L’ultima sua “fatica” letteraria è un libro di foto. Che non ha scattato lui
Ah, il business dei migranti! In Italia non si parla d’altro, come fossero la soluzione di ogni problema mentre l’Italia affonda economicamente: un tweet su due di Matteo Salvini è sui migranti bloccati grazie a lui, ma ormai anche un libro su due è sui migranti, di chi pensa che non vadano mai bloccati.
Sono due retoriche che da una parte portano voti, e dall’altra guadagno. Con il migrantismo e l’antimigrantismo non ci perde mai nessuno, una figata.
Essere pro o contro i migranti da noi è la topica più mainstream ci sia. E dove c’è mainstream non poteva mancare Roberto Saviano, che dopo aver fatto diventare la lotta alla mafia un best seller e una serie Netflix, ora trasforma il problema dei migranti in un libro fotografico, titolo In mare non esistono taxi, editore Contrasto, le foto non sono le sue ma «l’autore dialoga con la fotografia come testimonianza della realtà». Una meraviglia, questo dialogo, sicuramente commovente, strappalacrime, praticamente un Harmony illustrato in mare aperto. Perché «in mare aperto basta lo schiaffo di un’onda per ribaltare un’imbarcazione, in mare aperto non c’è nessuno e non c’è nessun taxi da chiamare».
Che verità profondissime, io non ci avevo mai pensato che in mare aperto non ci fossero i taxi, magari è possibile anche che ci spieghi che in centro a Milano o a Roma non ci sono squali. Come quando dice che «raccontare tutto questo è difficile, smontare le menzogne è difficile, ma contro la bugia non c’è altra pratica che la testimonianza». E quando la testimonianza non basta c’è lui, Saviano, che te la commenta. Perché lui vede quello che altri non vedono e anche se uno te lo mostra con una foto lui te la fa vedere meglio.
Non state lì a chiedervi quali soluzioni serie vengano proposte per i flussi migratori, di certo non sono quelle di Salvini, ma neppure quelle di chi sarebbe pronto a far sbarcare tutta l’Africa in Italia, oltre un miliardo di persone. Non state a chiedervelo perché le soluzioni sono complesse, ma il business è semplice, più semplice è e meglio è, e Saviano ha sempre saputo quello che fa, non per altro io come scrittore sono potuto entrare in Mondadori solo quando se ne andò Saviano (quando Saviano si accorse che la Mondadori era di Berlusconi), a causa delle mie critiche ai romanzi di Saviano (quando nessuno osava toccarlo). Al mio amico Antonio Franchini chiesi: «Ma cos’è, una mafia?», mi rispose «no, purtroppo è il mercato».
Il mainstream è un potere, è farsi il giro di tutte le trasmissioni importanti con il proprio prodotto confezionato, è andare da Fabio Fazio e essere trattato come se tu fossi Jean Paul Sartre, è questo struggente libro dove si dialoga con delle foto, senza neppure essere andato lì a scattarle tu, perché mica è un fotografo, Saviano, lui dialoga, ci apre gli occhi e ce li inumidisce, ci fa battere il cuore come neppure Liala. Dal 9 maggio in libreria, dall’11 maggio a Torino, preparate i soldi. Io a questo punto ci vedrei bene una nuova serie Netflix. Così, tanto per arrotondare le entrate. Non dei migranti, ma del proprio conto in banca.
fonte – http://m.ilgiornale.it/news/2019/04/30/saviano-si-fionda-sul-business-migranti/1686513/