Ireland, isle of murderers & modest clothing
Segnalazione di Tradition in Action
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Segnalazione di Tradition in Action
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Segnalazione del Centro Studi Federici
di Alain de Benoist
Fonte: Barbadillo
Signor Alain de Benoist, in alcuni ambienti, si tende a opporre due nozioni di cui tutti parlano oggi: l’identità e la sovranità. Nel Front National, Marion Maréchal-Le Pen avrebbe rappresentato la prima, in opposizione a Florian Philippot, che difende soprattutto la seconda. Una tale opposizione le sembra legittima?
“Intervistata qualche settimana fa dalla rivista Causer, Marine Le Pen ha dichiarato: ”Il mio progetto è intrinsecamente patriota perché difende nello stesso movimento la sovranità e l’identità della Francia. Quando si dimentica una delle due, si bara”. Quindi, non bariamo. Perché si dovrebbero vedere nell’identità e nella sovranità delle idee opposte, quando sono complementari? La sovranità senza identità non è che un guscio vuoto, l’identità senza sovranità ha tutte le possibilità di trasformarsi in ectoplasma. Quindi non bisogna separarli. L’uno e l’altro, inoltre, fanno parte della libertà. Essere sovrano è essere libero di decidere da sé la propria politica. Conservare la propria identità implica, per un popolo, di poter decidere liberamente le condizioni della propria riproduzione sociale”.
Mentre l’identità è un concetto necessariamente vago, la sovranità non è più facile da definire?
“Meno di quanto sembri. La sovranità “una e indivisibile” richiamata da Jean Bodin in I sei libri della Repubblica (1576) non ha molto a che spartire con la sovranità fondata sulla sussidiarietà e sul principio di competenza sufficiente, di cui parla Althusius nel 1603 nel suo Politica methodice digesta. L’approccio di Bodin è eminentemente moderno. Implica lo Stato-nazione e la scomparsa della distinzione che in precedenza è stata fatta tra potere (potestas) e l’autorità o la dignità del potere (auctoritas). Continua a leggere
Il ministro dell’Interno e il premier ungherese si sono sentiti al telefono. Salvini: “Al lavoro per modificare le regole Ue”
di Claudio Cartaldo
Matteo Salvini e Viktor Orban. I due leader definiti “populisti” oggi si sono sentiti al telefono. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Interno da un comizio a Fiumicino.
Per Salvini il governo Conte non rischia l’isolamento all’estero. Certo, oggi c’è stato la dura polemica con Tunisi per quelle parole sull'”esportazione di galeotti” che non sono piaciute all’ambasciatore tunisino. Ma il segretario del Carroccio è certo che c’è “tanto apprezzamento all’estero” per la maggioranza giallo-verde. E se dalla Germania e dalla Francia sono arrivati segnali di disgelo (ma da qui all’apprezzamento ce ne passa), di sicuro il leghista non avrà difficoltà a trovare intese con l’Unghera del premier Orban.
“Oggi ho avuto una telefonata lunga e cordiale con il primo ministro ungherese – ha detto Salvini – che ci ha fatto gli auguri di buon lavoro e con cui lavoreremo per cambiare le regole di questa Unione europea“. Ecco, l’Ue. Nel discorso di domani al Senato in occasione del voto di fiducia, il presidente del Consiglio italiano dovrebbe cercare di rassicurare i partner Ue e al tempo stesso segnare la strada per le riforme che i grilloleghisti vorrebbero imporre a Bruxelles. E non è da escludere che per mettere i paesi del Nord europa il governo Conte, o almeno Salvini, possa tentare di stringere un forte legame con i Paesi governati da presidenti euroscettici. E in cima all’elenco non c’è proprio l’Ungheria di Orban, che da tempo si scaglia contro quel Soros (e le sue Ong) che in questi giorni – guarda caso – è in polemica proprio con Lega e M5S. Ma non solo. “Parlerò probabilmente già domani con il ministro degli Interni francese, austriaco – ha fatto sapere il leghista – oggi ho contattato l’ambasciatore tunisino, ho incontrato poco fa l’ambasciatore israeliano, l’ambasciatore statunitense. Stiamo cercando di costruire una rete della tranquillità e della sicurezza, della pace e della lotta al terrorismo“. Continua a leggere
di Alberto Negri
Fonte: Alberto Negri
Cacciato dalla porta del Quirinale, il populismo italico potrebbe trasformarsi in una scomposta ondata nazionalista senza precedenti in un Paese che per altro ha sempre dimostrato uno scarso attaccamento alla bandiera e uno assai maggiore al portafoglio, che oggi langue. Il Mattarella in testa a Paolo Savona, un anziano e stimato signore che si è fatto strumentalizzare dal furbetto Matteo Salvini, è stato un colpo da maestro per respingere, almeno per il momento, i Cinquestelle dalla stanza dei bottoni, ma potrebbe trasformarsi in un boomerang.
Tornare alla caduta di Gheddafi per capire
L’Italia resta un Paese vulnerabile dentro e soprattutto fuori, sui mercati e in politica estera. Vulnerabile anche alle tesi di un complotto internazionale dell’establishment europeo e interno a difesa dell’euro, citato a volte a sproposito come il padre di tutti i guai italiani. Ma un colpevole bisogna pur sempre trovarlo per giustificare la nostra insipienza. Non c’è nessun complotto, per il momento, ma l’evidenza dei fatti. L’Italia è un Paese fragile da quando nel 2011 Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti decisero di far fuori il Colonnello Gheddafi, il suo più importante alleato nel Mediterraneo che soltanto sei mesi prima, il 30 agosto 2010, aveva ricevuto in pompa magna a Roma firmando contratti per decine di miliardi e affidandosi al raìs per il controllo dei flussi migratori. Non solo l’Italia non lo ha difeso ma lo ha bombardato cedendo ai ricatti dei suoi alleati della Nato che minacciavano di colpire i terminali dell’Eni.
E’ stata la maggiore sconfitta dell’Italia dalla seconda guerra mondiale. Le conseguenze sono state devastanti: perdite in denaro colossali e un’ondata migratoria che, anno dopo anno, ha destabilizzato il quadro politico del Paese. Da quel 2011 gli alleati e concorrenti dell’Italia hanno minato i nostri interessi lasciandoci soli e allo sbando. Mentre ieri a Roma si consumava la crisi politica più lacerante degli ultimi anni, Emmanuel Macron ha convocato per domani a Parigi una conferenza internazionale sulla Libia che “si svolgerà sotto l’egida delle Nazioni Unite” per fissare la data delle elezioni. Continua a leggere
Segnalazione di M.T.
di Marco Tosatti
Pezzo Grosso – che ha contatti importanti da questa e dall’altra parte del Tevere – adombra un’ipotesi inquietante, e cioè che dalla Santa Sede sia stato comunicato al Quirinale un messaggio di appoggio per l’operazione di forzatura costituzionale tesa a far fallire l’ipotesi di un governo Lega-M5S, che disponeva di una solida maggioranza parlamentare. Se si tiene conto delle dichiarazioni del presidente della CEI Bassetti, di quelle del segretario generale Galantino e del fondo del direttore di Avvenire, Tarquinio, che di quest’ultimo è una delle espressioni giornalistiche e mediatiche, e i tweet di Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, la voce o ipotesi, chiamatela come volete, è assolutamente plausibile. Perfettamente in linea con la politica di contiguità adottata dal vertice dei vescovi verso Renzi, il PD, e la sinistra in generale; il nuovo collateralismo. Ma vediamo che cosa scrive al proposito Pezzo Grosso.
“Devo dichiarare che dopo il cosiddetto governo del presidente di Napolitano nel 2011,io intesi chiaro il messaggio: le elezioni servono esclusivamente a misurare la maturità politica di un popolo. Se questo popolo dimostra immaturità, va aiutato a non fare errori. Il governo europeo del manifesto di Ventotene applicato in pratica. Continua a leggere
di Fulvio Scaglione
Fonte: linkiesta
L’antidiplomatico – Liberi di svelarvi il mondo
CONTINUA SU:
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-assad_restituisce_la_legion_donore_alla_francia_non__un_onore_avere_unonorificenza_di_un_paese_schiavo_degli_usa/82_23756/ Continua a leggere
di Pierrick Tillet
Fonte: controinformazione
Mi sento un po’ rassicurato perché non è successo nulla. Se seguivi la stampa anglo-americana, cosa che faccio ogni mattina, ti trovavi in un’escalation anti-russa. Infatti quello che risultava dopo le vicende d’Inghilterra, che risultava nel discorso, era una sorta di crescente russofobia assolutamente misteriosa e che meriterebbe un’analisi. E gli ultimi sviluppi diplomatici sono stati che gli americani e Trump hanno tweettato minacciando un massiccio attacco, ecc. E i russi che hanno detto: State bene a sentire, se è così, useremo la nostra difesa antiaerea e questo sistema che spaventa tutti, il sistema S400 che sembra sia il miglior sistema di difesa terra-aria del mondo.
A quel punto c’era semplicemente la possibilità di una guerra più grande e di una sorta di resa dei conti, le carte scoperte alla fine di una partita di poker, dal momento che in realtà non si sa di cosa i russi sono capaci. L’S400 potrebbe essere in grado di distruggere in aria tutto ciò che vola e in dieci minuti ci sarebbe stata la fine dell’impero americano. O ci sarebbe stato il fallimento degli S400 e gli Stati Uniti si sarebbero scatenati di nuovo.
Ebbene, abbiamo sparato petardi, abbiamo negoziato con i russi. C’era stata una dinamica anti-russa che montava e, alla fine, gli americani, i britannici e i francesi hanno colpito là dove i russi li hanno autorizzati a colpire. Dunque siamo tornati al nulla. Allo stato attuale delle informazioni, mi sento piuttosto rassicurato. Continua a leggere
di Alberto Negri
Fonte: Linkiesta
Ha gonfiato il petto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo discorso all’Europarlamento, ben sapendo che con la prossima uscita della Gran Bretagna dall’Unione resterà l’unico Paese membro che siede al Consiglio di Sicurezza Onu e ha un notevole potenziale atomico. Ribadisce che il suo intervento in Siria con quello americano e britannico “ha salvato l’onore dell’Europa”. Per la verità gli occidentali hanno salvato la faccia dopo avere perso la guerra in Siria dove Russia e Iran sono riusciti a tenere in piedi il regime di Bashar Al Assad. Adesso inizierà probabilmente un nuovo capitolo con lo scontro tra Iran e Israele.
È un dato trascurabile che sin dall’inizio della rivolta sette anni fa la Francia abbia cercato in tutte le maniere di dire la sua nella ex colonia: prima ha puntato sulla caduta di Assad, appoggiando persino i jihadisti, poi nel 2013 voleva bombardare Damasco, quindi con gli attentati in Francia nel 2015 Hollande chiese al dittatore siriano di sorvolare il Paese per vendicarsi e colpire l’Isis. Memoria corta e non solo dei francesi.
Lo stesso Macron parla di “dibattito avvelenato” ma chi si è se è arrogato il diritto di mandare i poliziotti francesi in territorio italiano a Bardonecchia contro ogni regola: Parigi non ha ancora fatto le sue scuse e probabilmente non le farà mai
L’astuto Macron qualche settimana fa promise pure di proteggere i curdi siriani da Erdogan ricevendo una delegazione curda e spedendo 150 soldati dall’Iraq ma nei fatti non ha combinato nulla, come del resto Trump che ha venduto i suoi alleati contro il Califfato alla Turchia. Continua a leggere