Non si torna indietro? Cara Cirinnà, ecco i numeri dei miti di progresso

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“Sui diritti non si può tornare indietro”. Con queste parole ha fatto il suo nuovo esordio mediatico l’icona della legge delle unioni civili, Monica Cirinnà.
Ovviamente il riferimento polemico è tutto rivolto al ministro della Famiglia Fontana, reo di aver riportato ordine concettuale e culturale ad un tema troppo spesso oggetto di propaganda e manipolazione ideologica, soprattutto da parte dei laicisti.
Il messaggio è chiaro: questo governo gialloverde mette le lancette della storia indietro, e ferma le conquiste civili dei governi Renzi e Gentiloni (“votati” dal popolo no?).
Cosa ha detto di tanto negativo il neo-ministro Fontana? Che le famiglie arcobaleno non esistono e che la famiglia è una, quella naturale, prevista alla Costituzione (articolo 29). E che l’Italia per ripartire, deve abbattere la denatalità e puntare sulla vita, considerando l’aborto una piaga. E la Cirinnà, non a caso, in occasione del discorso del premier Conte si è presentata in Aula con una maglietta inneggiante alle famiglie gay. Tanto per scaldare gli animi e vellicare le fibrillazioni della nuova maggioranza che vede sull’argomento leghisti e grillini appartenere a sponde opposte (almeno sulla carta).
Ma in questa sede non interessa riproporre un dibattito che vede le posizioni tra credenti e laicisti inconciliabili. Piuttosto è interessante capire cosa vuol dire andare avanti o andare indietro. Rispetto a cosa?
Non è scontato che il progresso, nel senso meramente evoluzionistico, sia sempre un dato positivo. Si va avanti o indietro rispetto alla civiltà. Civiltà che non sempre coincide col progresso.
Anzi, se il progresso tecnico, economico, sociale, etc non è accompagnato da una profonda base culturale ed esistenziale, ed è esclusivamente all’insegna del solo profitto, del solo consumo, del tutto ridotto a cose, dell’economia avaloriale, del materialismo, ha un solo nome: è modernizzazione nichilista.
Avanti o indietro, quindi, rispetto a cosa?
1) Innanzitutto non c’è una sola idea di modernità. C’è quella laicista e ce n’è un’altra, antropologica, cristiana: magari incentrata sulla centralità della persona, della vita, sulla famiglia e sui valori non materiali. La modernità che ci vogliono imporre i progressisti è l’introduzione forzosa del modello “nord-europeo”, lo stesso che in nome del definanziamento della sanità pubblica, elimina gli inguaribili ma non incurabili (i casi Charlie Gard e Alfie Evans), per ridurre i costi e tagliare i rami visti come secchi;
2) E poi, la modernità va valutata sui risultati. E qui casca l’asino. Valutiamo, ad esempio, la modernità laicista sui suoi stessi numeri. Le premesse filosofiche? Sono note e ormai diventate luoghi comuni: i diritti, la felicità, la liberazione da ogni legame, la libertà individuale. I risultati? Una strage: in Italia 6 milioni di depressi, 8 milioni di single senza relazioni autentiche, 11 milioni di persone che fanno uso di psicofarmaci, 4 milioni di persone che si drogano, il 75% che fa uso di alcol, 10 mila persone che ogni anno muoiono per incidenti legati al consumo di alcol. 6 milioni di bambini non nati da quando c’è la legge 194. Questa è la felicità, questa è conquista sociale, libertà, liberazione? Su tali fondamenti si può costruire una società virtuosa? E’ cultura di morte o di vita?
3) La drammaticità dei numeri ha un solo significato: la mancanza di valori, di senso, di eticità. Segno che non basta l’offerta commerciale in cui ci hanno costretto a vivere e che c’è bisogno di altro, di meglio.
Un dato su cui riflettere quando parliamo di avanti e indietro nella storia. I diritti soggettivi non c’entrano. Occorre parlare una volta per tutte del mastice antropologico di una società, che non può essere la logica dell’individualismo avaloriale, il culto di una collettività costruita sui desideri che devono obbligatoriamente diventare diritti.
In questo senso vanno inquadrate le unioni civili. E la Cirinnà lo sa bene. Sono l’apripista del matrimonio egualitario (considerato irreversibile sempre secondo il mito dell’andare avanti); matrimonio arcobaleno che non può essere equiparato alla famiglia naturale, che oltre al legittimo aspetto soggettivo, ha un grande dono, l’apertura alla vita, al progetto di vita che solo un uomo e una donna, per natura, possono garantire e assicurare. Senza vita c’è solo sterilità e infertilità, e nessuna società può basarsi sulla cultura di morte, anche se vestita di amore soggettivo. E se non si fanno i figli, i figli vengono comprati (con l’utero in affitto).
Ultima battuta: Fontana è medioevale? Anche qui va fatta chiarezza. Il Medioevo è più avanti del paganesimo (l’impero romano è caduto per implosione morale e politica, c’era la pedofilia, la totale promiscuità sessuale, la vita non aveva alcun valore). E infatti, oggi viviamo in una sorta di nuovo paganesimo.

Fonte: https://www.lospecialegiornale.it/2018/06/06/non-si-torna-indietro-cara-cirinna-ecco-i-numeri-dei-miti-di-progresso/

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