non cristiani dopo la passione di Cristo e muoiono senza battesimo, vanno nei luoghi dove si trovano le anime dei loro genitori. [Gli armeni sbagliano]».
Davvero utile al nostro studio anche la Benedictus Deus del 1336, sempre del mentovato Pontefice.
Papa Gregorio X, Concilio di Lione II, Sessione 4, 6 luglio 1274, Professione di fede dell’imperatore Michele Paleologo:
«Le anime poi di coloro che muoiono in peccato mortale , o con il solo peccato originale, subito discendono all’inferno, anche se punite con pene differenti» [inferno per i primi, Limbo (o Lembo) per i secondi, ndR].
Papa Giovanni XXII, Lettera Nequaquam sine dolore agli Armeni, 21 novembre 1321:
«Le anime invece di coloro che muoiono in peccato mortale o con il solo peccato originale, discendono subito all’inferno, per essere tuttavia punite con diverse pene ed in diversi luoghi» » [inferno per i primi, Limbo (o Lembo) per i secondi, ndR].
Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Bolla sull’unione con i greci Laetentur caeli, 6 luglio 1439:
«Invece, le anime di quelli che muoiono ai stato di peccato mortale attuale o con il solo peccato originale, scendono immediatamente all’inferno per essere punite con pene diverse [cf. *856-858]» [idem, ndR].
Dunque la questione può essere ancora oggetto di dibattito? Chiaramente NO! Che si tratti di Magistero solenne, straordinario oppure ordinario ed universale, dato l’argomento di fede, per usare una citazione di Papa Pio XII contro i novelli modernisti (cf. Humani Generis):
«[…] questi insegnamenti sono del Magistero ordinario, di cui valgono poi le parole: “Chi ascolta voi, ascolta me” (Luc. X, 16); e per lo più, quanto viene proposto e inculcato nelle Encicliche, è già per altre ragioni patrimonio della dottrina cattolica. Se poi i Sommi Pontefici nei loro atti emanano di proposito una sentenza in materia finora controversa, è evidente per tutti che tale questione, secondo l’intenzione e la volontà degli stessi Pontefici, non può più costituire oggetto di libera discussione fra i teologi […]».
E le anime dei bambini abortiti dove vanno?
Spiega CHIARAMENTE lo stesso Papa Pio XII, Discorso alle ostetriche, 29 ottobre 1951:
«Se ciò che abbiamo detto finora riguarda la protezione e la cura della vita naturale, a ben più forte ragione deve valere per la vita soprannaturale, che il neonato riceve col battesimo. Nella presente economia non vi è altro mezzo per comunicare questa vita al bambino, che non ha ancora l’uso della ragione. E tuttavia lo stato di grazia nel momento della morte è assolutamente necessario per la salvezza; senza di esso non è possibile di giungere alla felicità soprannaturale, alla visione beatifica di Dio. Un atto di amore può bastare all’adulto per conseguire la [propria, ndR] grazia santificante e supplire al difetto del battesimo: al non ancora nato o al neonato bambino questa via non è aperta. Se dunque si considera che la carità verso il prossimo impone di assisterlo in caso di necessità; che questo obbligo è tanto più grave ed urgente, quanto più grande è il bene da procurare o il male da evitare, e quanto meno il bisognoso è capace di aiutarsi e salvarsi da sè; allora è facile di comprendere la grande importanza di provvedere al battesimo di un bambino, privo di qualsiasi uso di ragione e che si trova in grave pericolo o dinanzi a morte sicura. Senza dubbio questo dovere lega in primo luogo i genitori; ma in casi di urgenza, quando non vi è tempo da perdere o non è possibile di chiamare un sacerdote, spetta a voi il sublime ufficio di conferire il battesimo. Non mancate dunque di prestare questo servigio caritatevole e di esercitare questo attivo apostolato della vostra professione. Possa essere per voi di conforto e d’incoraggiamento la parola di Gesù: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Matt. 5, 7). E quale misericordia più grande e più bella che di assicurare all’anima del bambino – tra la soglia della vita che ha appena varcata, e la soglia della morte che si accinge a passare – l’entrata nella gloriosa e beatificante eternità!».
Leggiamo un’opinione di sant’Alfonso:
«[…] Da ciò si vede che in quella innovazione, come scrive san Tommaso, non vi saranno più né animali né piante né altre materie miste, poiché tutto resterà distrutto dal fuoco. Gli animali e le piante sono stati creati da Dio per sostentare la vita presente dell’uomo; cessando dunque tal fine, debbono cessare insieme tai mezzi. Né osta il dire che le piante e gli animali compongono la perfezione di questo mondo; perché risponde il santo in altro luogo, che tal perfezione riguarda lo stato presente, ma non lo stato di allora molto migliorato: “Sunt de perfectione eius secundum statum istum, non autem secundum statum novitatis illius”. Qui si domanda se nel mondo innovato vi saranno abitatori sopra la terra? Il cardinal Gotti riferisce l’opinione di alcuni e specialmente di un certo autore nominato Siuri, il quale con altri tiene la sentenza, che sulla terra innovata abiteranno i bambini morti senza battesimo, ed ivi godranno degli elementi già purificati. Gotti non giudica quest’opinione abbastanza probabile quel che dice san Tommaso, che tutta la terra sarà vestita di chiarezza, in modo che la luce potrà penetrare nel luogo del Limbo, e così alquanto illuminarlo. Del resto, come abbiamo scritto di sopra nella dissertaz. 6. num. 36. et seq., san Tommaso tiene in più luoghi che tali bambini non patiranno alcuna pena, né di danno, né di senso, anzi godranno de’ beni naturali» (cf. Dissertazioni teologiche-morali, DISSERTAZIONE VII. Dello stato del mondo dopo il giudizio universale).
San Tommaso in Summa Th, spl. 69, a. 6 afferma:
«Se il limbo dei bambini si identifichi con quello dei patriarchi. Sembra che il limbo dei bambini si identifichi con quello dei patriarchi. Infatti: 1. La pena deve essere proporzionata alla colpa. Ora, la colpa che teneva prigionieri i patriarchi e i bambini era la stessa, cioè la colpa originale. Quindi deve essere identico il luogo di pena per gli uni e per gli altri. 2. Sant’Agostino [Enchir. 93] afferma che “la pena dei bambini che muoiono col solo peccato originale è la più mite”. Ora nessuna pena è più mite di quella subita dai patriarchi. Quindi è identico il luogo della loro pena. In contrario: Come per il peccato attuale c’è una pena temporale in purgatorio e una eterna nell’inferno, così per il peccato originale vi era una pena temporale nel Limbo dei patriarchi e ve n’è una eterna nel Limbo dei bambini. Come quindi non si identificano l’inferno e il purgatorio, così neppure il Limbo dei bambini e quello dei patriarchi. Quanto poi all’identità del luogo dell’inferno e del purgatorio, ne abbiamo già trattato in precedenza [In 4 Sent., d. 21, q. 1, a. 1, sol. 2]. Rispondo: Il Limbo dei patriarchi e quello dei bambini sono indubbiamente diversi quanto alla qualità del premio o della pena. Infatti i bambini sono privi di quella speranza della beatitudine che avevano i patriarchi, oltre che della luce della fede e della grazia. Ma l’ubicazione si ritiene probabilmente fosse la stessa: solo che il Limbo dei patriarchi era al disopra del Limbo dei bambini, come si è detto [a. 5] a proposito del Limbo e dell’inferno. Soluzione delle difficoltà: 1. I patriarchi e i bambini non hanno la stessa relazione col peccato originale. Nei patriarchi infatti la colpa originale era già stata espiata per ciò che contaminava la loro persona, pur rimanendo nella natura umana un impedimento non ancora perfettamente soddisfatto. Nei bambini invece c’è un duplice impedimento: personale e naturale. Per cui dovevano essere destinate dimore differenti ai bambini e ai patriarchi. 2. Sant’Agostino parla dei castighi dovuti in ragione della persona, tra i quali il più mite è quello del solo peccato originale. Ma c’è un castigo ancora più mite, ed è quello di coloro che sono impediti di possedere la gloria non per delle menomazioni personali, bensì per la sola menomazione della natura, riducendosi la pena alla sola dilazione della gloria».
Il noto Dizionario di Teologia Dommatica, Piolanti, Parente, Garofalo, Studium, 1952 alla voce Limbo dice:
«Latino limbus = lembo, orlo dell’abito): secondo la dottrina odierna della Chiesa è un luogo confinante con l’inferno, dove furono già i giusti morti in grazia di Dio prima del Cristianesimo, liberati poi da Gesù, e dove sono tuttora e rimarranno per sempre i bambini morti senza Battesimo, col solo peccato originale. La Sacra Scrittura parla del seno d’Abramo, come soggiorno di giusti (Lc. 16, 22), ma non di un luogo per i bambini morti senza Battesimo. La Tradizione comincia, specialmente presso i Padri greci, con l’affermare una distinzione tra gli adulti morti in peccato personale e i bambini morti col solo peccato originale, che non possono entrare nel cielo dei beati, ma neppure possono essere accomunati coi dannati dell’inferno. Sorta l’eresia di Pelagio, che negava la trasmissione del peccato originale e delle sue conseguenze, sant’Agostino per difendere la verità va tanto oltre da insegnare che anche i bambini morti senza Battesimo saranno sottoposti alla pena del fuoco, ma leggerissima, a causa del peccato originale. Questa opinione influì in seguito su alcuni Teologi, ma non impedì che continuasse l’altra opinione più giusta e più benigna, secondo la quale i bambini morti senza Battesimo soffriranno solo la privazione della visione beatifica. Questa sentenza fu difesa e sviluppata specialmente da san Tommaso e d’allora in poi prevalse nelle scuole. Essa si riscontra in una lettera d’Innocenzo III all’Arciv. di Arles e nella Costituzione “Auctorem fidei” con cui Pio VI condannò il Sinodo di Pistoia (Denz DB, 1526). I bambini del Limbo non godranno della visione di Dio né per questo saranno infelici perché la visione beatifica è bene soprannaturale, di cui essi non hanno coscienza. Alcuni Teologi (Billot) pensano che nel Limbo saranno accolti non solo i bambini e gli adulti anormali, che non ebbero l’uso della ragione, ma anche certe categorie di uomini di basso grado di civiltà, che possono paragonarsi ai bambini per Io scarso sviluppo della coscienza morale. In questi ultimi tempi una strana opinione è invalsa nella teologia dei Protestanti e degli Ortodossi (Scismatici), i quali, abusando di qualche espressione evangelica (Mt. 12, 32; 1 Petr., 3, 18; 4, 6), sostengono che tutti i pagani sono evangelizzati nel Limbo dopo la morte e messi nella possibilità di convertirsi e di salvarsi. Criticamente l’opinione non si regge».
La prestigiosa Enciclopedia Cattolica, Vaticano, 1951, vol. VII, col. 1354, alla voce Limbo così comincia:
«[…] è il luogo e lo stato delle anime che non avendo meritato l’inferno non potevano, prima della redenzione, entrare nel cielo (Limbo dei ss. Padri), o ne sono escluse eternamente per il peccato originale non cancellato […]».
[DICHIARAZIONE di fede] Il Catechismo maggiore di san Pio X al numero 100:
«I bambini morti senza Battesimo dove vanno? I bambini morti senza Battesimo vanno al Limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono perché, avendo il peccato originale, e quello solo, non meritano il Paradiso, ma neppure l’inferno e il Purgatorio».
Questa evidente dichiarazione in materia di fede, dalla quale si evince chiaramente la volontà del Pontefice, può essere negata solo colpevolmente o per dura ignoranza (a questo punto colpevole). Vero è che non cita la Rivelazione, tuttavia si desume indirettamente la necessità del Limbo da altri dogmi.
Commenta l’articolo di fede (N° 100) padre Dragone nel suo Commento al Catechismo di san Pio X, 1963, rist. anastatica presso Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 2009, pag. 153 ss.:
«I. I bambini morti senza Battesimo hanno il peccato originale, e quello solo. – Tutti gli uomini, eccetto Maria Santissima, sono nati, nascono e nasceranno col peccato originale (nn. 69-75), che è cancellato soltanto mediante il Battesimo (n. 295) di acqua o di sangue oppure di desiderio. Ma i bambini che muoiono prima dell’uso di ragione senza il Battesimo di acqua, non sono capaci di ricevere quello di desiderio e se non ricevono quello di sangue col martirio passano all’altra vita col peccato originale, privi della grazia di Dio e del diritto al Paradiso. D’altra parte, non avendo ancora l’uso di ragione, non commisero alcun peccato attuale, né mortale né veniale, per il quale si richiede l’avvertenza della mente e il consenso della volontà, di cui essi sono incapaci. Essi quindi al momento della morte hanno soltanto il peccato originale. II. … non meritano il Paradiso. – Il paradiso è premio soprannaturale, che può essere meritato soltanto da quelli che hanno la vita soprannaturale della grazia santificante, di cui sono privi i bambini non battezzati, che perciò non meritano il Paradiso e non possono esservi ammessi. III. … ma neppure all’inferno. – Il peccato merita l’inferno in quanto è personale, attuale e imputabile a chi lo commette. Ma il peccato originale fu volontario solo in Adamo, mentre in tutti gli altri uomini e quindi anche nei bambini, consiste solo nella privazione della grazia che dovrebbero avere ma che non hanno per colpa di Adamo. Perciò i bambini morti con il solo peccato originale non meritano l’inferno, dove sono punite solo le colpe personali o attuali. IV. … né il Purgatorio. – Il purgatorio è la punizione dovuta ai peccati personali leggeri, perdonati o no, e a quelli gravi perdonati. In Purgatorio si scontano soltanto peccati personali e attuali. Perciò non può essere inflitto ai bambini che hanno soltanto il peccato originale. V. … ma vanno al Limbo, dove non godono Dio, ma nemmeno soffrono. – I bambini morti senza battesimo e prima dell’uso di ragione non possono essere né premiati con la visione intuitiva e con la felicità del Paradiso, né puniti con le pene dell’Inferno. Perciò sono destinati al Limbo, dove non hanno né esigenze né gioie soprannaturali, ma godono tutta quella felicità naturale di cui è capace la natura umana. Conoscono e amano Dio secondo le facoltà naturali, e godono perché partecipano in larga misura della divina bontà nelle perfezioni naturali (san Tommaso, In 2 Seni., d. 33, q. 2. a. 2). Riflessione. I genitori hanno l’obbligo gravissimo di far amministrare al più presto il Battesimo ai loro neonati, per assicurare loro la felicità soprannaturale del Paradiso, nel caso dovessero morire. Esempio. – Il pio Delfino (principe ereditario) di Francia, padre di Luigi XVI e figlio di Luigi XV, faceva amministrare il battesimo privato ai suoi figli appena nati. In seguito li faceva portare in chiesa per le cerimonie del battesimo solenne. Un giorno si fece portare il registro parrocchiale dei battesimi e lo aperse davanti ai suoi figlioletti. Accanto al nome dei principini figuravano nomi di persone sconosciute e di umili condizioni. “Ecco, disse il Delfino, il libro dei figli di Dio; vedete, figli miei: agli occhi di Dio tutti gli uomini sono uguali, e non vi è distinzione oltre quella che ci danno la fede e la virtù. Davanti al mondo voi sarete più grandi di costoro; ma se questi sconosciuti saranno più virtuosi di voi, davanti a Dio saranno più grandi di voi!”».
Secondo alcuni, tirando in ballo sentimentalismi puerili, la madre che dovesse abortire, colpevolmente o spontaneamente poco importa, se dovesse pentirsi o addolorarsi, potrebbe ottenere il Paradiso per l’anima del figlioletto, desiderando il suo battesimo. Ma abbiamo già visto che è dogma che la condizione dell’anima, in questo caso, non cambia (solo per le anime del Purgatorio c’è il passaggio al Paradiso, quando opportuno); che i sacramenti sono per i vivi e non per i morti; che la teologia non ammette il desiderio del sacramento (del battesimo) per interposta persona. Questa credenza insulsa potrebbe inoltre incentivare gli aborti nella speranza che, comunque, l’anima del figlioletto possa ottenere, per una o più ragioni, il Paradiso.
[CONCLUSIONE] Per utilizzare, davvero con piena opportunità e senza alcun abuso, le parole tratte dalla sentenza di Papa Pio VI: sostenere ancora oggi, nel 2016, che il Limbo sia solamente una “ipotesi teologica”, ovverosia rigettare, dietro sofismi od apertamente, «come favola pelagiana quel luogo degli inferi (che i fedeli ovunque chiamano con il nome di Limbo dei bambini) nel quale le anime di coloro che sono morti con il solo peccato originale sono punite con la pena della privazione senza la pena del fuoco» è davvero «falso, temerario, offensivo per le scuole cattoliche».
Le moderne “teorie” sull’inesistenza del Limbo o sulla salvezza (Paradiso) mediante altre vie a noi ignote, anche se provenienti da fonti altolocate, ma chiaramente contro la sentenza degli Atti (XX, 27) Non enim subterfugi, quominus annuntiarem omne consilium Dei vobis – Non mi sono sottratto al compito di annunziarvi tutta la volontà di Dio (citata con un lieve accomodamento), si dimostrano «false, temerarie, offensive per le scuole cattoliche».
A cura di CdP
I bambini abortiti andrebbero al Limbo? Hanno avuto un battesimo di sangue, hanno una anima che è più sensibile dell’intelligenza, del discernimento e della volontà e dell’età. Per me basta. C’è una bella differenza tra pensarli al Limbo o pensarli come martiri in cielo, nostri intercessori.