Segnalazione Linkiesta
Alleati più per forza che per volontà, Salvini e Berlusconi guadagnano consenso a ogni rilevazione, tanto da rischiare davvero di vincere le elezioni. Uno scenario che darebbe vita a un governo degli opposti unico al mondo: con Merkel, ma anche con Le Pen. Per l’Euro, ma anche contro. Auguri
di Francesco Cancellato
Ci sono scherzi che finiscono male, battaglie nate per essere perse che poi, per un gioco del destino, finiscono per essere vincenti. È il caso di Donald Trump, il cui staff tutto voleva, si dice, fuorché vincere le elezioni. E chissà se non sia il caso di Silvio Berlusconi, che, dicono i ben informati, tutto voleva fuorché governare con Giorgia Meloni e, soprattutto, Matteo Salvini. Ci si è alleato, in fondo, perché dava per scontato che mai il centrodestra sarebbe riuscito a prendersi la maggioranza del Parlamento. E che, una volta al potere, sarebbe riuscito agevolmente a divincolarsi dall’abbraccio indesiderato dei suoi alleati, per unirsi in un’inevitabile riedizione del Patto del Nazareno con Matteo Renzi.
E invece, sorpresa, sta accadendo l’imponderabile. Il consenso di Renzi sta calando mese dopo mese, vittima di una maledizione che, paradossalmente, si è impossessata del Pd e del suo leader nonostante la popolarità del governo Gentiloni e dei dati sempre più positivi dell’economia italiana, in uno scollamento quasi paradossale tra percezione e realtà, oltre che a causa dell’azione di disturbo di Liberi e Uguali. Anche il Movimento Cinque Stelle, nonostante sia ancora saldamente primo partito, sembra perdere terreno, un po’ per l’imperizia di Di Maio, un po’ per il disimpegno di Di Battista e Grillo, un po’ per una proposta politica finora ben oltre i limiti dell’imbarazzo. Il tutto mentre Lega e Fratelli d’Italia tengono botta e il vecchio Berlusconi – che forse vorrebbe solo prendere un voto in più di Salvini – riesce nell’impresa di guadagnare consenso ogni volta che apre bocca.
E invece, sorpresa, sta accadendo l’imponderabile. Il consenso di Renzi sta calando mese dopo mese, vittima di una maledizione che, paradossalmente, si è impossessata del Pd e del suo leader nonostante la popolarità del governo Gentiloni e dei dati sempre più positivi dell’economia italiana, in uno scollamento quasi paradossale tra percezione e realtà, oltre che a causa dell’azione di disturbo di Liberi e Uguali. Anche il Movimento Cinque Stelle, nonostante sia ancora saldamente primo partito, sembra perdere terreno, un po’ per l’imperizia di Di Maio, un po’ per il disimpegno di Di Battista e Grillo, un po’ per una proposta politica finora ben oltre i limiti dell’imbarazzo. Il tutto mentre Lega e Fratelli d’Italia tengono botta e il vecchio Berlusconi – che forse vorrebbe solo prendere un voto in più di Salvini – riesce nell’impresa di guadagnare consenso ogni volta che apre bocca.
Se pensate sia il sequel di un film già visto nel 1994, nel 2001 e nel 2008 vi sbagliate di grosso. Oggi il centrodestra è un’altra cosa, completamente diversa. Senza Berlusconi a Palazzo Chigi e con rapporti di forza paritari tra Forza Italia e l’accoppiata Salvini e Meloni l’asse della coalizione si sposterebbe fisiologicamente molto più a destra che in passato
Risultato? Secondo la supermedia di You Trend, oggi il centrodestra gira la boa accreditato del 37,2% dei consensi. Dieci punti in più rispetto a Pd e alleati, altrettanti rispetto ai Cinque Stelle. Il tutto con un potenziale di recupero ancora molto ampio nel meridione, dove le candidature di vecchi e nuovi acchiappavoti all’uninominale potrebbero drenare ulteriore consenso ai Cinque Stelle e dare l’ultima spallata alla clamorosa rimonta di Forza Italia e del centrodestra. Uno scenario impossibile qualche mese fa, più che probabile oggi.
A quel punto, la frittata sarebbe fatta e Berlusconi e Salvini, antitetici nelle antropologie, nelle visioni del mondo, nei programmi, negli alleati esteri, si ritroverebbero a governare assieme. Se pensate sia il sequel di un film già visto nel 1994, nel 2001 e nel 2008 vi sbagliate di grosso. Oggi il centrodestra è un’altra cosa, completamente diversa. Senza Berlusconi a Palazzo Chigi e con rapporti di forza paritari tra Forza Italia e l’accoppiata Salvini e Meloni l’asse della coalizione si sposterebbe fisiologicamente molto più a destra che in passato. Soprattutto, avrebbe un’ala estremista anti-Europa, anti globalizzazione e anti atlantista equipollente al moderatismo atlantista, europeista e liberista di Berlusconi.
Certo, non esiste collante migliore del potere. E così come Forza Italia e Lega governano assieme in molti comuni, potrebbero benissimo trovarsi a farlo pure a Roma, superando le reciproche idiosincrasie e negoziando un bel po’ di compromessi. Certo, ma Roma non è Genova e nemmeno la Lombardia. Roma vuol dire anche Europa, ad esempio. E non vorremmo essere nei panni del ministro dell’economia forzista che si troverà a fare i conti assieme a Borghi e Bagnai o ai deputati della Lega cui toccherà votare a favore della riforma dell’Eurozona di Macron e Merkel o a una legge di stabilità che mantiene il deficit all’interno del 3% del rapporto deficit/Pil. E, peggio ancora, giustificare tutto questo davanti ai loro elettori. Oppure, al contrario, andatelo a spiegare agli elettori e ai parlamentari di Forza Italia che dovranno fare i conti con le intemperanze leghiste sull’esercito europeo, o sulle misure contro Vladimir Putin di Stati Uniti e Nato, o ai loro abboccamenti con il blocco di Visegrad di Orban e Duda, o con le foto di gruppo sovraniste di Salvini, con Le Pen e Wilders.
Tanti auguri, insomma. Effetti collaterali di uno scherzo finito male. Con buona pace di chi, bontà sua, nel segreto dell’urna ci aveva creduto davvero.
A quel punto, la frittata sarebbe fatta e Berlusconi e Salvini, antitetici nelle antropologie, nelle visioni del mondo, nei programmi, negli alleati esteri, si ritroverebbero a governare assieme. Se pensate sia il sequel di un film già visto nel 1994, nel 2001 e nel 2008 vi sbagliate di grosso. Oggi il centrodestra è un’altra cosa, completamente diversa. Senza Berlusconi a Palazzo Chigi e con rapporti di forza paritari tra Forza Italia e l’accoppiata Salvini e Meloni l’asse della coalizione si sposterebbe fisiologicamente molto più a destra che in passato. Soprattutto, avrebbe un’ala estremista anti-Europa, anti globalizzazione e anti atlantista equipollente al moderatismo atlantista, europeista e liberista di Berlusconi.
Certo, non esiste collante migliore del potere. E così come Forza Italia e Lega governano assieme in molti comuni, potrebbero benissimo trovarsi a farlo pure a Roma, superando le reciproche idiosincrasie e negoziando un bel po’ di compromessi. Certo, ma Roma non è Genova e nemmeno la Lombardia. Roma vuol dire anche Europa, ad esempio. E non vorremmo essere nei panni del ministro dell’economia forzista che si troverà a fare i conti assieme a Borghi e Bagnai o ai deputati della Lega cui toccherà votare a favore della riforma dell’Eurozona di Macron e Merkel o a una legge di stabilità che mantiene il deficit all’interno del 3% del rapporto deficit/Pil. E, peggio ancora, giustificare tutto questo davanti ai loro elettori. Oppure, al contrario, andatelo a spiegare agli elettori e ai parlamentari di Forza Italia che dovranno fare i conti con le intemperanze leghiste sull’esercito europeo, o sulle misure contro Vladimir Putin di Stati Uniti e Nato, o ai loro abboccamenti con il blocco di Visegrad di Orban e Duda, o con le foto di gruppo sovraniste di Salvini, con Le Pen e Wilders.
Tanti auguri, insomma. Effetti collaterali di uno scherzo finito male. Con buona pace di chi, bontà sua, nel segreto dell’urna ci aveva creduto davvero.