di Ilaria Bifarini (economista, nostra ospite alla conferenza di giovedì 31.01.19 a Verona)
Fonte: Sputnik
L’Africa con i suoi problemi e paradossi, un territorio ricchissimo ma schiacciato dalla povertà, resta al centro del dibattito o meglio delle discordie internazionali. Non smettono i rimpalli di responsabilità tra gli Stati europei per la gestione dell’emergenza migratoria e le accuse incrociate tra il governo francese e quello italiano.
Il governo francese, che non ha esitato a definire vomitevole la gestione dei flussi migratori da parte dell’Italia, non sembra provare però il benché minimo imbarazzo per lo sfruttamento neocoloniale del continente e per le sue responsabilità nella destabilizzazione armata della Libia, con la conseguente recrudescenza del fenomeno migratorio. Si delinea un quadro a tinte scure dove gli interessi geopolitici italiani si scontrano con quelli degli “alleati” francesi.
Per approfondire il tema Sputnik Italia ha raggiunto Ilaria Bifarini, economista e scrittrice, autrice del saggio “I coloni dell’austerity” (Altaforte Edizioni), la prima ad aver sollevato il caso del neocolonialismo francese in Africa nel contesto delle immigrazioni di massa.
— Il premier Conte è tornato da poco dal suo ennesimo viaggio in Africa, questa volta in Niger ed in Ciad. Ilaria Bifarini, qual è l’importanza dei rapporti con l’Africa per l’economia italiana?
— Sicuramente l’Africa è un continente strategico per le proprie ricchezze e per il proprio patrimonio di risorse naturali. È il continente più ricco al mondo nonostante continui ad essere il più povero e destinato al sottosviluppo endemico. Tuttavia il problema che è stato scoperchiato proprio in questi giorni, attraverso le dichiarazioni di Di Maio e di Di Battista, è quello del neocolonialismo che viene esercitato in questo continente in primis dalla Francia. Si tratta di un fenomeno molto complesso e articolato che è alla base del sottosviluppo di questo territorio. Tutto ciò è quindi collegabile al fenomeno dell’esplosione migratoria a cui stiamo assistendo.
— Cosa dovrebbe fare l’Italia, come dovrebbe agire nei confronti di questi flussi migratori, sempre nel contesto dei rapporti con il continente africano?
— Il problema dei flussi migratori va risolto attraverso gli accordi con i singoli Stati, così come era stato fatto in passato. Tuttavia, torno a ripetere, se non capiamo i motivi per i quali stiamo assistendo a questo fenomeno migratorio di massa, non interveniamo sui problemi reali del continente africano e ci limitiamo alla sola gestione difficoltosa dei flussi in ingresso. Se l’Italia viene lasciata sola dagli altri Stati europei non riusciremo a risolvere il problema, anche perché il continente africano sta vivendo un’esplosione demografica, al momento conta 1,2 miliardi di abitanti e nel 2050 è previsto un aumento fino a due miliardi e mezzo.
Quindi bisogna risalire all’origine del problema che spinge questi flussi migratori e capire una volta per tutte, scoperchiando il vaso di Pandora del neocolonialismo: perché questi Paesi non sono riusciti a svilupparsi, perché non hanno uno sviluppo della propria economia locale, quali sono gli ostacoli che l’hanno impedito e che fine hanno fatto i fiumi di miliardi di dollari che sono stati inviati come aiuti umanitari. Finalmente il problema è stato sollevato e va analizzato in tutta la sua complessità, anziché continuare ad agire secondo direttive e metodi che non hanno funzionato. Basta stanziare fondi che poi non sappiamo come vengono spartiti.
— Abbiamo visto le dichiarazioni di Di Maio, Di Battista e Salvini secondo i quali la Francia ruba ricchezze al continente africano e non dovrebbe impartire lezioni all’Italia. Lei che idea si è fatta dell’attuale scontro fra Roma e Parigi?
— L’accusa di Di Maio e di Di Battista è assolutamente fondata, la Francia ruba ricchezze all’Africa e questo avviene da sempre. Attraverso il progetto della Francafrique si è avviato un continuum del colonialismo della Francia senza alcuna interruzione. La Francia perciò depaupera effettivamente il territorio africano imponendo il dominio delle proprie multinazionali e da sempre agisce alimentando disordini e tensioni locali. L’ingerenza della Francia in Africa è davvero importante e finalmente se ne parla.
— Di che cosa tratta il suo libro “I coloni dell’austerity”?
— Nel mio libro, che in questi giorni è stato aggiornato con un focus sul neocolonialismo francese in Africa, spiego come il neocolonialismo agisca dalla fase di decolonizzazione ai giorni nostri e soffochi il continente africano, fenomeno che però si continua ad ignorare. Si continua a reagire con il solito finto buonismo di chi parla di accoglienza, di colpe da parte dell’Italia per un passato coloniale che ormai appartiene alla storia. Nessuno non si è mai preoccupato di analizzare cosa succeda in Africa, chi sfrutti l’Africa. La Francia deve assumersi le proprie responsabilità, è ora di porre fine a questa ipocrisia.
Tra l’altro pochi giorni fa è stata rafforzata questa egemonia ad Aquisgrana con l’asse franco-tedesco. Per cui l’Italia si trova ad essere sempre criticata e tenuta a rispettare delle regole e dei parametri che gli vengono imposti. Si chiudono gli occhi di fronte allo scandaloso fenomeno neocolonialista che operano i francesi in Africa.
a cura diTatiana Santi
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